mercoledì 15 dicembre 2010

Il sen. Emanuele Macaluso presenta il libro "Leonardo Sciascia e i comunisti"


“Tutto è legato, per me, al problema della giustizia: in cui si involge quello della libertà, della dignità umana, del rispetto tra uomo e uomo”. Finisce così, con questa frase di Sciascia, il suo intervento il sen. Emanuele Macaluso, alla presentazione del suo ultimo libro “Leonardo Sciascia e i comunisti”, che riassume il grande sentimento di amicizia e di affetto tra i due uomini entrati nel partito comunista nel 1941, ma che ebbero, nonostante ciò, un lungo percorso nella loro vita che viaggiava sul doppio binario del loro rapporto con la politica, ma soprattutto del loro rapporto con la Sicilia. All’incontro, promosso dall’associzione “Enna in movimento”, che si è svolto presso l’auditorium, gremito di pubblico, del liceo linguistico “Lincon”, hanno preso parte tre ospiti eccellenti: Nicola Latorre, vice capogruppo del Pd al senato, il sen.Giuseppe Lumia, componente nazionale dell’antimafia, e l’on. Salvo Andò, rettore dell’Università Kore. Ad introdurre il libro è stato Giuseppe Rizzo, che ha sottolineato il pensiero sciasciano, ma soprattutto il rapporto tra cultura e politica, tra politica e società. “E’ un libro –ha detto Lumia- che aiuta moltissimo a riconciliare il pensiero di Leonardo Sciascia con un cammino politico forte del Pci nella storia del nostro Parse e della Sicilia”. Rapporto tra Stato e potere e cultura e politica, temi posti nel libro di Macaluso, sono stati invece al vaglio del rettore Andò. “Cultura e politica –ha sottolineato- è un problema che non si pone, perchè la cultura per chi oggi governa i partiti è semplicemente il complesso delle opinioni che vengono dai consiglieri del principe”. Andò, quindi, ha puntato il dito sulla potenza terribile del potere: “Sta passando ed è passata nel Paese –ha detto- l’idea che maggioritario significa dittatura della maggioranza. Quando qualcuno dice che il potere me l’ha dato l’urna, me l’ha dato il popolo e io lo esercito prendendomi anche la Costituzione, beh veramente siamo arrivati al capolinea del costituzionalismo non come l’hanno concepito i democratici, ma i liberali”. Per Nicola Latorre “gli incredienti del libro di Macaluso sono tanti”. “E’ un libro dove c’è una terra –ha evidenziato- dove si sentono gli odori, i sapori e si percepiscono i profili umani; un libro ricco di protagonisti che fa la fotografia di una generazione dove si narrano le vite parallele di due personaggi che incarnano in gran parte la vicenda storica politica e culturale del Paese. Macaluso, uno dei massimi politici protagonisti del dopoguerra della sinistra italiana, e Sciascia, uno dei più grandi intellettuali italiani ed europei del ‘900”.

Pietro Lisacchi

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L'on. Termine critica il referendum del Pd

La battaglia contro la scelta politica del Pd regionale di sostenere il Governo Lombardo a Enna viene combattuta a colpi di referendum. Referendum che si è svolto con la partecipazione di una sola anima del partito, quella che fa capo al sen. Crisafulli, mentre si sono astenute le altre due che fanno capo ai deputati regionali Elio Galvagno e Salvatore Termine. Quest’ultimo dichiara che “tre sono i punti sul quale discutere a proposito del referendum”. “Il primo –dice Termine- in un referendum c’è sempre chi è pro e chi è contro. In questo caso, ci troviamo di fronte ad una mono decisione e quel piccolo dissenso (3%) che è venuto fuori bisognerebbe verificare se è reale o no. Un risultato che non ha riferimenti in nessuna consultazione democratica del mondo tranne in un regime passato che era quello di Saddam Hussein. Neanche nella Bulgaria di Ceausescu uscivano queste percentuali, perchè lì quanto meno avevano il pudore di mettere un 20% di dissenso come fatto fisiologico. Secondo punto –prosegue Termine-. Il referundum presenta delle anomalie, stando alle dichiarazioni di qualcuno all’uscita dal seggio: “Io non sono di questo partito, ma sono venuto a votare perchè sono contro Lombardo”. Ora, tutto si può fare tranne che la linea politica di un partito, in questo caso del Pd, venga determinata da persone ad esso estranee. Una anomalia straordinaria che se non fosse grave, potremmo dire di trovarci di fronte ad una forma di democrazia innovativa e moderna. Terzo punto. Al dissenso al Governo Lombardo non c’è una proposta politica. Perchè si potrebbe capire se il fautore del referenum avesse un’ipotesi diversa, ad esempio, come quella di costruire un’ alternativa a Lombardo, attraverso un rapporto con l’Udc, che non è quella di Cuffaro, con la Borsellino, con Orlando e la sinistra ecc. In questo caso, invece, il referendum è un si o un no senza proposta politica alternativa. E’ chiaro –prosegue Termine- che Lombardo è in grande difficoltà sul territorio per la crisi economica in atto, ma anche per il fatto che oggi non tira più il vecchio modo di gestione della Sicilia che era fatta di privilegi e di piccoli vantaggi. Per cui votare contro qualcuno ma non a favore di qualcosa in questa fase, in un Paese in cui prevale la distruzione più che la costruzione, è abbastanza facile”. Quali le conseguenze di questo referendum nel Pd ennese? “Nel Pd ennese si tenta a distruggere tutta quella che è stata una esperienza comune. Ogni passo va nella direzione di qualcuno, che in vista di probabili elezioni anticipate si vuole candidare anche per il prosieguo non lasciando ovviamente passi a nessuno. E se domani non venisse candidato, potrà sempre dire “sono stato escluso perchè ero contro Lombardo”.

Giacomo Lisacchi

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L'on. Termine critica il referendum del Pd

La battaglia contro la scelta politica del Pd regionale di sostenere il Governo Lombardo a Enna viene combattuta a colpi di referendum. Referendum che si è svolto con la partecipazione di una sola anima del partito, quella che fa capo al sen. Crisafulli, mentre si sono astenute le altre due che fanno capo ai deputati regionali Elio Galvagno e Salvatore Termine. Quest’ultimo dichiara che “tre sono i punti sul quale discutere a proposito del referendum”. “Il primo –dice Termine- in un referendum c’è sempre chi è pro e chi è contro. In questo caso, ci troviamo di fronte ad una mono decisione e quel piccolo dissenso (3%) che è venuto fuori bisognerebbe verificare se è reale o no. Un risultato che non ha riferimenti in nessuna consultazione democratica del mondo tranne in un regime passato che era quello di Saddam Hussein. Neanche nella Bulgaria di Ceausescu uscivano queste percentuali, perchè lì quanto meno avevano il pudore di mettere un 20% di dissenso come fatto fisiologico. Secondo punto –prosegue Termine-. Il referundum presenta delle anomalie, stando alle dichiarazioni di qualcuno all’uscita dal seggio: “Io non sono di questo partito, ma sono venuto a votare perchè sono contro Lombardo”. Ora, tutto si può fare tranne che la linea politica di un partito, in questo caso del Pd, venga determinata da persone ad esso estranee. Una anomalia straordinaria che se non fosse grave, potremmo dire di trovarci di fronte ad una forma di democrazia innovativa e moderna. Terzo punto. Al dissenso al Governo Lombardo non c’è una proposta politica. Perchè si potrebbe capire se il fautore del referenum avesse un’ipotesi diversa, ad esempio, come quella di costruire un’ alternativa a Lombardo, attraverso un rapporto con l’Udc, che non è quella di Cuffaro, con la Borsellino, con Orlando e la sinistra ecc. In questo caso, invece, il referendum è un si o un no senza proposta politica alternativa. E’ chiaro –prosegue Termine- che Lombardo è in grande difficoltà sul territorio per la crisi economica in atto, ma anche per il fatto che oggi non tira più il vecchio modo di gestione della Sicilia che era fatta di privilegi e di piccoli vantaggi. Per cui votare contro qualcuno ma non a favore di qualcosa in questa fase, in un Paese in cui prevale la distruzione più che la costruzione, è abbastanza facile”. Quali le conseguenze di questo referendum nel Pd ennese? “Nel Pd ennese si tenta a distruggere tutta quella che è stata una esperienza comune. Ogni passo va nella direzione di qualcuno, che in vista di probabili elezioni anticipate si vuole candidare anche per il prosieguo non lasciando ovviamente passi a nessuno. E se domani non venisse candidato, potrà sempre dire “sono stato escluso perchè ero contro Lombardo”.

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Villarosa- 60 anni fa salvò tre compagni


Aveva 19 anni e nonostante la giovane età “dimostrò grande senso di altruismo, di solidarietà e di coraggio, rischiando la vita per cercare di salvare quella dei compagni in pericolo”, che prima di lui erano entrati nella galleria di contrada Candela dove era scoppiato il grisou. “Il bilancio poteva essere ancor più pesante –ricorda Pino Vicari- se non ci fosse stato l’atto eroico di Liborio Oliva, un giovane operaio di Villarosa”. Vicari, nel dicembre di 60 anni fa, quando ci fu l’esplosione all’interno della galleria dove morirono il capofinestra Gino Lorenzoni e l’operaio Armando Giannotti e, subito dopo, nel tentativo di soccorrere i due compagni, altri 11 operai, si trovava a Troina inviato dalla Federazione del Pci per organizzare assieme al segretario provinciale degli edili della Cgil, Gaetano Milici, lo sciopero dei lavoratori che rivendicavano l’aumento dell’indennità di contingenza. Racconta e ricorda così, quella che fu una delle più grandi sciagure del dopoguerra. “Erano le 21,15 e ci trovavamo riuniti nei locali della Camera del lavoro con i rappresentanti degli operai per fare il punto dello sciopero in corso, quando sentimmo una tremenda esplosione. Si sparse subito la voce che era scoppiata la galleria della quarta finestra che passava quasi sotto il paese. Ci precipitammo sul posto dove trovammo una situazione drammatica. Ci fu una grande gara di solidarietà tra gli operai, che si buttavano all’interno della galleria ma non ritornavano indietro. In quei momenti convulsi vidi un giovane operaio, poi seppi che era di Villarosa e che aveva una certa esperienza in fatto di grisou, avendo lavorato in una miniera di zolfo, che si slacciò il fazzolettone che teneva allacciato al collo e, non trovando acqua per poterlo bagnare, non ci pensò due volte a inumidirlo con la propria urina e, messoselo in bocca, si precipitò all’interno della galleria riuscendo a riportare fuori tre suoi compagni svenuti. Nonostante fosse stremato, voleva contiunare a rientrare in galleria, ma glielo impedirono perchè le sue forze si erano affievolite. Anni fa contattai gli amministratori di Villarosa portandoli a conoscenza dell’atto eroico di questo loro conpaesano, ma non fecero niente per ricordarlo. Ora mi sembra giusto, visto che le vittime di quel tragico incidente hanno avuto conferito alla memoria la medaglia d’oro al merito civile dal Presidente della Repubblica, che anche Liborio Oliva abbia il giusto riconoscimento per quello che fece”. “Mio marito – ci ha dichiarato Maria Puntorno, moglie di Oliva- è morto dieci anni fa. All’epoca della disgrazia non eravamo ancora sposati, ma ne parlava sempre. Portò sempre sia nella mente che nel fisico le conseguenze di quel tragico giorno. I suoi polmoni furono intaccati dal micidiale gas e nonostante ciò non ebbe nessun riconoscimento”.

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domenica 5 dicembre 2010

Gagliano Castelferrato. “Centro Intercomunale di Raccolta Differenziata dei Rifiuti” a rischio frana




Ancora una volta siamo davanti ad un bicchiere. Mezzo pieno o mezzo vuoto, fate voi. I deputati regionali del Pd, Elio Galvagno e Salvatore Termine, hanno presentato qualche settimana fa, al presidente della Regione e all’assessore regionale all’Energia, una interrogazione, dove chiedono “quali siano i motivi e le ragioni che avrebbero, ad oggi, precluso l’attivazione dell’impianto del “Centro Intercomunale di Raccolta Differenziata dei Rifiuti” di Gagliano Castelferrato. Un impianto che fa il il tris con quello di Compostaggio, avviato ma non ancora a regime, di Dittaino e con quello delle isole ecologiche di Enna, mai messo in funzione e già fuori uso perchè vandalizzato. Tre opere, costate alla collettività circa 12 milioni di euro, con le quali si dovrebbe provare a ridisegnare, dando così una svolta al perdurare della crisi che dura da cinque anni, il sistema della raccolta dei rifiuti della nostra provincia. Da questo punto di vista il bicchiere è sicuramente mezzo pieno. Sarà pieno del tutto quando gli impianti verranno messi in funzione (se verranno messi) e da un lato si potrà proseguire sulla strada della raccolta differenziata e, dall’altro, si procederà all’eliminazione del degrado esistente rendendo più puliti ed accoglienti i venti comuni della provincia sempre più sporchi e invasi dalla spazzatura. Ma il bicchiere potrebbe essere mezzo vuoto se si fa riferimento, ad esempio, all’impianto di Gagliano Castelferrato, per il quale i due deputati del Pd chiedono l’apertura. Un impianto che qualche mese fa, trovandoci dalle parti di Gagliano Castelferrato, per curiosità siamo andati a visitare. Lo trovammo chiuso e incustodito, ma quello che ci colpì fu il fatto che sia a monte, che a valle il Cir era attorniato da un movimento franoso del terreno che aveva causato danni enormi alla strada. Certo, non sappiamo se la frana è pericolosa o meno e se può provocare danni alla struttura dell’impianto; ma la prima riflessione che abbiamo fatto trovandoci sul posto è stata se le autorizzazioni di costruire un impianto, che dovrebbe rappresentare un modello innovativo per la raccolta differenziata, in quel luogo e su un terreno di quel tipo, non siano state rilasciate sperando nel buon Dio. L’impianto, cofinanziato dalla Comunità europea, costato 4.281.893 euro, è stato collaudato nel 2008. In una prima fase doveva essere messo a beneficio delle popolazioni dei comuni di Agira e Gagliano Castelferrato e, successivamente, da estendere a tutti i Comuni della zona nord della Provincia. Il sistema progettuale del Centro di raccolta, già brevettato per le sue innovazioni, è unico nel suo genere in Sicilia e anche nel resto d’Italia. Un progetto che prevedeva l’avvio, dopo un periodo di sperimentazione, di un nuovo sistema di tariffazione individualizzata e agevolata basato sul principio “Chi più differenzia, meno paga”. Infatti, l’utenza doveva effettuare, con semplicità, la raccolta differenziata, direttamente nelle proprie abitazioni, mediante l’ausilio del “raccoglitore familiare”, che permetteva la raccolta differenziata della componente secca e liquida. Tutti gli involucri (sacchetti) etichettati e raccolti nei “raccoglitori plurifamiliari”, dovevano successivamente essere trasferiti, mediante autocarri, nel Centro Intercomunale di Raccolta Differenziata, per essere identificati per l’utenza che li ha generati, pesati e stoccati per frazioni merceologiche omogenee. In questo modo, poteva essere avviata la sperimentazione di una nuova modalità di tariffazione individualizzata e agevolata divenendo, pertanto, il cittadino il primo attore di tutto il percorso di differenziazione del rifiuto urbano con il concreto raggiungimento di una effettiva riduzione della tariffa per le utenze che aderivano a tale sistema. Insomma, un impianto di raccolta all’avanguardia che potrebbe differenziare ben 13 frazioni merceologiche di rifiuti (carta/cartone, vetro, alluminio, legno, plastica, residuo organico, piccoli ingombranti, pile esauste, farmaci scaduti, mat. T e/o F, ferro/acciaio, olio di frittura esausto, indumenti in disuso) che rappresentano più del 90 % del rifiuto urbano e che, se messo in funzione, porterebbe alla drastica riduzione dei rifiuti da smaltire in discarica con la conseguente riduzione dei costi di smaltimento a beneficio di un evidente abbassamento della tariffa per gli utenti. Detto questo, non possiamo non porci la domanda: se il movimento franoso malaguratamente dovesse interessare direttamente l’impianto, chi risponderà delle conseguenze e dei danni subiti? Intanto, è uno spaccato davvero inquietante quello che emerge sugli investimenti che si sono fatti in provincia di Enna in nuove tecnologie per il trattamento dei rifiuti. Anche perchè, se gli impianti che si realizzano si abbandonano, è chiaro che più di qualcosa non funziona nell’intero sistema e che, probabilmente, esistono delle responsabilità specifiche e gravi che si spera vengano accertate dalle autorità competenti.

Giacomo Lisacchi

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Villarosa. 20° anniversario Rinnovamento nello Spirito




Villarosa. E’ stata una forte e coinvolgente testimonianza di fede che ha visto come protagonista la comunità villarosana, unita dalla speranza cristiana attraverso una festa intrisa di gioia e spiritualità, vissuta insieme nella preghiera, alla quale ha partecipato anche il sindaco, Gabriele Zaffora, accompagnato dall’assessore Mimmo Russo. Può riassumersi così il senso dei festeggiamenti per la ricorrenza del 20° anniversario del gruppo “Magnificat”, appartenente al movimento “Rinnovamento nello Spirito”, che si sono svolti ieri pomeriggio nella Chiesa Madre in ‘comunione fraterna’ con il presidente nazionale del movimento, Salvatore Martinez, che non ha voluto mancare all’apputamento. E’ stato un lungo pomeriggio, illuminato all’insegna della fratellanza e della condivisione, che ha preso il via alle 17 con la celebrazione della messa officiata da mons. Salvatore Stagno e si è concluso alle 21 con l’esposizione del SS. Sacramento. Durante il pomeriggio, inoltre, è stato possibile partecipare ad alcuni momenti significativi, quali la testimonianza di tre donne, Salvina, Donatella e Maria Rosa, che hanno raccontato la loro esperienza personale e spirituale e come, tramite la preghiera del gruppo Magnificat, due di loro hanno superato anche situazioni personali e familiari gravi. Ci sono stati anche momenti di intesa preghiera, di lodi e ringraziamenti al Signore, dove l’emozione è stata fortissima e si percepiva nell’aria. “Educare, amicizia, comunione” è stato invece il messaggio che Salvatore Martinez, a Villarosa, ha voluto lanciare. Non solo. Nel suo lungo intervento ha raccontato una ‘parabola’ di storia della Chiesa che salva l’anima e il corpo, ma che crea anche civiltà. “Grazie per essere venuti qui questa sera –ha detto- spero non per onorare la mia persona, quanto piuttosto per ringraziare Dio. Lo confesso, una delle ragioni per cui ho deciso di venir qui questa sera è per consegnare a voi ‘il tempo che viene’. E vorrei consegnarvelo nel segno della carità. Ringrazio il sindaco Gabriele Zaffora per l’attenzione che ha avuto per una povertà di questo nostro territorio, due ville che furono confiscate alla mafia, e che insieme al nostro vescovo Pennisi, al ministro della Giustizia Alfano e al nostro prefetto, Giuliana Perrotta, abbiamo inteso destinare a otto ragazze madri detenute con bambini di tre anni. Uno scandalo del nostro ordinamento giuridico, ma che una speciale convezione vedrà questo comune, spero, raccontare che il bene vince il male”.

Pietro Lisacchi

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Enna. I centri commerciali stritolano il piccolo commercio


Negozi che chiudono, saracinesche tristemente abbassate là dove fino ad ieri occhieggiavano invitanti vetrine. Non è un buon momento per i commercianti di Enna, sempre più soccombenti alla concorrenza spietata, da una parte gli insostenibili prezzi stracciati dei ‘cinesi’, dall’altra le mega strutture di vendita aperte sette giorni su sette. “Fa senso percorrere l’autostrada Catania-Palermo e vedere a pochi passi dall’area industriale di Dittaino una enorme costruzione dove non operera una catena di produzione, ma una struttura di grande distribuzione”. A dare voce all’amarezza, per una provincia inchiodata ancora al ruolo ancillare di esclusivo mercato di consumo per merci prodotte altrove, sono diversi commercianti del capoluogo, i quali toccano un nervo scoperto quando parlano di grande distribuzione. Ovvero, i centri commerciali, gli ipermercati che –denunciano gli esercenti- “stritolano il piccolo commercio”. “L’Outlet ormai c’è e non possiamo farci niente –dice la presidente del consorzio “I putiari” Patrizia Orefice-. Il problema ora è di cercare di trasformare l’Outlet in opportunità. Cosa che mi sembra difficile. Se Enna fosse pulita, se non ci fossero le macchine, se i negozi chiusi fossero più decorosi, e mi fermo qui, probabilmente qualcuno che andrebbe all’Outlet di Dittaino sarebbe anche tentato di salire a Enna”. Ma come –facciamo osservare-, voi commercianti non vi siete sempre opposti alla chiusura del traffico nel centro storico? “Se gli amministratori comunali –spiega Patrizia Orefice- sistemassero le cose con servizi urbani efficienti, se non ci fosse questo casino per i parcheggi, credo che nessuno di noi si opporrebbe alla chiusura del traffico. Se non si risolvono i tanti problemi del caos cittadino non abbiamo alternativa, saremo costretti tutti a chiudere. Lei pensa –indicandomi un Suv posteggiato- che io sto bene con questa macchina più grande del mio negozio messa qui davanti? Faccio le vetrine ma nessuno li guarda perchè impossibilitati. E se mi azzardassi a richiamare il proprietario del mezzo, questo non ci penserebbe due volte a mandarmi a quel paese. Non c’è più un controllo. Eppure qui c’è addirittura il divieto di fermata, ma un vigile non lo vediamo dal 1822. In questo modo sinceramente non capisco come l’isola pedonale si possa mai fare. Andando così le cose –ammette sconsolata- io non so se prima o poi, con la crisi che stiamo vivendo, potrà succedere qualcosa; di certo c’è che i commercianti siamo sul sentiero di guerra. In questo momento la città non è amabile e non è attraente e in queste condizioni non la possiamo amare neanche noi. Enna è una città che vanta tradizioni antiche e vocazioni eccezzionali e noi stiamo perdendo sia l’una che l’altra. Da dove inizia via Roma a piazza San Tommaso –commenta Patrizia Orefice- ci sono 45 negozi chiusi; da San Tommaso alla Balata ce ne saranno altri 30. Le posso dire che da quando abbiamo costituto il Centro commerciale naturale, cioè meno di un anno fa, ho perso cinque soci perchè hanno chiuso. Questo dovrebbe preoccupare chi ci amministra, o no! Gli amministratori, sindaco in testa, devono avere il coraggio, così come lo hanno avuto quelli di Catania, Firenze, Bologna e di tante altre città, di chiudere il centro storico perchè paga e paga moltissimo da un punto di vista commerciale. Ovviamente, occorrono parcheggi in punti strategici e bus navetta. Rendiamoci conto che in una città in queste condizioni nessuno verrà ad investire e quindi Enna, inesorabilmente, continuerà a spopolarsi”. Ritornando all’Outlet, non pensa che ci saranno delle ripercussioni sulle vendite per quei pochi negozi che sono rimasti aperti? “Le ripercussioni ci saranno sicuramente anche se l’Outlet venderà capi d’abbigliamento seppur firmati, ma di qualche anno prima. Se si vuole vestire alla moda bisogna andare in negozi qualificati ed a Enna ne sono rimasti aperti ancora alcuni. Però sicuramente la gente mi verrà a dire come è bello passeggiare là che non ci sono macchine!”. “L’Outlet disertificherà la città –concorda Aldo Mingrino, commerciante d’abbigliamento di alta moda-. Sarà una bella mazzata, ma cercheremo di difenderci con mani e piedi, come abbiamo sempre fatto, con la nostra serietà e professionalità, fidelizzando sempre di più i nostri clienti. Noi adetti ai lavori sappiamo già che quello che sarà messo in vendita sarà merce, di grandi firme sì, ma di stagioni passate con qualche capo possibilmente anche difettato. Se così non fosse, in questo caso, veramente non evremmo motivo di esistere. Cercheremo di fare del nostro meglio, anche se sono convinto che l’economia ennese, come quella provinciale sarà toccata parecchio, mi auguro solo per un primo periodo. Poi, chissà sarà l’acquirente a fare la differenza e ritornare possibilmente sui propri passi. Enna sta morendo –aggiunge Mingrino- e i nostri amministratori, i nostri politici non stanno facendo niente per risollevarla. La burocrazia ostacola chi vorrebbe aprire un’attività commerciale, i fitti dei negozi sono spaventosamente alti, i proprietari preferiscono tenere centinaia di locali chiusi piuttosto che abbassare i prezzi. Inoltre, non si è trovata e non si trova una soluzione al traffico caotico. Mi chiedo, in un centro storico dove non è possibile passeggiare, dove c’è un alto tasso di inquinamento atmosferico (pensi che sono costretto a lavorare con le porte chiuse primavera, estate, autunno e inverno), per quale motivo le persone della provincia dovrebbero salire a Enna”?

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Enna. Tarsu 2010 ancora tutto da decidere


“Nessuno canti vittoria, perchè contrariamente a quanto è stato divulgato è bene precisare che il Tar non ha dato ragione al Comune di Enna per quanto riguarda la Tarsu 2010, approvata dalla Giunta comunale il 20 aprile scorso”. A sostenerlo è il presidente del Centro studi “Antonio Romano”, Mario Orlando. “Il 25 ottobre scorso il Tar –spiega Orlando-, pur ritendo che il ricorso aveva profili di fondatezza, ha solo rigettato l’istanza di sospensiva della delibera n.83, richiesta dall’Associzione consumatori siciliani, sulla Tassa rifiuti, in quanto ha ritenuto che per l’Associazione non ne deriva un danno. Quindi –aggiunge Orlando-, ribadiamo la nostra convinzione che, nel momento in cui i giudici entreranno nel merito del ricorso, non potranno che confermare tutte le tesi sostenute e portate avanti dall’Associazione sull’illegittimità della delibera n.83 sulla Tarsu 2010. Tra l’altro, abbiamo già un precedente che riguarda le tariffe 2009 approvate con una determina sindacale e che, a febbraio, il Tar ha annullato, ritenendo che non sussiste la competenza del sindaco in ordine alla materia delle tariffe rifiuti appartenendo questa al Consiglio comunale”. Secondo Orlando, la delibera 83 presenta anche altri profili di illegittimità che riguardano, in particolare, l’addizionale ex Eca. “E’ applicabile –sostiene Orlando- solo se la Tarsu viene riscossa con ruolo e se prevista, come sostiene la Corte dei Conti della Lombardia nell’adunanza del 23 aprile 2009, da un opposito regolamento comunale che disciplina le modalità di applicazione. Cosa che il comune di Enna, così come tutti i comuni della provincia, non ha. Inoltre –osserva Orlando-, secondo quanto asserisce sempre la Corte dei Conti, il comune è tenuto a determinare le tariffe della Tarsu in modo tale da assicurare che il gettito relativo, ivi compresa l’addizionale, non risulti superiore al costo del servizio. Il Comune di Enna, invece, al costo del servizio ha applicato la maggiorazione del 10% a titolo di addizionale Eca, per cui i cittadini che hanno pagato le bollette 2010 possono presentare domanda di rimborso entro i cinque anni dal pagamento”. Da sottolineare che la revoca della delibera n 83, in quanto illegittima, è stata chiesta con una mozione nel luglio scorso anche da parte dei consiglieri comunali di opposizione, “al fine di avviare un percorso virtuoso, legittimo ed equo di gestione del servizío di raccolta dei rifiuti”.

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mercoledì 3 novembre 2010

Allarmante conclusione della Commissione parlamentare d’inchiesta, sulle attività illecite nel sistema dei rifiuti in Sicilia

“Nessuna presa di posizione, nessuna richiesta di consiglio provinciale o comunale, nessuna evidenza sui media”. Ironizza sull’assordante silenzio della classe politica nostrana Mario Orlando, presidente del Centro studi ‘Antonio Romano’, commentando la relazione del sistema dei rifiuti in Sicilia, della quale ci ha fornito copia. “Se le indagini giudiziarie hanno riguardato esclusivamente gli aspetti clientelari delle assunzioni, è indubbio che nella vicenda possa essersi inserita la criminalità organizzata”. Questa è l’allarmante conclusione della Commissione parlamentare d’inchiesta, sulle attività illecite nel sistema dei rifiuti in Sicilia, riguardante la provincia di Enna. La commissione, presieduta dall’on. Gaetano Pecorella (Pdl), ha approfondito la situazione della nostra provincia ascoltando, in sede di audizione, il prefetto, Giuliana Perrotta, il questore, Salvo Patanè, il presidente della provincia, Giuseppe Monaco, e l’ex sindaco di Enna, Rino Agnello, quando era ancora in carica. Nel documento si legge che “anche nella provincia di Enna si ripropongono le problematiche tipiche di tutte le province siciliane: deficit finanziario dell’Ato; assunzioni clientelari ed esorbitanti all’interno delle società d’ambito; eccessiva lievitazione delle tariffe del servizio di igiene urbana, senza alcun miglioramento del servizio medesimo; tentativi di inserimento della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti”. “Una concausa –è sottolineato nel documento-, per capire quali sono state le cause che hanno determinato il deficit finanziario, impiantistico e gestionale dell’Ato EnnaEuno, è certamente rappresentata dalle assunzioni eccessive di personale: nel 2004, allorquando l’Ato è divenuto operativo, sono state assunte centouno persone. Proprio in relazione a questa abnorme assunzione di personale, che ha determinato l’aumento delle tariffe, sono state avviate indagini di polizia giudiziaria che hanno consentito l’emissione di un provvedimento di rinvio a giudizio nei confronti di alcuni componenti del Consiglio di amministrazione”. Nel documento, la Commissione mette anche in evidenza che “i cittadini a partire dal 2007 non hanno più pagato la tariffa”, determinando “progressivamente l’indebitamento dell’Ato”. “Sempre con riferimento all’Ato EnnaEuno –prosegue il documento-, merita di essere segnalata una circostanza, peraltro evidenziata dal prefetto di Enna, concernente la società che, nel 2006, ha ottenuto l’affidamento diretto (cosiddetto in house) dell’intero servizio e della gestione della discarica: la società Sicilia Ambiente. La società Sicilia Ambiente nel 2005 aveva acquisito il ramo d’azienda relativo alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti dell’Altecoen, unitamente ai 175 dipendenti già impiegati presso quest’ultima società, al prezzo di 350 mila euro. I dipendenti complessivamente occupati presso la Sicilia Ambiente a quella data erano dunque 343. Nell’anno 2006, dopo la sottoscrizione della convenzione, il numero dei dipendenti lievitava 745 unità. E proprio in relazione a questa vicenda sono state avviate le indagini relative all’abnorme assunzione di personale effettuata esclusivamente per ragioni clientelari (personale che ha poi inciso significativamente sui costi complessivi del servizio, contribuendo a determinare la situazione di gravissimo deficit finanziario della società d’ambito territoriale)”. La Commissione, inoltre, ricorda anche due aspetti: l’annullamento da parte del Cga, su ricorso dell’Assoutenti, sia della delibera concernente la determinazione delle tariffe 2006 e 2007, sia dell’affidamento in house a Sicilia Ambiente del servizio di gestione integrata dei rifiuti. “L’Ato –puntualizza il documento- ancora non risulta avere ottemperato al pronunciamento del giudice amministrativo (come evidenziato dal prefetto nella nota del 17 settembre 2009); per assicurare la continuità del servizio, con varie proroghe l’Ato ha affidato temporaneamente il servizio a Sicilia Ambiente”. L’aspetto di rilievo per la Commissione è quello che concerne l’acquisizione da parte della Sicilia Ambiente del ramo d’azienda dell’Altecoen il cui “amministratore delegato fino all’anno 2004 era stato Francesco Gulino, già presidente dell’Assindustria di Enna, il quale è stato arrestato nel 2005 su richiesta della Procura distrettuale antimafia presso il tribunale di Messina per concorso esterno in associazione mafiosa finalizzata principalmente ad acquisire il controllo di attività economiche, concessioni, appalti e servizi in materia ambientale ed in particolare nella raccolta e gestione dei rifiuti”. “Si tratta di una società –si legge nel testo- che è stata capace di aggiudicarsi gli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani in differenti ambiti territoriali (Messina, Enna e Caltanissetta), evidentemente infiltrata dalla criminalità organizzata di stampo mafioso, come verificato nel corso di indagini giudiziarie. A parere di questa Commissione –conclude il documento- è già significativa ed emblematica la vicenda relativa a Sicilia Ambiente che, da un lato, ha acquistato un ramo d’azienda dell’Altecoen, poi ha ottenuto illegittimamente l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti nell’Ato EnnaEuno prescindendo da qualsiasi gara”.

Giacomo Lisacchi


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Intervista al senatore Gianpiero D'Alia


Gianpiero D’Alia, presidente del gruppo Udc/Svp a Palazzo Madama, è figlio d’arte. Che il padre Totò, il grande saggio della Dc siciliana, ha ben seminato, lo si capisce dalla stoffa del figlio. E se non si ha stoffa difficilmente in politica si potranno cogliere risultati di grandi livelli come ha fatto il senatore D’Alia, già sottosegretario agli Interni nel 2001, alla sua prima esperienza parlamentare, e oggi leader nazionale e regionale. Noi l’abbiamo incontrato a Pergusa nella sua nuova veste di coordinatore regionale dell’Udc e intervistato in esclusiva per il nostro settimanale. Senatore D’Alia, Lei viene descritto come un figlio d’arte che ha superato il padre. E così? “Mah, questo non lo sò. Devo dire che non nego nè rinnego di essere figlio d’arte. Anzi per me l’esperienza di mio padre è motivo di orgoglio e di grande soddisfazione. Mi ha insegnato tante cose, non solo in politica ma anche nella vita. Per il resto non sono io che devo giudicarmi”. La sua carriera politica è iniziata da giovanissimo, questo sicuramente l’ha portata ad impare anche le astuzie del mestiere. In politica cosa è mediabile e cosa non lo è. “Non sono mediabili i valori e non si possono fare compromessi sull’interesse generale. Sul resto è giusto cercare sempre il confronto e di fare la sintesi tra le diverse opinioni e i diversi interessi”. In Sicilia, sino a poche settimane fa, nell’Udc c’erano i D’Alia e i Pippo Naro, ma anche gli scissionisti Cuffaro, Romano, Mannino ecc.. Quale era il collante che per tanti anni vi ha tenuto insieme? “Sicuramente la condivisione di un progetto e dei valori ai quali noi continuiamo a credere e loro no. Il progetto di Casini e dell’Unione di centro è quello di costruire un’area moderata fatta di laici, ma soprattutto di cattolici che vuole superare questo bipolarismo malato che non dà risposte al Paese. E’ un progetto che non mira ad alleanze nè a destra, nè a sinistra ma cerca di costruire un’alternativa ad un sistema di governo che in questi sedici anni ha prodotto solo guasti. Noi siamo sempre su questa linea, fino a qualche mese fa lo erano pure Cuffaro, Romano e Mannino; dopodichè, hanno deciso di allearsi con Berlusconi. Hanno cambiato opinione loro, non noi, la rispettiamo anche se non la condividiamo”. Appena un anno fa Lei chiedeva le dimissioni di Lombardo, oggi invece è un suo sostenitore. Cosa è cambiato in così breve tempo? “Io non sono un sostenitore di Lombardo. Sono uno che fa politica e cerca di farla in maniera responsabile. Quando Lombardo ha buttato fuori l’Udc dalla giunta regionale, prima delle elezioni europee, con il consenso di tutto il Popolo della libertà, cioè di Berlusconi, ho chiesto che si andasse a votare e quindi ho chiesto al mio partito di presentare una mozione di sfiducia. L’allora segretario regionale del mio partito, l’on. Saverio Romano, mi disse che non era d’accordo. Per altro, in occasione del dibattito della modifica dello Statuto siciliano, io presentai un proposta di legge costituzionale che prevedeva l’introduzione della sfiducia costruttiva sul modello tedesco in Sicilia; anche lì, sia il mio partito, che il Pdl e il Pd non erano d’accordo e la mia proposta non passò. Ho dovuto prendere atto mio malgrado che nè il Pdl, nè il Pd volevano e vogliono le elezioni anticipate al di là di quello che dichiarano. Per cui, a questo punto, bisogna stare ai fatti e prendere atto che Lombardo è presidente della Regione e che ha proposto una giunta che si presenta di alto profilo tecnico. Si è impegnato a fare delle cose positive per la Sicilia; le valuteremo e se ci convinceranno li voteremo, così come facciamo a Roma con Berlusconi”. Le sue priorità di coordinatore regionale? “Intanto, la riorganizzazione del partito in ogni provincia e poi la costruzione del ‘Partito della nazione’. Negli ultimi tempi il partito in Sicilia era diventato un giardinetto privato di alcuni e molti amici si erano allontanati o si erano demotivati. Oggi c’è una grande attenzione, c’è un risveglio c’è una voglia di partecipare. Tanti tappi anche a livello regionale sono saltati e quindi c’è la possibilità di ricostruire un partito, aperto ai giovani, al mondo cattolico, all’area laica, che possa dare un contributo anche in termini di rinnovamento della politica siciliana”. I rapporti con Pd? “I rapporti con il Pd nascono dalla circostanza che entrambi siamo all’opposizione del governo Berlusconi e che su alcune questioni di merito che riguardano le riforme in Sicilia vi sono dei punti d’incontro. Dialoghiamo come del resto facciamo con tutte le forze politiche. Certo, non possiamo dialogare con chi pensa di minacciarci o di buttarci fuori dalle giunte provinciali come il coordinatore siciliano del Pdl Castiglione”.

Pietro Lisacchi





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domenica 17 ottobre 2010

A Dittaino no! Spostiamo la discarica a Villarosa



“Io la discarica là non la voglio. Se il Piano rifiuti regionale prevede una discarica in provincia di Enna, che si faccia, ma in un altro posto. A Dittaino no! Questo perchè nonostante le luci e le ombre, nella Valle del Dittaino si sono fatti enormi sforzi per tracciare lo sviluppo economico di questo territorio. Quello che sta succedendo quà è frutto di una guerra che alcuni non capiscono mentre altri la intuiscono. E se è vero che i termovalorizzatori non si devono più fare in ogni caso, il problema della monnezza va risolto”. Questo è in sintesi l’intervento del consigliere provinciale del Pd, Franco Costanza, fatto nel corso del dibattito in consiglio provinciale di venerdì mattina. E il posto, anzi due, dove fare una discarica Costanza l’ha pure individuato. Una proposta tra l’altro condivisa dal consiglio provinciale. “A Villarosa –ha detto- ci sono due zone, nascoste agli occhi di tutti, nelle quali si può costruire un impianto per il trattamento dei rifiuti, a quattro passi dell’autostrada”. A quale zone o contrade di Villarosa Costanza si riferisse, c’è l’ha spiegato alla fine del suo intervento. “Si tratta –ha spiegato- una nelle vicinanze del Ponte Cinque Archi e l’altra nei pressi della stazione ferroviaria. Considerato che in Sicilia c’è un problema rifiuti al quale va trovata una soluzione, per me potrebbero essere due ipotesi sulle quali si potrebbe discutere”. E in effetti, a volerci pensare bene, la proposta di Costanza buttata così nel corso del suo intervento non sarebbe poi del tutto fuori luogo o inadatta. Infatti, quelle due zone, fatte ovviamente tutte le dovute e necessarie verifiche geomorfologiche e tecniche, potrebbero ospitare un tipo di impianto come quello proposto dal Gruppo Catanzaro. Se poi l’impianto dovrebbe essere privato o pubblico, questo è un’altro discorso. C’è da dire anche che nella zona vicino la stazione a cui faceva riferimento Costanza, a poco più di un chilometro in contrada Ferrarello, c’è persino tracciato uno svincolo che serve come area di parcheggio dell’atostrada A 19 e basterebbe poco per sistemarlo e aprirlo. Uno svingolo che potrebbe servire anche, come propose qualche hanno fa l’ex capo stazione Primo David, per intercettare molti pulman di turisti che percorrono l’autostrada Palermo- Catania e far visitare il Treno museo e il paese museo di Villapriolo.

Giacomo Lisacchi



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