martedì 6 aprile 2010

Villarosa è un paese malato


Villarosa. “Ma cchi m…voli, ma ppi cchi un si fa i c…su” riferito all’uomo che passava davanti la villa e li richiamava per il loro comportamento. L’uomo prova a rispondere, disorientato di fronte a tanta (gratuita) volgarità. E allora i bulli incalzano: “Si nun si fa i fatti so, ci rumpimu i corna”. Questi sono i bulletti villarosani che sembrano diventati i nuovi padroni del paese. A questi atti d’intemperanza non mancano ovviamente i raid vandalici. Villarosa è, dunque, un paese malato e a rivelarlo è anche un elaborato ancora non ufficializzato da parte delle istituzioni locali che abbiamo sintetizzato. “Nel paese –si legge nel documento- sono presenti molteplici situazioni di disagio socio-economico. Gran parte della popolazione è disoccupata e non ha redditi in grado di soddisfare il minimo vitale. Si evidenzia una rassegnazione apatica che viene scaricata sui minori che, nel disinteresse totale manifestato dai genitori, crescono disconoscendo valori perchè non trasmessi, autorevolezza perchè difficile da manifestare, disinteresse verso la scuola e la cultura generale perchè ritenuta inutile fatica, mentre bisogna perseguire l’arricchimento. Si riscontra, inoltre, la presenza di un disagio diffuso e crescente nell’ambito delle relazioni familiari dovuti a fenomeni disgregativi che investono la famiglia; la presenza di molti nuclei familiari al di sotto della soglia della povertà; la difficoltà a creare nuovi posti di lavoro e di conseguenza la perdita dell’occupazione in settori di crisi, con rischio di marginalità per gruppi sociali sempre più estesi. Da queste situazioni di precarietà economica dipendono molte situazioni di disagio che investono gran parte dei minori segnalati al Tribunale per i Minori”. I casi sui quali attualmente il Servizio Sociale del Comune sta intervenendo, in collaborazione con il Servizio di Neuro Psichiatria Infantile di Enna ed il Consultorio Familiare di Villarosa, sono 28. I casi segnalati alla Procura della Repubblica sono 4, mentre i casi di dispersione scolastica trattati nel trimestre novembre-gennaio 2010 sono 12. Nel trattare alcuni casi di minorenni sono anche emerse situazioni di alcool dipendenza e di disabilità psichica in seno ai genitori degli stessi. Ma andando oltre al documento, Villarosa è anche droga (non è di raro che avvengono arresti di giovani), alcool e traffici poco leciti. “Villarosa piange –ci dichiarò il questore Salvo Patanè, in occasione dell’intestazione dell’aula consiliare al mar. Di Bona- purtroppo la sua stupenda posizione di flusso che non è sicuramente quella di Nicosia o di Regalbuto. La sua posizione ai limiti con la provincia nissena, ne subisce come altri comuni, vedi per esempio Piazza Armerina, l’inserimento di persone che sono magari portatori di interessi diversi e non sempre leciti. Per arginare questo fenomeno, a parte il nostro lavoro, che spero che sia agli occhi di tutti, specialmente quello che abbiamo fatto ultimamente, sequestro di beni e quant’altro, abbiamo bisogno del rapporto e del supporto dei cittadini che non possono rimanere inermi ad assistere a quello che succede intorno a loro senza dare quel minimo di contributo ad aiutare le forze dell’ordine che sono presenti al fine di poterli proteggere”.
Giacomo Lisacchi

domenica 4 aprile 2010

Rifiuti e degrado allo stadio Gaeta

“E’ una vergogna! E’ una situazione a dir poco rincresciosa che mette a nudo, ancora una volta, uno dei tanti disservizi di questa città”. Sono esternazioni, fra le tante che abbiamo sentito, di due anziani, Francesco Mingrino e Sebastiano Gloria, mentre passeggiavano sul marciapiede di viale IV Novembre passando davanti l’ingresso principale, chiuso da anni, dello stadio Gaeta. Dunque, quando lo spettacolo che si para di fronte agli occhi di un cittadino, di un turista, è quello di una struttura comunale abbandonata, che da tempo non viene ripulita, piena di ogni rifiuto, non ci sono molte giustificazioni da dare, bisognerebbe soltanto cambiare le cose. E per far cambiare le cose c’è bisogno anche dell’indignazione dei cittadini. A questo proposito, nella mattinata di ieri, il presidente del Centro studi “Antonio Romano”, Mario Orlando, è andato a depositare in municipio una lettera aperta, firmata da centinaia di cittadini, indirizzata al sindaco. “Signor sindaco –si legge nella missiva-, un vecchio saggio proverbio dice che anche l’occhio vuole la sua parte. A nostro parere riteniamo che si tratta si un sacrosanto ed imprescindibile diritto di questa parte più delicata ed importante del corpo umano, quale l’occhio, per poter adempiere ad alcuni dei doveri più importanti al servizio dell’uomo: la possibilità che dà per potere ammirare, godere e assaporare visivamente tutte le bellezze che madre natura gli offre; fa da sentinella per vigilare e denunciare a chi di competenza tutto ciò che l’uomo mette in essere contro la natura, tutto ciò di cui si rende responsabile che offende l’ordine delle cose e per fastidio che gli procurano soltanto a vederle. Ed è di quest’ultimo caso che i sottoelencati cittadini hanno ritenuto doveroso occuparsi e sottoporlo alla sua attenzione per intervenire e fare eliminare lo sconcio che offende appunto l’occhio, oltre al glorioso nome cui è stato dedicato lo stadio: Gen. Gaeta. E’ qualcosa di indescrivibile ciò di cui si fa bella mostra a tutti i passanti ennesi e non, per ciò che si vede all’interno della cancellata in quello che fu , molto tempo fa, l’entrata principale dello stadio dal viale IV Novembre. Sicuramente non occorre una grande spesa. Basta la buona volontà di due operai per un paio d’ore e fare un po’ di ordine e di pulizia. Ne vale il decoro e il rispetto per la città e per la persona e la famiglia cui è stato dedicato lo stadio”.