mercoledì 3 novembre 2010

Allarmante conclusione della Commissione parlamentare d’inchiesta, sulle attività illecite nel sistema dei rifiuti in Sicilia

“Nessuna presa di posizione, nessuna richiesta di consiglio provinciale o comunale, nessuna evidenza sui media”. Ironizza sull’assordante silenzio della classe politica nostrana Mario Orlando, presidente del Centro studi ‘Antonio Romano’, commentando la relazione del sistema dei rifiuti in Sicilia, della quale ci ha fornito copia. “Se le indagini giudiziarie hanno riguardato esclusivamente gli aspetti clientelari delle assunzioni, è indubbio che nella vicenda possa essersi inserita la criminalità organizzata”. Questa è l’allarmante conclusione della Commissione parlamentare d’inchiesta, sulle attività illecite nel sistema dei rifiuti in Sicilia, riguardante la provincia di Enna. La commissione, presieduta dall’on. Gaetano Pecorella (Pdl), ha approfondito la situazione della nostra provincia ascoltando, in sede di audizione, il prefetto, Giuliana Perrotta, il questore, Salvo Patanè, il presidente della provincia, Giuseppe Monaco, e l’ex sindaco di Enna, Rino Agnello, quando era ancora in carica. Nel documento si legge che “anche nella provincia di Enna si ripropongono le problematiche tipiche di tutte le province siciliane: deficit finanziario dell’Ato; assunzioni clientelari ed esorbitanti all’interno delle società d’ambito; eccessiva lievitazione delle tariffe del servizio di igiene urbana, senza alcun miglioramento del servizio medesimo; tentativi di inserimento della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti”. “Una concausa –è sottolineato nel documento-, per capire quali sono state le cause che hanno determinato il deficit finanziario, impiantistico e gestionale dell’Ato EnnaEuno, è certamente rappresentata dalle assunzioni eccessive di personale: nel 2004, allorquando l’Ato è divenuto operativo, sono state assunte centouno persone. Proprio in relazione a questa abnorme assunzione di personale, che ha determinato l’aumento delle tariffe, sono state avviate indagini di polizia giudiziaria che hanno consentito l’emissione di un provvedimento di rinvio a giudizio nei confronti di alcuni componenti del Consiglio di amministrazione”. Nel documento, la Commissione mette anche in evidenza che “i cittadini a partire dal 2007 non hanno più pagato la tariffa”, determinando “progressivamente l’indebitamento dell’Ato”. “Sempre con riferimento all’Ato EnnaEuno –prosegue il documento-, merita di essere segnalata una circostanza, peraltro evidenziata dal prefetto di Enna, concernente la società che, nel 2006, ha ottenuto l’affidamento diretto (cosiddetto in house) dell’intero servizio e della gestione della discarica: la società Sicilia Ambiente. La società Sicilia Ambiente nel 2005 aveva acquisito il ramo d’azienda relativo alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti dell’Altecoen, unitamente ai 175 dipendenti già impiegati presso quest’ultima società, al prezzo di 350 mila euro. I dipendenti complessivamente occupati presso la Sicilia Ambiente a quella data erano dunque 343. Nell’anno 2006, dopo la sottoscrizione della convenzione, il numero dei dipendenti lievitava 745 unità. E proprio in relazione a questa vicenda sono state avviate le indagini relative all’abnorme assunzione di personale effettuata esclusivamente per ragioni clientelari (personale che ha poi inciso significativamente sui costi complessivi del servizio, contribuendo a determinare la situazione di gravissimo deficit finanziario della società d’ambito territoriale)”. La Commissione, inoltre, ricorda anche due aspetti: l’annullamento da parte del Cga, su ricorso dell’Assoutenti, sia della delibera concernente la determinazione delle tariffe 2006 e 2007, sia dell’affidamento in house a Sicilia Ambiente del servizio di gestione integrata dei rifiuti. “L’Ato –puntualizza il documento- ancora non risulta avere ottemperato al pronunciamento del giudice amministrativo (come evidenziato dal prefetto nella nota del 17 settembre 2009); per assicurare la continuità del servizio, con varie proroghe l’Ato ha affidato temporaneamente il servizio a Sicilia Ambiente”. L’aspetto di rilievo per la Commissione è quello che concerne l’acquisizione da parte della Sicilia Ambiente del ramo d’azienda dell’Altecoen il cui “amministratore delegato fino all’anno 2004 era stato Francesco Gulino, già presidente dell’Assindustria di Enna, il quale è stato arrestato nel 2005 su richiesta della Procura distrettuale antimafia presso il tribunale di Messina per concorso esterno in associazione mafiosa finalizzata principalmente ad acquisire il controllo di attività economiche, concessioni, appalti e servizi in materia ambientale ed in particolare nella raccolta e gestione dei rifiuti”. “Si tratta di una società –si legge nel testo- che è stata capace di aggiudicarsi gli appalti relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani in differenti ambiti territoriali (Messina, Enna e Caltanissetta), evidentemente infiltrata dalla criminalità organizzata di stampo mafioso, come verificato nel corso di indagini giudiziarie. A parere di questa Commissione –conclude il documento- è già significativa ed emblematica la vicenda relativa a Sicilia Ambiente che, da un lato, ha acquistato un ramo d’azienda dell’Altecoen, poi ha ottenuto illegittimamente l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti nell’Ato EnnaEuno prescindendo da qualsiasi gara”.

Giacomo Lisacchi


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Intervista al senatore Gianpiero D'Alia


Gianpiero D’Alia, presidente del gruppo Udc/Svp a Palazzo Madama, è figlio d’arte. Che il padre Totò, il grande saggio della Dc siciliana, ha ben seminato, lo si capisce dalla stoffa del figlio. E se non si ha stoffa difficilmente in politica si potranno cogliere risultati di grandi livelli come ha fatto il senatore D’Alia, già sottosegretario agli Interni nel 2001, alla sua prima esperienza parlamentare, e oggi leader nazionale e regionale. Noi l’abbiamo incontrato a Pergusa nella sua nuova veste di coordinatore regionale dell’Udc e intervistato in esclusiva per il nostro settimanale. Senatore D’Alia, Lei viene descritto come un figlio d’arte che ha superato il padre. E così? “Mah, questo non lo sò. Devo dire che non nego nè rinnego di essere figlio d’arte. Anzi per me l’esperienza di mio padre è motivo di orgoglio e di grande soddisfazione. Mi ha insegnato tante cose, non solo in politica ma anche nella vita. Per il resto non sono io che devo giudicarmi”. La sua carriera politica è iniziata da giovanissimo, questo sicuramente l’ha portata ad impare anche le astuzie del mestiere. In politica cosa è mediabile e cosa non lo è. “Non sono mediabili i valori e non si possono fare compromessi sull’interesse generale. Sul resto è giusto cercare sempre il confronto e di fare la sintesi tra le diverse opinioni e i diversi interessi”. In Sicilia, sino a poche settimane fa, nell’Udc c’erano i D’Alia e i Pippo Naro, ma anche gli scissionisti Cuffaro, Romano, Mannino ecc.. Quale era il collante che per tanti anni vi ha tenuto insieme? “Sicuramente la condivisione di un progetto e dei valori ai quali noi continuiamo a credere e loro no. Il progetto di Casini e dell’Unione di centro è quello di costruire un’area moderata fatta di laici, ma soprattutto di cattolici che vuole superare questo bipolarismo malato che non dà risposte al Paese. E’ un progetto che non mira ad alleanze nè a destra, nè a sinistra ma cerca di costruire un’alternativa ad un sistema di governo che in questi sedici anni ha prodotto solo guasti. Noi siamo sempre su questa linea, fino a qualche mese fa lo erano pure Cuffaro, Romano e Mannino; dopodichè, hanno deciso di allearsi con Berlusconi. Hanno cambiato opinione loro, non noi, la rispettiamo anche se non la condividiamo”. Appena un anno fa Lei chiedeva le dimissioni di Lombardo, oggi invece è un suo sostenitore. Cosa è cambiato in così breve tempo? “Io non sono un sostenitore di Lombardo. Sono uno che fa politica e cerca di farla in maniera responsabile. Quando Lombardo ha buttato fuori l’Udc dalla giunta regionale, prima delle elezioni europee, con il consenso di tutto il Popolo della libertà, cioè di Berlusconi, ho chiesto che si andasse a votare e quindi ho chiesto al mio partito di presentare una mozione di sfiducia. L’allora segretario regionale del mio partito, l’on. Saverio Romano, mi disse che non era d’accordo. Per altro, in occasione del dibattito della modifica dello Statuto siciliano, io presentai un proposta di legge costituzionale che prevedeva l’introduzione della sfiducia costruttiva sul modello tedesco in Sicilia; anche lì, sia il mio partito, che il Pdl e il Pd non erano d’accordo e la mia proposta non passò. Ho dovuto prendere atto mio malgrado che nè il Pdl, nè il Pd volevano e vogliono le elezioni anticipate al di là di quello che dichiarano. Per cui, a questo punto, bisogna stare ai fatti e prendere atto che Lombardo è presidente della Regione e che ha proposto una giunta che si presenta di alto profilo tecnico. Si è impegnato a fare delle cose positive per la Sicilia; le valuteremo e se ci convinceranno li voteremo, così come facciamo a Roma con Berlusconi”. Le sue priorità di coordinatore regionale? “Intanto, la riorganizzazione del partito in ogni provincia e poi la costruzione del ‘Partito della nazione’. Negli ultimi tempi il partito in Sicilia era diventato un giardinetto privato di alcuni e molti amici si erano allontanati o si erano demotivati. Oggi c’è una grande attenzione, c’è un risveglio c’è una voglia di partecipare. Tanti tappi anche a livello regionale sono saltati e quindi c’è la possibilità di ricostruire un partito, aperto ai giovani, al mondo cattolico, all’area laica, che possa dare un contributo anche in termini di rinnovamento della politica siciliana”. I rapporti con Pd? “I rapporti con il Pd nascono dalla circostanza che entrambi siamo all’opposizione del governo Berlusconi e che su alcune questioni di merito che riguardano le riforme in Sicilia vi sono dei punti d’incontro. Dialoghiamo come del resto facciamo con tutte le forze politiche. Certo, non possiamo dialogare con chi pensa di minacciarci o di buttarci fuori dalle giunte provinciali come il coordinatore siciliano del Pdl Castiglione”.

Pietro Lisacchi





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