giovedì 29 dicembre 2011

Quel razzista di Bocca


(Il FOGLIO) Razzista. Non nel senso del ragioniere che se ne va ad ammazzare senegalesi. Ma razzista con l’idea che quelli del sud – e i siciliani in particolare – fossero gente non evoluta, non emancipata, non civile, insomma, gens inferiore rispetto al nord, in questo senso, sì. Lo era.

Giorgio Bocca – buonanima – aveva un’idea precisa dell’Italia e riteneva che “l’Inferno”, ovvero quella categoria dello spirito che fece da Ur-Gomorra a Roberto Saviano, fosse, appunto, il “cimiciaio” di un vasto sud abitato da belve meridionali. Se ne andava in giro per Palermo e se ne ritraeva come se fosse nella plaga flatulenta di un’umanità sciancata.

Antonio Di Grado, presidente della Fondazione Sciascia, giustamente non se lo può scordare di quella volta quando Bocca, inviato in Sicilia, raccontò di un Leonardo Sciascia in abito bianco, con la paglietta da avvocaticchio, immerso in ragionamenti mafiosi. Ancora oggi nessuno, neppure tra i più devoti innamorati di Bocca, può credere ad una scena simile. Non è possibile che Gian Antonio Stella creda a tutto ciò, né Ezio Mauro che lo ha eletto a bussola. Forse tanti lettori avranno creduto a quel racconto, ma chi è del mestiere sa quanto fosse scivoloso il patto del cronista con la verità. E quello di Bocca è stato un negoziato marchiato dal pregiudizio. Razzista, certo. Bocca viaggiava in Italia e cercava solo ciò che voleva trovare. E fu così che s’inventò uno Sciascia con la coppola. Se solo avesse avuto la convenienza – polemica, per carità – perfino di Saviano avrebbe fatto un camorrista. E non ha avuto tema di consegnare in una delle sue ultime interviste, edite in un video Feltrinelli (“La Neve e il fuoco” di Maria Pace Ottieri e Luca Masella), una sequela di luoghi comuni sul sud degne delle sagre padane, giusto quelle tribù nelle cui vallate avrebbe saputo attingere umori, spurghi e bestemmie. E pubblico.

Seguì la prima Lega, lavorò per Silvio Berlusconi e il nord è stato la sua platea ideale, un nord speciale dove abitava il “ceto medio riflessivo”, “il girotondo” e “il cattolico adulto”. Era quel mondo tutto sbrigativo e rapace della sinistra conformista, un mondo addolcito dalla convinzione di stare dalla parte giusta ma pur sempre duro nel giudicare quell’umanità lazzarona da redimere a colpi di manette, di tasse e di Costituzione.

Razzista, Bocca, lo fu non perché si ritrovò ad essere fascista in gioventù ma per quell’azionismo dell’età matura che lo teneva avvinto all’idea di aggiustare l’umanità malata degli italiani.

Non ebbe la possibilità di fare il salto nel vuoto e ritrovarsi – come Oriana Fallaci, da lui ribattezzata con stizza e genio “Oliala” – tra gli applausi della peggiore destra. Razzismo per razzismo avrebbe potuto uscirsene anche lui con la difesa dell’occidente. Sarebbe bastato sostituire la parola “meridionali” con “musulmani”. Tutto qua.

Bocca razzista? Niente affatto Purtroppo gli incivili siamo noi



(rp) Prendete una terra che abbia la metà della bellezza e del fascino della Sicilia e datela a un ragioniere di Stoccoloma. La renderà un paradiso. Prendete il paradiso e datelo a un presidente della Regione Sicilia a caso. C’è bisogno di dire cosa succederebbe, quando è già successo. Sì, certo, Bocca il leghista, il razzista e il qualunquista. E noi? Ci vantiamo di non avere l’anello al naso. Eppure votiamo sempre nel modo peggiore, dissezioniamo la meraviglia della nostra patria con entusiasta ferocia. Siamo siciliani: la gente peggiore che c’è. Slanci di poesia e munnizza, folclore e disperazione. E quell’idea che abbiamo di essere unici, immortali, inimitabili. E invece siamo solo presuntuosi, nell’arroganza che ha reso un deserto il nostro Eden.

E’ la storia collettiva di un popolo che conta, non soltanto i suoi esempi fulgidi. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – per dire -, loro e gli altri che hanno sostenuto il peso di un infinito sacrificio, delineano l’eccezione nobile siciliana. Non la regola. La prassi da noi è la mafia come struttura criminale, la mafiosità come moneta di scambio nei legami privati. Non valgono le leggi, i regolamenti, le norme dell’esistenza in comunità. Vincono gli attributi sul tavolo. Che si cerchi un lavoro o si organizzi una faida, il principio non muta: bisogna attrezzarsi, insinuandosi nelle grazie di un potente. Cedere libertà per ricevere protezione.

Così, in Sicilia, la tenerezza del rapporto personale è diventata garanzia di iniquità. Tu conosci me, io conosco te. Chi è fuori dal cerchio magico si accomodi nella tana dei reclusi. La biografia della Sicilia, del Sud dei siciliani è una trama nera di scempio civile, politico e sociale che le poche fiammelle in senso contrario dolorasamente esaltano. La munnizza e lo schifo vengono molto dopo la distorsione originaria. Bocca razzista? Ma per piacere.

Bocca razzista? Niente affatto Purtroppo gli incivili siamo noi



(rp) Prendete una terra che abbia la metà della bellezza e del fascino della Sicilia e datela a un ragioniere di Stoccoloma. La renderà un paradiso. Prendete il paradiso e datelo a un presidente della Regione Sicilia a caso. C’è bisogno di dire cosa succederebbe, quando è già successo. Sì, certo, Bocca il leghista, il razzista e il qualunquista. E noi? Ci vantiamo di non avere l’anello al naso. Eppure votiamo sempre nel modo peggiore, dissezioniamo la meraviglia della nostra patria con entusiasta ferocia. Siamo siciliani: la gente peggiore che c’è. Slanci di poesia e munnizza, folclore e disperazione. E quell’idea che abbiamo di essere unici, immortali, inimitabili. E invece siamo solo presuntuosi, nell’arroganza che ha reso un deserto il nostro Eden.

E’ la storia collettiva di un popolo che conta, non soltanto i suoi esempi fulgidi. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – per dire -, loro e gli altri che hanno sostenuto il peso di un infinito sacrificio, delineano l’eccezione nobile siciliana. Non la regola. La prassi da noi è la mafia come struttura criminale, la mafiosità come moneta di scambio nei legami privati. Non valgono le leggi, i regolamenti, le norme dell’esistenza in comunità. Vincono gli attributi sul tavolo. Che si cerchi un lavoro o si organizzi una faida, il principio non muta: bisogna attrezzarsi, insinuandosi nelle grazie di un potente. Cedere libertà per ricevere protezione.

Così, in Sicilia, la tenerezza del rapporto personale è diventata garanzia di iniquità. Tu conosci me, io conosco te. Chi è fuori dal cerchio magico si accomodi nella tana dei reclusi. La biografia della Sicilia, del Sud dei siciliani è una trama nera di scempio civile, politico e sociale che le poche fiammelle in senso contrario dolorasamente esaltano. La munnizza e lo schifo vengono molto dopo la distorsione originaria. Bocca razzista? Ma per piacere.

Il duplice omicidio di Licodia Gli inquirenti: “Un raid premeditato”



Avrebbe agito premeditatamente, secondo gli investigatori, Loris Gagliano, il giovane di 24 anni fermato martedì scorso ad Acate (Ragusa) con l’accusa di aver ucciso a colpi di coltello poche ore prima a Licodia Eubea, in provincia di Catania, l’ex fidanzata, Stefania Noce, sua coetanea, il nonno di lei, Paolo Miano, di 71, e ferito la moglie di quest’ultimo, Gaetana Ballirò, di 72. In particolare gli investigatori vogliono accertare se l’assassino si sia portato l’arma da casa o se abbia utilizzato un coltello trovato nell’abitazione dell’ex fidanzata.

Loris Gagliano era infatti un collezionista di armi bianche. In una casa abbandonata nelle vicinanze dell’abitazione dove è avvenuto il duplice omicidio, i carabinieri hanno trovato anche una balestra, sulla quale sono in corso accertamenti per stabilire se appartenga al ragazzo. Secondo gli investigatori Loris avrebbe ucciso a causa della rottura del rapporto con Stefania, una relazione durata circa 4 anni che gli investigatori definiscono ”travagliata”. Il giorno di Natale i due erano stati visti insieme in paese a litigare. Gli investigatori hanno anche sentito la madre della ragazza, che la mattina del duplice omicidio era dai carabinieri a denunciare un sabotaggio ai freni della sua Fiat Stilo, custodita nel garage dell’abitazione di Via Cairoli di cui Loris aveva le chiavi. La donna in precedenza aveva subito un altro danneggiamento ai pneumatici. Indagini sono in corso per stabilire una relazione tra i due episodi e per accertare se il giovane nutrisse risentimento nei confronti della donna. Stamane è in programma nell’obitorio del cimitero di Caltagirone l’autopsia sui corpi della ragazza e del nonno. Domani ci sarà l’udienza di convalida del fermo di Loris Gagliano davanti al Gup di Ragusa, competente per territorio, dato che è stato fermato ad Acate.

La pietà impossibile



(rp) Altre volte, qui – magari attirandoci il fuoco amico dei lettori – abbiamo scritto parole di comprensione e di pietà per persone che avevano sbagliato. Le abbiamo scritte per la mamma di Samuele, il bimbo massacrato di botte all’Albergheria. L’atrocità del misfatto rimane. Ma invitavamo a considerare il contesto, la povertà, lo scempio di una vita distrutta spaccata in due da un gesto d’odio. Abbiamo scritto che non ci pareva giusto gioire per la morte di un malacarne, quando molti lettori brindavano in una festa oscena ai margini di un cadavere.

Ora l’Ansa riporta le parole di Loris Gagliano, il ragazzo che ha ucciso Stefania Noce, la sua ex fidanzata, e il nonno, Paolo Miano, a Licodia Eubea. Leggiamolo il lanco di agenzia: ”La amavo più della mia vita”. Questa la frase che al suo avvocato ha ripetuto più volte Loris Gagliano, il giovane di 24 anni fermato martedì scorso ad Acate (Ragusa) con l’accusa di aver ucciso a colpi di coltello poche ore prima a Licodia Eubea, in provincia di Catania, l’ex fidanzata Stefania Noce sua coetanea, il nonno di lei, Paolo Miano di 71, e ferito la moglie di quest’ultimo, Gaetana Ballirò, di 72. Il legale del giovane, l’avvocato Gino Ioppolo, ha avuto un colloquio nel pomeriggio nel carcere di Ragusa con Loris Gagliano e ha detto di averlo trovato ”addoloratissimo e sofferente”. ”Intende collaborare il più possibile con l’autorità giudiziaria – ha concluso il legale – e fa un grande sforzo per ricostruire l’enorme buco di memoria che ha”.

E’ un dolore che ci vede lontani. Anzi, per essere precisi, ci comunica un sentimento tra l’indifferenza e la rabbia, perché troppo è stato smarrito per sempre, irrimediabilmente. Le vittime della storia sono una bellissima ragazza innamorata della sua gioia e un nonno innamorato di sua nipote. E parliamo dell’evidenza, dei corpi, delle biografie spezzate, lasciando nell’ombra la grande sofferenza degli altri, parenti e amici. Tutto il presunto pentimento di Loris – se la sua colpevolezza verrà marchiata col fuoco – non varrà un grammo dei pensieri di Stefania. E le sua dichiarazione d’amore postuma suona come una bestemmia. La pietà è impossibile.

mercoledì 28 dicembre 2011

Scopre che la moglie lo tradì 50 anni fa: la lascia dopo 77 anni di matrimonio

Due coniugi quasi centenari - lui 99 anni, lei 96 - hanno messo fine al loro matrimonio a 77 anni dalle nozze, celebrate nel 1934: il ricorso per la separazione consensuale è già stato depositato al Tribunale di Roma e l'udienza presidenziale è stata fissata per il prossimo mese di marzo. «La crisi coniugale - ha raccontato all'Ansa il legale dell'uomo mostrando copia del ricorso per la separazione - è cominciata nel 2002, quando lui ha scoperto alcune lettere che la moglie aveva spedito oltre mezzo secolo fa ad un uomo con il quale aveva avuto una relazione».

La scoperta delle lettere. Secondo quanto risulta dall'atto giudiziario e dal racconto del legale, i due coniugi - lui classe 1912, sardo; lei del 1915, napoletana - si conoscono negli anni Trenta, quando lui, giovane carabiniere, è mandato in servizio a Napoli. Le nozze sono celebrate nel capoluogo partenopeo il 25 luglio 1934. Ventuno anni più tardi la coppia - che oggi ha cinque figli, una decina di nipoti e un pronipote - si stabilisce definitivamente a Roma. La vita coniugale ha uno scossone nel 2002, quando il marito scopre in un cassetto di casa lettere che la moglie aveva scritto oltre mezzo secolo prima, durante il matrimonio, ad un uomo con il quale aveva avuto una relazione. L'ex carabiniere ha una reazione rabbiosa e abbandona la casa coniugale. Alcuni mesi dopo torna dalla moglie, ma nulla è più come prima: le liti sono sempre più frequenti, la distanza tra marito e moglie sempre più marcata.

A marzo in tribunale. Alcune settimane fa i due coniugi hanno deciso di separarsi e il 16 dicembre hanno depositato tramite legali il ricorso alla cancelleria del Tribunale di Roma. A marzo, prima di dichiarare la separazione consensuale, sarà compito del giudice compiere il tentativo di riconciliare i due coniugi.

Villarosa. Sempre più ingarbugliata nel PD la scelta del candidato sindaco

Villarosa. Continuano all’interno del Partito democratico le consultazioni, da parte della commissione appositamente istituita, per definire la candidatura a sindaco delle amministrative della prossima primavera. Questo perchè nel primo giro di consultazioni dove sono stati intervistati tutti i consiglieri e gli assessori comunali di area Pd, il consigliere provinciale Franco Costanza, il sindaco Gabriele Zaffora e il segretario di sezione Angelo Fiorino, non c’è stata unanimità su un nome. Infatti, si spazia tra il nome dell’ex sindaco Franco Costanza, disponibile a candidarsi a condizione che ci sia unità nel partito, a quello del segretario Angelo Fiorino che non ha mai fatto mistero di ambire alla massima carica di Palazzo di città; tra il disagio per il passo indietro del sindaco Zaffora e i mugugni nei confronti di un partito che non ha saputo frenare certe ambizioni e dire forte e chiaro: “Fermi tutti, Zaffora si ricandida perchè ha dimostrato di essere un sindaco di spessore, di esperienza e soprattutto un personaggio dotato di carisma”. “Il sindaco dei giovani villarosani” l’ha definito, in una recente manifestazione, la dirigente del IV settore Antonia Rosa Salvaggio. “L’esito di questa prima consultazione –ha dichiato la portavoce della commissione Katya Rapè- è stato che la maggior parte hanno espresso un forte apprezzamento nei confronti del lavoro svolto da Zaffora. Molti hanno messo in evidenza le capacità amministrative del sindaco, il modo in cui è stato in grado di rappresentarci oltre i confini di Villarosa, i contatti che ha saputo creare con tutte le istituzioni locali, provinciali, regionale e nazionali, le sue caratteristiche personali di moderatezza e si sono detti dispiaciuti per il il fatto che abbia manifestato la volontà di non ricandidarsi. Nello stesso tempo, la commissione dalle consultazioni ha potuto appurare che l’unica persona in grado di rappresentare e di portare alla vittoria il partito sia Franco Costanza. Perchè ha fatto il sindaco per dieci anni, perchè anche lui è dotato di carisma e di leadership. Però non c’è stata unanimità sul suo nome per cui nella riunione che si è fatta subito dopo, anche lui ha fatto un passo indietro. La commissione continuerà i suoi lavori sentendo altri esponenti del partito per capire se la candidatura di Fiorino è proponibile”. Intanto, da parte del segretario Fiorino continua il silenzio stampa anche perchè vorremmo capire da lui come il Pd potrà uscire dall’attuale empasse.

Giacomo Lisacchi

martedì 27 dicembre 2011

Il commissario impugna - No alle stabilizzazioni


Il commissario impugna   No alle stabilizzazioni

Il commissario dello Stato ha impugnato sette articoli della legge sulla stabilizzazione dei precari, approvata all’Ars il 22 dicembre scorso. Bocciando, di fatto, l’intero provvedimento. Il motivo? Uno su tutti: manca la copertura finanziaria. Questo, almeno, è quanto si legge nella dettagliata impugnativa firmata dal Commissario Carmelo Aronica. La norma, insomma, ha violato, agli articoli 1 (comma 1 e 2), 2, 3, 4, 5 e 7, l’articolo 81 della Costituzione, quello che impone appunto l’individuazione della copertura finanziaria che costituisce, ricorda il Commissario, “la garanzia costituzionale della responsabilità politica correlata ad ogni autorizzazione legislativa di spesa”.

Ma non solo: sempre per quanto riguarda l’articolo 1 (quello che prevede, in sostanza, gli elementi fondamentali del ‘piano di reclutamento’ della Regione) è stato bocciato anche il comma 9 (quello che prevede il trasferimento diretto ai dirigenti del 50% dei compensi ricavati da incarichi aggiuntivi). Impugnato anche l’articolo 8 della legge (quello che prevede contratti a tempo determinato per i dipendenti dei consorzi di bonifica che hanno svolto funzioni amministrative).

“Il legislatore siciliano, – spiega il commissario dello Stato – nell’individuare mezzi di copertura negli articoli 4, 5 e 7, 2° comma difformi da quelli previsti dall’articolo 17 L. n. 196/2009, si è sottratto alle fondamentali esigenze di chiarezza e solidità del bilancio cui l’articolo 81 si ispira, non garantendo per le nuove maggiori spese previste una copertura sufficientemente sicura ed in equilibrato rapporto con gli oneri che si intendono sostenere negli esercizi futuri”. La legge del 2009 richiamata dal Commissario Aronica, per intenderci, prevede che “ciascuna legge che comporta nuovi o maggiori oneri deve indicare espressamente la spesa autorizzata e che alla stessa deve essere data copertura ‘esclusivamente’ mediante l’utilizzo degli accantonamenti iscritti nei fondi speciali per le iniziative legislative in itinere o con la riduzione di precedenti autorizzazioni legislative di spese o, ancora, con modificazioni legislative che comportino nuovi o maggiori entrate”.

Invece, nella legge approvata cinque giorni fa, questi riferimenti alla copertura finanziaria non esistono o sono poco chiari. Nella legge, in particolare, per finanziare le circa 1600 assunzioni, si fa riferimento a fondi ricavabili dalle progressive riduzioni di personale regionale e dai pensionamenti degli stessi. Sul primo punto, il Commissario sottolinea: “Dalla relazione presentata dal Ragioniere generale non emergono tuttavia elementi certi riguardo alla disponibilità di tali fondi in quanto, da un canto è assente una circostanziata verifica degli oneri gravanti su detto U.P.B. 7.2.1.1.1 e, dall’altro, è presente l’indicazione, quale fonte di copertura, di una U.P.B. (6.4.1.3.1) diversa da quella poi individuata dal legislatore”.
Sulle pensioni, invece, il Commissario spiega che nel ddl non si è tenuto conto nè della riforma del sistema pensionistico attuata dal governo nazionale, nè “degli adeguamenti ai requisiti relativi all’incremento della speranza di vita, nonchè degli oneri per la corresponsione del trattamento di fine servizio nel corso del decennio, strettamente collegati alla cessazione del rapporto di lavoro”.

La bocciatura degli articoli 5 e 7, invece, di fatto, blocca le proroghe per i precari storici dell’Arra, dell’Assessorato Territorio ambiente, Protezione civile e Consorzi di bonifica. Il Commissario spiega, infatti, che i fondi sono stati ricavati da capitoli di bilancio destinati ad altri interventi. Interventi che verrebbero semplicemente ” definanziati” “La previsione in bilancio di fondi destinati ad una spesa, ove sia contemplata, come nel caso in ispecie, da una legge meramente formale come è quella del bilancio, – precisa però in merito il Commissario – non assolve di per sé sola all’obbligo costituzionale dell’indicazione della sua copertura”.

E il commissario impugna anche la norma prevista dal comma 9 dell’articolo 1, che prevede il trasferimento all’amministrazione del 50% dei compensi dei dirigenti ricavati da incarichi aggiuntivi. In questo caso, la legge “invaderebbe il campo” del tribunale civile: “Il legislatore regionale nell’introdurre regole e modalità diverse in materia di omnicomprensività della retribuzione ai dirigenti interviene nel campo dei rapporti di diritto privato regolabili dal Codice civile” si legge nell’impugnativa, “invade la sfera di competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile”.

Bocciata anche la norma che prevedeva l’instaurazione di contratti a tempo determinato con i dipendenti dei consorzi di bonifica che hanno svolto funzioni amministrative nel triennio precedente. La legge, infatti, non avrebbe preso in considerazione le reali esigenza dell’ente, non facendo altro che creare un “privilegio” e alimentare speranze di futura stabilizzazione: “La norma – scrive infatti il Commissario – non tiene in alcun conto né le reali esigenze operative degli enti in questione, non essendo sufficiente la generica indicazione dello svolgimento di compiti istituzionali, né, tantomeno, le necessarie ordinarie procedure di selezione pubblica del personale anche per rapporti di breve durata. La disposizione pertanto – conclude – configura un ingiustificato privilegio in favore di determinati soggetti, di cui si consolida la condizione di precariato, ed alimentando negli stessi l’aspettativa di una futura stabilizzazione”. E violando così gli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione.

Totò Cuffaro-Un anno a Rebibbia

Un anno a Rebibbia

È passato un anno. Un anno in cui Totò Cuffaro ha imparato a fare il detenuto. L’ex governatore accetta di raccontarsi in una lunga intervista rilasciata a Riccardo Lo Verso per il prossimo numero del mensile S, acquistabile da oggi in edicola o in formato pdf. Il ricordo parte dal giorno del suo arresto, dal dramma delle manette che gli hanno “avvolto come un filo spinato il cuore” alla presa di coscienza che il “carcere va vissuto, perché devi reagire con la forza della fede”.

Cuffaro sta scontando sette anni per aver favorito la mafia. È un uomo diverso dal potente politico che abbiamo conosciuto. E non solo per i trenta chili persi. Racconta la sua vita a Rebibbia, dalle prime ore del mattino trascorse a fare jogging fino alla sera, quando un rotolo consumato di carta igienica indirizza la piccola luce sui libri per non disturbare i compagni di cella. Provato dal carcere, ma non fiaccato nello spirito, Cuffaro non ha perso la passione per la politica. La sua analisi, confluita anche in una videointervista della quale LiveSicilia vi offre oggi un’anticipazione, non fa sconti. Parla di Raffaele Lombardo e della maggioranza che lo appoggia, diversa da quella uscita dalle urne (“Quando non si fa quello che i siciliani ti hanno chiamato a fare non c’è rispetto per le Istituzioni”). Parla pure dell’inchiesta che ha visto coinvolto il suo successore. Lombardo ha avuto un trattamento giudiziario diverso? “Lo hanno detto altri illustri parlamentari di sinistra, non li contraddico. Ma sono contento che i siciliani non debbano rivivere l’onta che hanno vissuto per le mie vicende”. Immagina un grande futuro per Angelino Alfano, “un ragazzo bravissimo che è cresciuto molto”, e critica chi prende le distanze dal cuffarismo dopo averne condiviso il percorso: “Uno deve avere il coraggio di difendere la proprio storia”.

Già, il Cuffarismo. L’ex governatore non rinnega il suo modo di fare politica, ma ammette di avere commesso degli errori. Sa che in carcere sarà dura, lo conforta il fatto che fuori ad attenderlo ci sono i parenti e tanti amici. Nel frattempo studia giurisprudenza e scrive. Presto pubblicherà un suo libro. Il candore delle cornacchie, si intitola. Parla dei detenuti “che la giustizia ha imbrattato, proprio come gli uccelli, ma che in fondo conservano questo candore”.

Villarosa. Presentata ufficialmente la nuova Pro Loco





La neo costituita Pro Loco “Villarosa” sembra promettere bene: giovani menti, giovani idee, nuove prospettive. L’associazione, formata soprattutto da ragazze e ragazzi desiderosi di operare per un rilancio culturale e turistico del territorio, è stata presentata ufficialmente nella sala della biblioteca “De Simone”, alla presenza del sindaco Gabriele Zaffora, dell’assessore al turismo Mimmo Russo, delle associazioni sportive, culturali e commerciali e di un folto pubblico. Ospiti d’eccezione il presidente e il segretario della Pro Loco di Calascibetta Pietro Folisi e Giuseppe Leonora. ”Grazie all’Amministrazione comunale e a quanti ci hanno aiutato a raggiungere questo primo traguardo –ha esordito la presidente Valentina Strazzante-. Il nostro obiettivo è valorizzare il territorio, dare maggiore visibilità a Villarosa in modo che possa contare sul turismo come risorsa fondamentale per accentuare l’economia”. E che Villarosa possiede tutto ciò che serve a questo scopo è stato sottolineato da Maria Chiara Graziano, da Martina Tomasello e da tanti altri giovani. Basta valorizzare il tutto: la posizione geografica, le ricchezze archeologiche, artistiche e paesaggistiche, la cultura mineraria e contadina, la tradizione e il folclore. Finalità queste che possono essere conseguite con l’unione e la cooperazione di enti, associazioni e cittadini, perché come è stato detto in molti interventi: “Tutti possiamo fare promozione”. Intanto, tra le iniziative più importanti che a breve la Pro Loco eseguirà, in collaborazione con l’amministrazione comunale, vi è quella del 250° Anniversario di Villarosa (1762- 2012) di cui ne ha parlato lo scrittore e storico villarosano, prof. Luigi Di Franco. Nell’occasione è stato presentato e distribuito ai presenti il calendario che ricorda la ricorrenza. “Sono contento che ci sia tanta gente presente in un momento così importante per la nostra comunità –ha detto il sindaco Zaffora-. In questi mesi l’amministrazione è stata motivata nell’appoggiare la costituzione della Pro Loco perchè attraverso questa associazione e le altre già presenti, si possa costituire una identità di comunità che sia motore principale per far ripartire il territorio”. L’assessore Russo ha ribadito invece che “è importante avere la collaborazione dei giovani per svegliare le tematiche del turismo”. Nel corso della manifestazione sono state recitate alcune poesie dai poeti villarosani Giuseppe Innuso e Carmela D’Amico. La serata si è conclusa con un buffet e con il concerto de cantautore Carlo Muratori.

Pietro Lisacchi

Villapriolo. Chiusura immotivata dell'Ufficio Postale


Proteste e disagi a Villapriolo per la chiusura immotivata da tre giorni dell'ufficio postale. “Numerosissime e vibrate proteste da parte dei cittadini della frazione di Villapriolo –scrive il sindaco Gabriele Zaffora nel telegramma inviato, ieri, al direttore provinciale delle Poste- per interruzione servizio postale per altro non annunciata. Si chiede di conoscere i motivi e si invita a ripristinare il servizio urgentemente stante le necessità derivanti dal periodo festivo e di fine anno”. Ciò che fa salire la tensione nella frazione è anche il fatto che Poste italiane non si è degnata di affigere un cartello per spiegare i motivi della chiusura. “Anche in questo siamo italiani –protestano infuriati i villapriolesi-. Poste italiane si deve rendere conto che la frazione è penalizzata dalla mancanza di una banca e che l’apertura dell’ufficio postale, essendo per la maggior parte pensionati e anziani, per noi è di vitale importanza sia per assolvere ai nostri pagamenti sia per operazioni di prelievo e deposito”. Per sapere dei motivi della chiusura dell’ufficio di Villapriolo anche noi abbiamo cercato di contattare la direzione provinciale delle poste. Cosa che non è stata possibile perchè tutti i numeri in elenco telefonico risultano perennemente occupati. Comunque, da indiscrezioni, pare che la chiusura sia dovuta all’assenza per malattia dell’unico operatore. Intanto, a Villapriolo c’è anche la preoccupazione, secondo alcune voci, che dall’anno nuovo l’ufficio postale dovrebbe funzionare a giorni alterni. “E’ probabile –fanno sapere da ambienti sindacali- che ciò possa avvenire in base un accordo di alcuni anni fa tra Governo e azienda per diminuire i costi degli uffici cosiddetti a basso traffico. In provincia di Enna due sono gli uffici che potrebbero essere penalizzati: Villapriolo e Villadoro. E’ da dieci anni che se ne parla ma noi finora glielo abbiamo sempre impedito. Ora pare che dal 2012 si voglia attivare questo sistema dei giorni alterni”. “Non ci stiamo –dichiara l’assessore comunale Mimmo Russo- perchè la Posta rappresenta per noi l’unica banca nel territorio. Addirittura è da anni che sollecitiamo l’installazione di un bancomat e ancora non è stato possibile. Noi crediamo molto nel lavoro delle poste soprattutto per quello fatto nel passato e quindi ci teniamo che funzioni bene e tutti i giorni”.

Giacomo Lisacchi

giovedì 22 dicembre 2011

Ars, paradiso dei burocrati Ma adesso arrivano i tagli


Ars, paradiso dei burocrati   Ma adesso arrivano i tagli
giovedì 22 dicembre 2011
17:31
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Quanto guadagna uno stenografo parlamentare? Dai due ai seimila euro netti. E un “Tecnico addetto ai cantieri”? Dai 1.800 ai 4.400 euro. Un consigliere parlamentare? Dai tre ai novemila euro netti. E il vertice assoluto del Palazzo, rappresentato dal segretario generale? Oltre 13 mila euro. Ecco i burocrati dell’Ars, nei confronti dei quali i parlamentari hanno chiesto a gran voce una sorta di “operazione trasparenza”. E, per la verità, sono già intervenuti con le forbici. Nel bilancio di previsione 2012 dell’Ars, infatti, i deputati questori hanno deciso il taglio del 10% delle indennità di funzione dei dipendenti dell’Assemblea. È stato, questo, solo l’ultimo (finora) capitolo di quella che appare sempre più come una sorta di “guerra fredda” tra parlamentari e burocrati.

I primi non accettano di essere additati come gli unici depositari dei privilegi della casta e puntano l’indice contro i secondi: “Qui noi, spesso, rimaniamo una sola legislatura e poi torniamo a casa. Ma all’Ars c’è gente che lavora da trent’anni, e non è mai esposta a critiche sui propri stipendi”. Il concetto è espresso da un deputato dell’Ars, ma è estendibile alla stragrande maggioranza. E, forse, c’è anche qualche fondamento di verità, almeno stando alle cifre diffuse dall’Assemblea, in queste lamentele. Il personale dell’Ars è di 248 persone. Si tratta di un segretario generale, 41 consiglieri parlamentari, un giornalista (che in realtà ha già chiesto di andare in pensione), 12 stenografi, 21 segretari, 42 coadiutori, 15 tecnici amministrativi, 115 assistenti. Un organico sottodimensionato, in fondo, rispetto a quanto individuato dalla pianta organica di Palazzo dei Normanni (296 dipendenti). Ma certamente non sono sottodimensionati gli stipendi.

Per intenderci, il segretario generale, con 24 anni di anzianità, guadagna la bellezza di 13.145,67 euro netti. Una busta paga che può fare invidia a un assessore. E anche… a un deputato regionale. Non se la passa male nemmeno il segretario generale aggiunto, con uno stipendio di 11.308,36 euro. Certo, questi sono gli estremi. Ma nemmeno le indennità degli “appena assunti” all’Ars se la passano male. Il livello più basso, l’assistente parlamentare, ha una retribuzione iniziale netta di 1.530 euro, che con 24 anni di anzianità arriva a 3.746,79 (sempre netti). Un tecnico amministrativo, invece, guadagna da appena assunto, 1693 euro, mentre all’apice della carriera arriva a 4.061,58. Il coadiutore va dai 1.820 ai 4.443,87 euro. Sempre salendo nella gerarchia dei dipendenti, si giunge al segretario parlamentare: per lui, uno stipendio iniziale netto da 2.162 netti, mentre dopo 24 anni di anzianità lo stipendio è di 5.729,86 euro. Uno stenografo guadagna invece dai 2.518 ai 6.295,95 euro. Infine, il livello più alto è quello di “consigliere parlamentare” semplice: appena assunto per lui stipendio netto da 3.097 euro, che giunge a 9.257,56. Poi, come detto, ecco le indennità “over diecimila euro” del segretario generale e dell’aggiunto (con 24 anni di anzianità).

La busta paga dei dipendenti, poi, viene “rimpinguata” dalla cosiddetta “indennità di mansione”. Anche questa varia in base all’anzianità di servizio. Per i 14 assistenti “autisti e motociclisti” e per l’unico infermiere”, infatti, la maggiorazione va dai 198,95 ai 397,88 euro. Per l’unico tecnico amministrativo “addetto ai cantieri” un’indennità ulteriore che va dai 165,78 ai 331,58 euro. Per i tre assistenti con mansione di “idraulico, giardiniere, cameriere, barbiere, addetto ad apparecchiatura incellofanatrice per spedizione”, una maggiorazione che vai dai 132,63 ai 265,26 euro. Stesse cifre, più o meno, per i tre elettricisti. A queste cifre fino all’anno scorso si aggiungevano le indennità di missione (dai 140 ai 191 euro), abolite proprio nell’ultima bozza di bilancio. Tra i più alti in grado, i “Consiglieri parlamentari”, oltre al segretario generale e al suo “aggiunto”, altri nove hanno una carica ulteriore, quella di “direttore” dei Servizi. Per loro, ecco altri 1.790,49 euro lordi mensili. In nove, quindi, nella peggiore delle ipotesi si portano a casa uno stipendio superiore agli 11 mila euro.

In nove. Peccato che all’Ars esistono i “consiglieri parlamentari con compito particolare”. Per loro, un incarico analogo a quello che alla Regione è riservato ai dirigenti dei cosiddetti “Uffici speciali”: e una indennità di funzione uguale a quella degli altri direttori dei servizi. E queste “indennità di funzione” concorrono a rimpolpare in maniera corposa lo stipendio dei dipendenti. I responsabili delle unità operative guadagno in più dai 530 euro lordi degli assistenti ai 729,47 euro lordi dei consiglieri. Un assistente capo incassa invece 663,16 lordi in più. E se il vicesegretario generale aggiunge 2.122,08 euro lordi, un “capo ufficio” ne incassa 1.061,05 in più. Peccato che in alcuni casi, è capo di… una persona soltanto. Accade per il capo dell’ufficio dei deputati questori, a quello per il “coordinamento dell’attività legislativa”, a quello di ben cinque commissioni legislative. In tutti questi casi, appunto, c’è un solo un capo a guidare un solo dipendente.

Villarosa. Dopo diwci anni di assenza fondata una nuova Pro Loco


Finalmente dopo dieci anni di assenza, per iniziativa di un gruppo di giovani, è stata fondata di nuovo la Pro Loco a Villarosa. “Questa rinascita –dice la presidente Valentina Strazzante- sicuramente rappresenterà una scommessa sul futuro del nostro paese, un punto di riferimento per la promozione del nostro territorio e per una qualsiasi iniziativa culturale, ricreativa e turistica di un certo livello”. La presentazione ufficiale dell’associazione avverrà domani (venerdì) alle ore 18 presso i locali della Biblioteca comunale “De Simone” in occasione della cerimonia di apertura dei festeggiamenti riguardanti il 250° anniversario della fondazione del Comune di Villarosa. L’iniziativa, intitolata “ViviAMO Villarosa”, comprenderà sia la presentazione dell’Associazione, sia il calendario celebrativo realizzato in collaborazione dal Comune di Villarosa e dalla Provincia Regionale di Enna. Il programma della manifestazione prevede dalle ore 18 alle 19,30 Conferenza “Apertura festeggiaenti 250° anniversario di Villarosa, Presentazione Associazione Pro Loco Villarosa, Presentazione calendario del 250° anniversario di Villarosa; dalle ore 19,30 alle ore 20,30 rinfresco e animazione del Gruppo folcloristico “Bellarosa”; dalle 20,30 alle 23,30 concerto del Cantautore Carlo Muratori con il suo trio, dove per l’occasione per la prima volta a Villarosa sarà presentata una Jam Session.

Pietro Lisacchi

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

Cari amici e lettori del mio blog,

Con grande stima formulo a Voi

gli auguri del Santo Natale e del nuovo anno.

Che il Divin Nascituro

riscaldi

i nostri cuori del suo amore infinito.

La Santa Famiglia di Narath vigila sulle nostre famiglie.

La gioia del Divin Pargolo

sia la gioia delle nostre amime e della nostra vita,

Sempre grato alla vostra stima

Vi invio un abbraccio

GIACOMO LISACCHI