lunedì 30 luglio 2012

La giunta di Villarosa rinuncia all'indennità di carica


Se non il primo, è stato sicuramente uno dei primi sindaci che negli anni ’90, ad inizio delle sue due prime legislature, rinunciò, assieme alla sua giunta, ad almeno sei mensilità di indennità di carica l’anno. Per non smentirsi, anche con questa nuova amministrazione, che presiede dal maggio scorso, Franco Costanza, con tutta la sua squadra, ha deciso di rinunciare con una delibera agli emolumenti previsti per le cariche pubbliche per i mesi che vanno da luglio a dicembre di quest’anno. Ciò per non incidere sul bilancio in questo particolare periodo di recessione economica e, quindi, autofinanziare attività socioculturali o iniziative solidaristiche. E’ una bella somma alla quale gli amministratori villarosani rinunciano ormai da tempi non sospetti. Ma è anche una bella lezione per amministratori, presidenti, consiglieri comunali e provinciali che molto spesso, tra una sospensione e una riconvocazione ad hoc di consigli e commissioni, arrotondano con gettoni di presenza il mese e per i tanti politici di mestiere che non rinunciano mai a nulla e che anzi approfittano delle Istituzioni per spendere e spandere a nostre spese. Dunque, una iniziativa che anche questa volta ha trovato il consenso dei cittadini e che potrebbe essere sperimentata in altre municipalità. Sono momenti di austerità e ridurre i costi della politica dovrebbe essere sentito come un dovere. E se a Villarosa questa sensibilità politica/amministrativa, questo dovere, lo sente perfino una giovane ‘precaria’ vice sindaco, a maggior ragione lo dovrebbe sentitre chi invece un lavoro ce là davvero. “Solo così –afferma il sindaco Costanza- riusciamo a garantire certe iniziative, che servono sia come intrattenimento che come fonte di promozione per il territorio. Oltre a questo, il nostro obiettivo è di dare spazio alla solidarietà”. Intanto, anche per quest’anno l’amministrazione, collaborata dall’Ic “De Simone, Proloco, Avis, U.S. Villa, Il colore dei suoni, Ass. Pantani, La Fenice, Musicart, Musicart, Gruppo folcloristico Bellarrosa, Ass Eventi, Salus e Sport, ha allestito il programma estivo dal titolo “R...Estate a Villarosa e Villapriolo”. “Un programma –sostengono gli assessori Katya Rapè e Franco Crupi- che allieterà le serate villarosane fino all’8 settembre, nel quale si dà spazio in particolare a gruppi locali e artisti siciliani. Da qui anche la scelta dei vari cast ed esibizioni come “Bellarosa Band” e lo spettacolo del 10 agosto, festa del patrono San Giacomo, degli Sugarfree”.

Giacomo Lisacchi

SS 290, Costanza chiede un vertice in prefettura


“Ho chiesto ieri ufficialmente un incontro in prefettura in modo che il prefetto, Claudia Minerva, possa coordinare un vertice con tutti gli attori interessati alla vicenda della strada statale 290 Calascibetta bivio Villapriolo, chiusa ormai dal mese di marzo. Quindi dovrebbero essere convocati l’Anas, la Protezione civile, il Comune di Villarosa, in quanto competente per territorio nel tratto dove è avvenuto il crollo del costone roccioso, il Comune di Calascibetta, cointeressato perchè la strada collega il capoluogo alla frazione di Cacchiamo, e i due proprietari dei fondi, che dovrebbero cedere seppur temporaneamente una porzione dei loro terreni, affinchè si possa realizzare una bretella che baypassi il tratto ostruito da enormi massi rocciosi. Penso che in settimana questo incontro si farà e spero, mi auguro che con l’autorevolezza del prefetto e di tutti gli altri si possa addivenire ad un accordo, ad risultato positivo con i proprietari”. Così il sindaco di Villarosa Franco Costanza ad una nostra domanda sulla Ss 290, sulla quale l’Anas si era resa disponibile qualche mese fa a realizzare, a proprie spese, una pista di cantiere o via di fuga e poi consegnarla al comune di Villarosa.  Sindaco, così come si era impegnato qualche mese fa nel corso del vertice con i massimi esponenti dell’Anas regionale, Lei ha incontrato i due proprietari? Sì, li ho incontrati e praticamente hanno dimostrato la loro indisponibilità a divenire a un accordo. Per questo ho chiesto al prefetto di convocare urgentemente questo incontro anche perchè i tecnici dell’Anas, così come si erano impegnati, hanno già approntato il progetto esecutivo della bretella, per cui se bonariamente e con senso di responsabilità si riesce a superare l’empasse con i due proprietari, nel giro di poco tempo potrebbero iniziare i lavori”. E se non si riesce a convincere i proprietari cosa succede? “Se non si riesce a risolvere il problema con i due proprietari, l’apertura della 290 è rimandata sine die; l’iter per i lavori della messa in sicurezza del costone roccioso rischia di diventare un’autentica storia infinita”. Questo perchè, secondo alcune indiscrezioni, l’Anas non ha finanziamenti, le casse sono vuote, il piatto piange e non ci sono risorse disponibili neanche per le emergenze. Intanto, cresce il malcontento dei cittadini dei comuni della parte Nord della provincia per gli enormi disagi che hanno per raggiungere Enna e non è detto che prima o poi non si possa trasformare in mobilitazione popolare. Attualmente, seppur tra mille e più difficoltà, alcuni pur di non fare un giro enorme, a loro rischio e pericolo, utilizzano una stradella che è in pessime condizioni. Un’ipotesi potrebbe essere quella di dare una sistemata a questa stradella anche se si allunga rispetto alla bretella progettata dall’Anas.

Giacomo Lisacchi

venerdì 27 luglio 2012

Tratti in arresto i mandanti ed organizzatori della cosiddetta “Strage di Catenanuova”


I Carabinieri del Comando Provinciale di Enna in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, hanno tratto in arresto i mandanti ed organizzatori della cosiddetta “Strage di Catenanuova”
La notifica dell’ Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dall’ Ufficio GIP del Tribunale di Caltanissetta nei confronti dei pluripregiudicati SALVO Giovanni Piero cl. 1977 e PASSALACQUA Filippo, cl. 1980, entrambi già ristretti in carcere per altri gravi reati, è l’ulteriore risultato in ordine di tempo delle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ed affidate al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Enna, tese al contrasto del fenomeno mafioso presente ed operante nell’area di Catenanuova e delle zone limitrofe.
Le attività investigative su tale centro hanno preso avvio nell’ anno 2007 a seguito di un iniziale grave fatto di sangue, cioè il tentato omicidio avvenuto il 20 febbraio 2007 in cui rimase gravemente ferito il pregiudicato Prospero RICCOMBENI di anni 40. A tale evento fece seguito in data 15.07.2008 proprio l’agguato e l’uccisione a colpi di Kalashnikov di PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore di anni 47 – agguato nel corso del quale rimasero ferite altre cinque persone (di cui una in maniera particolarmente grave), assumendo da quel momento in avanti, per tali motivi, il nome di “Strage di Catenanuova” .
Tali gravissimi episodi sono apparsi chiaramente significativi del delinearsi di una nuova possibile guerra interna alla criminalità organizzata nel comune di Catenanuova, tesa alla definizione di nuovi assetti e ruoli mafiosi.
Un primo importante risultato sul fronte delle indagini è stato raggiunto, com’è noto, in data 23.05.2011 con l’esecuzione dell’operazione Fiumevecchio che ha consentito di individuare ed arrestare circa dieci persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di cui agli artt.416 bis codice penale (associazione per delinquere di stampo mafioso ed altro).
L’odierno arresto dei cognati SALVO Giovanni Piero nato a Catania il 23.06.1977 e PASSALACQUA Filippo, nato a Catenanuova il 01.01.1980, quest’ultimo già tra gli arrestati proprio dell’operazione Fiumevecchio, costituisce l’esito delle indagini sui mandanti ed organizzatori della richiamata “strage di Catenanuova”.
Secondo quanto accertato il PASSALACQUA Filippo costituiva il vertice dell’articolazione operante a Catenanuova del noto clan “Cappello”, e più specificamente della “squadra” facente capo a SALVO Giovanni Piero .
PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore, prima di essere ucciso faceva parte dell’articolazione del clan Cappello operante a Catenanuova, curando la riscossione delle estorsioni in quel centro, con l’impegno di rimettere gli introiti all’organizzazione mafiosa clan Cappello e più specificamente al gruppo SALVO. Tuttavia ad un certo punto, nel corso del 2008, il PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore si rifiutò di sottomettersi ai catanesi e di corrispondere loro le somme pretese. La situazione precipitò irrimediabilmente quando PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore, unitamente al fratello, formalizzò la sua ribellione, rivolgendosi ad un’altra squadra del clan Cappello, quella facente capo a Giovanni COLOMBRITA, in quel momento responsabile dell’intero clan, perché intervenissero contro Giovanni Piero SALVO ed il suo gruppo. Il comportamento dei fratelli PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO mise in difficoltà SALVO Giovanni Piero all’interno del clan Cappello perché rese noti i proventi estorsivi del gruppo di Salvo a Catenanuova, di cui i vertici del clan Cappello non erano a conoscenza.
Ne segui una situazione di tensione all’interno del clan Cappello che determinò una violenta rissa, che ebbe luogo nel villaggio Santa’Agata, qualche mese prima dell’uccisione di PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore e che avrebbe potuto costituire un presupposto per una guerra interna all’organizzazione. Tuttavia l’intervento di personaggi autorevoli dello stesso clan Cappello permise di ricomporre la situazione all’interno del clan e Giovanni Piero SALVO fu lasciato libero di gestire Catenanuova. A questo punto PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore che aveva tradito il Salvo, cercando l’appoggio del gruppo Giovanni COLOMBRITA, senza ottenere nulla, resto esposto, unitamente al fratello, all’inevitabile ritorsione.
Da Vivienna del 27/7/2012

giovedì 19 luglio 2012

Perché non andrò alle commemorazioni




E' un pessimo anniversario il ventesimo della carneficina di Via D'Amelio. Pure le solite parole, che cerchiamo in genere di cesellare, asciutte e senza fronzoli, per evitare l'umidità appiccicaticcia dell'anticiclone siculo della retorica, non vengono fuori. E' amaro constatare, dopo settemila e trecento giorni, che “la stanza della verità”, come dice Antonio Ingroia, è ancora buia. Come si fa a sostenere il contrario? Ma la cosa è probabilmente ancora più complessa. Il problema è che se si continua ad occultare e a coprire, quando si accenderà la luce, se mai si spingerà quel pulsante, quella stanza potrebbe essere pure vuota, spoglia, deserta. Ma poi, ci chiediamo, è una sola la stanza da illuminare? Temiamo che sia sin troppo semplicistico immaginare un'unica chiave che possa aprire la toppa della stanza degli orrori. O, se volete, della più oscena delle normalità. Perché, insomma, queste complicità tra mafie e politica, abbiamo l'impressione che siano disseminate in vari luoghi, in tante memorie, in molteplici reticenze, in una miriade di occhi che hanno visto e si sono girati da un'altra parte. Di mani che potevano afferrare la presa e invece sono state tenute in tasca.

Per paura, per complicità, per connivenza, per indifferenza. Fate voi. Che importa. Sono un'infinità i file da aprire. E, più passa il tempo, meno sono le probabilità che questi forzieri dell'indicibile contengano qualcosa che possa davvero interessare i tribunali e la storia. Il risultato è che, oggi, se non vogliamo prenderci in giro e consolarci con i pannicelli caldi delle marce e delle fiaccolate, delle idee dei morti che camminano sulle nostre gambe, lo stato, che in questo caso non merita di essere scritto con la l'iniziale maiuscola, si mostra lacerato e diviso di fronte a una delle stazioni più cruente, il periodo stragista dell'inizio degli anni novanta in Sicilia e nel continente, della storia repubblicana.  Oggettivamente, se vogliamo andare all'osso della questione, e chi scrive deve sempre cercare di farlo, è un bel regalo ai poteri criminali. Qualsiasi cosa s'intenda con essi. E che certamente non coincidono del tutto con i macellai che fanno il lavoro sporco. Il migliore dei doni, non c'è dubbio alcuno. In effetti, quelle bombe del '92 e del '93, che si credeva avessero lacerato solo Cosa nostra, tanto era suicida un piano di quel tipo, vogliamo dire i motivi non semplicemente militari per cui si arrivò a tanto, hanno messo dentro il corpo delle istituzioni un veleno per il quale ogni antidoto non fa altro che peggiorare il male. Perché è sempre quello sbagliato, visto che la patologia non si riesce neanche a definire con certezza.

Tra ammiccamenti, accordi, trattative, papelli, disattenzioni, ritardi, processi costruiti sul nulla, memorie intermittenti e, forse, non sempre complete e veritiere, collaboratori di giustizia che riscrivono pezzi di storia, procure spaccate, palazzi dei veleni, non si sa più da che parte guardare. Sì, per carità, prima o dopo si arriverà a qualche pronunciamento giudiziario, che traccerà qualche labile solco. Ma difficilmente si perverrà ad una memoria condivisa, certa, univoca. Dove tutti, dal primo all'ultimo cittadino di questa Repubblica, possano orientarsi tra le nebbie delle imposture, vere o presunte, e respirare a pieni polmoni un po' di aria pulita. Dopo vent'anni, se abbiamo l'onesta intellettuale di ammetterlo e non vogliamo nasconderci colpevolmente dietro le nostre fiaccole rassicuranti, questo consegniamo a chi nasceva allora. Alle nuove generazioni. Questo ci rimane tra le mani. Potremmo non dirla questa verità e metterci in coda nella nostra bella marcia. Io quest'anno, per la prima volta, non andrò. Non ne ho voglia.

giovedì 5 luglio 2012

Molte persone accorrono per fotografare i cerchi


Villarosa. Non si può dire che i cerchi comparsi nel campo di grano di contrada Garcia, in territorio di Santa Caterina Villarmosa, comune nisseno che si espande sino a poco più di 500 metri del primo edificio di Villarosa, non abbiano sortito meraviglia tra la gente e soprattutto interesse da parte dei media. Come dire, hanno fatto notizia. E proprio perchè l’avvenimento ha fatto notizia molte sono le persone che sono accorse e continuano ad accorrere per guardare, fotografare i cerchi al di la del fatto se siano opera di esseri misteriori o di un artista (artisti) nostrano. La strana e ovviamente sospetta scoperta è stata fatta lunedì mattina dal proprietario del terreno, Michele Fasciana, quando verso le 7 di mattina si è recato sul posto con la mietitrice per trebbiare il grano. “La prima impressione è stata –racconta Fasciana- che il lavoro sia stato fatto davvero da un extraterrestre, soprattutto per la perfezione del disegno”. D’accordo, ma che idea si è fatto a distanza di qualche giorno? “L’idea che mi sono fatto è che non essendoci tracce al di fuori del disegno, la cosa non è normale, perché quando si passa sul grano secco si lasciano inevitabilmente delle tracce”. Ha trebbiato l’intero campo di grano perchè ha lasciato quella parte intatta così come l’ha trovata lunedì? Così, è un fatto eccezzionale e strano ed è giusto che venga visto da chi ne ha voglia, poi ognuno si fa la propria opinione. Del resto si tratta di poco meno di un ettaro di terreno in grano che in termini economic vale qualche centinaio di euro. Dico anche un’altra cosa –prosegue Fasciana- Se per ipotesi quanto avvenuto dovesse essere un fenomeno exterrestre, cioè qualcosa che è avvenuto al di fuori della normalità, se puta caso ci dovessero essere tracce radioattive non sarebbero dovuti venire a fare dei rilievi? E’ una domanda che mi pongo anche per una questione di sicurezza. Invece, non si è visto nessuno a parte i carabinieri della stazione di Santa Caterina, che da me avvisati sono venuti per i rilevamenti di rito”. “Io sono stata con mia figlia sul posto –commenta invece Marcella La Placa, che gestisce un agriturismo tra Villarosa e Villapriolo- non appena accaduto il fatto e sembrava davvero una cosa strana, anche perché nelle varie trasmissioni televisive si parlava del fatto che alcuni cerchi presentavano delle bruciature evidenti ai bordi ma come in questo caso no. Una delle cose che mi ha colpito di più è che moltissime spighe che erano piegate si stavano rialzando ed è una cosa strana perché il grano secco una volta calpestato o si spezza o rimane piegato. Siamo rimasti sbalorditi e la fantasia ci ha fatto fare voli pindarici”. Ovviamente non manca chi sostiene, e sono in molti, che “i cerchi di grano sono espressioni artistiche e dietro a tutto questo non c’è nulla di paranormale o alieno, ma un gruppo di appassionati che approfittano dell’oscurità per dare vita a una vera e propria espressione artistica, avvolta da un alone di mistero”.

Giacomo Lisacchi