venerdì 30 novembre 2012

Villapriolo- Chiude l'ufficio postale


Villapriolo. Chiudere e distruggere quel po’ di buono che è rimasto nel tessuto sociale è facile. C’è una recessione di democrazia e di solidarietà proprio nel momento più difficile della crisi economica che penalizza maggiormente le piccole comunità. Chiudere la scuola o l’ufficio postale significa condannare a morte un paese ed è quello che Poste italiane vuol fare con Villapriolo. E’ questo, in sintesi, il pensiero di tutti i cittadini della frazione, dopo la decisione di Poste Italiane di sopprimere il quasi secolare sportello cittadino. L’angoscia della gente, in un luogo dove già i disagi sono numerosi e dove la popolazione è costituita essenzialmente da anziani, si tocca con mano. Immediata la reazione dell’amministrazione comunale che per lunedì 3 dicembre ha convocato in seduta urgente il consiglio comunale per trattare la paventata chiusura dell’ufficio postale. Quanto si teme ha fatto scalpore ed ha provocato tanta amarezza ed indignazione negli amministratori villapriolesi, in particolare dell’assessore Franco Crupi, dei consiglieri di circoscrizione, del consigliere comunale Lorenzo Meli che, dicono, “non sono disponibili ad assistere inerti al venir meno di un servizio di forte rilevanza sociale”. “Non si può ammainare una bandiera, cancellare un frammento di storia –affermano-, rimuovere dalla memoria collettiva di un paese che perde pezzi, giorno dopo giorno, di un capitolo di vita vissuta. La porta dell’ufficio postale, dopo quella della chiesa e della scuola, è la più importante per la nostra comunità; se si chiude, si apre una grave ferita nel tessuto sociale di questa gente e nella storia del paese. Una storia fatta di sacrifici, sudore e sangue, forse anche povertà ma sicuramente anche di dignità e coraggio. Noi vogliamo continuare a vivere e andare avanti nel nostro paese dignitosamente con le nostre modeste attività agricole e artigianali. Se il provvedimento che si paventa –aggiungono- dovesse andare avanti non l’ho accetteremo passivamente. Si tratterebbe di un provvedimento assunto in base a freddi calcoli aritmetici e che si inserisce nella progressiva erosione dei diritti e nello smantellamento dei già pochi servizi a danno del nostro territorio. Chiediamo a Poste Italiane un atto di ripensamento e, nel frattempo, sollecitiamo il sindaco a farsi promotore, con l’urgenza del caso, di un incontro con il prefetto, al quale consegneremo le firme dell’intera popolazione, e le deputazioni ennesi che si facciano delle interpellanze parlamentari”.

Pietro Lisacchi


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Enna- Ato rifiuti: "Un carrozzone politico-clientelare"

Enna. Una requisitoria pesante quella del procuratore Calogero Ferrotti nel corso del processo sulla gestione dell’Ato Rifiuti ,un “carrozzone politico-clientelare”, che ha speso molto male i soldi della collettività ennese. Un ‘udienza preliminare sulla gestione e i bilanci 2006-2008 della società Enna Euno. Dopo due ore di requisitoria il Procuratore ha chiesto 22 rinvii a giudizio al gup Massimiliano De Simone. Gli imputati, a vario titolo, sono accusati di truffa e falso in bilancio, o false comunicazioni societarie, e evasione fiscale. Ferrotti ha chiesto al gup di escludere solo un’accusa a carico dell’ex deputato regionale Salvatore Termine, chiedendo anche per lui il rinvio a giudizio per altra imputazione. Tra gli indagati in questo processo ci sono nove tra sindaci e ex sindaci, due parlamentari e tre ex deputati regionali, oltre alla stessa la società d’ambito in liquidazione Enna Euno spa. L’inchiesta è stata eseguita dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. A cinque indagati, il senatore Mirello Crisafulli, il deputato Ugo Grimaldi e gli ex deputati regionali Elio Galvagno, Salvatore Termine e Carmelo Tumino, viene contestata l’ipotesi di truffa, anche se gli stessi non hanno toccato neanche un euro. La vicenda nasce in un momento in cui la provincia ennese era sotto l’ emergenza rifiuti. Tra l’agosto e il novembre del 2006, i cinque parlamentari, in veste di amministratori dell’Ato Rifiuti, avrebbero fornito false comunicazioni sociali alla Regione e aumentato il capitale sociale da 100 mila euro a un milione e oltre, allo scopo di raggiungere la soglia minima di capitale richiesta per accedere al fondo di rotazione della Regione, riuscendo ad ottenere il finanziamento di 8 milioni 915 mila euro, soldi che sono stati usati per garantire la copertura delle spese per la gestione dei rifiuti. Nessuno degli indagati, ha messo in tasca un solo euro perché i cinque hanno svolto il ruolo di amministratori gratuitamente, nominati per cercare di assestare finanziariamente l’Ato Rifiuti, utilizzando i soldi provenienti dal fondo di rotazione. Per la Procura i soldi furono ottenuti indebitamente, da qui scatta l’ipotesi della truffa. Gli altri indagati, a parte l’evasione fiscale contestata solo a due, sono accusati di aver attestato crediti fittizi per nascondere le perdite e evitare la liquidazione, nei bilanci 2006 e 2007. L’udienza riprenderà il 5 dicembre, il 21 dicembre, arriverà la decisione del gup. La richiesta di rinvio a giudizio riguarda Gaetano Rabbito, Serafino Cocuzza, Antonio Cammarata, Piero Capizzi, Franco Costanza, Totò Marchì, Nunzio Scornavacche, Giuseppe Assennato, Giuseppe Castrogiovanni, Antonello Catania, Salvatore Ragonese, Maurizio Prestifilippo, Calogero Centonze, Giovanni Vitale, Francesco Santangelo e Claudio Cravotta; e la società Enna Euno in liquidazione. La Regione pare che voglia costituirsi parte civile.


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IN SICILIA RASSEGNATI AL PEGGIO
2 COMMENTI

PREDELLINO II IN ARRIVO 
IGNAZIO DEPOSITA IL SUO MARCHIO

la russa
Le primarie del Pdl sono morte e sepolte, la scissione degli ex An è dietro l’angolo, il nuovo partito di Silvio Berlusconi è cosa fatta. Predellino II, la vendetta, potremmo chiamarlo se si trattasse del cartellone di un film. Il Cavaliere ha dato mandato ai suoi uomini, anzi alle sue donne, di preparare il trailer. Che dovrà ricordare da vicino la discesa in campo, quindi Forza Italia, ma anche aprire una finestra al futuro con una carrellata sui nuovi arrivi, gli amministratori locali under 40, di bella presenza e di sicura fedeltà.
Ad Angelino non resterebbe che abbozzare. Se vuole arrancare dietro il Capo, tutto buono e benedetto, altrimenti faccia come crede. Aut aut, insomma. Non ci sono santi. Per giunta, deve anche decidere in fretta. Solo posti in piedi se indugia.
Il segretario ha un’alternativa? Teoricamente sì, ce l’ha, potrebbe restare a capo del Popolo della Libertà, ma c’è un dettaglio di non poco conto: il partito appartiene a Silvio Berlusconi, il marchio è suo e di nessun altro. La qualcosa significa che né Angelino, né Ignazio La Russa, Gasparri, Maurizio Lupi, Roberto Formigoni, Fabrizio Cicchitto hanno un tetto. Il nuovo partito non li ospita, il vecchio non appartiene loro. Un bell’affare, non c’è che dire. Incaprettati per bene.
Ignazio La Russa avrebbe già depositato il nuovo simbolo, intanto. Destra nazionale, a quanto pare. O qualcosa di simile. La scissione, o meglio la separazione è nei fatti. Si tratta sulle modalità: conflittuale o consensuale. Berlusconi ha avuto in testa una soluzione, far nascere il nuovo partito per sé ed organizzarne un altro, indissolubilmente legato al suo, al fianco. Un partito di destra, appunto, che raccolga i reduci ex An e non disperda i consensi di questa area politica.
Il rischio di dividere in tre la torta, dunque, non sussiste, perché la nuova Forza Italia (forse Forza Italiani) e il Pdl sono roba del Capo e di nessun altro.
Resta un enigma la collocazione dei big provenienti da postazioni diverse da AN: Sacconi, Cicchitto, Lupi, Formigoni. Potrebbero andare a Canossa, come Angelino, ma è probabile che non ci guadagnerebbero granché. Il nuovo partito poggia su Galan e Martino, oltre che sulle Amazzoni, Daniela Santanchè in testa. Le quali hanno bisogno come il pane di Berlusconi: in un partito vero, senza diktat sulle candidature, dovrebbero nuotare in mare aperto da sole. Solo che non c’è più da scialare, come un tempo. I posti sono pochi ed insicuri.
La tempistica di tutto questo è incerta. Viene accreditata questa ipotesi: il giorno 16 dicembre, invece che le primarie si dovrebbe svolgere una convention, durante la quale Silvio Berlusconi annuncerebbe il nuovo partito in pompa magna, stile americano, con coda a Porta a porta. Nessun cenno, s’intende a contratti con gli italiani, dato che è finita male, ma qualcosa di simile, che possa fare tornare a battere il cuore dei berlusconiani della prima ora.
In periferia, in Sicilia per esempio, dove il Pdl ha ricevuto l’ultima tegola in testa alle regionali, è il momento del disincanto. Succeda quel che deve succedere, c’è rassegnazione. Nessuno si aspetta alcunché di buono. Gli occhi, naturalmente sono puntati, sui due siciliani di punta: Angelino Alfano e Renato Schifani, che viaggiano in paranza ormai da anni.
L’Isola si fa sempre più lontana per il Cav, questo è sicuro, comunque vada. Si attende una reazione, semmai ci sarà, da parte del segretario. Quale? Il futuro è nella mani del Cav, ancora una volta. Ma siamo sicuro che il Cav disponga del futuro?
Comunque sia, i soldi continua ad averli, e senza soldi non si canta messa: né primarie, né secondarie. Oltre al marchio, Berlusconi possiede la materia prima. Meno di prima, per via delle recenti vicende, ma pur sempre tanta rispetto al resto della compagnia. Niente di più convincente per scegliere il campo.


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“Se la pioggia benefica non cade a tempo propizio bisogna pure che l'uomo intervenga per dominare nei limiti del possibile la natura”. Il presidente del Centro studi “Romano”, Mario Orlando, cita quanto affermava l’on. Antonio Romano in uno suo discorso del ‘46 all'Assemblea Costituente. “Romano –dice Orlando- divenuto in seguito senatore per il collegio di Enna, già allora sosteneva che se non si fosse affrontato in tempo utile il problema delle acque, gli abitanti della Sicilia fra un cinquantennio non avrebbero avuto modo di dissetarsi”. La crisi idrica annunciata in queste settimane per il forte abbassamento del livello dell’acqua della diga Ancipa –commenta Orlando-, solleva puntualmente il problema di come aumentare la disponibilità idrica della nostra città. Non possiamo essere Ancipadipendenti in tutto e pertutto quando potremmo sfruttare risorse acquifere del nostro territorio come Margio di Buffa, Furma e quant’altro. Quindi, non si comprendono i motivi dell’abbandono delle diverse sorgenti e pozzi che prima fornivano acqua a Enna e, cosa ancor più scandalosa, non si comprende perchè si ostinano a non attivare i quattro pozzi di contrada Bannata da me, nella qualità di assessore ai lavori pubblici dell’epoca, fatti trivellare nell’aprile del ’99. Tutti sono a conoscenza dell’esistenza di questi pozzi, compresi gli attuali dirigenti dell’Ato idrico e  Acquaenna. Nel 2001 –aggiunge ancora Orlando-, su mio invito, fu fatto un sopralluogo con l’allora presidente dell’Asen, l’azienda ennese di servizi che gestiva l’erogazione dell’acqua, Nino Gagliano. I pozzi, in posti distanti fra loro, furono realizzati in prossimità del tratto dell’ex strada ferrata Dittaino-Piazza Armerina allo scopo di evitare inutili spese relative a soluzioni di passaggio e in prospettiva di un eventuale sfruttamento dei pozzi stessi. Ora, considerato che con le scarse precipitazioni degli ultimi anni l’Ancipa non è in grado di fornire più l'acqua sufficiente per i rubinetti di Enna, ritengo che sia arrivato il momento di rifare le prove di portata dei pozzi della Bannata, trivellati nel ’99 e che ad oggi, inspiegabilmente, non vengono utilizzati, per vedere la loro effettiva consistenza e quindi procedere ad un eventuale innesto alla condotta civica. Sarebbe, inoltre, necessario eseguire poi nuove trivellazioni e quindi recuperare dal bacino della Bannata quanta acqua più possibile. Così come, in caso di grave emergenza, si potrebbero riattivare i due pozzi di Pergusa, regolarmente autorizzati ma chiusi da oltre dieci anni perché ritenuti concausa del probabile abbassamento delle acque del lago”. Orlando conclude con un vecchio detto ennese: “Cu unnavi in casa sò un pò mangiare quannu vò. Questo a significare –dice- che se abbiamo l’acqua nel nostro territorio la possiamo sfruttare quando vogliamo e per giunta gratis, considerato che siamo tra i più cari d’Italia”.

Giacomo Lisacchi

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INCONTRI HOT: LA LISTA GLI AMANTI DELLA DI LEO
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CALCIATORI E CESARONI A LETTO CON LEA 
TUTTO PARTE DALLA SICILIA

lea di leo
di Marco Sciortino -
Una quarantina di giocatori di Serie A, un paio di campioni del mondo, il capitano del Milan, politici amanti delle ammucchiate, e perfino la star dei Cesaroni. Sul calcio (e non solo) soffia forte il ciclone Lea Di Leo, pornostar di mestiere, al secolo Sonia Faccio.
Tutto parte dalla Sicilia. Marsala, per essere precisi, dove ha sede il tribunale chiamato a giudicare.  Sì, perché si parla di possibili estorsioni ai danni di personaggi famosi. E gli imputati sono proprio due siciliani, rispettivamente presidente e direttore commerciale della casa editrice che avrebbe dovuto stampare il libro della Di Leo. Avrebbero infatti riscosso cifre che vanno dai 10 ai 40 mila euro per cancellare i nomi dei calciatori dal libro.
La notizia è di oggi: su Twitter  è spuntato il nome del capitano del Milan Massimo Ambrosini, finora al di fuori della vicenda. Nel libro la Di Leo “qualifica” il giocatore come: “superdotato”. Ambro però smentisce.
Si parla di estorsione, in ballo c’è mezza serie A. La vicenda è finita sull’altare della cronaca anche per merito di  un servizio de Le Iene. Nel pentolone sono finiti nomi illustri: l’attore Matteo Branciamore (amatissimo dalle teenagers per le sue performance nella serie tv I Cesaroni), il siciliano Francesco Coco. Dentro il letto di Lea sarebbero finiti anche Marco Borriello, Vincenzo Iaquinta, Valerij Bojinov, Reginaldo, Fabio Galante e Simone Inzaghi.
E mentre tutti si chiedono chi sarebbe questo “politico amante delle ammucchiate”, Sonia Faccio si considera una vittima.  E sceglie Twitter per sgranare il rosario dei suoi amanti. La pubblicazione del libro intanto è stata bloccata.


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giovedì 29 novembre 2012


INSEGNA A 60 GIOVANI, LA SEDE È L’ORATORIO DI SAN PIETRO
A ROMA 

LA SCUOLA DELLA BUONA POLITICA

ITALY-POLITICS-GOVERNMENT-PARLIAMENT-SCILIPOTI
Tenetevi forte e, soprattutto, se siete lenti d’incascio, come ama dire Andrea Camilleri, lasciate perdere, leggete un’altra cosa, perché la notizia che stiamo per racocntarvi è di quelle che suscitano una incontrollabile ilarità, con il rischio di dare di stomaco.
Se, nonostante l’avvertimento, avete deciso di affrontare le conseguenze, amen, sono affari vostri, noi ci sottraiamo ad ogni  responsabilità.
Allora, si tratta di questo: il protagonista della notizia è Domenico Scilipoti; proprio colui che il 16 dicembre del 2010 fece uno sberleffo a Antonio Di Pietro e guidò la pattuglia dei responsabili nei banchi del centrodestra, regalando al governo Berlusconi, ed agli italiani, un anno di agonia fra spread e Ruby-gate parlamentare.
Domenico Scilipoti di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, ginecolgo ed agopuntore, ha infatti fondato una scuola di formazione politica per i giovani a Roma. La scuola è ospitata nel pio oratorio di San Pietro ed è vigilata da sacerdoti e suorine.  Fabrizio Roncone del Corriere della Sera ha avuto il privilegio di riferire agli italiani della iniziativa, firmando un ricco reportage. Apprendiamo così che Scilipoti non è solo il promotore ed organizzatore del corso di formazione politica, ma anche il docente più impegnato, atteso ed ascoltato.
Roncone, si è recato nel pio oratorio di San Pietro, nei pressi del Cupolone, per incontrare il deputato siciliano, arcinoto per il suo salto della quaglia dal dipietrismo al berlusconismo in un battibaleno.
Durante una amichevole chiacchierata, che ha registrato anche qualche lieve mugugno da parte del deputato siciliano, Roncone ha appreso che la scuola ubbidisce ad un bisogno, la conoscenza della buona politica, e che sarà proprio Scilipoti, e nessun altro, a spiegare di che pasta è fatta la buona politica.
Scilipoti, in verità, è andato anche in dettaglio, anticipando la pianificazione del corso. “Illustrerò come ci si muove in certi ambienti, il genere di rapporti che bisogna tenere”. Insomma racconterà di fatto la sua esperienza parlamentare che ha avuto il suo culmine nel salto della quaglia cui prima si faceva cenno.
Naturalmente il giornalista del Corriere ha sfruttato l’irripetibile occasione dell’incontro con lo storico protagonista della svolta di dicembre 2010, per fargli la fatidica domanda sulle profonde motivazioni che gli suggerirono di abbandonare i banchi dell’opposizione, Antonio Di Pietro e l’Italia dei Valori, per sposare la causa del Cavaliere.
Il tenore della risposta, non è affatto nuovo, ma le parole non hanno perso ancora il carattere di eccezionalità che le pongono nel pantheon delle frasi celebri della Repubblica. “Fui costretto ad aiutare quel fuoriclasse di Berlusconi per il bene del Paese”, ha ribadito Domenico Scilipoti,
Affinché non si nutrissero ancora dubbi sulla giustezza della scelta, il deputato siciliano ha sentito il bisogno di fare toccare con mano al suo interlocutore una realtà che ci si ostina a non vedere, nonostante l’evidenza. “Hanno capito che ero nel giusto”, afferma infatti compiaciuto Scilipoti, raggelando il giornalista, “ora mi affidano i loro giovani”. Che sono sessanta e vengono anche dalla Sicilia per sentire da lui ciò che serve dsapere sulla buona politica.



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mercoledì 28 novembre 2012


RICERCA DEL PADRINO POLITICO PER GLI 'EMERGENTI'
DIETRO?” 

IL NUOVO GIOCO DI SOCIETÀ

portaborse
È in voga un gioco di società negli ambienti “in” dei Palazzi della politica. Potremmo chiamarlo “chi c’è dietro”. Il gioco richiede la conoscenza di uomini e apparati, una vocazione all’inquisizione e una abilità felina nell’individuazione di legami, filiere di comando, amicizie. Il “chi c’è dietro” è anche esercizio di memoria. Non sarebbe possibile mettere insieme i tasselli se non si hanno buone qualità mnemoniche. Il tassello suggerisce una quota e la quota, a sua volta, suggerisce il dante causa, il mandante, il regista, il padrino, il capo corrente, a seconda dell’ottica e del grado di malizia e sospettosità di chi svolge l’indagine.
Il gioco ha soppiantato ogni altra attitudine all’analisi. È più importante scoprire la cinghia di trasmissione che la macchina, gli anelli di comando piuttosto che le abilità e le qualità di chi è incaricato di manovrare la macchina. Le competenze, la professionalità, l’onestà – virtù che fanno di un dirigente o di un uomo delle istituzioni un personaggio affidabile – sono diventati degli optional, orpello secondario, rispetto al “percorso”.
Tizio è bravo, ma ce ne sono tanti come lui: l’hanno fatto direttore (o assessore) perché è nato nella stessa città di Caio e sono diventati amici. Oppure: sempronio è uno che fa bene il suo lavoro, ma dieci anni fa è entrato nell’ufficio di gabinetto di uno degli assessori di Cuffaro (Lombardo, Provenzano, Drago ecc).
È il modo più subdolo di mettere ai margini il merito, perché affida il giudizio ad eventi, decisioni, episodi che non hanno nulla a che vedere con le qualità, o meno, di un servitore dello Stato, di un dirigente regionale, di un uomo delle istituzioni. La cultura del sospetto ha creato un sacco di danni: mettendo i nemici (politici)  nel calderone dei contigui, collusi o peggio, ha salvato i malandrini, i furbastri ed i mafiosi. Il suo surrogato – chi c’è dietro? – derubrica i meriti a mero incidente di percorso e favorisce le mezze cartucce. La composizione della giunta di governo ha scatenato i “giocatori”: tecnici chiamati a farne parte subiscono uno screening accurato al fine di mettere in luce le cattive amicizie, naturalmente nell’interesse dell’istituzione, del popolo, della Sicilia eccetera.
Chi ha svolto il suo lavoro, da dirigente o no, con Totò Cuffaro, quindici anni o dieci anni or sono, porta con sé un marchio, come i capi delle mandrie dei pionieri americani. Chi è stato nel governo (di centrosinistra) con Totò Cuffaro, invece, essendo provvisto di stimmate, grazie alla provenienza politica, rimane immune dal virus. Fermo restando che vanno messe in soffitta incrostazioni e vecchie abitudini, sarebbe ora di cambiare suonata: le persone serie e competenti vanno impiegate e giudicate per quello che sono, fino a prova contraria.


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martedì 27 novembre 2012

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Sesso con lo sconto ai disoccupati
Un bordello tedesco offre il 30% a fine mese

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La pagina internet del BamS sulla storia del bordello
BERLINO - «È cinico o sociale?». Con questa domanda il domenicale Bild am Sonntag introduce l'intervista a Denise Tausch, proprietaria 28enne della Lust Oase, l'“oasi del piacere”, protagonista di un'iniziativa che sta facendo discutere in Germania . La giovane imprenditrice tedesca ha infatti annunciato che i disoccupati di Wuppertal, nel Nordreno-Westfalia, potranno usufruire nel suo bordello di uno sconto del 30% sul tariffario normale: mezz'ora di una prostituta, dal 27 al 31 di ogni mese, costerà 35 euro invece dei normali 50, a condizione di presentare il tesserino di disoccupazione dell'Ufficio del lavoro. «Con questa iniziativa - ha spiegato Denise - vogliamo incoraggiare questo gruppo di persone a venire più spesso».

lunedì 26 novembre 2012


Strage di Mineo, 5 condanne


CATANIA - Diciassette anni e 6 mesi di carcere e due assoluzioni: è la sentenza del tribunale di Caltagirone per l'incidente sul lavoro che l'11 giugno 2008, nel depuratore comunale di Mineo, provocò la morte di sei persone.

Condannati l'ex assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Mirata, il responsabile Ufficio tecnico Marcello Zampino, l'addetto al depuratore Antonino Catalano, il titolare dell'omonima azienda di espurgo Salvatore Carfì e il capo cantiere Salvatore La Cognata.

Il tribunale ha assolto il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, e il responsabile del servizio di prevenzione, Giuseppe Virzì. Condannati invece a due anni e 8 mesi di reclusione ciascuno, per la mancata manutenzione dell'impianto, Mirata, Zampino e Catalano; per traffico illecito di rifiuti Carfì a quattro anni e due mesi e La Cognata a tre anni e quattro mesi.

Il tribunale ha disposto il risarcimento delle parti civili da stabilire in altra sede, con una provvisionale compresa tra i 5 e i 45 mila euro per i familiari delle vittime e un rimborso per spese legali per il Comune di Mineo e l'Inail, oltre al sequestro dell'autobotte che era impegnata nel servizio di espurgo. La ditta Carfì è stata condannata come società al versamento in solido di 100 quote, per un valore di 100 euro ciascuna e all'incompatibilità a contrarre rapporti con altri enti pubblici per un anno.

Nell'incidente del depuratore di Mineo, a causa delle esalazioni tossiche in una fase di pulitura, persero la vita sei persone: i dipendenti comunali Salvatore Pulici, Giuseppe Palermo, Natale Sofia, Giuseppe Zaccaria, ma anche due operai della società Carfì, ovvero Salvatore Tumino e Giuseppe Smecca.

Secondo la Procura di Caltagirone, che aveva chiesto condanne per tutti e 7 gli imputati per complessivi 28 anni e quattro mesi di reclusione, il decesso era collegato a delle concause: la manutenzione del depuratore e lo sversamento di materiale tossico che avrebbero prodotto le esalazioni mortali. Il tribunale non ha condiviso in pieno questa tesi, ritenendo che non ci sia stato alcuno sversamento nel depuratore e che la tragedia sarebbe da collegare soltanto alla manutenzione e alla prevenzione da eseguire nell'impianto.

Sesso, i vegetariani lo fanno meglio:
«È tutto merito della soia»

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ROMA - I vegetariani lo fanno meglio. Spesso esili rispetto ai carnivorI, sono loro ad avere l'ultima parola al momento di entrare in camera da letto. Tutto merito della soia, in particolare del tofu, e di altri alimenti consumati in gran quantità nella dieta verde. Così, secondo uno studio Usa, chi la segue ha una vita sessuale migliore rispetto ai golosi di bistecche e hamburger.

La ricerca, condotta da un allora studente durante il corso di specializzazione post-laurea all'università di Berkeley, Michael Wasserman, e pubblicata sulla rivista scientifica Hormones and Behaviour, è la prima a studiare il legame fra gli ormoni del sessO (i fitoestrogeni) che si trovano nelle piante e il comportamento dei primati selvaggi. Si ritiene che alcuni prodotti vegetali possano influire sui livelli ormonali e migliorare l'attività sessuale.

In questo caso, l'ipotesi è stata testata su un gruppo di colobi rossi nel Parco nazionale di Kibale, Uganda: in quanto primati, dovrebbero provare effetti simili all'essere umano. Per 11 mesi, l'equipe ha seguito le scimmie e registrato quello che mangiavano, concentrandosi sull'aggressività, sulla frequenza degli accoppiamenti e della cura di sè. Attraverso campioni di feci, sono state valutate anche le variazioni dei livelli ormonali.

I maschi di colobo rosso che si nutrivano delle foglie di un albero tropicale ricco di sostanze simili a estrogeni, e molto vicine alla soia, avevano maggiori concentrazioni di estradiolo, l'ormone del sesso. Infatti, passavano più tempo a fare sesso e meno a occuparsi di se stessi.

I vegetariani, dunque, avrebbero più carte vincenti da giocare in camera da letto: è la stessa tesi di una campagna della onlus animalista Peta. Sfatando il luogo comune che vorrebbe i carnivori più virili, bizzarri e divertenti video, che hanno impazzato su youtube, legano il consumo di frutta e verdura a una maggior potenza sessuale.

Processo Ruby, l'ex gieffina: ad Arcore ragazze in fila per i pagamenti

«Aspettavano di entrare in una stanza e vennero pagate». Un'altra teste: «Berlusconi mi ha pagato la Bocconi»

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Giovanna Rigato
MILANO, 26 NOV - Giovanna Rigato, una ex protagonista del Grande Fratello citata oggi dalla difesa al processo sul caso Ruby nel quale è imputato Silvio Berlusconi, ha spiegato di non aver visto mai «nulla di strambo» alle cene ad Arcore, salvo poi ammettere di aver notato una sera ragazze dietro una porta che aspettavano di entrare in una stanza e di aver saputo che avevano ricevuto dei soldi. Risale a tre giorni fa la deposizione di Alessandra Sorcinelli che ha raccontato di aver sentito parlare divideo e foto delle feste organizzate nella residenza privata dell'allora premier.

Giovanna Rigato. 
È questo in sostanza il cuore della deposizione della giovane che conosce Silvio Berlusconi dal 2005 e che ha partecipato alle serate a Villa San Martino. La ragazza, che ha un figlio piccolino, ha spiegato di essere sempre stata considerata dall'ex premier una benestante e per cui «non mi ha mai dato soldi». Soldi che invece, come ha spiegato in aula, il leader del Pdl avrebbe dato alle altre ragazze.

I pagamenti. 
«Ricordo di somme differenziate per ciascuna ma non ho la più pallida idea del perchè». Giovanna Rigato, che ha più volte ribadito di non aver mai ricevuto somme da Berlusconi, ha però un «contratto» in Mediaset «che mi è stato confermato anche dopo la gravidanza». Un contratto per il quale prende uno stipendio di «50 mila euro all'anno lordi».

Minetti e Fede alla prossima udienza. 
È stato aggiornato al tre dicembre prossimo il processo sul caso Ruby che vede imputato l'ex premier Silvio Berlusconi. Oggi, davanti ai giudici di Milano, hanno sfilato altre ragazze che hanno partecitato ad alcune cene ad Arcore. Tra le testimoni anche Francesca Cipriani, ex concorrente di reality show. Nella prossima udienza sono attesi in aula invece, tra gli altri, Nicole Minetti ed Emilio Fede.

La figlia di Mora: Ruby disse di avere 19 anni. Tra le teste anche la figlia di Lele Mora, Diana, che avrebbe introdotto Ruby ad Arcore. Ai giudici ha spiegato di aver conosciuto la giovane nel 2010 quando si presentò all'agenzia del padre per fare un casting e che già allora «mi disse che era marocchina e che aveva 19 anni». Diana Mora, rispondendo alle domande in aula, ha affermato che lei mai le parlò dell'ex premier e che però le sembrava «sola come un cagnolino» e cioè in difficoltà. «Ci incontravamo in ufficio, mi parlava dei suoi sogni e mi raccontò della sua storia difficile con i genitori». Diana Mora ha inoltre spiegato che nell'estate del 2010 vennero presentate a suo nome due istanze di affidamento della minorenne, ma una venne depositata a sua insaputa.

Una teste: Berlusconi mi ha pagato la Bocconi. Silvio Berlusconi ha pagato l'università Bocconi a una delle sue giovani ospiti ad Arcore, Ioana Claudia Amarghioalei, chiamata oggi come testimone al processo sul caso Ruby in cui l'ex premier è imputato per concussione e prostituzione minorile. La giovane ha raccontato di aver conosciuto l'ex capo del governo nel 2009 e di aver partecipato alle sue cene per una quindicina di volte. Cene alle quali ha conosciuto anche Imane Fadil (di lei ha detto che fumava gli spinelli) durante le quali «non ho mai assistito a vicende di natura sessuale, spogliarelli o a toccamenti nelle parti intime di Berlusconi».

«2.500 euro al mese». 
La ragazza ha poi spiegato che le mancano quattro esami per finire l'università e che, poichè il padre è un artigiano e sua madre ha perso il lavoro, «al mio mantenimento provvede Silvio Berlusconi» versandole 2.500 euro al mese. La testimone ha inoltre aggiunto che prima che scoppiasse il caso Ruby per cui è stata «danneggiata», il leader del Pdl le pagava solo la borsa di studio universitaria.

«Alle cene Silvio ci parlava di attualità ed economia». 
Capitava anche che alle cene ad Arcore Silvio Berlusconi chiedesse «alle ragazze che cosa pensassero di una certa situazione politica o della crisi finanziaria», ha raccontato Ioana Claudia. La giovane, rispondendo a una domanda ben precisa del procuratore Ilda Boccassini ha affermato: «Innanzitutto io ascoltavo. Berlusconi come sempre iniziava a parlare di attualità, economia e calcio e poi chiedeva alle ragazze che cosa pensassero». Con le altre ospiti, la ragazza ha detto che parlavano di argomenti «leggeri». La Amarghioalei ha inoltre aggiunto di aver avuto «il sogno di diventare amministratore delegato di una multinazionale» ma di essere stata «danneggiata da questo processo. Sono stata danneggiata anche alla Bocconi e ho subito una discriminazione psicologica dagli studenti. Anche due giorni fa mi è capitato di essere stata discriminata in banca».

Almeno otto ragazze ricevono 2.500 euro al mese da Berlusconi. Con Ioana Claudia Amarghioalei l'elenco delle ragazze che ricevono da Berlusconi uno «stipendio» mensile di 2.500 euro sale a quota otto. Le altre sono Alessandra Sorcinelli, Imma De Vivo, Elisa Toti, Aris Espinoza, Ioana Visan, Marysthelle Polanco e Eleonora De Vivo.