sabato 29 settembre 2012


"La burocrazia ci uccide" 
La protesta dei malati di Sla


I fondi per i malati di Sla sono bloccati per il patto di stabilità. Il responsabile di un'associazione che vive il problema ha scritto una lettera a Livesicilia.

"La burocrazia ci uccide" La protesta dei malati di Sla
PALERMO- “Quando la burocrazia ti uccide più della malattia”, scrive il malato di Sla e referente dell'Aisla di Enna Michele La Pusata, portando alla luce un problema di finanziamenti dedicati ai malati di Sla e alle famiglie: gli oltre otto milioni di euro destinati - è la denuncia - sono bloccati a causa del patto di stabilità. Michele La Pusata ha spiegato tutto al telefono di Livesicilia, dal lavoro fianco a fianco con l'assessorato delle Politiche sociali al bisogno di avere un contributo di solidarietà. E' l'Aisla (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) a lanciare l'allarme, tramite una lettera intitolata “Quando la burocrazia ti uccide più della malattia”.

Nel 2011, cento milioni di euro sono stati assegnati esclusivamente alla Sclerosi Laterale Amiotrofica, 8 dei quali destinati alla Regione Siciliana: la somma dovrebbe servire ad attuare interventi e attività di assistenti domiciliari nei confronti dei pazienti e delle loro famiglie, per migliorarne la qualità della vita e cercare di ottimizzare i modelli d'assistenza esistenti e crearne di nuovi ancora più efficienti. Ma la ragioneria della Regione non può autorizzare l'emissione dei mandati di pagamento a causa del patto di stabilità: per sbloccare questi fondi, la Regione dovrà individuare questa spesa a favore dei malati di Sla come priorità.

È Michele La Pusata, referente dell'Aisla di Enna, a inviare a Livesicilia una missiva che non può lasciare indifferenti. Livesicilia l'ha contattato, per avere una panoramica ancora più chiara sulla vicenda. "Principalmente - dice La Pusata - la lettera non è un'accusa nei confronti di nessuno: tutto quello che l'Aisla vuole è che chi ne fa parte viva dignitosamente. Quando sono stati stanziati gli 8 milioni e 360 mila euro, è stato istituito un tavolo tecnico tra l'Associazione e l'Assessorato regionale delle Politiche Sociali. Insieme alla dottoressa Lotà, responsabile del reparto n°5 dedicato all'assistenza ai disabili, abbiamo lavorato in assoluta sintonia e siamo riusciti a presentare dei mandati di pagamenti al ramo della ragioneria che si occupa di questi fondi: a causa del vincolo del tetto massimo imposto dal patto di stabilità, non possiamo usufruirne."

Quale può essere secondo l'Aisla la soluzione a questo problema burocratico? "La spada di Damocle che abbiamo sulla testa non è solo la malattia: ben 270 famiglie in Sicilia vivono la Sla in condizioni di povertà. Se la Regione riconoscesse la nostra questione come una delle priorità di spesa finanziabile, i pagamenti richiesti sarebbero sbloccati e sarebbe un contributo di solidarietà per noi fondamentale. L'unica cosa che rivendichiamo è il diritto ad avere una vita qualitativamente migliore, ed è per questo che ci appelliamo alla sensibilità di chi si occupa della vicenda".

 

Livesicilia ha tentato di mettersi in contatto col dipartimento di Politiche Sociali della Regione, senza riuscirci. Nell'attesa di approfondire la questione, pubblichiamo “Quando la burocrazia ti uccide più della malattia”, di Michele La Pusata.

giovedì 20 settembre 2012

Giro di prostituzione a Enna


Enna. Accertato un giro di prostituzione al quale è stata avviata e sfruttata una minore degli anni 16, le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica – D.D.A. c/o il Tribunale di Caltanissetta, sono state svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Enna.
Nove gli indagati: nei confronti di cinque di essi, il G.I.P. di Caltanissetta, su richiesta di quella Procura della Repubblica, ha emesso:
 ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere a carico di:
1. B. L., nata a Catania, classe 1973, residente ad Enna, incensurata, casalinga,
 nonché ordinanza di applicazione della custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di:
2. A. L., classe 1963, ennese, manovale, con precedenti di polizia per stupefacenti;
3. T. P., classe 1943, ennese, coltivatore diretto, con precedenti per sfruttamento della prostituzione ed agevolazione dell’immigrazione clandestina, porto abusivo di armi, produzione e traffico di stupefacenti, violazione delle leggi sulle e lesioni personali colpose;
4. P. L., classe 1954, ennese, autotrasportatore, con precedenti per porto abusivo e detenzioni di armi e reati contro la persona;
5. T. G., classe 1949, ennese, allevatore, con precedenti di polizia per il reato di lesioni personali colpose;
indagati:
la n. 1 per il delitto previsto dall’art. 600 bis comma 1 c.p. (induzione alla prostituzione di una minore), perché al fine di trarne benefici economici, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, ha indotto, favorito e sfruttato la prostituzione di C. S. minore di anni sedici;
tutti gli altri (dal n. 2 al n. 5) per il delitto previsto dagli artt. 81 comma 2 e 600 bis commi 2 e 3 c.p. (atti sessuali con minorenne in cambio di denaro od altra utilità), per aver compiuto atti sessuali con C. S., anche in epoca precedente al compimento degli anni 16, corrispondendo somme di denaro ed altre utilità per le prestazioni ricevute.
Fatti accertati in Enna a decorrere dal mese di dicembre 2011 fino al mese di giugno 2012.
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Era ormai da qualche tempo che gli investigatori della Squadra Mobile avevano notato la B. L., indicata da più fonti dedita alla prostituzione, che si accompagnava regolarmente con una giovane, la quale, invece di frequentare la scuola, era solita seguire la donna, che non svolge alcuna attività lavorativa, in occasione dei suoi numerosi spostamenti in città.
Tale dato richiamava l’attenzione dei poliziotti, ai quali, durante lo svolgimento di altra attività di indagine, non sfuggiva uno strano contatto telefonico in occasione del quale uno dei soggetti “attenzionati” A .L. chiedeva alla donna di andarlo a trovare, portando con se la ragazza.
Venivano così avviati una serie di mirati servizi, con l’effettuazione anche di intercettazioni e pedinamenti, che consentivano di acclarare la piena responsabilità dell’indagata in ordine ai delitti contestati, posto che la stessa, inducendo alla prostituzione la ragazza, ne traeva in cambio denaro col quale soddisfare le proprie necessità quotidiane.
A seguito dello svolgimento dei servizi tecnici di intercettazione di conversazioni, inoltre, si sono potuti raccogliere incontrovertibili elementi di reità in capo agli altri soggetti, riscontrandosi pienamente l’ipotesi delittuosa.
La B. L., all’epoca delle indagini, non svolgeva alcuna attività lavorativa, neanche precaria; gli unici introiti economici leciti percepiti erano poche centinaia di euro, corrisposte dal comune di Enna poiché la donna era stata inserita nei progetti lavorativi ex art. 13 del regolamento di assistenza economica comunale. Inoltre, la stessa vive in un’abitazione in affitto, pagando un canone mensile ed è proprietaria di un’autovettura che utilizza per spostamenti interprovinciali, in occasione dei quali sovente frequenta sale giochi.
È apparso, pertanto, evidente come la B. L., anche sfruttando la minore, sia riuscita a reperire le somme di denaro che le hanno consentito di soddisfare le esigenze della vita quotidiana, nonché di “coltivare” i suoi vizi (gioco e fumo).
Importante elemento investigativo emerso è che i soggetti che si sono “incontrati” con la giovane per avere rapporti sessuali, sono gli stessi che hanno intrattenuto rapporti con la B. L. e che, approfittando della mediazione della stessa, privi di ogni scrupolo morale, hanno indirizzato il soddisfacimento dei loro istinti sessuali verso la minore; ciò al fine di mantenere una “clientela selezionata”, anche per evitare pericolose fughe di notizie che potessero attirate le attenzioni delle Forze dell’Ordine.
L’indagata era solita accompagnare la minore presso i luoghi convenuti o presso le abitazioni degli indagati, dove poi si consumavano i rapporti sessuali. Più raramente, i clienti venivano accolti presso la casa della donna.
A seguito degli incontri consumati, le due commentavano sia il comportamento dei clienti che le modalità con cui avevano posto in essere i vari atti sessuali. La donna, spesso, richiamava la giovane su come ottimizzare le prestazioni sessuali, anche allo scopo di ridurre i tempi.
Commenti venivano fatti anche in relazione alle somme percepite, che spesso non erano ritenute congrue alla prestazione fornita.
In alcuni casi, i rapporti sessuali sono stati consumati dalla B. L. alla presenza della giovane, la quale, contestualmente, sarebbe stata a sua volta oggetto di attenzioni fisiche.
Nell’ambito del medesimo procedimento penale, l’A. G. procedente ha, inoltre, emesso n. 4 decreti di perquisizione e sequestro con contestuale informazione di garanzia a carico di ulteriori indagati, i quali hanno avuto rapporti sessuali a pagamento con la minore, dopo che la stessa ha compiuto gli anni sedici.
Tra questi, anche un dipendente del comune di Enna, al quale si era rivolta la B. L. per la risoluzione di un problema, che ha ricevuto sia la donna che la minore presso il proprio ufficio; dopo tale incontro le due hanno commentato in ordine al rapporto sessuale poco prima consumato.

giovedì 13 settembre 2012

Il Gaeta ridotto a cumuli d’immondinzia, sterpaglie e sporcizia dapperttutto


Una volta era l’incubo degli avversari, oggi è una triste cartolina di abbandono e degrado. Benvenuti allo stadio Generale Gaeta. L’impianto principale della città è oggi, tra la tristezza di chi lo ricorda catino infernale quando la parola calcio, nel capoluogo della provincia, era sinonimo di entusiasmo, ridotto a cumuli d’immondinzia, sterpaglie e sporcizia dapperttutto. Una struttura abbandonata anche nel campo di gioco fino a qualche anno fa erboso e curato nei dettagli dai costodi comunali. Ora, invece, in terra battuta.  Il resto, dagli spalti senza dimenticare le aree che conducono alle tribune e alle gradinate è roba che fa male ai “romantici” ennesi, rimasti ancora alle festose immagini degli anni 60/70 e del ’90, quando i gialloverdi festeggiarono due storiche promozioni in serie C e C2. Nei primi del 2000 ha avuto inizio il degrado e negli ultimi anni la struttura è stata utilizzata solo per gli allenamenti e qualche partita ufficiale nel campionato di Eccellenza, in quanto la Questura di Enna ha vietato l’accesso al pubblico per delle carenze strutturali della tribuna e delle gradinate. Un divieto che ha significato una vera e propria “mazzata” per le successive sorti dell’impianto. Ma è giusto che una una struttura così prestigiosa resti lì, abbandonata a se stessa, senza che nessuno muova un dito per non farla morire? La palla passa ovviamente all’Amministrazione comunale, che dovrà occuparsi non solo di tutti gli impianti sportivi cittadini, molti dei quali sono in pessime condizioni, ma anche del Gaeta e su come rilanciare quello che è stato, per oltre mezzo secolo, il luogo preferito da tante generazioni di sportivi ennesi. Le immagini che pubblichiamo sono un colpo al cuore. Ma devono fare riflettere. Materiale lasciato qui e lì, cartacce, bottiglie di plastica, cumuli di immondizia; erbacce, paletti di ferro arruginiti, materiale vario ammassato alla rinfusa. Bagni pubblici chiusi da un decennio, tribuna coperta e gradinate impraticabili a causa degli intonaci che cadono a pezzi. Chiusi e vietati al pubblico anche gli ingressi principali di viale IV Novembre e di via delle Stadio ( si può accedere al campo solo da un cancello laterale). Senza dimenticare che la pista attorno al rettangolo di gioco è talmente coperta dalle erbacce che sembra una sorta di mulattiera tra il degrado. Situazione peggiore non poteva esserci, ma assicura il prersidente dell’Enna Calcio, Peppino Cannarozzo,  “non sono previsti interventi all’impianto se non quelli che riguardano una parte della gradinata a fianco alla tribuna”. A confermarcelo è anche l’assessore ai Lavori Pubblici, Gino La Rocca, che dichiara:“Abbiamo fatto un soprallugo la settimana scorsa e pensiamo di rendere agibile lo stadio al pubblico prima che inizi il campionato. Si tratta di fare alcuni lavori per rendere fruibili almeno la gradinata e la curva che dovrebbero servire sia per gli sportivi locali che per gli ospiti. Occorreranno circa diecimila euro che, d’accordo con il sindaco Garofalo, pensiamo di reperire”.  “E speriamo che li reperiscano presto –commenta ancora il presidente Cannarozzo- anche perchè il campionato inizia domenica 9 settembre e per l’ennesima volta saremo costretti a giocare a porte chiuse”. A questo proposito, Cannarozzo lancia un appello ai tifosi gialloverdi di avvicinarsi nuovamente alla squadra in vista del campionato di Promozione. “Se ci sono stati screzi –dice- fanno parte del passato, ora dobbiamo voltare pagina”.  Quindi, in attesa di segnali da “Palazzo di Città”, che non ha i soldi per rimetterlo completamente a norma (ci vorrebbero almeno mezzo milione di euro) il Gaeta resta in precarie condizioni e nella provvisorietà nella speranza di sapere cosa ne sarà di un rettangolo che rappresenta un pezzo di storia di Enna del pallone. Che non avremmo più visto, su quel manto erboso, calcio per qualche anno lo si era capito già nel 2010,  quando in via dello Stadio ci fu la visita dei Vigili del Fuoco e degli uomini dell’allora questore Salvo Patanè, che non esitarono a dichiarare che quella struttura era inagibile al pubblico e che per rimetterla in piedi aveva bisogno di essere rimodernata. E per rimodernarla ci vogliono tanti soldini che le casse comunali oggi non si possono permettere di uscire. Ma rivederlo nel degrado più assoluto è un insulto alla città. Che attende una risposta per non vedere morire un altro pezzo di storia sempre più abbandonato. 

Giacomo Lisacchi 


Coppia romena in miseria, vendono le fedi nuziali per curare il figlio


Tutti i giorni un via vai continuo per chiedere derrate alimentari di prima necessità e vestiti, ma anche aiuti per pagare bollette dell’acqua o della luce: due servizi essenziali dove si abbatte inesorabilmente la mannaia del distacco. Le mamme arrivano alla spicciolata, tenendosi avvinghiati i propri piccoli: sono giovani per lo più. Raccontano di mariti disoccupati, di lavoro che non c’è, di stenti e difficoltà ad andare avanti. Sono scene abituali, che si ripetono con amara regolarità dalla mattina alla sera davanti alle volontarie dell’associazione “La  Tenda” della Caritas diocesana. Il presidente Gaetano Andolina ascolta tutti, di ciascuno conosce necessità e bisogni, ma soprattutto drammi psicologici. Questo di via Donizetti è un sicuro punto di riferimento per i disperati, per coloro che non hanno più santi a cui votarsi. E proprio in questo posto ieri abbiamo incontrato una famiglia romena: Marian e Valentina Teleanu, 44 anni lui e 33 lei e i loro cinque figli, un maschio di 17 anni e quattro femminicce di 14, 12, 8 e 5 anni. Marian si vede lontano un miglio che si vergogna: a casa è la moglie che porta un poco di soldi facendo la badante. E lui è mortificato perchè, pur essendo un muratore, da un anno non riesce a trovare lavoro e alcune settimane fa ha subito l’umiliazione del distacco dell’acqua per delle bollette non pagate. “Con il misero stipendio di Valentina –dice il presidente Andolina- appena preso e privandosi di tutto, hanno subito pagato due bollette, per le altre due rimaste pare che il Comune stia vedendo quello che può fare”. Valentina –è lei a lanciare l’appello- con le lacrime agli occhi e con pudore chiede aiuto e un lavoro per il marito. “Mio marito non sa parlare e capire bene l’italiano –dice- e questo è sicuramente un handicap, però è bravo nel mestiere di muratore. Professionalmente è completo e sa mettere mano dalle fondamenta al tetto di una casa. Dategli la possibilità di dimostrare le sue capacità ma con un lavoro con i documenti in regola, non in nero”. “Marian –afferma Andolina- lo conosco da alcuni anni. E’ un ragazzo serio che sta vivendo il dramma di non poter mandare avanti la famiglia e in particolare aiutare il figlio diciassettenne bisognoso di cure”. “Siamo venuti in Italia -racconta Valentina- per curare nostro figlio Sami, cosa impossibile in Romania perchè per operarlo non sarebbe bastato neppure vendere la casa. In meno di un anno a Catania ha già subito 8 interventi e non sappiamo come ringraziare dell’aiuto il signor Andolina e l’associazione”. “Abbiamo fatto quello che era necessario fare –dice Andolina- grazie ad un progetto della Caritas. E’ stato duro, ci sono stati grossissimi problemi economici d’affrontare, ma grazie a Dio oggi il ragazzo sta bene e frequenta con profitto l’Istituto alberghiero”. “Il nostro vero dramma –racconta ancora Valentina- non è come dare da mangiare ai nostri figli, per questo riceviamo l’aiuto de La tenda, ma come pagare le bollette dell’acqua, della luce e l’affitto. Per pagare l’ultimo mese abbiamo venduto le nostre fedi. Nonostante queste difficoltà, però, vogliamo rimanere in Italia. Qui è il fututo dei nostri figli che studiano tutti con profitto. E se Dio vorrà avranno una vita più dignitosa dalla nostra”.

Pietro Lisacchi