domenica 13 ottobre 2013

Perchè soltanto Villarosa?

Un tavolo regionale composto dalla III e V commissione, dalla Task-force lavoro, dall’amministrazione comunale, dai rappresentanti sindacali e dal commissario liquidatore è la proposta venuta fuori nel corso del Consiglio comunale di venerdì sera, coordinato dal presidente Tino Lunetta, dove si è discusso, insieme ai deputati regionali Luisa Lantieri e Mario Alloro (il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, assente per impegni istituzionali), della difficile vertenza dello stabilimento di contrada Quattro Aratati della Grinplast, il quale lo scorso 2 settembre, in tutta fretta, è stato messo in liquidazione. “Comunicazione di liquidazione -ha ricordato il sindaco Franco Costanza- che è arrivata durante lo svolgimento dell’assise precedente, senza peraltro alcun piano alternativo sul destino dei 29 lavoratori”. Costanza, in un’aula strapiena di dipendenti e familiari, che compostamente si sono seduti nell’area riservata al pubblico, ha ribadito per l’ennesima volta l’estrema importanza per Villarosa di conservare nel proprio precario tessuto produttivo l’unica realtà industriale esistente nel territorio. “Non si comprende –ha detto Costanza- come un imprenditore che è anche proprietario di altre aziende a Vittoria, Pozzallo, Gela e qualche altro posto, che vanno benissimo, decida di aprire una crisi solo nello stabilimento di Villarosa. A questo punto ritengo che il Governo Crocetta debba intervenire per capire cosa è potuto succedere, perchè questa dismissione e, perchè no, spingere perchè si faccia qualche passo indietro. In questo momento di forte crisi economica questa azienda non può chiudere, non si può mettere in ginocchio un territorio”. Per la Cgil, Cisl e Uil, rappresentati nell’occasione da Giovanni La Valle, Giuseppe Caronte ed Epifanio Scarlata, quella di Villarosa “è una situazione abbastanza incresciosa”. La decisone della chiusura della Grinplast –hanno detto i sindacalisti- è stata inaspettata anche per noi in quanto già eravamo pronti a trattare la riduzione del personale così come la proprietà chiedava da tempo. Ora si è aperta una finestra di dialogo con il commissario liquidatore, Rosario Alescio, e quindi chiediamo alle forze politiche che ci diano una mano, ci aiutino a risolvere questa vertenza, facendo se è possibile cambiare idea alla proprietà. Intanto stiamo lavorando affinchè questi lavoratori nell’immediato non rimangano in mezzo ad una strada”. Quindi hanno spiegato che attualmente “i lavoratori sono in cassa integrazione, non sono licenziati e a tutt’oggi risultano dipendenti della Grinplast”. Da parte dei deputati regionali Lantieri e Alloro c’è stata la piena disponibilità a dare una mano d’aiuto facendo un tentativo, “che non può essere risolutivo” –hanno tenuto a precisare- con la costituzione di un confronto regionale per capire le intenzioni del commissario liquidatore. ”Noi siamo qua –hanno affermato- per agevolare un percorso e siamo pronti perfino ad incontrare, andandolo a travare a Ragusa, il proprietario, per vedere se ci sono ancora margini per la ripresa della produzione nello stabilimento di Villarosa”.


Pietro Lisacchi

LE AMBIZIONI DI PIAZZA ARMERINA E NICOSIA

Le proteste dei lavoratori della Provincia regionale di Enna stanno creando molta confusione. Intanto, ieri tra i dipendenti della provincia, scesi in piazza per manifestare il loro dissenso, l'opinione prevalente era: «Con questa riforma si vogliono mangiare Enna». Ma anche molti ennesi si sono posti la domanda: «Cosa rimarrà di Enna? ». A questo proposito, significativo è stato il report del 2000 su «Servizi e politiche sociali nelle Regioni del Mezzogiorno: sette aree a confronto», redatto da Italia Lavoro e dal Consorzio Aaster.
«All'interno della provincia - si legge - non si notano processi di concentrazione urbana significativi, essenzialmente a causa della estrema e permanente debolezza attrattiva del capoluogo: tale fenomeno è ampiamente dimostrato dall'articolazione dell'offerta dei servizi che, fatta eccezione alla localizzazione delle attività amministrative connesse allo status di capoluogo di provincia, non si differenzia sensibilmente da quella degli altri centri maggiori». E proprio per questa sua estrema debolezza che molti comuni hanno sempre dimostrato una certa insofferenza nei suoi confronti: primo fra tutti Piazza Armerina.
«Nella notte - si legge nel blog del Comitato Quartiere Monte di Piazza Armerina - tra domenica 16 e lunedì 17 giugno sono stati tantissimi i piazzesi a gioire e brindare per la fine politica della Provincia di Enna; infatti, dopo lunghi 87 anni si è chiuso un ciclo, e si è posta la parola fine a una storia di soprusi e angherie verso la città di Piazza Armerina». Piazza Armerina, secondo quanato si legge ancora nel blog, «pur essendo più popolosa di Enna, più importante perché sede di Circondario e capoluogo di Diocesi», non fu elevata a capoluogo di provincia perché considerata da Mussolini «sovversiva e antifascista, per la presenza del vescovo Mario Sturzo, fratello di don Luigi Sturzo». Ma anche Nicosia con una lettera del sindaco Sergio Malfitano, inviata a marzo a Crocetta, ha fatto sapere che farà di tutto affinché «possa ritornare a coprire un ruolo determinante in uno dei costituendi consorzi dei comuni».
Giacomo Lisacchi

domenica 6 ottobre 2013

Villapriolo. Oggi si conclude la missione Parrocchiale- ATTIVITA’  SPIRITUALI CON I PADRI PASSIONISTI- La comunità unita in un unico impegno di fede ha accolto i tre frati

“Ecco sto alla porta e busso” è stato il tema che ha fatto da filo conduttore alle tante iniziative organizzate da don Salvatore Bevacqua e da un gruppo di collaboratori per la missione parrocchiale che si è aperta domenica scorsa e si concluderà oggi pomeriggio con la solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal vicario generale, mons. Giovanni Bongiovanni, che nell’occasione impartirà la Cresima ad un gruppetto di ragazzi. Quello che si è svolto in questa settimana a Villapriolo è stato un momento forte di Chiesa che, animato da tre padri missionari passionisti (Gaetano Costa, Aurelio Frisina e Filippo Pisciotta ), ha unito la comunità villapriolese in un unico impegno di fede. “La missione –spiega don Salvatore Bevacqua- è un periodo particolare dell’annuncio del Vangelo, un tempo di grazia che Gesù offre a tutti. Lo scopo è quello di aprire anzi, come diceva il beato Giovanni Paolo II, di “spalancare” attraverso l’ascolto la porta del cuore per fare entrare il Signore che sta, appunto, alla porta e bussa. E’ una missione ideata proprio nell’anno della fede che si va a concludere. Abbiamo iniziato il 29 di settembre quando, insieme al vicario foraneo, mons. Salvatore Stagno, la comunità ha accolto all’ingresso del paese i tre missionari, spostandoci poi con loro in processione verso la parrocchia”. A proposito di missioni, padre Gaetano Costa ci ha spiegato che questo purtroppo “è un periodo di decadenza”. “Prima di missioni se ne facevano tante –dice; ora, anche se le richieste da parte delle parrocchie ci sono, purtroppo mancano i missionari. In Sicilia i passionisti in tutto siamo 34. La risposta della gente c’è, il problema è dopo quando a distanza di qualche tempo c’è la necessita di rincontrare i gruppi che nascono nel corso della missione”. Intanto ieri, in piazza Lafuria, c’è stata la “Festa della famiglia” che solitamente è “il centro della missione” dove le numerose coppie presenti sono state invitate a rinnovare le promesse matrimoniali, con la formula “io accolgo te, per come sei”. “In questi giorni di intensa attività spirituale –afferma la prof.ssa Teresa Seminara- i padri passionisti sono diventati apostoli; hanno parlato ai bambini, ai giovani  agli anziani, ai sani e agli ammalati, di amore, di carità e di perdono. Nelle scuole e nei centri di ascolto hanno esortato tutti a diventare santi senza pretendere subito di riuscirci. Bilancio positivo nella partecipazione alle varie attività e nella collaborazione di buona parte della cittadinanza a ospitare i centri di ascolto nelle proprie case, a invitare a pranzo o a cena i tre frati. L'accoglienza dei villapriolesi è stata ottima, la predicazione dei frati è stata illuminante”.


Pietro Lisacchi