sabato 7 giugno 2014

Tre feriti e panico tutto intorno. Fortunatamente non è realtà, ma la scena di una simulazione

Tre feriti e panico tutto intorno, scatta l’allarme e nel giro di pochi minuti arrivano i soccorritori per prestare aiuto alle vittime, recuperarle e portarle via. Fortunatamente non è realtà, ma la scena di una simulazione, a seguito di una forte scossa di terremoto, messa in atto ieri mattina negli spiazzali dell’ospedale Umberto I° nel corso dell’esercitazione organizzata dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile denominata “I quaderni del DRPC: Isole d’Anpas” che durerà per tutto il week-end. Un’esercitazione che è stata possibile svolgere grazie alla collaborazione con il Comitato Regionale Anpas Sicilia, la Provincia Regionale di Enna e il CSVE e che sta coinvolgendo i territori di Enna, Calascibetta e Villarosa. A prima vista, alle tante persone, compresi noi, che si stavano recando nei vari reparti del nosocomio era sembrato che veramente fosse successo qualcosa di brutto; ma sono state prontamente informate e rassicurate dai volontari della protezione civile presente, tra i quali molte giovane ragazze, che si trattava di una simulazione e quindi sono state invitate, tanto sembrava vera la scena, a non guardare se facilmente impressionabili. Sono stati diversi però i cittadini a soffermarsi ed assistere alle scene dei soccorsi e a riprenderle con il cellulare. All’esercitazione, trovandosi a passare, ha assistito anche l’assessore comunale alla solidarietà, Angela Merlo, che si è complimentata con gli operatori volontari per l’impegno che in questi giorni stanno mettendo nell’attività di esercitazione. Nella simulazione è stata coinvolta anche una squadra speciale che in pochi minuti ha approntato una tenda nello spiazzale adibito a parcheggio per i dipendenti dell’ospedale con funzioni probabilmente di struttura sanitaria campale per il trattamento dei feriti nell'immediatezza. Bravi i giovani che si sono prestati a fare da simulatori e grande  il lavoro dei truccatori: i primi hanno avuto il compito, come provetti attori, di “simulare” i sintomi delle ferite che le vittime hanno riportato; i secondi, invece, hanno dovuto riprodurre fedelmente le ferite che i singoli traumi causerebbero se il terremoto avvenisse nella realtà. L’attività messa in campo in questi giorni “mette alla prova l’intero sistema di protezione civile” e la possibilità di verificare sul terreno l'apprendimento degli argomenti che vengono proposti nei vari corsi di emergenza organizzati. Tra i soccorritori anche volontari dell’Anpas Sardegna. Altro scenario di esercitazione, a sentire dalle ricetrasmittenti accese degli operatori, il Castello di Lombardia.


Giacomo Lisacchi

MONS. ROSARIO GISANA A VILLAROSA

Una bella cerimonia, allietata dal coro Santa Cecelia, e nel contempo anche una grande festa popolare. La festa della Chiesa amata dalla gente. Domenica pomeriggio, le comunità di Villarosa e Villapriolo per la prima volta hanno abbracciato e accolto con entusiasmo il nuovo vescovo, don Rosario Gisana (così ama essere chiamato) accompagnando con applausi il suo ingresso prima nella chiesa di San Giuseppe di Villapriolo, dove è giunto per una breve visita, e poi nella Chiesa Madre di Villarosa, stracolma e profumata d’incenso, dove invece si è celebrata solennemente l’Eucarestia. Ad attenderlo davanti al sacrato della matrice le autorità civili, militari e religiose tra cui il vicario foraneo, don Salvatore Stagno, e il sindaco Franco Costanza che gli sono corsi incontro per un caloroso benvenuto. “Eccellenza reverendissima, carissimo don Rosario –ha detto don Salvatore Stagno, nel saluto- è con grande gioia che la comunità ecclesiale di Villarosa accoglie per la prima volta il nuovo pastore. Ella, eccellenza, è qui, a casa. E’ in mezzo ai suoi figli spirituali che vogliono aderire al suo ministero di padre e di pastore. In qualità di parroco della Chiesa Madre e di vicario foraneo –ha aggiunto-, ho l’onore  di presentarle la comunità di Villarosa che manifesta un cuore grande e semplice, desideroso di ascoltare la parola di Dio e di testimoniarla. La Chiesa di Villarosa con le sue tre parrocchie di San Giacomo Maggiore, dell’Immacolata Concezione, di San Giuseppe in Villapriolo, fa proprie le gioie e i dolori di questo lembo di terra della Sicilia, ne assume le attese e le speranze, riflette sulle sue contraddizioni e lo fa nello snodarsi di una vita ecclesiale abbastanza viva, caratterizzata da una ministerialità consapevole ed attiva”.  Dinanzi all’attuale panorama storico che spesso si presenta con un’ecclissi del sacro, accompagnato dalla scomparsa della verità, dallo scandalo della povertà, mons, Gisana nell’omelia ha proposto una fede crescente capace di testimoniare con credibilità il Vangelo di Cristo. “La parola di Dio –ha detto- dà vita, speranza, futuro e prospettive. Sembra davvero molto paradossale ragionare in questi termini e utilizzare queste parole nel momento in cui ci troviamo dal punto di vista socio-culturale. Nel momento in cui lo stato delle famiglie e le tante situazioni variegate purtroppo ci dicono tutto il contrario”. Quindi ha ringraziato “con molta gioia e gratitudine” il vicario, i presbiteri (don Salvatore Chiolo, don Salvatore Bevacqua e don Tino Regalbuto), le autorità e la bellissima comunità di Villarosa e Villapriolo in quanto “testimoni di fede e del Signore”. Alla fine della cerimonia a mons. Gisana sono stati donati due paramenti liturgici: un asciugatoio e un grembiule, “segni di una Chiesa povera, ma ricca di poveri da servire, a cui lavare i piedi e fasciare le ferite versando il balsamo della parola”.


Pietro Lisacchi

UMBERTO I°, INTERVIENE IL CONSIGLIO

Interventi accesi e pugni sul tavolo, nulla di più. Se pur si è scomodato perfino Schopenhauer, i problemi restano tutti sul tavolo e irrisolti. Cosà sarà della sanità a Enna e provincia è un interrogativo che al momento continua a tenere banco e purtroppo a creare tanta angoscia nei cittadini. Il Consiglio comunale di ieri, organizzato nella sala convegni dell’Umberto I°, si può così sintetizzare: analisi di una struttura come l’Umberto I° che fa acqua da tutte le parti; difesa del suo operato e accuse verso il personale da parte del commissario dell’Asp; invito del sindaco Paolo Garofalo al commissario “di essere meno generalizzante quando parla di accuse così pesanti nei confronti di persone che qui sudano il loro pane quotidianamente”, per poi concludere con l’esortazione ad andarsene e quindi a “liberare la stanza che occupa”. Il commissario Termine, a fronte del disastro della sanità ennese, non ci sta a fare da capro espiatorio e ha rivendicato il suo ruolo di “uomo delle istituzioni” che ha sempre lavorato “come professionista nell’interesse dell’ammalato”. ”L’aspetto negativo della mia permanenza a Enna –ha detto- è che se avessi avuto tempi e modi “qualchi gamma l’avissi spizzatu”, perché raddrizzare non si può. E quindi nella temporaneità del mio mandato ho cercato di dare un indirizzo”. Un indirizzo che però si è sfrangiato, a suo dire, di fronte a “quattro facinorosi che aizzano le folle e impediscono di lavorare”; di politicanti e sindacalisti che pretendono  e “credono di fare quello che vogliono”; nel “troppo personale” (“Questo è un ospedale che in 30 milioni che produce ne perde 26”); “nella troppa gente che non fa niente” che è per giunta “lavata” e che “ha le responsabilità solo per avere emolumenti economici”; di gente che arriva in ritardo e “alle nove se ne va”; di primari, “figli di questa politica” la cui attività è “insoddisfacente”; di personale poco propenso al trasferimento anche da un reparto all’altro. “Questa comunità ha bisogno –ha affermato- di avere una assistenza degna di una civiltà contemporanea. Ovviamente io non posso mandare a casa nessuno. Ma mi sono permesso di allontanare un oculista e lo farei mille volte. Perché non si comprende come un oculista dell’ospedale Cervello di Palermo fa 1300 cataratte e 300 interventi medio-complessi con l’ausilio di altre cinque persone, qua con 7 persone si fanno 100 cataratte e 30 visite”.  Quindi ha rivendicato con orgoglio di essere il prof. Termine, chirurgo e dirigente del Cervello, e non “il primo cog….. che arriva e lo mandano in giro”. In sostanza il leitmotiv del commissario Termine è stato identico a quello del presidente della VI commissione sanità all’Ars, on. Pippo Digiacomo, il quale  alla sala Cerere alcuni mesi fa, nel corso del convegno sulla sanità organizzato dal PD ennese, ha rilevato innanzitutto l’assurdità di “una spesa di 70 milioni di euro per prestazioni sanitarie che i cittadini ennesi hanno ritenuto dover ricevere rivolgendosi ad altre provincie della Sicilia (45 milioni di euro) o in altre regioni d’Italia (25 milioni). “Un numero abnorme” - tuonò Digiacomo-. “I 70 milioni di prestazioni che il cittadino della provincia di Enna va a richiedere in altre parti della Sicilia o d’Italia potrebbero essere giustificati solo per interventi di una certa complessità, come un intervento cardiochirurgico o un intervento tumorale di secondo livello. I 70 milioni di euro che invece noi riversiamo come mobilità passiva della provincia di Enna, sono prestazioni di media portata. Ciò significa che voi cittadini di Enna e provincia ritenete che sia insicura l’offerta sanitaria del vostro territorio”.


Giacomo Lisacchi