sabato 25 settembre 2010

Giustizia a Enna- Il Procuratore Ferrotti si racconta


Che manchino uomini e mezzi nelle procure del Sud e in particolare in Sicilia lo sanno, e da tempo, anche i sassi della via. E’ da anni che si assiste al lamento continuo dei capi degli uffici giudiziari. Il rosario delle deficienze che impediscono il regolare funzionamento della giustizia è stato sgranato un’infinità di volte ma da Roma non sono arrivate le risposte attese. E così il Procuratore della repubblica di Enna, Calogero Ferrotti, con l’andata via qualche settimana fa del pm Marcello Cozzolini, rimane senza sostituti. Almeno sino alla prossima primavera, quando è previsto l'insediamento di tre magistrati freschi di nomina. Nel frattempo tenterà di gestire un carico di lavoro di oltre 7 mila procedimenti aperti ogni anno che, secondo le tabelle del Csm, dovrebbero essere affidati a quattro magistrati. Il procuratore Ferrotti, come si ricorderà, lo scorso novembre fu protagonista di uno scontro istituzionale con il ministro Alfano. Alle richieste del capo della Procura ennese, il Guardasigilli rispose con un "amministrare la giustizia è compito difficile e quindi, se il procuratore non se la sente, è meglio che si goda una meritata pensione". Ferrotti rassegnò subito le dimissioni che rientrarono dopo le manifestazioni di stima e solidarietà piovutegli dall'Anm e da decine di magistrati di tutta Italia. Noi l’abbiamo intervistato in esclusiva per il nostro settimanle. L’allarme lanciato da Lei un anno fa è stato inascoltato dal Ministro Alfano. Oggi la Procura di Enna si trova senza sostituti. Perchè? “L’allarme è stato lanciato un anno fa non soltanto da me, ma anche dall’Associazione nazionale magistrati che ha indetto due assemblee, una qui a Enna e un’altra a Roma. Perchè la mancanza di sostituti non riguarda solo Enna. Prossimamente riguarderà Nicosia, ma anche diverse procure della Sicilia e del Sud d’Italia. A seguito di ciò, nel febbraio di quest’anno è stata approvata la legge che prevede incentivi economici e di carriera per quei magistrati disposti a trasferirsi nelle cosiddette sedi disagiate. Una legge che per diversi motivi ha funzionato pochissimo nonostante prevedesse che il Consiglio Superiore, in mancanza di aspiranti magistrati disposti a trasferirsi, procedesse ai trasferimenti d’ufficio. Il Csm ha ritenuto di soprassedere ai trasfrimenti d’ufficio anche perchè la legge, in via del tutto eccezionale, consente ai magistrati di prima nomina di ricoprire posti in Procura. E quindi ad Enna arriveranno tre colleghi freschi di nomina, ma nell’aprile del 2011”. Com’è la situazione della Procura di Enna da quando Lei è in carica? “Quando sono arrivato tre anni addietro l’organico era al completo, nel senso che erano ricoperti i quattro posti di sostituto procuratore previsti in organico. Poi negli anni successivi vi è stato un progressivo svuotamento tanto da rimanere negli ultimi due anni con un solo sostituto, il dott. Marcello Cozzolino, magistrato di straordinario spessore, sia sotto il profilo professionale che umano, che ha lavorato affianco a me con notevole abnegazione e spirito di sacrificio. Ora con l’andata via anche del dott. Cozzolino, ovviamente il quadro cambia perchè non si può avere il dono dell’ubiquità. Anche se in questi giorni la Procura Generale ha disposto per sei mesi l’applicazione di un sostituto procuratore di Caltanissetta, la dott.ssa Marina Ingoglia, che assicurerà la sua collaborazione fino a quando non arriveranno gli uditori”. Può farci un quadro generale della situazione sulla sicurezza del nostro territorio? “Per quanto riguarda la sicurezza è un problema che interessa più le forze dell’ordine che garantiscono, devo dire anche in maniera encomiabile, l’attività di prevenzione e di controllo del territorio. Complessivamente, in alcuni settori il numero dei reati è diminuito. Mentre altri sono costantemente attenzionati, in particolare quelli legati alla criminalità che spesso proviene dalle zone limitrofe, in particolare dal catanese. Mi riferisco ai reati di stupefacenti, contro il patrimonio e le rapine. Poi naturalmente ci sono i reati di mafia dei quali si occupa la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta e una serie di tipologie di reati che vanno attenzionati al massimo perchè riconducibili alla presenza sul territorio della mafia, che è viva e vitale in alcuni importanti settori. Il fenomeno mafioso mi risulta che a Enna fino a qualche anno addietro veniva sottovalutato, rimosso, quasi non se ne parlava, mentre adesso sono sorte anche associazioni che pongono all’attenzione il problema. Quindi, la vigilanza è massima e lo dimostrano le brillanti operazioni dell’Antimafia e le misure di prevenzione sia personali che patrimoniali”. L’area ennese negli anni passati è stata terreno fertile per la mafia, mi riferisco, solo per fare un esempio, alle latitanze eccellenti come quella del gelese Daniele Emmanuello nelle campagne di Villarosa. La sua lettura sul fenomeno attuale? “Questa è la sintomologia di una situazione che deriva un pò anche dalla conformazione del territorio che si presta all’agevolazione della latitanza di pericolosi criminali. Non dimentichiamo che la strage di Giovanni Falcone e degli uomini della scorta, secondo quelle che sono le risultanze degli atti processuali, venne deliberata da una commissione che si riunì qui a Enna”. La posizione del vescovo Pennisi sulla questione mafia è stata ed è netta e chiara. La stessa si riscontra nelle istituzioni e nella politica? “Data la rilevanza del fenomeno io dico che quello che si fa è sempre poco rispetto a quello che si dovrebbe fare. E’ molto importante che certe idee veicolino a incominciare dalle scuole per formare le coscienze dei giovani. Ognuno deve fare la propria parte”. Quali sono secondo Lei le problematiche su cui bisogna soffermarsi? E come risolverle? “La gente dovrebbe avere una maggiore consapevolezza di quelli che sono i propri diritti e denunciare qualunque situazione che presenti aspetti di illegalità. Su questo aspetto è necessario che si faccia ancora qualche passo avanti. Molte indagini a volte vengono aperte proprio a seguito di segnalazioni e sotto questo profilo anche la stampa e gli organi di informazione hanno molta importanza.Un trafiletto di una notizia può creare lo spunto per una attività di indagine. Quindi il controllo della gente è molto importante”. Problema droga. Cosa dicono le statistiche in merito alla presenza nella nostra provincia di sostanze stupefacenti? “Nella nostra provincia c’è un traffico di importazione che proviene dai territori circostanti, mi riferisco in particolare al catanese. Vi è un’attività di spaccio anche a livello locale non di vastissima scala, ma di una certa consistenza. Un fenomeno che è stato sempre presente ma che ora si sta veramente accentuando, come dimostrano le recenti operazioni, riguardante l’attività di coltivazione. Diverse piantaggioni erano proprio mirate ad una attività di lavorazione, produzione e commercio di sostanza stupefacente sul territorio”. Un’ultima domanda: Il cittadino può ancora avere fiducia nella giustizia? “La giustizia funziona meglio se ha la fiducia del cittadino. La giustizia, è vero, ha i propri tempi, le proprie disfunzioni, mi riferisco alla giustizia in ambito nazionale, però quasi sempre arriva, anche se pure tardivamente, per affermare i principi di legalità e quindi bisogna continuare a credere nella giustizia”.

Giacomo Lisacchi

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sabato 11 settembre 2010

Enna. Lago di Pergusa devastato dall'uomo

Ci penseranno Miti e Dei a ristabilire la quiete del lago di Pergusa che per decenni è stato scosso dalla furia devastatrice dell'uomo? Vent'anni vissuti in agonia, tanto da diventare poco più di un acquitrino. Vent'anni di cui parleranno gli storici del futuro, quando dedicheranno un capitolo al recupero del mitigo lago decantato perfino da Ovidio. Dunque, il lago lentamente si sta riprendendo anche se le luci sono ancora poche mentre le ombre continuano ad essere troppe per potere affermare che il lago di Pergusa sta ritornando ai tempi di una volta. Intanto, è positivo il fatto che in questi mesi estivi il livello dell'acqua si è mantenuto stabile. Ora bisogna capire se questa stabilità diventerà duratura o, invece, subirà gli alti e bassi degli anni passati. A questo proposito, abbiamo sentito la biologa Rosa Termine, responsabile della riserva naturale di Pergusa. Dottoressa Termine, quale è lo stato di salute del lago? "Il lago in questo momento sta parecchio bene. L'acqua è abbondante e ci sono diverse nidificazioni in corso". Segno, questo, che il lago è ritornato a viviere? "Si. Tra l'altro ci confortano anche i parametri chimico-fisici dell'acqua che sono perfetti. Settimanalmente, attraverso i sensori di una stazione fissa che si trova al centro del lago, rileviamo la temperatura, l'ossigeno, il PH, la salinità e il livello dell'acqua. E da questi dati ci rendiamo conto dello stato di salute del lago".Qual'è il livello dell'acqua in questo momento? "Attualmente abbiamo 3 metri e 80 centimetri di acqua nel punto più profondo". Perchè il lago negli anni '90 sino agli inizi del 2000 ha avuto grosse difficoltà? Quale la causa? "Il lago si era quasi prosciugato in quanto si era impoverita la falda idrica del sottosuolo. La causa? I tantissimi pozzi privati e non che si erano costruiti attorno al lago tra gli anni '60 e '80. Fortunatamente poi si capì questa faccenda e i pozzi furono chiusi. Però, attenzione, ci sono voluti venti anni perchè il lago si riprendesse. In effetti, dagli anni '80 al 2000 il lago non lo abbiamo visto anche se in realtà era in trend positivo poichè la falda che lo alimentava si stava riempiendo". Che possibilità c'è che il lago possa raggiungere i livelli degli anni '60? "Le posso dire intanto che il lago in questa primavera ha raggiunto 4 metri di profondità. L'acqua ha toccato addirittura un muro di cinta, un fatto questo che non avveniva da 35 anni. Certo siamo ancora lontani dagli anni in cui, come si evince da vecchie foto, il lago copriva interamente i gradini del vecchio molo. Dottoressa Termine, ci dica la verità, secondo Lei Autodromo e lago che è una riserva naturale, possono convivere? “Questo non lo sò", risponde un po' infastidita. "Io mi occupo della salute del lago. Autodromo-lago è un aspetto politico che va risolto in sede politica. Appunto, Lei si occupa della salute del lago, cosa risponde agli ambientaslisti che sostengono invece che le due cose sono incopatibili?"Questo aspetto andrebbe approfondito con degli studi. Cosa che finora non è stato fatto". Lei è una attenta osservatrice della fauna pergusina; è possibile che non abbia mai notato se gli animali, gli uccelli, in occasione di qualche gara automobilistica abbiano avuto comportamenti anomali? "Le posso dire che nell'ultima gara che si è disputata nell'autodromo, parliamo di qualche anno fa, gli uccelli si sono concentrati tutti al centro del lago scappando dai canneti. Qusto perchè evidentemente avevano paura". Zanzare, un problema che pergusini e villeggianti lamentano da sempre. Quale strategia mettete in campo per risolverlo? ""E' una strategia di tipo biologico. Contrastiamo il proliferare delle zanzare con lo spruzzamento del bacillo "turigensis". Un batterio che praticamente provoca la lisi intestinale delle larve e quindi la loro morte. E' un servizio di competenza della provincia regionale che riguarda però solo la disinfestazione dello specchio lacustre". La riserva di Pergusa è anche centro di anellamento degli uccelli? "Pergusa, insieme a tante altre stazioni sparse nel mondo, fa parte di una rete dove i certi periodi stabiliti si catturano gli uccelli per essere anellati. Vengono applicati nella zampetta degli anellini leggeri con un codice. Codice che a sua volta viene inserito in una banca dati internazionale dalla quale si evince la provenienza ma anche le condizioni fisiologiche dell'uccello. Tutte notizie importanti in quanto se l'uccello viene ricatturato da altri anellatori, come spesso succede, si capisce la rotta che ha fatto. La rotta generalmente è Africa-Nord Europa e viceversa. In Sicilia, oltre a Pergusa, esiste un altro centro di anellamento al lago Biviera di Gela. Sono centri gestiti dall'Università di Palermo il cui responsabile è l'ornitologo prof. Bruno Massa".

Giacomo Lisacchi

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Degrado costa tirrenica

Duole dirlo, ma se parliamo di turismo la Sicilia fa solo sorridere viste le condizioni da terzo mondo in cui parte del litorale messinese del Tirreno versa. Fare una escursione lungo la costa, da Portorosa, “porto turistico della Sicilia”, sino ad arrivare a capo Tindari, è una esperienza adatta solo agli stomaci forti. Ad accompagnare per tutto il tragitto chi si avventura a percorrere a piedi quel tratto di costa, è un mare di buste, bottiglie di plastica e rifiuti di ogni genere. C’è di tutto: cumuli di rifiuti a poche decine di metri dal mare di materiali edili di incerta provenienza, inerti, laminati e porcherie di varia natura. Il luogo simbolo del degrado è il parco di contrada Saiatine (Bazia) in territorio di Furnari, comunemente chiamato “La pineta”, confinante con Portorosa, alcuni villaggi turistici e la spiaggia. Il parco, che centinaia di villeggianti devono obbligatoriamente attraversare per andare in spiaggia, è abbandonato a se stesso. Contenitori divelti, sacchetti e cumuli di rifiuti sparsi ovunque; le fontanelle di ghisa vandalizzate, due addirittura mancano (rubate?); lampioni in pessime condizioni e con i vetri rotti. Insomma, un parco che fa a pugni con il bello, la meraviglia e perchè no la speranza di Portorosa e dei complessi turistici che gli stanno attorno, tutti ben curati e immersi nel verde. Subito dopo il parco vi è un boschetto e qui la scena che si presenta ha dell’incredibile: oltre ai soliti rifiuti sparsi, si notano dei pozzetti a poche decine di metri dal mare dai quali fuoriescono miasmi di fetore (fognatura?). Non solo. Nella stradella, che l’alluvione di questo inverno ha interrotto, vi sono ammassati comuli di inerti; ma quello che più stupisce è la vista di alcune villette che, questa è l’impressione che si ha, forse sono state costruite nell’alveo di quello che una volta doveva essere un torrente, tanto che qualcuna è stata travolta dalla furia delle acque. Ma se Furnari piange, certamente non ridono i vicini Falcone e Oliveri. Anche nei due territori non mancano cumuli di inerti e rifiuti di orgni genere. Così come non è immune dal degrado la riserva naturale speciale di Marinello, appartenente al comune di Patti, per la quale il sindaco di Oliveri, Pino, ne rivendica l’annessione. Anche quest’anno, ci sono giorni in cui il mare delle due località balneari fa veramente pena. Galleggiano residui fognari, le solite buste, brandelli di plastica e quant’altro. Segno che questo materiale è abusivamente scaricato da qualche parte, lungo la costa. Qualcuno del luogo imputa il grave inconveniente oltre che al cattivo funzionamento dei depuratori anche ad un guasto, pare, della condotta fognaria sottomarina di Oliveri. Ad ogni modo, c’è da dire che il territorio che da Portorosa a Capo Tindari non è sufficientemente controllato. E questo, nonostante le amministrazioni comunali abbiano interesse a garantire l'igiene dei loro territori e soprattutto del mare, risorsa preziosa della loro economia.

Giacomo Lisacchi


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Venere di Morgantina

“Yes we can!”. Prendiamo in prestito la celebre frase del presidente Barack Obama per dire che ce la possiamo fare a ricevere il prossimo anno con tutti gli onori ad Aidone la Venere di Morgantina. Ma a condizione che ci sia piena sinergia tra regione, provincia e comune. Il traguardo è fissato: primavera 2011. L’assessore regionale ai Beni Culturali, Gaetano Armao, si sbilancia anche sul mese: “L’inaugurazione dell’esposizione dell’Afrodite nella sua nuova sede avverrà nel mese di aprile in concomitanza dell’apertura ufficiale della “Villa romana del Casale” e comunque prima di Pasqua. E’ un impegno che abbiamo preso ed intendiamo onorarlo”. Una smorfia d’incredulità è inevitabile, tanto difficoltoso è stato il percorso per reperire le risorse finanziarie. Armao ha dato questa notizia, martedì scorso, nel corso di un incontro alla provincia, alla presenza del presidente Giuseppe Monaco, del sindaco di Aidone, Filippo Gangi, e di diversi assessori e consiglieri provinciali. Erano presenti la nuova soprintendente di Enna, Fulvia Caffo, il dott. Enrico Caruso e l’architetto Guido Meli, rispettivamente neo direttori del parchi acheologici di Morgantina e Piazza Armerina. “L’incontro con l’assessore Armao è molto importante e atteso –ha detto il presidente Monaco- non solo dall’Amministrazione provinciale ma da tutto il territorio perchè possa ulteriomente darci notizie su quello che è l’iter ormai avviato per il grande evento a cui ci stiamo preparando tutti che è il rientro dell’Afrodite di Morgantina. Debbo ringraziare l’assessore Armao perchè fin dal suo insediamento si è impegnato ed ha dato un impulso notevole a questo evento sia pure con tutte le difficoltà che ci sono state. Sono sicuro che arriveremo preparati ed in tempo a questo appuntamento perchè per la provincia di Enna è una grande occasione per il rilancio turistico di tutto il territorio”. “Mi fa piacere –ha esordito l’assessore Armao- che il territorio invochi informazioni. Tra l’altro vi posso dire che gli argenti di Morgantina hanno straordinariamente figurato all’Expo di Shangai, tanto da diventare il fiore all’occhiello non solo della Sicilia, ma di tutta l’Italia. Sono stati visti da oltre centomila visitatori e la pubblicità fatta dai media ha fatto conoscere la provincia di Enna a milioni di cinesi. Gli argenti, dopo Roma, Palermo e Shangai ora sono a Enna e sarà compito della soprintendente Caffo, che vi presento, organizzare l’appuntamento per l’inaugurazione, il 15 ottobre prossimo al museo di Aidone, dell’esposizione degli argenti”. Quindi, Armao ha dato notizia che dal primo settembre sono partiti i parchi archeologici in tutta la Sicilia e che in provincia di Enna insieme a quello di Piazza Armerina è partito anche quello di Morgantina. “Un parco archeologico –ha sottolineato Armao- importante che avrà una sua straordinaria rilevanza non solo in questi mesi ma soprattutto in un prossimo futuro”. Armao si è poi soffermato sulla tempistica dei lavori per la messa in sicurezza da fare ad Aidone nel sito che ospiterà l’Afrodite. “Quando mi sono insediato –ha raccontato- non c’era un euro. L’Afrodite ritornava a gennaio, ma come tornava e dove andava non era dato sapere. Preso atto di questa cosa ho cercato in primo luogo di trovare i soldi. Soldi che ho trovato attraverso il fondo costituito con il gioco del lotto dal Ministero dei Beni e delle attività culturali. Si tratta di un milione e mezzo ai quali se ne aggiungeranno altri 200 mila dopo una negoziazione molto dura e determinata con il capo del gabinetto del Ministero”. A questo punto, Armao si è lasciato andare ad alcune esternazioni contro “qualche politico siciliano che aveva straparlato di Afrodite ma non si era mosso di un millimetro per trovare un euro”. “Io sono un tecnico –ha detto- ed ho grande rispetto per i politici, ma chi parla e non porta risultati blatera e basta. Chi ha orecchi per intendere, intenda”. “Trovati i soldi –ha continuato Armao- si è posto il problema dove mettere Afrodite. Quindi, d’accordo con la provincia e il comune di Aidone si è individuata una bellissima chiesa con una piazza che l’amministrazione comunale si è impegnata a ristrutturare”. La chiesa che è del Fec (Fondo edificio per il culto) viene data in comodato d’uso per 35 anni a scomputo dell’investimento che verrà fatto. Infine, Armao ha dettato i tempi per la realizzazione dei lavori: “Entro il 15 settembre bando di gara, alla fine di novembre aggiudicazione ed entro dicembre presentazione del progetto esecutivo”. Cosa accadrà nelle more? “L’alternativa –ha spiegato Armao- è: a) lasciare Afrodite a Los Angeles ;b) farla arrivare a Roma per assecondare la richiesta dei vertici dello Stato; c) portarla a Palermo. Scartate le prime due ipotesi, l’impegno è di portarla al Palazzo reale di Palermo smontata e nessuno vedrà mai l’Afrodite montata dopo Los Angeles se non ad Aidone. Il rientro dell’Afrodite –ha concluso Armao- deve essere un evento internazionale tra l’altro contiamo con l’amico commissario Sgarbi di farla inserire nel calendario delle grandi manifestazioni del 2011 per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia”.

Pietro Lisacchi


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Villarosa.Malasanità

Quando accaduto al policlinico di Messina, dove due medici si azzuffano nella stanza antistante la sala parto davanti a una giovane, Laura Salpietro, che attendeva di dare alla luce, con un parto naturale, il primogenito, non è il primo caso in Italia. Due ginecologi di Mondovì (Cuneo), nel 1985, litigarono per una difformità di vedute mentre era in corso un taglio cesareo. Casi analoghi sono avvenuti a Napoli, a Pondera in provincia di Pisa e persino a Piazza Armerina. Nella città dei mosaici due ginecologici, nell’ottobre del 1987, ebbero una accesa discussione per chi doveva assistere una partoriente, cliente di uno dei due, già in preda a violente contrazzioni uterine. Allora non ci furono inchieste e sospensioni, tutto fu messo a tacere. Gli armerini però sicuramente ricorderanno che in quegli anni il reparto di Ostetricia fu scosso al suo interno da turbolenze dovute a “gelosie” fra medici. Tutto questo perchè avveniva in passato e avviene tutt’oggi? Perchè spesso il sistema organizzativo di un reparto va in cortocircuito? Semplice, molti medici confondono la loro attività professionale svolta nella struttura ospedaliera pubblica con quella privata. Il medico che ha “clienti” che pagano profumatamente le visite nel suo studio privato, ha tutto l’interesse a dirottarlo, per gli interventi più costosi e complessi, nell’ospedale pubblico dove presta servizio. Magari cercando di eseguire personalmente l’operazione, anche a costo di sovvertire turni e regole, fino a venire alle mani con il collega già pronto in sala operatoria. Insomma, quello che nessuno ha il coraggio di dire pubblicamente è che intorno alla salute e alla vita dei cittadini c’è un buisness e che ci sono medici pagati dalle strutture pubbliche che lavorano prevalentemente per i loro clienti e persino nelle case di cura private. La commistione di pubblico e privato è talmente radicata in Sicilia che non è un mistero nemmeno per l’assessore regionale alla sanità, Massimo Russo. “Pervengono a questo assessorato –scrisse il 23 marzo scorso ai manager delle aziende sanitarie- denunce sul comportamento di alcuni medici delle strutture pubbliche che lavorano nelle case di cura private. Ciò non è possibile. Le aziende sanitarie controllino che non accada”. Poi, prendendo spunto dalla vicenda di Messina di una settimana fa, l’assessore alla Salute ha invitato ancora una volta i direttori “a pretendere chiarezza massima su alcuni punti che riguardano la trasparenza: l’attività libera professionale non deve mai prevalere su quella istituzionale, si è tenuti a chiarire il costo delle prestazioni e se l’attività è stata prestata in una struttura pubblica o privata. Inoltre, aziende e professionisti dovranno pubblicare sul sito internet i costi delle loro prestazioni. Un invito anche ai cittadini –ha concluso Russo-, a chiedere la ricevuta fiscale quando si recano presso studi medici professionali”. Intanto, che la salute pubblica non è un optional ma un diritto; che gli ennesi non sono cittadini di serie “B”; che nella sanità la riduzione dei costi non sempre è sinonimo di efficienza, non sono solo i cittadini di Valguarnera, Agira e Villarosa a dirlo che in questi giorni stanno protestando sia per la chiusura dei Cup (Centro unico di prenotazione) e perchè non riescono a contattare il numero verde per le prenotazioni. L’allarme per la politica sanitaria dei tagli parte anche dagli amministratori. A questo proposito, il sindaco di Villarosa, Gabriele Zaffora, ha inviato, con parole accorate, una lettera al dirigente dell’Asp di Enna e per conoscenza al Prefetto. “Avrei voluto volentieri sottrarmi a questo obbligo –scrive Zaffora-, cioè mai avrei voluto prendere atto che la logica prevalente è quella della “cassa” anche quando si tratta della pelle dei miei cittadini, e nella fattispecie la pelle dei cittadini è la loro salute ed i servizi sanitari pubblici a salvaguardia della stessa. Anche a seguito degli ultimi avvenimenti, la drastica, penalizzante, rimodulazione dei servizi diagnostici ambulatoriali, che costringe anche vecchi, inabili, sofferenti a barcamenarsi fra numeri verdi inefficienti, file negli uffici postali, lungaggini e attese defaticanti, sono costretto, in rappresentanza di tutta intera la comunità villarosana, ad elevare una vibrata, amara protesta di fronte ad una visione esclusivamente aziendalistica e monetaria dei servizi sanitari che offende profondamente i bisogni e la sensibilità specialmente dei più indifesi”. Quindi, Zaffora elenca al direttore quello che è avvenuto a Villarosa nell’arco di tre mesi: 1) E’ stato interrotto il servizio di consultorio familiare, già ridotto all’osso nonostante la peculiarità della drammatica situazione sociale di ampie fasce della mia comunità e senza averne avuto alcuna semplice, formale, burocratica comunicazione. 2) E’ stato rimodulato nei termini che si ricordavano più sopra il servizio diagnostico ambulatoriale. 3) Nel tempo, progressivamente, si sono ridotti i servizi specialistici di ginecologia, di ortopedia, di cardiologia”.

“Se queste sono le premesse –scrive ancora Zaffora- è legittimo aspettarsi la fine dei residuali servizi. Quando ciò a breve avverrà, mi auguro verrà alla nostra conoscenza anche con una semplice, formale, burocratica comunicazione”. Infine, Zaffora affida al direttore “il compito di rappresentare, a chi usa soltanto la forbice, che gli sprechi della sanità non nascono dalla soddisfazione dei bisogni primari della massa dei cittadini ma dal cinico sfruttamento delle condizioni di bisogno dei siciliani da parte di chi mantiene e tiene ancora in vita 2000 onerosissime convenzioni con strutture sanitarie private.

Giacomo Lisacchi


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