Ancora una volta siamo davanti ad un bicchiere. Mezzo pieno o mezzo vuoto, fate voi. I deputati regionali del Pd, Elio Galvagno e Salvatore Termine, hanno presentato qualche settimana fa, al presidente della Regione e all’assessore regionale all’Energia, una interrogazione, dove chiedono “quali siano i motivi e le ragioni che avrebbero, ad oggi, precluso l’attivazione dell’impianto del “Centro Intercomunale di Raccolta Differenziata dei Rifiuti” di Gagliano Castelferrato. Un impianto che fa il il tris con quello di Compostaggio, avviato ma non ancora a regime, di Dittaino e con quello delle isole ecologiche di Enna, mai messo in funzione e già fuori uso perchè vandalizzato. Tre opere, costate alla collettività circa 12 milioni di euro, con le quali si dovrebbe provare a ridisegnare, dando così una svolta al perdurare della crisi che dura da cinque anni, il sistema della raccolta dei rifiuti della nostra provincia. Da questo punto di vista il bicchiere è sicuramente mezzo pieno. Sarà pieno del tutto quando gli impianti verranno messi in funzione (se verranno messi) e da un lato si potrà proseguire sulla strada della raccolta differenziata e, dall’altro, si procederà all’eliminazione del degrado esistente rendendo più puliti ed accoglienti i venti comuni della provincia sempre più sporchi e invasi dalla spazzatura. Ma il bicchiere potrebbe essere mezzo vuoto se si fa riferimento, ad esempio, all’impianto di Gagliano Castelferrato, per il quale i due deputati del Pd chiedono l’apertura. Un impianto che qualche mese fa, trovandoci dalle parti di Gagliano Castelferrato, per curiosità siamo andati a visitare. Lo trovammo chiuso e incustodito, ma quello che ci colpì fu il fatto che sia a monte, che a valle il Cir era attorniato da un movimento franoso del terreno che aveva causato danni enormi alla strada. Certo, non sappiamo se la frana è pericolosa o meno e se può provocare danni alla struttura dell’impianto; ma la prima riflessione che abbiamo fatto trovandoci sul posto è stata se le autorizzazioni di costruire un impianto, che dovrebbe rappresentare un modello innovativo per la raccolta differenziata, in quel luogo e su un terreno di quel tipo, non siano state rilasciate sperando nel buon Dio. L’impianto, cofinanziato dalla Comunità europea, costato 4.281.893 euro, è stato collaudato nel 2008. In una prima fase doveva essere messo a beneficio delle popolazioni dei comuni di Agira e Gagliano Castelferrato e, successivamente, da estendere a tutti i Comuni della zona nord della Provincia. Il sistema progettuale del Centro di raccolta, già brevettato per le sue innovazioni, è unico nel suo genere in Sicilia e anche nel resto d’Italia. Un progetto che prevedeva l’avvio, dopo un periodo di sperimentazione, di un nuovo sistema di tariffazione individualizzata e agevolata basato sul principio “Chi più differenzia, meno paga”. Infatti, l’utenza doveva effettuare, con semplicità, la raccolta differenziata, direttamente nelle proprie abitazioni, mediante l’ausilio del “raccoglitore familiare”, che permetteva la raccolta differenziata della componente secca e liquida. Tutti gli involucri (sacchetti) etichettati e raccolti nei “raccoglitori plurifamiliari”, dovevano successivamente essere trasferiti, mediante autocarri, nel Centro Intercomunale di Raccolta Differenziata, per essere identificati per l’utenza che li ha generati, pesati e stoccati per frazioni merceologiche omogenee. In questo modo, poteva essere avviata la sperimentazione di una nuova modalità di tariffazione individualizzata e agevolata divenendo, pertanto, il cittadino il primo attore di tutto il percorso di differenziazione del rifiuto urbano con il concreto raggiungimento di una effettiva riduzione della tariffa per le utenze che aderivano a tale sistema. Insomma, un impianto di raccolta all’avanguardia che potrebbe differenziare ben 13 frazioni merceologiche di rifiuti (carta/cartone, vetro, alluminio, legno, plastica, residuo organico, piccoli ingombranti, pile esauste, farmaci scaduti, mat. T e/o F, ferro/acciaio, olio di frittura esausto, indumenti in disuso) che rappresentano più del 90 % del rifiuto urbano e che, se messo in funzione, porterebbe alla drastica riduzione dei rifiuti da smaltire in discarica con la conseguente riduzione dei costi di smaltimento a beneficio di un evidente abbassamento della tariffa per gli utenti. Detto questo, non possiamo non porci la domanda: se il movimento franoso malaguratamente dovesse interessare direttamente l’impianto, chi risponderà delle conseguenze e dei danni subiti? Intanto, è uno spaccato davvero inquietante quello che emerge sugli investimenti che si sono fatti in provincia di Enna in nuove tecnologie per il trattamento dei rifiuti. Anche perchè, se gli impianti che si realizzano si abbandonano, è chiaro che più di qualcosa non funziona nell’intero sistema e che, probabilmente, esistono delle responsabilità specifiche e gravi che si spera vengano accertate dalle autorità competenti.
Giacomo Lisacchi
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