Promossa dal Centro studi “Sen. Antonio Romano” una massiccia offensiva contro l’odiosa tassa dei rifiuti 2009, che alcune settimane fa è arrivata, con raccomandata, in tutte le case e i negozi degli ennesi. Sono già centinaia i ricorsi pronti per essere consegnati alla Commissione Tributaria Provinciale per chiedere la sospensione e l’annullamento dell’avviso di pagamento emesso dal Comune. “Il motivo del ricorso –sostiene il presidente del Centro studi Romano, Mario Orlando- si base su quattro punti essenziali: il comune di Enna ha erroneamente approvato la Tarsu 2009 mediante deliberazione di giunta municipale. Tale competenza è inequivocabilmente del Consiglio comunale, come tra l’altro ha sostenuto il Tar di Catania con l’ordinanza n.231, depositata il 16 febbraio 2010; la riscossione della Tarsu e la maggiorazione del 10% quale addizionale ex Eca è illegittima perchè non è disciplinata da un regolamento comunale (art. 3 della legge 549/95); le somme richieste a titolo di Tarsu dovevano essere iscritte tra le voci del bilancio preventivo comunale 2009 come obbligatoriamente previsto dalla legge, cosa che non è stato fatto; è stato violato l’art. 69 del Decreto legislativo 507/1993, che prevede che non si possono rideterminare le aliquote inerenti la tassa rifiuti successivamente alla data di approvazione del bilancio di previsione”. “E’ singolare –aggiunge ancora Orlando- che nonostante la Corte dei Conti si sia espressa negativamente in merito alla determinazione delle aliquote per la Tarsu per gli anni dal 2007 al 2009, parere chiesto tra l’altro dal comune, si siano inviati lo stesso gli avvisi di pagamento”. Orlando sottolinea infine che “nella Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione siciliana, depositata pochi giorni fa alla Camera dei deputati e del Senato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, presiduta dall’on Pecorella, anche la provincia di Enna presenta una serie di criticità nel sistema dei rifiuti”. “L’inchiesta ha evidenziato –sostiene Orlando- una difficile situazione finanziaria degli Ato siciliani dovuta alla lievitazione dei costi del servizio, alle assunzioni avvenute su base clientelare ed a una significativa infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso”.
Giacomo Lisacchi
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