sabato 29 gennaio 2011

Promossa dal Centro studi “Sen. Antonio Romano” una massiccia offensiva contro l’odiosa tassa dei rifiuti 2009


Promossa dal Centro studi “Sen. Antonio Romano” una massiccia offensiva contro l’odiosa tassa dei rifiuti 2009, che alcune settimane fa è arrivata, con raccomandata, in tutte le case e i negozi degli ennesi. Sono già centinaia i ricorsi pronti per essere consegnati alla Commissione Tributaria Provinciale per chiedere la sospensione e l’annullamento dell’avviso di pagamento emesso dal Comune. “Il motivo del ricorso –sostiene il presidente del Centro studi Romano, Mario Orlando- si base su quattro punti essenziali: il comune di Enna ha erroneamente approvato la Tarsu 2009 mediante deliberazione di giunta municipale. Tale competenza è inequivocabilmente del Consiglio comunale, come tra l’altro ha sostenuto il Tar di Catania con l’ordinanza n.231, depositata il 16 febbraio 2010; la riscossione della Tarsu e la maggiorazione del 10% quale addizionale ex Eca è illegittima perchè non è disciplinata da un regolamento comunale (art. 3 della legge 549/95); le somme richieste a titolo di Tarsu dovevano essere iscritte tra le voci del bilancio preventivo comunale 2009 come obbligatoriamente previsto dalla legge, cosa che non è stato fatto; è stato violato l’art. 69 del Decreto legislativo 507/1993, che prevede che non si possono rideterminare le aliquote inerenti la tassa rifiuti successivamente alla data di approvazione del bilancio di previsione”. “E’ singolare –aggiunge ancora Orlando- che nonostante la Corte dei Conti si sia espressa negativamente in merito alla determinazione delle aliquote per la Tarsu per gli anni dal 2007 al 2009, parere chiesto tra l’altro dal comune, si siano inviati lo stesso gli avvisi di pagamento”. Orlando sottolinea infine che “nella Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione siciliana, depositata pochi giorni fa alla Camera dei deputati e del Senato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, presiduta dall’on Pecorella, anche la provincia di Enna presenta una serie di criticità nel sistema dei rifiuti”. “L’inchiesta ha evidenziato –sostiene Orlando- una difficile situazione finanziaria degli Ato siciliani dovuta alla lievitazione dei costi del servizio, alle assunzioni avvenute su base clientelare ed a una significativa infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso”.

Giacomo Lisacchi

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Onore e dignità, parole vuote di senso per i politici



Chi è appassionato di storia ricorderà che un tempo c’era il suicidio d’onore. Certo, non era un grande atto di civiltà. La vita è sempre un prezzo troppo alto da pagare. Oggi, però, la parola “onore” non ha più significato. La politica non ha più dignità, non soltanto colore. I nostri rappresentanti non conoscono l’onore come un valore, non riconoscono le dimissioni come un atto di dignità, in certi casi obbligato e obbligatorio. Qualsiasi cosa accada, qualunque sia l’irresponsabilità dimostrata, nulla fa scandalo, nessuno è disposto a pagare alcun prezzo, in una politica senza coscienza, che non si pone al servizio dei cittadini e del bene comune, ma “usa” gli elettori per conquistare il potere e realizzare progetti individuali di “scalata” carrieristica, che non prevedono gl’intoppi dell’onore e della dignità, parole vuote, senza senso, che non si comprano e non si vendono. Nella vita privata, ciascuno è responsabile di sè e delle proprie libere scelte. Chi ricopre un ruolo istituzionale, però, dovrebbe rispettare quantomeno un’immagine pubblica dignitosa e onorata. Non per ipocrisia, ma per rispetto, appunto, delle istituzioni e dei cittadini. Quei cittadini che, invece, subiscono prepotenze e prevaricazioni da una politica umiliata dal potere. Sono stanchi, però. Poveri, e sempre più poveri, insicuri, e sempre più insicuri, e stanchi. Stanchi di una democrazia ferita a morte da tanti abusi e scandali. “C’era una volta la politica -scriveva qualche anno fa il filosofo Giacomo Marramao-. Il potere politico ha raggiunto il massimo dell’arroganza. E non si accorge che anche il malcontento popolare ha toccato il limite”. Appunto, il limite di quest’ultimi giorni, oltre al quale si intravede solo...... l’abisso. La vicenda del presidente Berlusconi e del cosiddetto caso Ruby, così come le immagini di Napoli invasa e sepolta dalla spazzatura, ha fatto il giro del mondo e resterà impressa nella storia, mostrandoci, con un effetto choc, come è ridotta l’Italia. Inquinata da una politica incapace di risolvere i problemi più basilari del viviere civile ed è perfino suberba e altezzosa. Onore e dignità, finanche prudenza e opportunità politica, avrebbero dovuto indurre Berlusconi a presentare da sè le dimissioni. Dimissioni che invece declina, giudicandoli inopportune perchè frutto dell’”ennesimo teorema costruito appositamente per gettare fango sulla mia persona e sul mio ruolo istituzionale nel tentativo, illusorio, di eliminarmi dalla scena politica”. Platone definiva la politica come capacità di “far trionfare la giusta causa” in quanto capacità di “conoscere ciò che è meglio”. E pure Napoleone III dichiarava che “in politica bisogna curare i mali, non acuirli”. Chi dimostri di non saper curare i mali, ma anzi, di averli aggravati, dovrebbe almeno saper lasciare la poltrona e lo sceltro. Con onore e dignità. L’ennesima storia di donne che vede coinvolto il presidente Berlusconi sovraespone l’intero Paese e nello stesso tempo ha acceso la miccia di un malcontento dei cittadini ampio, diffuso e profondo. Siamo in una situazione di grande rabbia, che i politici, in particolare quelli del Pdl, non possono ignorare e che può solo montare ancor più pericolosamente, se non si comprende che è ormai necessario e non soltanto utile, eticamente apprezzabile, recuperare modalità dignitose e onorevoli di comportamento politico. Che prevedono, innanzitutto, la capacità di lasciare la poltrona. E, insieme, l’impegno di affrontare i problemi seri che hanno prodotto la nostra attuale condizione economica e sociale, di assoluto e catastrofico degrado.

Giacomo Lisacchi

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sabato 1 gennaio 2011

Villarosa- Concerto della violinista bulgara Teodora Aleksandrova



Villarosa in questo periodo natalizio sta ospitando e promuovendo “la grande musica”. A conquistare, ieri sera, i cuori del pubblico è stata la violinista bulgara Teodora Aleksandrova con la bellezza della musica di Bach. Il concerto, che fa parete di un ciclo di diversi eventi organizzati dal sindaco Gabriele Zaffora, collaborato dagli assessori alla Cultura e al Turismo, Turrisi e Russo, è stato eseguito presso la sala della biblioteca “De Simone” affollata anche da tantissimi cittadini di Enna amanti della buona musica. Partita da Sòfia a venticinque anni, dopo gli studi al Liceo musicale e la laurea in violino presso l’Accademia musicale nazionale, Teodora Aleksandrova ottiene successi, prima di trasferirsi in Italia, nelle maggiori città d’Europa come Parigi, Vienna, Lisbona, dove collabora con diversi complessi musicali di carattere sinfonico, cameristico ed operistico. Ieri, la Aleksandrova, dopo una breve introduzione in forma di lezione del prof. Pippo Cucchiara, musicologo diplomato in contrabasso al conservatorio di Venezia, ha eseguito la prima delle tre Sonate e tre Partite (monumenti musicali di Bach) per solo violino ottenendo uno strepitoso e meritato successo. “L’integrale esecuzione delle tre partite e delle tre sonate verranno eseguite –ha dichiarato il prof. Cucchiara- in un ciclo di tre concerti e sfido le piazze di Catania e di Palermo a dirci quando hanno sentito l’ultima volta dal vivo queste composizioni di Bach”. Alla fine del concerto, abbiamo sentito alcuni commenti a caldo: “Emozionata, ci fu un momento che non capivo dov’ero; ero proprio assorta, è stato bellissimo –ha detto la signora Rita Geraci-. Perchè è un tipo di musica che penetra nel cuore. Sono felice di essere venuta”. “ E’ stato come entrare in un’altra dimensione” –gli ha fatto eco Pina Di Santo-. “Sono rimasta veramente impressionata –è stato il commento della napoletana Rosaria Terracciano- dall'abilità, dalla padronanza e dallo spessore artistico che il maestro Aleksandrova profondeva nel suo strumento”. “Veramente fantasco, sia la presentazione che è stata molto importante, sia l’esecuzione che è stata di altissimo livello” –ha sottolineato Cettina Fontanazza di Enna-. Sono molto grata dell’invito e di avere partecipato a questa serata”. “Molto brava, suona veramente con l’anima. Un soul molto sentito”-è stato invece il commento di un noto artista ennese che non ha voluto che venisse citato.

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Cosa si attendono i sindaci dal nuovo anno?

Cosa si attendono i sindaci dal nuovo anno? Ne abbiamo intervistato alcuni. Ecco le loro aspettative. Carmelo Nigrelli (Piazza Armerina): “Mi attendo che la riapertura della Villa romana del Casale, dia all’economia della città la spinta di cui ha bisogno. Per questo ci stiamo attrezzando, nel senso che il centro storico sarà contemporaneamente arricchito con numerosi contenitori culturali che faranno da secondo attrattore per i turisti. E poi mi attendo che la comunità di Piazza Armerina ritrovi l’orgoglio che l’ha caratterizzata in altri momenti difficili della sua storia e che sappia al meglio compiere un passo avanti tutta assieme, tutta unita. Anche in considerazione del fatto che, oltre alla riapertura della Villa, ci sono anche momenti importanti, per esempio l’avvio dell’urbanizzazione dell’area artigianale che si aspettava da vent’anni”. Paolo Garofalo (Enna): “Dalla mia città mi attendo un comportamento più aperto, meno invidia e catteveria. Insomma, per dirla breve, più generosità e buona volontà. Vorrei che fosse una città più disponibile alle innovazioni e alle novità, ma per farlo si deve liberare da un retaggio oramai anacronistico che non regge più”. E per lo sviluppo della sua città cosa si attende? “Credo che lo sviluppo passa attraverso l’atteggiamento culturale di una comunità. La fiducia che è antagonista dell’invidia è alla base dello sviluppo, una condizione necessaria e purtroppo da noi manca. Quindi, come indicatore proprio economico, lo svluppo è legato all’atteggiamento culturale di una comunità. Ci può essere anche benessere economico, ma lo sviluppo è una crescita economica e sociale assieme. Noi stiamo puntando sullo sviluppo più che sulla crescita economica”. Ci fa un bilancio di questi suoi primi sei mesi di sindacatura? “Il bilancio è assolutamente positivo per qunato mi riguarda. So che fuori non si vede gran che ancora, ma io sto lavorando alle fondamenta. Molte cose sono in cantiere e per vederle bisogna uscire quanto al più presto, appunto, dalle fondamenta”. Flippo Gangi (Aidone): “Il nuovo anno è cruciale, perchè c’è l’arrivo della famosissima statua. Tutta la nostra amministrazione oramai ruota intorno a questo evento che sarà di portata internazionale. Prevediamo la presenza del Presidente della Repubblica e poi tutta una serie di manifestazioni culturali a corredo che servono a inserire questo grande evento nel contesto territoriale, anche in sinergia con quanto avverrà a Piazza Armerina con l’apertura della Villa romana. Sarà tutto un territorio che nel 2011 avrà una scossa e le amministrazioni locali saranno chiamate a sorreggere questo sommovimento dal quale poi ci dovrebbe essere una ricaduta di carattere socio-economico senza precedenti”. Angelo Ferrigno (Barrafranca): “Dal nuovo anno mi attendo un periodo di serenità e maggiore stabilità politica. Da parte mia ho la stessa determinazione per dare il massimo alla mia comunità barrese e a tutta la provincia. Tanti gli impegni e i progetti che potranno essere completati, come gli alloggi popolari, la ristrutturazione di diverse scuole come quella della scuola media "Verga - Don Milani". Mi auguro anche che tante persone acquisiscano il senso civico capace di dare un contributo alle risoluzioni dei vari problemi che si potrebbero presentare nella nostra cittadina”. Gabriele Zaffora (Villarosa): “Spero di trovare una città orgogliosa delle sue potenzialità, capace di sapersi inventare una nuova stagione economica, una città che sia amata e protetta dalla sua classe dirigente e dai suoi cittadini, perchè la sfida che ci attende non consente defezioni. Mi aspetto un risveglio, non solo di coscienza, ma anche di orgoglio. Questo miracolo mi attendo”

Giacomo Lisacchi

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Intervista al sen. Emanuele Macaluso


Uno dei protagonisti della storia del Pci, il vecchio dirigente e direttore che rigirò come un calzino l’Unità tra il 1982 ed il 1986, quel diciassettenne che nel 1941 aderì al Partito Comunista clandestino. Ecco, questo signore, ora ottantaseienne l’abbiamo incontrato al Liceo linguistico “Lincon” e intervistato in esclusiva per il nostro settimanale sabato scorso alla presentazione del suo ultimo libro, “Leonardo Sciascia ed i comunisti”, dove hanno preso parte Nicola Latorre, vice capogruppo del Pd al Senato, il sen.Giuseppe Lumia, componente nazionale dell’antimafia, e l’on. Salvo Andò, rettore dell’Università Kore. Stiamo parlando di Emanuele Macaluso, riformista in epoca non sospetta, compagno di pensiero, tra gli altri, di Napolitano e Amendola. Senatore Macaluso, oggi ha ancora senso definirsi comunisti?Diciamo così, tutto quello che era il mondo comunista oggi non c’è più. Però ha senso rivendicare l’opera che il Partito comunista italiano, ripeto italiano, ha svolto in Italia, che è stata un’opera di emancipazione sociale e del popolo, di cultura politica, d’interesse nazionale. Quindi, io rivendico quell’opera del Partito comunista italiano e da questo punto di vista non sono un pentito di ciò che ha fatto quel partito”. Si ritiene di essere stato uno sconfitto all’interno del Pci in quanto migliorista e poi riformista? Questo sì, sono stato sconfitto, nel senso che io avrei preferito che la componente riformista del partito, che aveva l’idea di fare del Pci un grande partito socialista europeo, fecesse cadere alcune armature ideologiche ormai superate. In questo senso non c’è dubbio che io sono stato sconfitto”. Come furono i rapporti tra Chiesa e Partito comunista? “Furono sempre molto corretti e importanti, perchè bisogna sempre ricordare che fu Togliatti a proporre l’articolo 7 della Costituzione. L’attenzione ai problemi della religione era sempre molto presente nel Partito comunista, nel senso che abbiamo sempre riconosciuto che in Italia la Chiesa ha un ruolo storicamente ormai consolidato e che quindi bisognava avere un rapporto dialettico. Detto questo, però, la Chiesa sappia: che lo Stato italiano è uno Stato laico; che ha il diritto di esprimere tutte le sue opinioni, ma senza che metta in discussione la laicità dello Stato. Cosa che in questo momento, secondo me, è molto, molto in discussione perchè la Chiesa preferisce un rapporto con Berlusconi, che è un ateo e che fa una politica opportunistica nei confronti della Chiesa”. Il cardinale Bertone qualche anno fa disse che la Chiesa italiana era più rispettata ai tempi della DC e del Pci. Cosa ne pensa? “Io non credo. Chiedere come fa il Partito democratico il testamento di fine vita non mi pare che sia un atto di ribellione alla Chiesa; tra l’altro ci sono molti cattolici che sono d’accordo su questa questione. Per cui, io penso che il cardinale Bertone e altri, diciamo così, hanno esagerato su questa conflittualità con il Partito democratico. Una conflittualità che serve alla Chiesa più per mantenere questo asse, che secondo me è incomprensibile, con un personaggio come Berlusconi”. Lei è stato sempre un attento osservatore della politica siciliana, tra l’altro fu uno degli ideatori del milazzismo, che vide una maggioranza composta da Msi, Pci e Psi al governo della Sicilia. Condivide oggi l’appoggio del Pd al Governo Lombardo? “ Io ritengo che il Partito democratico, nel modo come si è svolta tutta la vicenda, oggi è obbligato a provare a sostenere Lombardo anche per cercare, se è possibile, di uscire da una lunga storia di dominio completo della destra in Sicilia. L’esperimento di Lombardo ha un senso soltanto se rimette al centro la Sicilia. Se la nuova maggioranza è in chiave anti-Berlusconi, se lo scopo è mandare un segnale al Cavaliere, l’operazione è sbagliata e balorda e il Pd in questo caso rischia molto”. Qual’è la sua valutazione sui presunti successi del governo Berlusconi nella lotta alla mafia? “Arrestare i latitanti non basta. Non è andata avanti la lotta contro la cultura mafiosa, contro la “zona grigia”, gli imprenditori che hanno rapporti con la mafia”. Da un punto di vista etico è ammissibile che un politico parli con un mafioso? “Io penso di no. Penso che da un punto di vista etico un uomo politico non deve mai avere rapporto alcuno con la mafia e con i mafiosi, con uomini che sono stati e sono il cancro della Sicilia”.

Giacomo Lisacchi

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