mercoledì 1 giugno 2011
Il referendum sul nucleare del 12 e 13 giugno prossimo si farà. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione
Il referendum sul nucleare del 12 e 13 giugno prossimo si farà. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. È stata così accolta l'istanza presentata dal Pd che chiedeva di trasferire il quesito sulle nuove norme appena approvate nel dl omnibus, con cui il governo ha stabilito un momentaneo stop al programma atomico proprio per evitare il referendum. In sostanza quindi la richiesta di abrogazione rimane la stessa, ma invece di applicarsi alla precedente legge si applicherà appunto alle nuove norme sulla produzione sulla produzione di energia nucleare.
Festeggiamenti dei comitati per il referendum di fronte alla sede della Cassazione; plaudono alla decisione il Pd e l'Idv. «La conferma del quesito nucleare è una notizia eccellente. I trucchi del governo sono stati ancora una volta smascherati», ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Si arriva, si arriva», risponde poi Bersani quando gli viene chiesto se i referendum superaranno il quorum necessario del 51%.
Il quesito referendario originario chiedeva di abrogare l'articolo 7, comma 1, lettera D) per la «realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare» contenuto nel dl «disposizioni urgenti per lo sviluppo economico» firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge «con modificazioni» il 6 agosto dello stesso anno. Dopo la pronunica della Cassazione invece il quesito chiamerà in causa l'articolo 5, commi 1 e 8 del dl Omnibus varato dal governo nelle scorse settimane per tentare di impedire il voto referendario sul nucleare.
«Si afferma la forza serena della Costituzione contro un tentativo giudicato maldestro di raggirare il corpo elettorale, 40 milioni di cittadini», commenta l'avvocato del Pd, Gianluigi Pellegrino, che oggi ha rappresentato il comitato per il referendum alla Suprema Corte. Il collegio infatti ha accolto proprio l'istanza del Pd che chiedeva si tenesse lo stesso il referendum con il trasferimento del quesito sulle nuove norme per la produzione dell'energia nucleare appena varate.
«Noi abbiamo ribadito che la nuova norma del dl omnibus se con una mano toglie le norme del 2010 che prevedevano la localizzazione delle centrali nucleari, con l'altra inserisce norme analoghe che prevedono in modo espresso la realizzazione di centrali nucleari. Quindi, come stabilito dalla Corte Costituzionale, il referendum deve tenersi», ha spiegato Pellegrino. L'avvocato ha poi sottolineato che «è significativo che nessun gruppo parlamentare della maggioranza e nessun giurista ha provato a sostenere che nel dl omnibus non ci sia la previsione della realizzazione di centrali nucleari».
«Questa volta le furberie alle spalle degli italiani non passano. La Cassazione censura l'arroganza del governo e riconsegna nelle mani dei cittadini il diritto a decidere sul nucleare e del proprio futuro». Il Comitato "Vota Sì per fermare il nucleare" plaude alla decisione della Corte che «ha arginato i trucchi e gli ipocriti "arrivederci" al nucleare e ha ricondotto la questione nell'alveo delle regole istituzionali, contro l'inaccettabile tentato scippo di democrazia». Secondo le associazioni «oggi ha vinto lo spirito democratico e referendario, hanno vinto gli italiani, che potranno esprimersi e cacciare definitivamente lo spettro del nucleare dall'Italia. Domenica prossima tutti al voto contro il nucleare e per l'acqua pubblica!».
«Chi la dura la vince. Dal primo momento abbiamo creduto che la legge è legge e nessuno la può aggirare, neanche questo Parlamento che ha proposto e votato una legge truffaldina», ha detto il leader Idv, Antonio Di Pietro.
Il Pdl: libertà di voto sul referendum sul nucleare. È l'indicazione dell'Ufficio di presidenza anticipata dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi. «Noi decideremo oggi una libertà di voto da parte degli aderenti al Pdl perchè non vogliamo caricare di alcuna importanza politica il referendum - ha detto Lupi - Io personalmente non andrò a votare».
Romani: decisione che rischia di lasciare l'Italia senza un futuro energetico. Il ministro dello Sviluppo economico reagisce con stupore alla sentenza della Cassazione. «Governo e Parlamento - dice in una nota - hanno abrogato tutte le norme che consentivano l'installazione di centrali nucleari. La decisione della Cassazione desta dunque assoluto stupore, perchè già oggi non vi sono in Italia norme che consentono la produzione di energia nucleare». Secondo Romani il voto «non è più su nucleare sì/nucleare no» (già abrogato, ribadisce, dal governo), «ma può avere l'unico effetto di lasciare il Paese con un vuoto normativo sulla costruzione del futuro energetico del Paese».
Richiamo dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni alla Rai intanto affinché collochi i messaggi autogestiti sui referendum del 12 e 13 giugno in modo da «garantire l'obiettivo del maggior ascolto, come previsto dalle disposizioni vigenti». Lo ha deciso oggi la commissione Servizi e Prodotti dell'organismo di garanzia - sentita la commissione di Vigilanza - che ha ritenuto «non conforme ai principi del regolamento» sulla par condicio la collocazione in palinsesto dei messaggi finora attuata dall'azienda. Ieri l'opposizione aveva annunciato un esposto all'Agcom per chiedere «il rispetto delle disposizioni di legge», sottolineando che «il palinsesto organizzato dalla Rai con riferimento ai messaggi autogestiti» era «in contrasto con la normativa prevista dal regolamento».
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