Le
condizioni in cui versano le arterie stradali di collegamento verso Villapriolo
sono state da anni oggetto di proteste da parte della comunità locale: numerose
le missive anche delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo. A tutto
ciò “LA SICILIA” puntualmente ha sempre dato ampio risalto, anche con report
fotografici proprio per denunciare lo stato di abbandono delle strade. Ma niente,
gli enti preposti, Anas ed ex Provincia regionale, non hanno mai preso in seria
considerazione il fatto dell’importanza delle arterie di collegamento quali infrastrutture
vitali per uno sviluppo turistico del territorio rurale interno della Sicilia,
che consentirebbe di porre, quanto meno, un freno al declino demografico dei
piccoli centri. “E proprio all’Anas, per la chiusura della Ss 290 e all’ex
Provincia per la malandata Sp 6 –dice ironicamente il presidente
dell’associazione “Amici del treno museo di Villarosa” e “Amare Villapriolo”
Primo David- che deve andare il ringraziamento dell’intera cittadinanza
villapriolese per l’impegno sino ad oggi profuso, affinché i numerosi turisti
che spesso visitano il nostro Borgo possano godere, oltre che delle case museo,
degli antichi “bagli” del grano e del casaro ricchi di attrezzature contadine o di ruderi di vecchie miniere di
zolfo, anche di una viabilità di inizio ‘900, unico esempio, in ambito
nazionale e regionale, di un nuovo turismo “sensoriale” che consente di far
rivivere al turista la sensazione che nei primi del ‘900 provavano i “surfarari”
e i “viddrani” che si avventuravano a percorrere le scomode mulattiere per
recarsi al lavoro”. Insomma, non è difficile evidenziare come nei fatti
raggiungere il piccolo “Paese museo”, così è denominato Villapriolo, sia
pressoché difficoltoso sia dalla parte di Enna-Calascibetta che dalla parte dei
comuni delle Madonie, attraverso la Ss 290 chiusa al traffico da tantissimi
anni, sia provenendo da Villarosa e dall’uscita Ponte Cinque Archi
dell’autostrada A19, attraverso la Sp 6. La provinciale n.6 sembra condannata
al più totale abbandono, in quanto non si esegue più neanche la ordinaria
manutenzione delle cunette. Risulta oggi un susseguirsi di avvallamenti e di
smottamenti, attraverso i quali i malcapitati automobilisti sono costretti a
fare slalom con ovvio pregiudizio per la sicurezza della circolazione stradale;
per non parlare delle frane in alcune parti, come è testimoniato da quelle nei
pressi di contrada Ariazza e San Giovannello o dal ponte crollato qualche anno
fa nei pressi della cosiddetta “curva mola”. “Di progetti di sistemazione e
miglioramento non si ha alcuna notizia, nonostante le molteplici segnalazioni e
richieste di intervento” –dice Nicolò Lociuro che, nei pressi di contrada
Ariazza sulla Sp 6, ha un’attività artigianale. Indicandoci poi una voragine
che si è formata a bordo della strada, segnala che quando piove, l’acqua si
convoglia proprio in quel punto per poi riversarsi nel terreno sottostante dove
si sta creando un avvallamento che potrebbe dare qualche problema. Insomma,
segnalazioni e richieste di intervento sino ad oggi sono state semplicemente
ignorate dagli organi competenti, per cui non lasciano altra alternativa se non quella di ricorrere alle
proteste.
Giacomo
Lisacchi
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