sabato 23 aprile 2011

Venerdì Santo 2011 a Villarosa e Villapriolo









Villarosa. Anche quest’anno il miracolo si è rinnovato. Non un miracolo nel senso comune del termine, ma qualcosa che dalle nostre parti ha qualcosa di prodigioso. Perchè è nella Settimana Santa, in particolare il venerdì, che le due comunità, Villarosa e Villapriolo, si risvegliano e ritrovano l’idendità e la memoria. “Il Venerdì Santo è la festa primaria –ha detto mons. Salvatore Stagno-, la la più antica, la più sentita da tutta la popolazione e tutti partecipano con devozione e attenzione”. Infatti, se la Settimana Santa è dappertutto carica di significato e commozione, anche le due comunità villarosane sono un esempio di religiosità dove il culto della passione e della resurrezione di Gesù Cristo è ancora vivo e vivido come un tempo. Ieri, a Villarosa il momento cruciale è stato rappresentato dalla sfilata solenne del Cristo alla colonna, affiancato da San Giovanni e l’Addolorata, delle confraternite maschili di San Giovanni, del Santissimo Crocifisso, del Santo Sepolcro, di Santa Barbara, San Giacomo e delle due confraternite femminili Madonna della Catena e Addolorata, che puntualmente, ogni anno, con i loro vessilli, le loro divise e tanta spiritualità, rendono il rito particolarmente suggestivo. A Villapriolo, invece, hanno occupano uno spazio di rilievo “i lamenti”, antichissimi canti in un siciliano ristretto che accompagnano la processione con l’urna del Cristo Morto per le vie del paese. A Villapriolo, quest’anno per la prima volta c’è stata una picola variante nel secolare tragitto processionale, ma è stato sempre in via Bongiorno il tradizionale incontro tra Cristo, San Giovanni e l’Addolorata. La processione si è conclusa al calvario, dove ci sono stati alcuni momenti di intensa suggestione che lasciano il segno, come quello della crocefissione. Di solidarietà e di condivione del dolore ha parlato don Salvatore Bevacqua nell’omelia che, per tradizione, si svolge da un balcone di via Alongi. “Sono molti –ha sottolineato- che pensano a progetti strabilianti per far progredire l’uomo e tanti dimenticano che l’uomo continua a morire, a perdere il suo sangue e cioè la sua vita. Perchè lasciato solo, perchè nessuno gli sta accanto per usargli carità e prestargli il fraterno servizio. Non sempre sappiamo accorgerci del fratello che ci è accanto. Impegnamoci, seguendo l’insegnamento di Gesù, ad aiutare chi è in difficoltà”.

Pietro Lisacchi

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