Avvolta da un
cuscino di fiori bianchi, salutata da un lungo applauso: così a Vanessa
Scialfa, la giovane ventenne assassinata giovedì 24 aprile dal suo convivente,
è stato dato l’estremo saluto dai suoi cari e da una immensa folla di
concittadini accorsi ai suoi funerali, nella chiesa più importante della città
dove risiede la Patrona, Maria Santissima della Visitazione. Nel primo banco
del Duomo, i familiari di Vanessa non erano soli: accanto al papà Giovanni,
alla mamma, al fratello e alla sorella, l’ex fidanzato Alessandro che pare sia
stato la causa scatenante della furia omicida di Francesco Lo Presti, in quanto
Vanessa avrebbe pronunciato il suo nome in un momento di intimità. Un fatto
questo che avrebbe acceso un forte diverbio tra Vanessa e il Lo Presti che
aveva assunto fra l’altro della cocaina e dal quale la giovane donna aveva
deciso di separarsi. Quando è iniziata la funzione funebre, in chiesa è calato
il silenzio. E’ un silenzio colmo di sofferenza, ma anche di volontà, forte, di
credere nel bene. “Nessuno di noi era presente nel momento della sua morte –ha
detto nell’omelia don Franco Greco che ha concelebrato con mons. Francesco
Petralia il rito-, Lei sì- riferendosi alla Beata Vergine- per accompagnarla
davanti al Signore. Noi potremo dire con forza che è viva, perchè è con colui
vivente, è con il risorto, è con Gesù. Possiamo considerarla un angioletto
adesso. Fa rabbia il modo in cui Vanessa
ha concluso la sua vita terrena –ha aggiunto il sacerdote-. Vanessa per il suo
amore ha dovuto morire. Perdona lui –riferendosi all’assassino- che non ha
saputo amare e non ha saputo capire”. Ma ai funerali non c’erano soltanto
familiari, amici e conoscenti, ma anche
il capo della Squadra mobile di Enna, Giovanni Cuciti,
il comandante provinciale dei carabinieri, Baldassare Daidone, che hanno coordinato le indagini, ed
una rappresentanza della Polizia e dell’Arma. Erano presenti anche il vice
presidente della Provincia Antonio Alvano e il sindaco di Enna, Paolo Garofalo,
con la fascia tricolore accompagnato dall’intera Giunta, il quale ha voluto che fosse
presente il gonfalone municipale “proprio per sottolineare
che l’intera città di Enna partecipa a questo grave lutto”. Garofalo ha anche lanciato un segnale
forte e chiaro: “Enna
sarà sede di un convegno nazionale sulla violenza contro le donne.
E’ necessario continuare a discutere – ha detto- di un problema che sta
diventando un vero allarme sociale: basta ricordare che sono 54 le donne uccise
da compagni, conviventi e mariti nei primi 4 mesi del 2012”. Il coltello alla
gola, i calci, le forbici di casa, le mutilazioni genitali, gli stupri, il
commercio dei corpi, i vicini che non sentono, le denunce inutili, le fughe disperate
sono le violenze che le donne ancora subiscono nel contesto italiano. “La famiglia italiana uccide più
della mafia, più della criminalità organizzata straniera e di quella comune”,
che “il posto più insicuro per la donna è la propria casa –scrive l’avvocato
Barbara Spinelli, esperta di femminicidio”. Un termine questo affibiato dalla Nazioni
Unite per il triste primato tutto italiano. Una strage che si consuma per lo
più dopo mesi di liti e violenze dentro le mura domestiche e che spesso vede
protagonisti uomini che non accettano di essere lasciati. Le donne uccise da
uomini sono sempre di più: 127 del 2010, 137 nel 2011 e sono già 55 i femminicidi
nei primi mesi di quest’anno. “Perché? -è l’interrogativo che Maria Grasso,
presidente dell’Associazione Donneinsieme “Sandra Crescimanno” di Piazza
Armerina, si è posta appena è stata data la notizia del ritrovamento del corpo
di Vanessa-. Potevamo fare qualcosa per proteggere questa giovane donna
che potrebbe essere nostra figlia, sorella, amica? Forse Vanessa aveva chiesto
aiuto magari senza parlare, muta, sperando che qualcuno aprisse le orecchie,
spalancasse gli occhi, non si girasse dall’altra parte e ascoltasse questo
grido silenzioso che viene dal profondo e che noi non siamo riusciti a sentire
troppo presi dai nostri problemi quotidiani. Il tema della violenza sulle
donne si presenta spesso e prepotentemente nella mia vita di donna e di
presidente dell’unico sportello antiviolenza della provincia di Enna. A noi le
donne chiedono una voce. A noi le donne chiedono di parlare per loro, di
nominare e nominare tante volte quello che succede all’interno delle case.
Perché la violenza è soprattutto esercitata dagli uomini sulle
donne, è in larga misura esercitata all’interno della famiglia o da persone
conosciute dalle vittime”. “La vicenda ennese
– sottolinea invece Stefano Dell’Aerea, psichiatra, psicoterapeuta e
responsabile del Sert di Enna- ha portato alla luce problemi di stolking,
violenza e droga, ma il problema più grosso è l’incapacità di molti di non
resistere alla frustrazione dell’abbandono”. Il responsabile del Sert spiega
anche che “Enna di certo non si tira indietro rispetto ad altre realtà” riguardante all’utilizzo di stupefacenti. “C’è
un grande abuso –dice- di alcol, la cocaina gira per la città ed anche la
vecchia eroina è tornata in auge. E non
è solo un problema di giovani perché anche quarantenni o cinquantenni ne fanno
uso. Per tutti è un piacere, un rifugio o un voler aumentare il livello di
performance ed in questo la cocaina purtroppo si presta tanto, ma allo stesso
tempo provoca danni gravissimi”.
Giacomo Lisacchi
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