lunedì 18 luglio 2011

San Raffele, suicida il vice di don Verzè Il suo avvocato: “Non era indagato”

Mario Cal si è sparato nel suo ufficio presso l'ospedale milanese, di cui era il massimo responsabile finanziario. Pochi giorni fa era strato sentito dal pm che indaga sul buco da un miliardo di euro nei conti dell'ente. "Ma non era indagato", afferma il suo avvocato. Il manager era stato coinvolto in due inchieste ai tempi di Mani pulite

L’ex vicepresidente del SanRaffaele, Mario Cal, si è suicidato con un colpo di pistola nel suo ufficio all’interno dell’ospedale milanese, dove lavorava da circa trent’anni. Trevigiano, 71 anni, nei giorni scorsi era stato ascoltato dalla procura di Milano in relazione al buco da oltre un miliardo di euro nei conti del gruppo. Il numero due del fondatore don Luigi Verzè è stato negli ultimi anni l’anima finanziaria del San Raffaele e della Fondazione Monte Tabor, il protagonista di investimenti milionari in tutto il mondo, a volte azzardati. Pochi mesi fa, don Verzè lo aveva definito “un amico fraterno”.

“Cal non era indagato, i magistrati milanesi lo hanno sentito soltanto come persona informata sui fatti”, ha detto il suo avvocato Rosario Minniti a SkyTg24, “e il San Raffaele non è coinvolto in alcuno scandalo finanziario”. Secondo Minniti, il colloquio con il pm Luigi Orsi ha riguardato semplicemente “la crisi finanziaria” dell’ente ospedaliero. Il manager si è sparato con una calibro 38 regolarmente detenuta, dopo essere arrivato in ufficio per raccogliere gli effetti personali, visto che era dimissionario. Dopo aver salutato la segretaria, ha chiuso la porta e si è sentito il colpo.

“Mario Cal e’ deceduto alle ore 10.57 presso il pronto soccorso dell’ospedale San Raffaele, dove era stato portato alle ore 10.21″, afferma in un comunicato il primario dell’emergenza Michele Carlucci. “E’ stato immediatamente rianimato”, continua, “le sue condizioni sono apparse subito critiche ci sono stati periodi di stabilizzazione dei parametri vitali, tuttavia Cal è deceduto”.

Il manager sanitario ha lasciato una lettera, ma non se ne conosce ancora il contenuto. “Non era preoccupato per l’inchiesta giudiziaria, ma per i debiti accumulati dal San Raffaele, che non aveva mezzi per far fronte al pagamento dei creditori”, ha dichiarato l’avvocato Minniti. Anche se pochi giorni fa è entrato in carica un nuovo consiglio d’amministrazione, guidato da Giuseppe Profitidel Bambin Gesù di Roma, sostenuto dal Vaticano e da un nutrito pool di banche.

Negli anni Novanta, Mario Cal era stato coinvolto in due inchieste del filone Mani pulite: quella sui terreni venduti sottocosto dall’ente assistenziale Ipab, guidato dal socialista Matteo Carriera, e per una storia di corruzione alla Guardia di finanza, per ordine dell’allora magistrato Antonio Di Pietro.

Agrigento, riapre una chiesa con dedica a Cuffaro. E mezzo Pd non vota la censura


A Raffadali l'inaugurazione dell'edificio è l'occasione per celebrare l'ex senatore ed ex presidente della Sicilia, finito in carcere per favoreggiamento a Cosa Nostra. In Comune tre consiglieri del Pd su cinque si astengono sulla mozione di condanna. Associazione AdEst: "Inconcepibile, a pochi giorni dall'anniversario della morte di Borsellino"

Al cospetto di vescovi, militari e politici, l’inaugurazione della nuova Chiesa Madre di Raffadali (Agrigento) si trasforma nell’elogio diTotò Cuffaro, l’ex governatore siciliano in carcere per favoreggiamento a Cosa Nostra. Tutti ad applaudire, il caso finisce in Consiglio comunale, dove tre esponenti del Partito democratico su cinque non votano la mozione di censura.

Salvatore Cuffaro, i compaesani di Raffadali lo chiamano “Totò” da quando era piccolo. E’ una cittadina nota per il paesaggio splendido, per le centinaia di autobus turistici gestiti da “Peppuccio” Cuffaro, il fratello di Totò, e per il Comune amministrato da “Silviuccio” Cuffaro, il terzo fratello di Totò. Qui, la riapertura dopo 14 anni della Chiesa Madre si è trasformata nell’elogio del compaesano incarcerato e quando il presidente del Consiglio comunale ha pronunciato il nome “Totò”, tra le navate della cattedrale è scoppiato l’applauso. Vera testimonianza di fede e devozione.

Ad Agrigento, appena un anno fa, è stata dedicata al boss di Palma di Montechiaro la vittoria di una squadra locale nel campionato di eccellenza. “A Raffadali – spiega Gaetano Alessi, dell’associazione AdEst – hanno pensato bene di dedicare a un carcerato per fatti di mafia l’inaugurazione della Chiesa Madre al cospetto di vescovi, carabinieri e dell’intera rappresentanza politica, anche di centrosinistra”.

In provincia di Agrigento ci sono le radici del potere di Totò, che è stato assessore regionale all’Agricoltura del governo guidato per due anni (1998-2000) da Angelo Capodicasa, uno dei fondatori del Partito democratico, aderente alla mozione di Piero Fassino. Nessuno così si è meravigliato quando, due giorni fa, la questione dell’elogio a Cuffaro è finita in Consiglio comunale e i tre consiglieri del Pd non hanno votato la censura, lasciando quasi solo il capogruppo del partito Aldo Virone (è stato lui a presentare la mozione di censura), che sulla dedica dell’inaugurazione a Cuffaro ha commentato: “Siamo in una terra difficile, dove chi rappresenta le Istituzioni deve fare una scelta chiara e non ingenerare dubbi o equivoche interpretazioni con le proprie parole: o sta con chi la mafia la combatte ogni giorno o sta con quel sistema di potere che ha fiancheggiato la criminalità organizzata fino ad esserne condannato”. E ancora: “Capisco che l’ex presidente della Regione è il padrino politico di molti dei presenti in Consiglio comunale, ma l’affetto non può far dimenticare i doveri connessi alla rappresentanza istituzionale, né tanto meno l’insegnamento di Cuffaro che ha accettato la condanna in silenzio e con rispetto delle istituzioni”.

Durante la discussione in municipio, il consigliere Claudio Di Stefano, coordinatore dell’Udc, ha verbalizzato una dichiarazione di voto che sposava l’elogio a Cuffaro sottolineando il ringraziamento e la vicinanza dell’intera cittadinanza e di tutti i consiglieri di maggioranza.

Lo scontro dal municipio si è trasferito sulla Rete e su Facebook. “A due giorni dal ricordo dell’uccisione di Paolo Borsellino – spiega Gaetano Alessi – quello che è accaduto è inconcepibile. Di Stefano farebbe bene a tacere e non confondere i raffadalesi con la stretta cerchia dei cuffariani che ha devastato il nostro paese negli ultimi 10 anni. La stessa cerchia che non si sta facendo scrupolo di passare di partito in partito per avere sempre un posto al sole. Il voto in Consiglio comunale conferma ancora una volta che a Raffadali c’è chi sta dalla parte delle vittime di mafia e chi invece ‘onora’ i condannati”.

L’amministrazione che elogia Cuffaro è la stessa che sino ad oggi si è rifiutata di dedicare una via a una delle vittime più illustri di Cosa Nostra: Peppino Impastato. “In questo contesto – conclude Alessi – vorremmo sapere con chi sta il Pd: con il suo capogruppo che ricorda a tutti che i valori sono fondamentali per la crescita culturale o con gli esponenti dell’Udc e del cosiddetto Terzo polo che difendono i condannati per fatti di mafia?”.

domenica 17 luglio 2011

Famiglia distrutta, un parente denuncia: «Formiche sul corpo di mio cognato»


L'ospedale Papardo di Messina (archivio)

«È veramente sconcertante la situazione che ci siamo trovati davanti stamattina all'obitorio dell'ospedale Papardo di Messina. La salma di mio cognato era lasciata con altre in un ambiente in cui c'erano circa 40 gradi, gonfia come se la morte fosse avvenuta da 15 giorni e sul corpo vi erano formiche e insetti».

La denuncia è di Francesco Tortorici, cognato di Mario Petralia, il 47enne vicentino di Romano d'Ezzelino(originario di Partanna, in provincia di Trapani) che ieri è morto con la moglie Vanda Roccolino in seguito alle ferite riportate nell'incidente stradale avvenuto sull'autostrada A20 Messina-Palermo, all'altezza dello svincolo di Capo d'Orlando. Tortorici stamani ha fatto intervenire sul posto anche la Polizia e ha presentato un esposto. Un altro caso sconcertante dopo quello denunciato ieri dai familiari di un paziente ricoverato nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Messina che hanno scoperto larve di mosca nel naso del loro congiunto in coma.

«Come se non bastasse - prosegue il cognato della vittima - alle 7 di oggi la camera mortuaria dell'ospedale era aperta e incustodita. Ipoteticamente chiunque poteva entrarvi e portarsi via le salme senza alcun problema. Qualcuno mi ha detto che la vigilanza viene effettuata dalle 9 alle 19, e dopo quegli orari che accade con le porte lasciate aperte?».

Nell'incidente stradale ieri mattina era morta sul colpo la moglie, Vanda Roccolino, insegnante elementare, la cui salma attualmente si trova nell'obitorio di Sant'Agata di Militello. La coppia viveva da circa 25 anni a Romano d'Ezzelino con i figli Mariella, di 22 anni, Claudio di 17 anni e la piccola Eleonora di 12 anni. Gli ultimi due viaggiavano con i genitori sull'Audi A4 volata giù dal viadotto e sono ricoverati a Catania, anche se non sono in pericolo di vita. Claudio domani sarà sottoposto a un intervento chirurgico a una gamba.

sabato 16 luglio 2011

Su Paolo Borsellino "coriandoli di verità"

"Non ci bastano più 'coriandoli' di verità. La vogliamo sapere tutta. E deve essere tanto inquietante che preferiscono centellinarcela": con queste parole Rita Borsellino, sorella di Paolo, il magistrato ucciso il 19 luglio di 19 anni fa, chiede di andare fino in fondo nelle indagini sulla strage di via D'Amelio che costò la vita al fratello e ai cinque agenti di scorta.

Intervenuta alla presentazione delle iniziative organizzate per l'anniversario dell'eccidio, l'europarlamentare del Pd ha aggiunto: "da 19 anni rimbalziamo contro muri di gomma. Ci avevano propinato una verità che poi si è rivelata tutt'alto. Speriamo ora di ripartire dalla revisione del processo".

Per Borsellino "è evidente che ci sono state reticenze anche istituzionali. Memorie ritrovate, personaggi che hanno ricordato cose a distanze di tempo. Comportamenti colpevoli che hanno ritardato il corso delle indagini".

Ai cronisti che le chiedevano se volesse fare un appello all'ex ministro dell'Interno Mancino, al centro di un "giallo" mai risolto su un suo presunto incontro con Borsellino 18 giorni prima della morte sempre smentito dal politico, ha risposto: "Non spetta a me chiedergli conto. Io rispetto i ruoli".

"Qualche giorno prima che lo ammazzassero, Paolo ci disse: Quando mi uccideranno ricordatevi che non sarà stata solo la mafia". Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso il 19 luglio di 19 anni fa, è certa: dietro la strage che costò la vita al giudice e a 5 agenti di scorta, non ci fu solo Cosa nostra.

"Suo fratello venne eliminato perchè aveva scoperto la trattativa tra Stato e mafia e voleva impedirla?" le chiedono i cronisti durante la presentazione delle iniziative organizzate per ricordare l'eccidio di via d'Amelio.

"Non sono un investigatore - risponde - ma certo l'immagine di Cosa nostra col boss con la coppola e la lupara che organizza una cosa simile è riduttiva. D'altro canto - continua Rita Borsellino - Paolo proprio a ridosso della sua morte disse 'ho visto la mafia in direttà e non si riferiva certo a incontri con uomini d'onore".

Anche sull'agenda rossa del fratello, diario in cui Borsellino appuntava "incontri e sviluppi di indagini" e sparita dopo l'attentato, Rita ha le idee chiare: "nessuno può dubitare che sia esistita. Noi familiari l'abbiamo vista mille volte. L'aveva sempre con sè. Negarne l'esistenza significa accusarci di dire il falso".

"Allora - prosegue - se non è stata rubata perchè conteneva verità scomode, come mai, in tutte le perquisizioni fatte in casa e in ufficio, non è mai stata trovata?".

Melania, ha lottato prima di essere uccisa sotto le unghie il dna di una donna I legali di Parolisi: tutto fa pensare a un killer femminile Nuovo gia


Melania Rea

ROMA - Per i legali di Salvatore Parolisi la moglie Melania Rea è stata uccisa da una donna. Ne sono convinti in quanto sotto l'unghia dell'anulare della mano sinistra è stato trovato del Dna femminile, secondo quanto emerge dalla perizia medico legale. «Si chiede l'arresto di un uomo, ma gli accertamenti - dichiarano i difensori di Parolisi, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile - lasciando intendere che l'omicidio è stato compiuto da una donna».

Il nuovo giallo. Chi è tornato (o andato) al Bosco delle Casermette (Teramo) il 19 aprile, il giorno dopo l'omicidio di Melania, o addirittura il 20 aprile, quando è stato scoperto il cadavere, per infliggere con un punteruolo dei colpi post mortem al cadavere trafitto da una ventina di coltellate e infilzare una siringa nel seno della giovane donna in un tentativo di depistaggio?

Una delle risultanze dell'autopsia depositata nei giorni scorsi, il fatto cioè che la seconda serie di ferite inferte dopo la morte risalga a molto tempo dopo l'omicidio, forse a poche ore prima della telefonata anonima che segnalava la presenza della salma nella pineta di Ripe di Civitella, rilancia l'ipotesi che sulla scena del delitto ci sia stata un'altra persona.

Forse un complice di Parolisi, per il quale la Procura di Ascoli Piceno ha chiesto al gip una misura cautelare. Un'ipotesi ritenuta non infondata anche dai magistrati che indagano sulla morte della ventinovenne di Somma Vesuviana e che, sembra, sarebbe accennata nella richiesta di misura cautelare per Parolisi. Il militare aveva altre relazioni sentimentali, una - come è emerso nelle indagini sul delitto - con una soldatessa che era stata sua allieva. Impossibile che il caporalmaggiore dell'esercito sia tornato sul luogo del delitto dopo avere lanciato l'allarme sulla scomparsa della moglie e partecipato alle ricerche con decine di persone. «Da allora - secondo uno dei suoli legali - è stato sempre sotto l'occhio dei media».

Improbabile, anche se non impossibile, che lo abbia fatto nei due giorni seguenti, quando era circondato da parenti suoi e di Melania giunti dalla Campania. Il 19 aprile il militare si era recato in caserma, una notte l'aveva trascorsa a casa dell'amico Raffaele Paciolla, ma sembra che sia stata quella tra il 20 e il 21, quando ormai il corpo era già stato scoperto. Su questo punto, ovviamente, il suo legale ha un'idea precisa: Salvatore «non è mai tornato lì e non ci sono complici. In quel luogo è tornato l'assassino».

I legali di Parolisi: tutto fa pensare a un killer femminile .«Nelle prime righe delle quasi cinque pagine di quesiti chiesti dai pm al medico legale - spiegano i legali di Parolisi - si chiede di verificare se ci sono altri Dna oltre a quelli di Salvatore e Melania: ebbene, la risposta a questo quesito è quasi mascherata in due righe nelle conclusioni del perito». «Occorre andare a spulciare i dati nelle oltre 80 pagine - seguitano Biscotto e Gentile - per scoprire che: Melania ha tentato di difendersi con le mani durante l'aggressione; sotto l'unghia di una mano è stato trovato del Dna di una donna; il Dna di Salvatore è stato trovato solo nella bocca di Melania come probabile conseguenza di un bacio».

«Le ferite sono state provocate da due diverse armi (o oggetti) e in tempi diversi». «Questi dati, da soli, consentono - concludono - la rovina del castello accusatorio a senso unico contro Parolisi tralasciando altre piste. Noi chiediamo: chi è la donna che ha aggredito e probabilmente ucciso Melania?».

Dna di chi le ha strappato l'anello di fidanzamento.
Il rinvenimento di tracce di Dna femminile sotto l'unghia del «quarto dito sinistro» - come recita la perizia medico-legale, in pratica l'anulare - di Melania, richiama per associazione l'anello d'oro con un solitario che la donna indossava sembra proprio a quel dito, insieme alla fede nuziale, e che fu ritrovato accanto al corpo nel Bosco delle Casermette. Si tratta dell'anello di fidanzamento della donna, scoperto durante il secondo sopralluogo nella pineta del Teramano.

L'anello era a una certa distanza dal corpo, e le ipotesi circolate su questa circostanza erano che Melania se lo fosse tolto lanciandolo per sfregio contro il suo aggressore o che si fosse sfilato dal dito durante la colluttazione. I familiari della donna, peraltro, ospiti di alcune trasmissioni televisive, avevano ricordato che quell'anello le andava largo, perché negli ultimi tempi era dimagrita. Ora però, con il ritrovamento delle tracce di Dna femminile, potrebbe farsi strada l'ipotesi che l'anello le sia stato sfilato da una donna, forse, come sostengono i legali di Parolisi, la stessa assassina. Oppure, Parolisi ha avuto una complice, possibilità prefigurata anche dai colpi inferti post mortem sul cadavere di Melania. E comunque mentre Salvatore era impegnato con carabinieri, amici e volontari nelle ricerche della moglie.

Parolisi si trova oggi a Frattamaggiore, il comune del napoletano dove vivono i suoi genitori. Davanti all'abitazione della famiglia, in via Stanzione, c'era una folla di cronisti, troupe televisive e curiosi. Nella strada dove abita Parolisi il traffico è fortemente rallentato, con momenti di vero e proprio blocco a causa delle auto che si fermano per osservare il lavoro di cronisti, fotoreporter e cameramen. Parolisi però non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

«Non c'è nulla da dire, vi preghiamo di rispettare la nostra privacy», si è limitato a dire un parente a chi gli chiedeva quale fosse il clima in casa Parolisi.

Parolisi è «in una condizione psicologica difficile» dopo la misura cautelare chiesta dalla procura al gip, «ma è sereno e, forte della consapevolezza della sua innocenza, è pronto ad affrontare qualunque cosa», ha detto uno dei suoi legali. «È con la sua bambina», ha aggiunto l'avvocato Biscotti.

venerdì 15 luglio 2011

Sì alla manovra, tagli per famiglie e asili Bersani e Casini: ora Berlusconi a casa Oggi il via libera finale alla Camera. Il Pd: scomparsi i tagli


Giulio Tremonti

ROMA - La manovra da 70 miliardi approda oggi in aula alla Camera per il via libera finale. Nessun ostruzionismo dalle opposizioni, mentre il premier Silvio Berlusconi continua a non farsi vedere e a tacere, anche se oggi dovrebbe essere in aula a Montecitorio.

L'approvazione così rapida della manovra vienedeinita un «miracolo» dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La politica affronti la crisi sapendo che «come sul Titanic, non ci si salva nemmeno in prima classe», ha ammonito invece ieri il ministro dell'economia, Giulio Tremonti. Borsa di nuovo giù intanto in avvio di seduta.

Tra i provvedimenti della manovra la stretta sulle pensioni, con i prelievi sugli assegni più alti. Si pagherà un ticket di 10 euro per le visite specialistiche e diagnostiche e di 25 per gli interventi del pronto soccorso in codice bianco già da lunedì prossimo. Colpo di scure sulle agevolazioni fiscali: gli oltre 100 miliardi di valore subiranno un taglio del 5% nel 2013 e del 10% a partire dal 2014. E sarà un taglio indistinto che potrebbe colpire, ad esempio, anche le agevolazioni per le famiglie, per i figli a carico, per gli studenti e gli asili. Per un lavoratore e un pensionato - ha calcolato la Cgil - il costo medio potrebbe essere di 1.200-1800 euro.

Debito pubblico record a maggio. Secondo i dati di Bankitalia contenuti nel supplemento al Bollettino statistico sulla finanza pubblica, lo stock del debito è salito a 1.897,5 miliardi di euro, rispetto ai 1.890,5 miliardi di aprile. Nel mese di maggio del 2010 il debito pubblico ammontava a 1.829,7 miliardi di euro.

Nei primi cinque mesi del 2011 le entrate tributarie sono salite 145,84 miliardi di euro, con una crescita del 5,1% pari a +7,05 miliardi, rispetto allo stesso periodo del 2010. Il dato emerge dal Bollettino del Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia, in cui si sottolinea «la buona tenuta delle entrate tributarie che, per il secondo mese consecutivo, crescono ad un tasso allineato rispetto al periodo pre-crisi».

«Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, una manovra italiana non è stata mai approvata in tre
giorni», ha affermato Tremonti in un'intervista al Wall Street Journal in cui rilancia l'idea degli Eurobond, che «sono nello spirito del maggio» del 2010, quando l'Europa corse in soccorso della Grecia.

Dopo l'approvazione della manovra «Berlusconi deve andare a casa». E se toccherà al centrosinistra «garantiremo i saldi ma cambieremo l'asse di questa manovra», ribadisce in una intervista a La Repubblica, il segretario del Pd Luigi Bersani, che ripete come il gesto di responsabilità delle opposizioni per garantire una approvazione rapida del decreto sia destinato «al Paese e non a Berlusconi».

La strada, secondo Bersani, è tracciata: «si deve andare ad elezioni, con nuovi protagonisti, nuovi programmi, nuove ricette nel rispetto del saldo di bilancio. Solo questo - spiega - può ridare fiducia, credibilità e un senso di riscossa al Paese». Ma c'è anche il 'piano B': «non mi sottraggo - dice il leader del Pd - all'ipotesi subordinata di un passaggio di transizione che renda possibile allestire una nuova legge elettorale e imbastire le riforme».

Bene i tempi strettissimi per dare una risposta ai mercati, ma la manovra che si appresta ad ottenere il via libera dal Parlamento «è la più iniqua e dannosa che si potesse adottare», dice Rosy Bindi in una intervista al Corriere della Sera. «Noi - aggiunge la vice presidente della Camera - siamo responsabili dei tempi, il contenuto invece è tutto loro» e il Pd «farà di tutto» per spiegare al Paese che questa manovra è «macelleria sociale». La manovra «salva tutte le caste, non tassa le rendite e non prevede una sola misura di crescita. Invece di far pagare chi si è arricchito, aumenta le diseguaglianze», conclude Bindi.

«Bisognerebbe chiedere a Tremonti come mai nel momento in cui si chiedono questi sacrifici agli italiani il capitolo costi della politica scompare dalla finanziaria», afferma, in una intervista a L'Unità, Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd. «Noi - sottolinea Finocchiaro - avevamo chiesto quattro cose: allineare la retribuzione dei parlamentari ai parametri europei; introdurre il principio contributivo per i vitalizi parlamentari; includere gli stessi nei tagli alle pensioni d'oro, un atto doveroso nei confronti del Paese, e, infine, dotarsi di uno strumento di riorganizzazione delle Province. Nessuna diqueste richieste è stata accolta». Durante gli incontri con Tremonti, però, la questione è stata affrontata. «Certo. La sua risposta - replica Finocchiaro -
è stata "vedrete cosa vi porterò nella manovra sui costi della politica"». E poi? «I buoni propositi annunciati da Tremonti si sono arenati nella stessa maggioranza».

«Voteremo no alla manovra, come abbiamo sempre votato no alla fiducia al governo posta una quarantina di volte. È circa tre anni che diciamo che se ne deve andare a casa, ma lui rimane lì, ma non serve a nulla». Lo ha detto ospite di In onda su La7 il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «Berlusconi ha due strade: la prima è dire "incasso la manovra in tre giorni, l'ho sfangata, continuo come prima". Sarebbe un gesto di grande miopia. Oppure prende atto che la fase si è esaurita e dà il suo contributo. Per me non si dimetterà e debbo dire che l'opposizione non deve fare una cosa aspettandosene un'altra. Non facciamo una cortesia a Berlusconi anticipando la manovra, ma una cortesia agli italiani».

«Il taglio delle Province, l'accorpamento dei piccoli comuni, la riduzione dei vitalizi dei parlamentari sono misure - dice poi Casini in una intervista a Il Sole 24Ore - che andavano prese. Se la classe politica pensa di sopravvivere difendendo i privilegi di casta e le mele marce finirà molto male».

Rai saccheggiata


Posta su Google readervota su OKNotizieAggiungi a Digg!vota su UpNewsAggiungi a LinkedinDeliciousAggiungi a Mixx!Condividi su FriendFeedCondividi sulla bacheca di Facebook
RSS
Augusto Minzolini

ROMA - All’appuntamento in procura per difendersi dall’accusa di peculato Augusto Minzolini va con l’auto aziendale. Il direttore del Tg1 rimane due ore nell’ufficio del procuratore aggiunto Alberto Caperna, insieme ai suoi avvocati Franco e Francesca Coppi. L’effetto sorpresa, arriva quasi immediatamente, quando Minzolini ritorna sulla sua linea difensiva per giustificare i 68mila euro di spese addebitati alla Rai in quattordici mesi: «Ho utilizzato la carta di credito aziendale e ho impiegato quel denaro per spese di rappresentanza. Ero autorizzato dalla direzione generale».

L’imprevisto sono due fogli dattiloscritti firmati Mauro Masi, allora direttore generale dell’azienda, che il 16 giugno ha dichiarato in procura di non avere mai autorizzato quelle spese e l’uso della carta. Minzolini ne prende atto. Ribadisce che non sapeva e per un anno ha usato la carta senza ricevere obiezioni. Che le spese non fossero autorizzate lo sa già, tanto che ha deciso di restituire la somma. Ma dal punto di vista penale la sua posizione non cambia. Delle 56 trasferte, 40 sarebbero avvenute nel fine settimana. C’è un soggiorno di nove giorni trascorsi a Venezia per il festival del cinema, i viaggi a Istanbul, Londra, Marrakech, per due volte, due volte le puntate a Cannes. E poi Praga e Amburgo.

Altri guai per il direttore del Tg1, anche se non ci sono state sanzioni, sono arrivati dal consiglio di amministrazione Rai di ieri. Otto ore di riunione in gran parte dedicati al calo di ascolti del notiziario di Minzolini. Che nella fascia meridiana ha perso, giugno 2011 su giugno 2010, oltre tre punti di share e ceduto la leadership al Tg5 delle 13. Mentre alle 20 mancano all’appello quasi cinque punti di share. Un dato inquietante visto che gli altri tg crescono. E così anche consiglieri di maggioranza che hanno sempre difeso Minzolini, come Guglielmo Rositani e Antonio Verro, hanno espresso qualche perplessità e la necessità di un’inversione di rotta.

Il cda ha trovato situazioni di criticità anche a Raiuno e Raidue. Per quest’ultima è possibile la sostituzione del direttore Massimo Liofredi già dalla settimana prossima. Davvero grave, infine, la situazione della concessionaria di pubblicità Sipra che sta subendo un ulteriore calo delle previsioni di entrata, ormai alla soglia dei mille milioni di euro.

mercoledì 13 luglio 2011

Massaggi hard in spiaggia, 20 euro per una prestazione sessuale

Donne cinesi si avvicinavano ai lettini dei bagnanti per offrire massaggi rilassanti, ma per venti euro in più aggiungevano al massaggio anche una prestazione sessuale. Lo hanno scoperto sullaspiaggia di Castel Porziano, gli agenti del XVII Gruppo della polizia di Roma Capitale grazie alle segnalazioni di alcuni turisti che avevano individuato un andirivieni sospetto tra le dune.

Gli agenti hanno inoltre scoperto che i rapporti sessuali, che vedono coinvolta anche la prostituzione maschile di origine asiatica, vengono consumati nell'area protetta di Capocotta. A seguito di quest'operazione sono state denunciate tre ragazze cinesi, portate in questura per accertarne l'età visto che una volta fermate, si sono chiuse in un totale mutismo.

Il fenomeno della prostituzione in spiaggia sembra essere in espansione e riguarderebbe decine e decine di ragazze che operano su diversi chilometri di arenile.

L'on. Nello Musumeci a Villarosa


Villarosa. L’on. Nello Musumeci domenica pomeriggio è tornato a Villarosa, paese che gli è stato sempre familiare, un suo antenato ha origini villarosane, e lo ha fatto nella duplice veste di vice segretario nazionale de “La Destra”, inaugurando la nuova sede di corso Garibaldi intitolata a Giorgo Almirante, e di membro del Governo accogliendo con estremo piacere l’invito a ‘Palazzo di città’ del sindaco Gabriele Zaffora. Ad accogliere il sottosegretario di Stato al Lavoro e alle Politiche sociali e le altre personalità a suo seguito, oltre al sindaco sono stati gli assessori Mimmo Russo, Renato Albo e Agostino Lentini, il consigliere Mirko Gioia, il capitano della Polizia municipale, Vincenzo Profeta e l’ispettore Abbate. “Voglio esprimergli –ha detto Zaffora nell’introdurre l’incontro- a nome di tutta la municipalità la gratitudine per avere accettato il nostro invito”. Musumeci invece da parte sua nel ringraziare per l’invito ha sottolineato la necessità di dialogo fra istituzioni, “unica strada per conseguire l'obiettivo del bene comune”. Ne è seguita una cordiale discussione in cui sono state affrontate problematiche di carattere generale anche se l'attenzione maggiore è stata rivolta a temi locali, alle problematiche ma anche alle potenzialità della comunità villarosana. Il sottosegretario ha manifestato, a tal proposito, la sua totale disponibilità, nell'ambito delle sue competenze ministeriali, ma anche in generale come parlamentare siciliano, ad agevolare il compito degli amministratori locali. L'incontro si è concluso con il dono, da parte del sindaco Zaffora del ‘Vocabolario del Vernacolo villarosano’ recentemente pubblicato dal prof. Santo Palmeri, e con il reciproco impegno ad una prossima visita del parlamentare a Villarosa, destinata ad una più approffondita conoscenza delle problematiche ma anche delle ricchezze, delle potenzialità e delle peculiarità della terra di Villarosa.

Pietro Lisacchi

martedì 12 luglio 2011

Berlusconi all'opposizione: «Uniti e coesi nell'interesse comune»


ROMA - «La crisi ci spinge ad accelerare il processo di correzione in tempi rapidissimi, a rafforzarne i contenuti, a definire compiutamente i provvedimenti ulteriori volti a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014». Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una dichiarazione sulla manovra.

Berlusconi si rivolge quindi a maggioranza e opposizione per far fronte comune davanti alle fibrillazioni finanziarie. «Dobbiamo essere uniti e coesi nell'interesse comune», auspica il premier in un passaggio di una lunga dichiarazione. «La fiducia nello sviluppo - sottolinea Berlusconi - non è mai venuta meno, neanche in momenti più difficili di questo e poggia sull'impegno di tutte le forze politiche, al governo e all'opposizione, a difendere il Paese, le sue prospettive di crescita e il benessere dei suoi cittadini».

«Dobbiamo essere uniti, coesi nell'interesse comune, consapevoli che agli sforzi e ai sacrifici di breve periodo corrisponderanno guadagni permanenti e sicuri. Questa deve essere oggi la nostra risorsa fondamentale», avverte il presidente del Consiglio.

«Il governo è stabile e forte, la maggioranza è coesa e determinata. Le nostre banche sono solide e al riparo dai colpi che grandi istituti bancari esteri hanno dovuto subire e sono state pronte a rispondere agli inviti ad accrescere ulteriormente la loro capitalizzazione», sottolinea poi il presidente del
Consiglio. «La nostra economia è vitale. Può contare sulla capacità innovativa dei nostri imprenditori, sulla laboriosità dei nostri lavoratori, sul senso di responsabilità delle parti sociali».

Manovra: ok al Senato entro giovedì. La conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso intanto che la manovra finanziaria verrà approvata entro «metà giornata» di giovedì in modo da permettere l'approvazione da parte della Camera entro domenica.

Dopo l'approvazione della manovra da parte del Parlamento il governo dovrebbe dimettersi subito. La richiesta è stata rilanciata dalla capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. «Chiediamo che il governo vada via. Alla debolezza del governo vediamo legati i problemi del paese».

Il Parlamento vuole fare quindi la sua parte per difendere i titoli del debito pubblico dagli attacchi speculativi: Camera e Senato si apprestano così ad approvare definitivamente la manovra entro domenica, in modo che lunedì, i mercati alla loro riapertura abbiano un segnale dal sistema Paese. Un percorso sprint per un decreto di aggiustamento dei conti come non si era mai visto. L'input per una accelerazione dell'approvazione del provvedimento è arrivato ieri pomeriggio dai capigruppo delle opposizioni in Senato, Anna Finocchiaro, Gianpiero D'Alia e Felice Belisario. Richiesta subito colta al balzo dal presidente del Senato Renato Schifani. Entro giovedì in tarda mattina il decreto sarà licenziato dal Senato, per approdare il giorno stesso alla Camera, alla commissione Bilancio. «L'importante - ha detto Finocchiaro - è che lunedì i mercati finanziari aprano con la manovra già approvata».

E lo stesso segnale arriva da Montecitorio dove il presidente Gianfranco Fini ha convocato per domani alle 12,30 la Conferenza dei capigruppo. E Fini si è detto ottimista su un accordo anche alla Camera su un iter rapidissimo. Fermo restando il cammino a tappe forzate, non è ancora chiaro se la manovra verrà o meno modificata come chiedono tanto la maggioranza che le opposizioni. Nel pomeriggio il ministro Giulio Tremonti incontrerà prima i gruppi del centrodestra e poi quelli dell'opposizione. Sia gli uni che gli altri propongono emendamenti, seppur a saldi invariati.

«Se non ci fosse nessuna correzione della manovra potremo tornare in piazza. Ma confidiamo che sull'orlo dell'abisso sappiano fare tutte le correzioni necessarie». Così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti oggi al presidio davanti al Senato. «Noi riteniamo che sia assolutamente necessario fare delle modifiche sulla manovra, a partire dalle pensioni e dare un segno di capacità di governo da parte del Parlamento e del Senato facendo un'operazione di riduzione dei costi e degli sprechi che la politica produce. Bisogna che siano capaci di dare l'esempio di rigore e di sobrietà».

«L'Italia è sotto attacco della speculazione mondiale. Il rischio che il Paese fallisca è reale. La Grecia si avvicina. Ci sarebbe bisogno di un governo che governa e di un Presidente del Consiglio che va in tv a rassicurare il mondo. Invece Berlusconi è sparito, ogni tanto manda qualche riga di comunicato. Quando Berlusconi doveva difendersi sul caso Ruby, inondava i tg di sue dichiarazioni. Ora che l'Italia sta affondando non si fa vedere. È una vergogna». Lo afferma in un commento sul proprio profilo Facebook il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

Pamplona, toro inferocito incorna un uomo completamente nudo

PAMPLONA - Almeno 10 persone, tutte di nazionalità spagnola, sono rimaste ferite ieri a Pamplona nella quarta giornata degli "encierros", le corse con i tori che ogni anno, per le strade della cittadina, portano spettacolo ma anche decine di "incornati". Tra questi anche un uomo completamente nudo. A differenza di quanto accaduto nei giorni scorsi, quando due partecipanti erano stati colpiti da un toro, i feriti di ieri sono stati ricoverati in ospedale per avere riportato traumi non gravi, probabilmente in una caduta. Secondo la Tv spagnola all'encierro di domenica hanno partecipato almeno 3 mila persone. Stando all'emittente diverse di loro sono cadute durante la corsa con i tori e alcune sono state calpestate dagli animali ma senza conseguenze.

Tra i casi più curiosi quello ripreso in un video amatoriale: un tale completamente nudo - a parte le scarpe -che è statao caricato dal toro tra la folla.

Enna. Le erbacce proliferano in tutta la città


L’incubo annuale delle erbacce che proliferano in tutta la città non potrà mai essere risolto del tutto, secondo l’opinione di molti cittadini, se non si spazzano perodicamente, come avveniva una volta, le strade. Insomma, nonostante la buona volontà dell’assessore al verde, Gigi Savarese, che segue personalmente i lavori di alcune squadre di operai che si sono messe di buozzo buono a decespugliare la città, la lotta con le erbacce è impari se non supportata da un servizio ordinario di spazzamento delle strade. Infatti, è proprio nei bordi o sopra o sotto i marciapiedi delle strade che si accumula terriccio e polvere che con il tempo diventa humus fertile per molte piante infestanti. Per la verità, da quanto sono in opera i lavoratori addetti a tagliare le erbacce, i quali stanno facendo di tutto per riportare la città in condizioni di decoro, qualche risultato apprezzabile si incomincia a vedere. Ma non è sufficiente anche perchè fioccano le iscrizioni al partito degli scontenti. A ingrossare le file dei cittadini che contestano all’Amministrazione comunale l’incapacità di gestire la cura dell’ambiente e gli interventi di arredo urbano, l’ex consigliere comunale del Pd, Tanino La Martina. Questo perchè, a dire di La Martina, le vie non sempre vengono pulite per intero. “Strano ma vero –dice l’ex consigliere- a quanto pare l'amministrazione comunale e l'assessore al verde pubblico Savarese, hanno stabilito che i residenti di Via Coppola (meglio identificata nella scalinata che inizia dietro la chiesa di S. Tommaso- anime sante, con sbocco in Via Pergusa) vanno suddivisi in cittadini di serie "A" e cittadini di serie "B". I cittadini di serie "A" (fortunati) hanno usufruito della decespugliazione fino davanti alle loro case, mentre i cittadini di serie "B" (poveretti sfortunati) sono costretti a convivere con l'erba che quasi minaccia l'ingresso nelle proprie case e vegeta lungo la rimanente scalinata che sbocca in Via Pergusa. Questo è un comportamento –aggiunge La Martina- che sta ad indicare la parzialità con la quale l'amministrazione gestisce l'interesse pubblico. E' un gesto indegno e irrispettoso nei confronti di quei cittadini che purtroppo sono stati declassati in serie "B". Non ci resta che tifare per loro. Speriamo –conclude La Martina- che in un prossimo futuro possano essere promossi in serie "A". Le stesse lamentele di La Martina ci sono arrivate anche da alcuni cittadini di viale delle Olimpiadi dove pare che una parte è stata scerbato dalle erbacce, mentre un’altra parte è stata completamente ignorata.

Giacomo Lisacchi

domenica 10 luglio 2011

Villarosa. Iniziano domani i lavori della rete idrica e fognaria a servizio dei 24 alloggi popolari realizzati sette anni fa e mai consegnati


Villarosa. Finalmente una delle opere di vitale importanza sociale per Villarosa sarà realizzata. Si tratta della rete idrica e fognaria a servizio dei 24 alloggi popolari realizzati sette anni fa e mai consegnati. La tanto attesa notizia è arrivata ieri e le numerose famiglie disaggiate, che vedono nella consegna degli alloggi un’ancora di salvataggio, possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. A comunicare che nella sede dell’Ato idrico è stato firmato il verbale di consegna dei lavori per la realizzazione delle due condotte a servizio delle palazzine popolari comunali è stato il presidente della provincia, Giuseppe Monaco, nella qualità di presidente del Consorzio Enna5. Il verbale è stato firmato dal direttore generale dell'Ato, ing. Stefano Guccione, dal dott. Zappalà e dall' ing. Bruno, rispettivamente amministratore e direttore dei lavori per Acqua Enna, dall'ing. Antonio Faraci, dirigente tecnico del comune di Villarosa, e dal sindaco Gabriele Zaffora. I lavori di cantiere avranno inizio domani e dureranno circa 60 giorni. Si chiude così una annosa e tormentata vicenda sbloccata grazie al costante interessamento del consorzio Ato nella persona del presidente Monaco, che ha raccolto e fatte proprie le preoccupazioni e le ripetute sollecitazioni manifestate dal sindaco Zaffora. Infatti, Monaco, dimostrando sensibilità istituzionale congiuntamente a Zaffora e al presidente di AcquaEnna, Franz Bruno, andò mesi addietro personalmente all’Arra di Palermo sbloccando di fatto il problema. Vivo compiacimento per il risultato è stato espresso da Zaffora che vede scongiurato finalmente il pericolo della vanificazione dello sforzo finanziario e realizzativo finalizzato a dare un tetto sicuro a 24 famiglie. “Si tratta di un risultato –ha detto- che corana con successo l'opera svolta in questi anni sia dal Consorzio che dalla società Acqua Enna, non dimenticando anche l'intervento decisivo per il finanziamento dei lavori ad opera del Commissario regionale straordinario per le bonifiche ing. Dario Ticali”. Intanto, non possiamo non ricordare che gli alloggi in deverse occasioni furono oggetto di intrusioni, vandalizzazioni e danneggiamenti. Tanto che il prefetto, condividendo il giudizio di estrema gravità sulla vicenda sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista delle gravi responsabilità derivanti dal danno patrimoniale ed erariale, inserì il tema nell’ordine del giorno di una sessione straordinaria del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza tenutasi eccizionalmente a Villarosa il 24 maggio del 2010.

Pietro Lisacchi

giovedì 7 luglio 2011

Berlusconi attacca l'opposizione «Non consegnerò loro l'Italia»




ROMA - «L'opposizione in Italia non si rassegna, non riesce a giocare una partita all'interno delle regole democratiche, ma è pronta ad usare ogni mezzo per ostacolare il Governo, dalle manovre parlamentari alla strumentalizzazioni dei risultati dei referendum e delle elezioni amministrative». Lo dice il premier Silvio Berlusconi intervenendo alla presentazione del libro di Domenico Scilipoti.

«In Italia c'è una tentazione alla scorciatoia e al tatticismo che è irrinunciabile.
Noi li deluderemo perchè andremo avanti fino a fine legislatura e non consegneremo l'Italia a Bersani, Vendola, Di Pietro. Andremo avanti nonostante quello che si decide nei cosiddetti salotti dei poteri forti». Lo aggiuntoa il premier.

«La crescita non dipende da noi, non dipende dal Governo: è un'illusione statalista della sinistra. A far crescere l'economia sono le imprese e chi nelle imprese ci lavora, è lo spirito di sacrificio con cui i cittadini sono disposti alla revisione di un welfare obsoleto e perchè per garantire tutti non garantisce più nessuno». Berlusconi aggiunge che per la crescita bisogna anche fare in modo che il sistema della giustizia sia più veloce e la burocrazia più snella: «tutte queste cose in parte dipendono anche da noi, e infatti stiamo lavorando con impegno, ma resto convinto del vecchio slogan 'meno stato più società».

Tremonti attacca Brunetta: "è proprio un cretino"


Il ministro Giulio Tremonti

ROMA - "Fuori onda" del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ieri ha pesantemente attaccato il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, durante la conferenza stampa di illustrazione della manovra. In un video esclusivo pubblicato suRepubblica.it. si vede che, durante l'intervento di Brunetta, Tremonti si rivolge al Ragioniere generale della Stato, Mario Canzio, seduto alla sua destra, e coprendosi parzialmente la bocca con una mano, dice: «Questo è il tipico intervento suicida».

«Proprio...», gli ha risposto Canzio, con Tremonti che ha aggiunto: «...E' proprio un cretino...».

Canzio - riferendosi a cio che Brunetta stava dicendo, ha ripreso: «Anche perché in una manovra complessiva di 34 miliardi e nove... accumulati con la spesa... il pubblico impiego zero sei... è inutile che ne parli, no?». Tremonti: «Eh, ma deve parlare...».

A questo punto si è inserito nella conversazione sussurrata il capo di Gabinetto dell'Economia, Vincenzo Fortunato: «E' un massacro...». Dopo pochi minuti, sempre mentre Brunetta parlava, Tremonti ha richiamato l'attenzione del titolare del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Maurizio... è scemo eh?». Risposta di Sacconi: «Non lo seguo neppure...».
«Questo è proprio un cretino» l'ultima battuta di Tremonti nel video.

Brunetta: Tremonti mi ha abbracciato e chiesto scusa. «E' venuto Giulio e mi ha abbracciato, chiedendomi scusa. Io, però, non ho ancora capito cosa sia successo. Ma si sa, non sono veloce di comprendonio». E' quanto si legge in una nota del ministro della Pa, Renato Brunetta, dopo la pubblicazione del video in cui Tremonti lo attacca.

martedì 5 luglio 2011

Lettera aperta al sindaco di Enna


“La straordinaria partecipazione ai referendum del 12 e 13 giugno ha rappresentato un giro di boa nel rapporto tra società e politica. Lo spontaneo attivismo di centinaia e centinaia di cittadini e cittadine, soprattutto giovani, nel corso della campagna elettorale, è stata tra le principali ragioni che ha determinato quell’imponente coinvolgimento. Nonostante ciò, l’alternarsi nelle scorse settimane di dichiarazioni a mezzo stampa di vari esponenti politici locali atte a rivendicarne il risultato ha mostrato ancora una volta l’assoluta sordità di questa classe dirigente che, chiusa nei palazzi decisionali, non ha compreso come quella moltitudine autodeterminatasi, lungi dall’essere rappresentata dai tradizionali schieramenti, ormai ridotti a meri comitati elettorali, richieda, al contrario, la necessità di un cambiamento nella dialettica e nelle forme della politica.
Il dibattito nel centro-sinistra da troppo tempo ormai si svolge nella continua evocazione di una “sinistra” non meglio definita cui aprire le porte di una alleanza elettorale, senza che mai vengano avanzate proposte di merito e senza che mai venga dato effettivo avvio ad un livello ufficiale di consultazione. Ma quello che è accaduto il 12 e il 13 giugno ha nei fatti rimescolato le carte e, con questa consapevolezza, noi sosteniamo che La Sinistra ha già chiuso i propri accordi; li ha chiusi con quel popolo dei referendum che ha esondato glia argini del politically correct e che ha posto al centro del dibattito questioni nodali: l’accesso alle risorse pubbliche, la lotta all’impunità per una giustizia giusta, la consultazione popolare come strumento imprescindibile di controllo e di giudizio sull’operato dei governi. Vogliamo dunque continuare a mantenere fermo l’asse della nostra iniziativa nella società e fra i movimenti, ma proprio per questo non ci sfugge il tema della rappresentanza e della riforma della politica che quella straordinaria partecipazione ha posto all’ordine del giorno.
A quanto pare, nelle prossime settimane assisteremo ad Enna ad una riformulazione della Giunta comunale dalla quale, probabilmente, non sarà avulso il vertice dell’Assessorato alla cultura ed alle politiche giovanili. Da quel che si comprende, la strada che si sta battendo sembra immutata rispetto al passato e impermeabile al vento di cambiamento inaugurato dal popolo dei referendum. Da elemento strategico attraverso cui instaurare un dialogo permanete col tessuto giovanile, sperimentando idee e progetti politici per le giovani generazioni, tale Assessorato sembra nuovamente configurarsi come l’ultima delle caselle in cui incastonare “trombati” nella tornata elettorale, in contraddizione a quanto più volte da te annunciato. Alla luce di ciò ti chiediamo di far seguire alle tante parole dette finalmente i fatti. Tirati fuori dalle malsane pratiche delle trattative segrete, tutte rispondenti a logiche perverse e ormai lugubri, in cui oscuri, grassi ed insignificanti figuri cercano di ricollocarsi perché incapaci di accettare la loro fine politica, e sposta lo sguardo entro quel mare di partecipazione che ha nei fatti avviato un nuovo corso.
Da parte nostra la disponibilità ad aprire un ragionamento proficuo passa per la valorizzazione di quella imponente soggettività politica che è emersa il 12 e 13 giugno. Su questo terreno ti sfidiamo: svincola la nomina dell’Assessore alla cultura dai patteggiamenti tra i partiti o, peggio, tra le fazioni di uno solo, e affida quell’incarico fondamentale per la rinascita culturale della nostra città ad un giovane o ad una giovane parte viva di quella soggettività e, dunque, capace di rappresentarla, mettendone a valore le potenzialità che è stata ed è in grado di esprimere”.

Roberta Gulisano
Carmelo Albanese

domenica 3 luglio 2011

India, il tesoro di un maharajah ritrovato dopo secoli: vale decine di milioni


Una raffigurazione in oro di Vishnu

Un enorme tesoro di gioielli, pietre preziose e diamanti è stato trovato nel tempio Sree Padmanabhaswamy di Thiruvananthapuram, dedicato a Vishnu e risalente al IX secolo, nello stato meridionale del Kerala. I media indiani parlano di scoperta di un vero e proprio El Dorado.

Il tesoro era nascosto in una stanza sotterranea del luogo sacro, aperta da una commissione nominata dalla Corte Suprema indiana. Da un primo esame, il valore dei beni trovato è di diversi miliardi di rupie (ovvero decine di milioni di euro). Il tempio è dotato di sei grandi sotterranei, dei quali due non erano mai stati aperti da oltre un secolo e mezzo. All'epoca, il luogo era gestito dai sovrani del ricco regno di Travancore.

Manovra, pressioni per riaprire discorso pensioni


ROMA - Il Quirinale ha diramato questa mattina un comunicato in merito alla manovra economica varata dal governo, sottolineando di non averne ancora ricevuto il testo. «Si precisa che a tutt'oggi la presidenza del consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge. Poichè molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvato dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si legge nella nota - si precisa a tutto oggi la presidenza del consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge».

Nel testo della manovra potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso accese discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell'elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca.

«La nota del Quirinale sulla mancata trasmissione alla Presidenza della Repubblica conferma il fatto che sulla manovra il Governo è alle prese con un work in progress. Risulterebbe da fonti qualificate che nella versione delle ultime ore sia stata reinserita la norma ammazza rinnovabili fortemente voluta dal ministro Calderoli, e che il Consiglio dei Ministri aveva cassato. Se così fosse sarebbe un atto di forza gravissimo - dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile del Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici - Il testo della manovra che ha ricevuto la bollinatura della Ragioneria riporterebbe, negli ultimi due commi dell'articolo 35, sostanzialmente la norma demagogica e controproducente che tagliava del 30% la componente della bolletta elettrica e del gas destinata a finanziare le agevolazioni. Il taglio, che per i cittadini comporterebbe un quasi impercettibile risparmio in bolletta aveva trovato la decisa opposizione del Ministro Romani. Rimettere di nuovo tutto in discussione vuol dire togliere ogni certezza agli investitori, colpendo un intero comparto industriale nazionale e danneggiando la credibilità del nostro paese di fronte agli investitori internazionali».

Prestigiacomo: manovra approvata senza taglio. «Non vedo come ciò possa accadere. Il Consiglio dei Ministri, dopo ampio e approfondito dibattito, ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione», commenta il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, in merito alle notizie sul reinserimento delle misure che tagliavano del 30% la componente della bolletta elettrica e del gas destinata a finanziare le agevolazioni, detta norma ammazza-rinnovabili.

«Sui tagli alla rivalutazione delle pensioni sarà opportuno trovare, magari al Senato, in sede di conversione del decreto, come ha lasciato intendere il presidente Schifani, soluzioni più equilibrate - propone il vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl) - Basterebbe esonerare la fascia compresa fra tre e cinque volte il minimo mediante un intervento, a compensazione, su di un' ulteriore tranche più elevata oltre l'importo pari a cinque volte il minimo. Non è la prima volta che i governi (compresi quelli di centro sinistra) chiedono, per un tempo limitato, un contributo alle pensioni più elevate. Questa volta, sia pure per importi modesti, si è partiti forse da uno zoccolo troppo basso che, al netto, finisce in prossimità dei mille euro mensili». Schifani in un'intervista al Corriere della Sera aveva invitato a trovare un compromesso, riscuotendo l'apprezzamento di Anna Finocchiaro, che però ha suggerito a Schifani di rivolgersi al governo.

sabato 2 luglio 2011

Roma. Forte protesta contro manovra finanziaria

PRIMA GIORNATA DI FORTE PROTESTA NAZIONALE CONTRO MANOVRA E ACCORDO. A Roma occupata Piazza di Spagna -foto-

01/07/2011

Leonardi, (USB) una manovra di tale portata deve essere discussa con chi rappresenta i lavoratori

Una prima giornata di forte protesta ha dato oggi il via alla lotta contro la manovra e l’accordo “porcellum”, lotta che proseguirà nei prossimi giorni in vista della mobilitazione nazionale del prossimo 15 luglio, in cui allo sciopero generale del Pubblico Impiego proclamato da USB si unirà la mobilitazione dei lavoratori di ogni settore, stabili e precari, e dei movimenti sociali.

Dal Piemonte alla Calabria, dall’Emilia Romagna alla Campania, dalla Lombardia al Lazio, i lavoratori hanno manifestato dando vita a presidi, volantinaggi e cortei, salendo sui monumenti (come la Torre di palazzo Madama a Torino), bloccando la circolazione, esponendo striscioni, presidiando le sedi di Confindustria e le Prefetture, incontrando gli stessi Prefetti, a cui sono state consegnate note di protesta (a Bologna e Napoli); ma anche occupando luoghi simbolici della città, come la scalinata di Trinità dei Monti a Roma, dove è stato esposto un grande striscione con su scritto “LADRI DI FUTURO. LADRI DI DEMOCRAZIA. NO ALLA MANOVRA. NO ALL’ACCORDO”.

La manifestazione romana, dopo aver bloccato il traffico in via del Corso, ha raggiunto prima Palazzo Chigi e poi, dopo il rifiuto di un incontro da parte della Presidenza del Consiglio, si è spostata davanti Palazzo Grazioli, dove è stata fermata dalle forze dell’ordine.

“Palazzo Chigi ha respinto la nostra richiesta di incontro con la ridicola motivazione di non disporre del testo della manovra”, riferisce Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo Confederale USB. “Noi insistiamo nel chiedere alla Presidenza del Consiglio di incontrarci, perché non è possibile che manovre di questo tenore e portata vengano costruite senza confronto con chi davvero rappresenta i lavoratori, i precari, i disoccupati, i pensionati, tutti coloro che da sempre hanno pagato le tasse fino all’ultima lira e che non vogliono più accollarsi tutti i costi della crisi”.

Ammonisce il dirigente USB: “Non pensi il Governo di utilizzare l’infame accordo sottoscritto da Confindustria e Cgil Cisl Uil Ugl per impedire la reazione nei luoghi di lavoro, che non potrà non essere proporzionata alla durezza della manovra stessa”, conclude Leonardi.

USB OCCUPA SCALINATA DI PIAZZA DI SPAGNA A ROMA
La protesta continua davanti palazzo Chigi

Occupata la scalinata di piazza di Spagna a Roma ed affisso sulla balaustra di Trinità dei Monti un grande striscione con su scritto “LADRI DI FUTURO. LADRI DI DEMOCRAZIA. NO ALL’ACCORDO. NO ALLA MANOVRA”.

Con questa iniziativa l’Unione Sindacale di Base ha inteso manifestare l’opposizione del mondo del lavoro e del sindacato conflittuale alla manovra del Governo dettata dall’Europa, che rischia di sancire il de profundis per lo Stato Sociale, e contro l’accordo “porcellum” tra Confindustria Cgil Cisl Uil Ugl, che seppellisce la democrazia sindacale nel nostro Paese.

I manifestanti hanno poi lasciato la scalinata, e dopo aver bloccato il traffico su Via del Corso hanno raggiunto Palazzo Chigi, dove sta proseguendo la protesta.