venerdì 15 luglio 2011

Sì alla manovra, tagli per famiglie e asili Bersani e Casini: ora Berlusconi a casa Oggi il via libera finale alla Camera. Il Pd: scomparsi i tagli


Giulio Tremonti

ROMA - La manovra da 70 miliardi approda oggi in aula alla Camera per il via libera finale. Nessun ostruzionismo dalle opposizioni, mentre il premier Silvio Berlusconi continua a non farsi vedere e a tacere, anche se oggi dovrebbe essere in aula a Montecitorio.

L'approvazione così rapida della manovra vienedeinita un «miracolo» dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La politica affronti la crisi sapendo che «come sul Titanic, non ci si salva nemmeno in prima classe», ha ammonito invece ieri il ministro dell'economia, Giulio Tremonti. Borsa di nuovo giù intanto in avvio di seduta.

Tra i provvedimenti della manovra la stretta sulle pensioni, con i prelievi sugli assegni più alti. Si pagherà un ticket di 10 euro per le visite specialistiche e diagnostiche e di 25 per gli interventi del pronto soccorso in codice bianco già da lunedì prossimo. Colpo di scure sulle agevolazioni fiscali: gli oltre 100 miliardi di valore subiranno un taglio del 5% nel 2013 e del 10% a partire dal 2014. E sarà un taglio indistinto che potrebbe colpire, ad esempio, anche le agevolazioni per le famiglie, per i figli a carico, per gli studenti e gli asili. Per un lavoratore e un pensionato - ha calcolato la Cgil - il costo medio potrebbe essere di 1.200-1800 euro.

Debito pubblico record a maggio. Secondo i dati di Bankitalia contenuti nel supplemento al Bollettino statistico sulla finanza pubblica, lo stock del debito è salito a 1.897,5 miliardi di euro, rispetto ai 1.890,5 miliardi di aprile. Nel mese di maggio del 2010 il debito pubblico ammontava a 1.829,7 miliardi di euro.

Nei primi cinque mesi del 2011 le entrate tributarie sono salite 145,84 miliardi di euro, con una crescita del 5,1% pari a +7,05 miliardi, rispetto allo stesso periodo del 2010. Il dato emerge dal Bollettino del Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia, in cui si sottolinea «la buona tenuta delle entrate tributarie che, per il secondo mese consecutivo, crescono ad un tasso allineato rispetto al periodo pre-crisi».

«Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, una manovra italiana non è stata mai approvata in tre
giorni», ha affermato Tremonti in un'intervista al Wall Street Journal in cui rilancia l'idea degli Eurobond, che «sono nello spirito del maggio» del 2010, quando l'Europa corse in soccorso della Grecia.

Dopo l'approvazione della manovra «Berlusconi deve andare a casa». E se toccherà al centrosinistra «garantiremo i saldi ma cambieremo l'asse di questa manovra», ribadisce in una intervista a La Repubblica, il segretario del Pd Luigi Bersani, che ripete come il gesto di responsabilità delle opposizioni per garantire una approvazione rapida del decreto sia destinato «al Paese e non a Berlusconi».

La strada, secondo Bersani, è tracciata: «si deve andare ad elezioni, con nuovi protagonisti, nuovi programmi, nuove ricette nel rispetto del saldo di bilancio. Solo questo - spiega - può ridare fiducia, credibilità e un senso di riscossa al Paese». Ma c'è anche il 'piano B': «non mi sottraggo - dice il leader del Pd - all'ipotesi subordinata di un passaggio di transizione che renda possibile allestire una nuova legge elettorale e imbastire le riforme».

Bene i tempi strettissimi per dare una risposta ai mercati, ma la manovra che si appresta ad ottenere il via libera dal Parlamento «è la più iniqua e dannosa che si potesse adottare», dice Rosy Bindi in una intervista al Corriere della Sera. «Noi - aggiunge la vice presidente della Camera - siamo responsabili dei tempi, il contenuto invece è tutto loro» e il Pd «farà di tutto» per spiegare al Paese che questa manovra è «macelleria sociale». La manovra «salva tutte le caste, non tassa le rendite e non prevede una sola misura di crescita. Invece di far pagare chi si è arricchito, aumenta le diseguaglianze», conclude Bindi.

«Bisognerebbe chiedere a Tremonti come mai nel momento in cui si chiedono questi sacrifici agli italiani il capitolo costi della politica scompare dalla finanziaria», afferma, in una intervista a L'Unità, Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd. «Noi - sottolinea Finocchiaro - avevamo chiesto quattro cose: allineare la retribuzione dei parlamentari ai parametri europei; introdurre il principio contributivo per i vitalizi parlamentari; includere gli stessi nei tagli alle pensioni d'oro, un atto doveroso nei confronti del Paese, e, infine, dotarsi di uno strumento di riorganizzazione delle Province. Nessuna diqueste richieste è stata accolta». Durante gli incontri con Tremonti, però, la questione è stata affrontata. «Certo. La sua risposta - replica Finocchiaro -
è stata "vedrete cosa vi porterò nella manovra sui costi della politica"». E poi? «I buoni propositi annunciati da Tremonti si sono arenati nella stessa maggioranza».

«Voteremo no alla manovra, come abbiamo sempre votato no alla fiducia al governo posta una quarantina di volte. È circa tre anni che diciamo che se ne deve andare a casa, ma lui rimane lì, ma non serve a nulla». Lo ha detto ospite di In onda su La7 il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «Berlusconi ha due strade: la prima è dire "incasso la manovra in tre giorni, l'ho sfangata, continuo come prima". Sarebbe un gesto di grande miopia. Oppure prende atto che la fase si è esaurita e dà il suo contributo. Per me non si dimetterà e debbo dire che l'opposizione non deve fare una cosa aspettandosene un'altra. Non facciamo una cortesia a Berlusconi anticipando la manovra, ma una cortesia agli italiani».

«Il taglio delle Province, l'accorpamento dei piccoli comuni, la riduzione dei vitalizi dei parlamentari sono misure - dice poi Casini in una intervista a Il Sole 24Ore - che andavano prese. Se la classe politica pensa di sopravvivere difendendo i privilegi di casta e le mele marce finirà molto male».

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