Con l’accordo raggiunto al Ministero del Lavoro è stato scongiurato il licenziamento di 26.000 ex Lsu impegnati nella pulizia di circa 4.000 scuole italiane. Un accordo quello tra il Miur, il Ministero del Lavoro, i sindacati e i consorzi che lascia però l’amaro in bocca ai 102 lavoratori ennesi che perdono parte del loro già magrissimo stipendio. L’accordo, secondo quanto ci riferisce Giovanna Scardilli, lavotratrice e rappresentante sindacale per la Filcams-Cgil degli ex Lsu- prevede la proroga degli appalti di pulizia e servizi ausiliari, permettendo così la continuità occupazionale e la garanzia di reddito per i prossimi 24 mesi e comunque fino alla definizione della nuova gara di appalto nazionale. “Questo accordo – sostiene la Scardilli – è stato l’epilogo di una lunga e sofferta vertenza apertasi da oltre 6 mesi che prevedeva la scadenza dei contratti di appalto al 30 giugno 2011, con il conseguente licenziamento collettivo, per effetto delle disposizioni contenute in una direttiva del ministro Gelmini che prevedeva il ricorso al cottimo fiduciario per singolo istituto scolastico. Durante tutto il periodo della vertenza – ricorda ancora la Scardilli – si sono susseguiti scioperi e manifestazioni e nel mese di maggio si è arrivati al ritiro della Direttiva, definendone una nuova contenente la proroga degli appalti in corso e l’effettuazione da parte del Miur di un’unica gara di appalto nazionale, registrando però una riduzione delle risorse disponibili. L’accordo firmato prevede: la cassa integrazione nell’anno in corso per 65 giorni a partire dall’1 luglio e fino al 3 settembre prossimo; la cassa integrazione nel 2012 per ulteriori 87 giorni; la diminuzione di 4 ore settimanali. E’ evidente –sostiene ancora la Scardilli- che molti miei colleghi potrebbero giungere alla conclusione che questo accordo è catastrofico. Ma malgrado tutto dobbiamo ritenerci fortunati poichè le organizzazioni sindacali, la Filcams-Cgil in testa, hanno lottato per una continuità lavorativa degli ex Lsu anche con pesanti compromessi che pesano sui lavoratori, anzicchè giungere ad una graduale fuoriuscita senza nessuna possibilità di reintegrazione. E’ una magra consolazione lo sò, però tiene aperto uno spiraglio, una strada che ci potrebbe condurre alla tanto sospirata stabilità”.
Giacomo Lisacchi
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