Anche quest’anno, ne siamo certi, il miracolo si rinnoverà. Non un miracolo nel senso comune del termine, apparizioni o simili esperienze sovrannaturali, ma qualcosa che dalle nostre parti ha, comunque, del prodigioso. Perchè è il 2 luglio che il popolo ennese, condannato dalla sorte, dalla natura o semplicemente da se stesso, quasi come in un girone infernale dantesco, a vivere macerandosi nell’indifferenza, si risveglia e ritrova l’identità e la memoria che per tutto il resto dell’anno, l’abbiamo scritto altre volte, sembrano essere smarrite. E’ il 2 luglio di ogni anno che viene fuori l’orgoglio degli ennesi come a dire: noi ci siamo ancora, forti, uniti e questa certezza ce la dà la maestosa ‘Nave d’oro” che in trionfo porta per le strade della città la “Perpetua Protettrice”. Attorno a Lei ci stringiamo, spinti dalla nostra secolare devozione alla Vergine, in un solo grido, simbolo di speranza e di preghiera: “Viva Maria della Visitazione”. Speranza e preghiera appunto, che mai come in questo momento si fanno più ardenti per la gente e il territorio, bisognosi di attenzioni e solidarietà a causa delle principali emergenze che affliggono la realtà cittadina: la mancanza, la perdita, la precarietà del lavoro. L’impossibilità per le famiglie di organizzare la propria vita e di un futuro certo per molti giovani. Tuttavia, per comprendere il significato autentico della ‘Vara’ che si rinnova da oltre sei secoli e valutare in quale misura essa è sentita profondamente dal popolo ennese, bisogna analizzare la composizione dei 124 ‘Ignudi’ (contadini) che, di padre in figlio, per intere generazioni, la portano a spalla. Questi, infatti, sono i discendenti di quei mietitori che, come narra la leggenda, riuscirono a portare al Duomo la statua della Vergine acquistata a Venezia, ferma alle falde di Enna sopra un carro trainato da due bianchi cavalli fattosi improvvisamente pesantissimo, ma che oggi appartengono a tutte le categorie sociali. Sono uomini delle più diverse professioni, tra di loro c’è il medico, l’avvocato, il docente, il commercante, l’impiegato, il contadino, l’operaio, il disoccupato che spera di trovare lavoro. Insomma, questa è la ‘Nave d’oro’: la partecipazione di un intero popolo senza distinzione di condizioni sociali e professionali. Questo generale coinvolgimento della città nei confronti della “Nave d’oro” esprime, ancora oggi, l’unità di un popolo che, nel giorno della festa solenne della Madonna, superata ogni distinzione di censo o di cultura, si ritrova unito da piazza Duomo sino a Montesalvo, dove la Vergine Maria della Visitazione nell’omonima chiesa rimane per una settimana, per prendere parte attiva alla grande processione. Col popolo, dietro la Vara gli amministratori, le autorità politiche, la cui presenza indica che l’evento festoso non è soltanto un fatto religioso, ma che nello stesso tempo, assume piena valenza civile. Quest’unità di popolo, purtroppo, non si riscontra poi nel corso dell’anno, in quanto prevalgono le contese politiche, tra gruppi sociali, tra famiglie e gruppi potentati economici con danno grave per la città, che invece avrebbe bisogno di un impegno unitario per affrontare i grandi problemi che da anni affliggono Enna. Nonostante il carattere anche civile della festa patronale della Madonna, essa rappresenta l’espressione più significativa della religiosità popolare degli ennesi, la più antica ma anche la più carica di attualità per quella che essa esprime nel presente e nella prospettiva dei tempi futuri. Infatti, la festa di Maria SS che si ripete da oltre 600 anni e come attuale e viva partecipazione di popolo, definisce l’identità della città e degli ennesi perchè in essa ognuno si riconosce. Ogni anno, la festa della Patrona è un momento da tutti atteso. L’attendono con gioia personale familiare gli ennesi che vivono nella città; l’attendono quei cittadini che per motivi di lavoro o in cerca di fortuna hanno lasciato Enna e fanno di tutto per tornare il 2 luglio per partecipare alla festa; la ricordano con rammarico gli emigrati in terre lontane che non potendo essere presenti, coltivano nell’animo il desiderio di tornare a Enna per rivivere quella manifestazione che ha segnato la loro fanciullezza e ha alimentato ed alimenta ancora l’orgoglio di essere ennesi. Intanto, purtroppo, dobbiamo constatare che attualmente, benchè la festa oggi si svolgerà regolarmente, le condizioni della città con tutti i suoi problemi, non sono normali. La città, nonostante le sue molteplici potenzialità non vive bene e soffre, ormai da anni, di un profondo disagio economico e sociale, con la punta più alta della disoccupazione, specialmente giovanile, con diffondersi di attività illegali e chiusura di attività commerciali e artigianali. Poi vi sono i cronici problemi del traffico, il degrado urbano e periferico. Per questo la città ha bisogno di riprendere quel cammino che l’ha resa grande nella storia. Anzi, ha bisogno di correre per recuperare il tempo perduto e lo può fare solo se tutte le forze politiche, sociali, culturali ed economiche, superano le sterili e dannose divisioni e ritrovino unità e coordinamento prendendo esempio dagli ‘Ignudi’ che portando la Vergine Maria della Visitazione a spalla si muovono concordamente e all’unisono.
Giacomo Lisacchi
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