Nella giornata di ieri i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Enna, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Nicosia su richiesta di quella Procura della Repubblica.
I reati per cui si è proceduto, rapina aggravata in concorso e lesioni personali gravi aggravate. A finire in carcere sono stati due fratelli di Villarosa Paternò Salvatore Andrea del ’73 e Alberto del ’84.
La vicenda risale allo scorso 3 dicembre 2010, quando una giovane ragazza originaria di Piazza Armerina, già posta ai domiciliari per la stessa rapina il 10 giugno scorso, si era recata in mattinata nell’abitazione di un anziano ultraottantenne residente nella zona Centro-nord della provincia, formalmente per esercitare l’attività di meretricio, sostanzialmente per effettuare un sopralluogo. Nel pomeriggio dello stesso giorno vi faceva infatti ritorno e lì approfittando della gentilezza dell’anziano ed avendo familiarità con i luoghi (visto che quella non era la prima volta che entrava in quella casa) ha sfruttato un momento di distrazione dell’uomo ed ha aperto la porta d’ingresso consentendo ai suoi due complici di introdursi nell’abitazione ed avventarsi sul vecchietto.
I due giovani, a volto coperto, si sono scaraventati sull’anziano gettandolo a terra e lì con brutalità animale lo hanno picchiato con calci e pugni, rompendogli tra l’altro una gamba ed il naso. Una volta reso inoffensivo il pensionato ed aver trafugato la somma di 5.000 euro in contanti, non contenti i due per assicurarsi la fuga lo hanno legato con del nastro da pacchi, che si erano appositamente portati da casa, ma anche in questo caso fratture e lesioni varie sul corpo del vecchietto e lo scotch non sono bastati a precostituire la fuga dei malviventi, così i due aguzzini non contenti hanno staccato la spina del telefono ed hanno chiuso all’interno dell’abitazione la vittima in modo tale da impedirgli di invocare aiuto.
L’anziano con uno straordinario spirito di sopravvivenza è riuscito però a liberarsi dal nastro e dopo aver riattaccato il filo del telefono ha dato l’allarme.
Le indagini svolte in questi mesi sono state complesse, ma la professionalità dei militari ha permesso di provare la colpevolezza dei tre ed assicurarli alla giustizia. I due al termine delle formalità di rito sono stati tradotti presso la Casa circondariale di Nicosia a disposizione di quella Autorità Giudiziaria.
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