mercoledì 31 ottobre 2012


Le 50 sfumature di grigio di un uomo controverso

Un poeta guerriero pronto a rischiare la vita per gli altri, oppure un accentratore incazzoso che si nutre d'immagine? Forse di tutto un po'. Ma chi vuole sapere chi è davvero Rosario Crocetta, nuovo presidente della Regione di Pd e Udc, deve per forza andare a Gela. La città di "Saro" (qui se lo chiami Rosario rischi che non lo riconoscano), lo specchio della sua vita, delle sue passioni e delle sue contraddizioni. 

Tutto senza sfumature: o bianco o nero. Come quella volta in cui Saro, all'elementare tornò a casa in lacrime: «Il maestro – rivela il fratello Totò, ex senatore del Pci – gli aveva spiegato la teoria del Big Bang, ma qualche giorno prima i preti gli avevano detto che fu Dio a creare il mondo. Lui non si dava pace, voleva un'unica risposta». O bianco o nero. La sua prima casa, dove naque 61 anni fa, è in via Cairoli nel centro storico. Padre vigile del fuoco, madre casalinga. "Ma poi papà – racconta il fratello – entrò nei "servizi discontinui": lavorava nella cabina di proiezione di un cinema, lo stipendio si ridusse da 40mila a 12mila lire al mese. E mamma cominciò a fare la sarta per arrivare alla fine del mese". 

Poi il trasferimento nelle case popolari di Villaggio Aldisio, dove l'oratorio dei salesiani era un'oasi nel cemento. E lì i Crocetta crescono a pane (poco) e cristianesimo di strada (molta). Per poi scoprire, un giorno, il comunismo. Prima il fratello, più grande di 10 e anni, e poi il giovanissimo Saro. Che però vuole farsi le sue esperienze, girare il mondo. Entra come informatico in un’azienda del gruppo Eni, "ma nel suo ufficio – ricordano in Raffineria – c’è stato poco e niente". Saro gira in Italia e in Africa, poi torna. E ritrova la politica. Prima assessore del sindaco Gallo, che nel 1998 sconfisse proprio Totò Crocetta, sostenuto da Saro consigliere più votato, che poi tornò in giunta con il vincente. Una carriera inarrestabile sulla pelle del fratello comunista perdente? "No, non mi sentii tradito – ricorda il diretto interessato – ma all’epoca non condivisi la sua scelta. Ma forse alla fine aveva ragione lui... ". 

Crocetta, ormai, è un treno in corsa. Da assessore a sindaco ulivista nel 2003, per mano del Tar che ribalta il risultato di un anno prima, togliendo 500 voti all’avversario di centrodestra. E lì comincia la primavera gelese: "Un'antimafia dei fatti, vissuta giorno e notte sulla propria pelle", ricorda Elisa Nuara, vicesindaco e amica da trent’anni. "Lo conobbi quando insegnava ai minori a rischio, facendo lezione a Natale e a Pasqua per non far trascorrere loro le feste in istituto. È stato sempre così: parte da solo e poi trascina tutti. Era sotto scorta perché i mafiosi volevano ucciderlo, il municipio era pieno di poliziotti e metal detector, ma lui riceveva cittadini fino all'una di notte, con la porta sempre aperta". Ma c'è un difetto, in questa quasi-beatificazione? "Vuole fare tutto lui... E poi talvolta è imprudente". 

O bianco o nero. Soprattutto per Gela. Che lo ha visto nascere, crescere, fuggire, tornare, lottare. Contro la mafia che voleva morto "quel comunista finocchio", contro un sistema che Crocetta ha smantellato; e di questo tutti gliene rendono merito, compresi i suoi più acerrimi avversari politici. Che però aggiungono come l'aspirante "sindaco della Sicilia" non sia poi riuscito a proporre un modello alternativo: "Cosa ha fatto per Gela? Fatevi una passeggiata e quella è la mia risposta", ironizza Giovanni Scaglione, il rivale "detronizzato" proprio da Crocetta nel 2003. "Si è esposto per la legalità, ma poi è stato bravo a costruire la sua carriera personale, abbandonando Gela al suo destino. Senza proporre un modello di sviluppo alternativo all’industria, alla quale Crocetta è stato sempre subalterno: gli hanno fatto pure una fontana, quelli dell'Eni... ". E Carlo Varchi, presidente dell'associazione "Cittadini attivi": "A parte la battaglia per la legalità, che nessuno gli toglie, poi tanto fumo negli occhi e pochi fatti: non ha fatto crescere la città, ma lui sì che ha spiccato il volo. Qualche esempio? La ricca consulenza al massmediologo Klaus Davi per la comunicazione di Gela, poi diventata la grancassa del sindaco.

E poi le feste e i balletti, i soldi alle associazioni amiche e le porte chiuse a chi non era con lui. Fino alla sparata dei 24mila posti di lavoro, altro fumo negli occhi... ". Un perenne odi et amo catulliano, l'essenza stessa di Saro. In municipio ricordano le grida feroci e le carte in aria, i giornalisti all’alba venivano svegliati dai suoi cazziatoni: "Du’ Geffer, mi facisti pigghiari", urlava a chi scriveva male di lui. Ma ti raccontano pure degli "ultimi" aiutati, dei "ragazzi fuori" strappati alle cosche; ti giurano che lui, Saro, "una lira in tasca non se l'è mai messa". O bianco o nero. Anche nella sua omossessualità: "Mai nascosta, quasi ostentata fino all'elezione a sindaco, dopo di che ha tenuto un profilo bassissimo", raccontano in città. Oggi il suo stato civile è single, confermano dal suo "cerchio magico". 

Eppure, magari su consiglio di qualche guru, Crocetta l'ha usata quest’arma mediatica. Prima per costruirsi un'immagine di Nichi Vendola alla siciliana, poi per avere le prime pagine di tutti i giornali col suo fioretto: "Se vinco non faccio più sesso, mi considererò sposato con la Sicilia". Per chiedere infine alla stampa il rispetto della sua privacy: "Parlo solo di programmi". Ma forse nella biografia non autorizzata di Crociata c’è una pagina che non è o bianca o nera. L’outing di Silvana Grasso, scrittrice e ora donna da reality, confessò al sito di Franco Grillini, leader storico dell’Arcigay: "Con Crocetta ebbi una grande storia d’amore. Platonica? No, direi omnicomprensiva. Lui è intellettualmente omosessuale, come gli antichi Greci". 

Una passionaccia etero, ripescata da Libero qualche settimana fa. Forse è la vendetta postuma di una donna rifiutata ("Non è l’unica a cui ha fatto perdere la testa", sussurrano i gelesi) che arrivò a recapitare un immenso peluche di coccodrillo in municipio. O magari una delle tante – cinquanta? – sfumature di grigio di un uomo controverso. Che in fondo non è soltanto o bianco o nero.

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