Siamo stati facili profeti (magra consolazione) il 14 marzo dell’anno scorso, quando abbiamo scritto, nel n.11 del settimanale diocesano “Settegiorni”, che EnnaEuno “è un Ato rifiuti invischiato nei pasticci amministrativi, travolto dalle inchieste giudiziarie e contabili e soprattutto sommerso dai debiti che si aggirano intorno ai 100 milioni di euro, ai quali i 22 ex amministratori rischiano di rispondere anche con i beni personali”. Infatti, secondo quanto si legge nel comunicato stampa della Guardia di Finanza di qualche giorno fa, “è stata data esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, già emesso in data 17 marzo 2010 dal Tribunale di Enna e divenuto esecutivo a seguito della Sentenza della Suprema Corte di Cassazione, Sezione II, n. 231 emessa il 26 ottobre 2010 e depositata il 10 gennaio 2011, nell’ambito delle indagini che hanno accertato gravi irregolarità nella gestione della società “EnnaEuno S.p.a. in Liquidazione”. “Il sequestro effettuato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Enna -si legge ancora nella nota-, per complessivi € 654.846,86, ricomprende somme liquide, beni immobili, titoli ed altre utilità nella disponibilità personale di ex amministratori della società “EnnaEuno S.p.a. in liquidazione. La Procura ha concluso le indagini preliminari e sono stati notificati i relativi avvisi”. Dei 22 ex amministratori al momento nella bufera giudiziaria dei sequestri, sono incappati i deputati nazionali e regionali che dal giugno 2006 al gennaio 2007 facevano parte del Consiglio di amministrazione dell’Ato rifiuti. Dunque, il senatore del Pd Mirello Crisafulli, in qualità di presidente, il parlamentare nazionale del PdL Ugo Grimaldi (vice presidente), nonchè i deputati regionali del Pd Elio Galvagno (amministratore delegato), Carmelo Tumino e Salvatore Termine (consiglieri). Secondo indiscrezioni, dei cinque deputati, ad esssere maggiormente penalizzato nel sequestro preventivo di conti correnti, beni immobili e quant’altro sarebbe stato l’on. Salvatore Termine. Gli altri quattro? Forse sono stati un po’ più accorti nelle loro cose. Come si ricorderà, nel 2006, l’unico deputato ennese che non accettò di far parte del Cda di Enna Euno fu l’on. Edoardo Leanza del Pdl. A non voler accettare era anche l’on. Termine, ma fu costretto dopo qualche mese ad entrarci, per non creare tensioni all’interno del Pd, considerato che l’on. Tumino minacciava le dimissione qualora Termine si fosse tirato fuori. Intanto, c’è da dire che in seguito agli accertamenti effettuati dalle Fiamme Gialle, verrebbero contestati a tutti gli indagati, quindi anche ai 5 parlamentari, una serie di reati societari e gravi violazioni contabili. Ad esempio, il Cda durante la gestione Crisafulli, secondo gli inquirenti, per accedere ai finanziamenti del fondo di rotazione della Regione, avrebbe aumentato “in modo fittizio” il capitale sociale di EnnaEuno, portandolo da 100 mila euro a 1 milione e 50 mila, dividendo poi gratuitamente le azioni ai 20 comuni. Pare che una parte dei contributi ottenuti (circa 9 milioni di euro) sarebbe stata impiegata per finalità diverse rispetto a quanto stabilito nel decreto regionale di concessione. Oltre 900 mila euro sarebbero stati utilizzati dall’Ato ennese per acquistare il pacchetto azionario della Cosiam ( in cui facevano parte i fratelli Gulino), socio privato di Sicilia Ambiente.
Giacomo Lisacchi
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