Un’azienda trevigiana, per la quale si erano avviate persino le procedure di fallimento, leader nella produzione di componenti per il settore automobilistico, passata dalla crisi a un improvviso picco di ordini, per far fronte ai segnali di ripresa, invece di procedere a nuove assunzioni ha chiesto ai colletti bianchi, tra questi anche i quadri, in cassa integrazione di rientrare al lavoro, ma in un altro settore rispetto a quello tradizionale: non in ufficio ma nella linea di montaggio. La risposta è stata positiva, tanto più che la scelta era volontaria. Dunque, meglio indossare la tuta blu, piuttosto che stare a casa a far nulla e con la busta paga falcidiata. Ci chiediamo, a Enna ad esempio, quanti impiegati e quadri dell’Ato EnnaEuno e di Sicilia Ambiente, pur di salvare il proprio posto di lavoro, sarebbero disposti a cambiare mansioni? E’ risaputo che le due società hanno un organico impiegatizio troppo elevato il cui stipendio incide fortemente sul costo del servizio, che la collettività ennese non può reggere facendosene carico. Senza entrare nel merito di come questo personale è stato assunto, di quali protezioni politiche gode, un fatto è certo: se le due società si volessero salvare senza gravare fortemente sui cittadini, sarebbe necessario che si ristrutturino. Per quanto possa valere il nostro pensiero, non siamo per il licenziamento dei lavoratori, vorremmo che per una volta politici, amministratori locali, associazioni, sindacati, e perchè no, creditori, si trovassero d’accordo per far rientrare il sistema del settore dei rifiuti nella legalità delle leggi che la governa e nello stesso tempo far in modo che gran parte del personale impiegatizio, invece di essere un costo possa essere un valore immettendolo nel circuito produttivo della raccolta differenziata, del compostaggio, dei servizi di manutenzione di strade, ville e quant’altro. Insomma, se c’è un pizzico di orgoglio, se c’è l’obiettivo di far rinascere due società senza distruggere quello che si è fatto, a torto o ragione, nel passato e senza licenziare nessuno, ci vuole un vero piano industriale che possa essere utile alle due società e alla collettività ennese. Per fare questo è necessario che la politica faccia un passo indietro, che i Comuni si riapproprino del proprio ruolo e che le due società vengano affidate a manager competenti del settore ed esperti in risanamento di società in difficoltà. Il discorso non vale solo per il personale dell’Ato rifiuti e Sicilia Ambiente, ma anche per quello della Provincia, dei comuni e di tante altre società partecipate. Insomma, per tutte quelle strutture che non sempre danno un riscontro concreto dei servizi che sono utili e rispondenti alle esigenze dell’ente. Strutture che devono tendere all’ottimizzazione e alla riduzione dei costi per servizi che siano quantomeno proficui per la collettività. Da qui la necessità di rimodulare i servizi verso quelle attività che sono importanti, come ad esempio la manutenzione e la pulizia delle strade provinciali e comunali. Strade che sono state abbandonate da anni, molte delle quali (l’incuria è sotto gli occhi di tutti) non sono più neanche percorribili. Dunque, impiegare il personale in attività utili e visibili in modo che si dia la percezione ai cittadini che le risorse che gravano pesantemente sul bilancio degli Enti locali hanno una loro validità e che non servono per alimentare partecipate o enti a fini (questo è quello che pensano in molti) clientelari con il solo scopo da fungere da stipendifici.
Giacomo Lisacchi
Nessun commento:
Posta un commento