sabato 12 giugno 2010

MESSA ORTODOSSA NELLA CHIESA DI SAN CATALDO

Mille anni di separazione, ma anche un millenio di storia condivisa. La strada che cattolici e ortodossi stanno percorrendo verso l’unità, ieri è passata anche da Enna, e precisamente dalla chiesa di San Cataldo, nel cuore del centro storico della città dove è stata celebrata solennemente la divina liturgia ortodossa (messa), durata tre ore, dall’archimandrita di Palermo Paolo Patricolo. Una grande apertura del vescovo della diocesi, mons. Michele Pennisi, verso i fratelli ortodossi romeni che a Enna conta una comunità di oltre 200 persone. L’iniziativa è dell’associazione Si.Ro (Sicilia-Romania), la cui presidente provinciale è la romena Dorica Orzan, che si è detta dispiaciuta per la poca presenza, pur essendo state avvisate, delle ragazze romene che a Enna lavorano come badante. “Evidentemente –dice- non hanno avuto il permesso dai loro datori di lavoro per partecipare alla messa. Non vorrei –sottolinea preoccupata- che dopo aver abbandonato la propria terra, la propria famiglia per venire a lavorare in Italia, abbandonino anche la fede. Invito le famiglie ennesi a cancedere loro qualche ora di permesso il sabato affinchè queste ragazze possano partecipare alla messa”. La Orzan ha consegnato a mons. Vincenzo Di Simone, parroco di San Cataldo, una lettera per il vescovo firmata anche dall’archimandrita, dove lo ringrazia per aver concesso la possibilità di celebrare la liturgia ortodossa nella chiesa di San Cataldo. “Sono certa –si legge nella missiva- che con il suo Santo aiuto e l’aiuto divino di Dio si possa dare alle centinaia di romeni della provincia la possibilità di espletare la vita religiosa secondo il rito della Chiesa Ortodossa”. All’archimandrita Patricolo abbiamo chiesto: L’apertura della chiesa cattolica ai fratelli ortodossi è un segno di speranza ecumenica? “E’ un’apertura reciproca –risponde-. Quando il patriarca Atenagora e Paolo VI si incontrarono a Gerusalemme, ambedue fecero il primo passo. Non fu solo da una parte. Furono le due chiese protagoniste di questa tentata unione. Siccome l’unione è il dono dello spirito, noi dobbiamo pregare perchè questo possa avvenire secondo quella che è la volontà di Dio”. “All’insegna dell’ecumenismo, dell’apertura, del dialogo sono contento –ha detto mons. Di Simone- incominciamo a dare questa accoglienza, questa ospitalità ai nostri cari cristiani per poter svolgere la loro fede anche se non sono in unione con la chiesa cattolica”.

Pietro Lisacchi

Nessun commento:

Posta un commento