La Cisl sbatte la porta e se ne va. Il sindacato ha deciso di uscire dal mondo della Formazione professionale, liquidando il suo ente storico, lo Ial. Appena una settimana fa il responsabile del settore Scuola dell’ente Vito Cudia aveva annunciato la mobilità per oltre 300 unità “Un provvedimento necessario”. Ma non è bastato, e la Cisl è andata oltre. Proprio in questi minuti è stata resa nota la decisione di liquidare l’Ente: “Spese insostenibili” ha detto l’amministratore unico dello Ial, Concetta Gangemi che ha rilanciato: “Il nostro era uno degli enti con le carte in regola. Ci sentiamo traditi dall’assessore Centorrino”.
E nelle stesse ore in cui si decideva il futuro dello Ial, ecco partire altre lettere di licenziamento. Dopo i rumors, le stime, gli annunci, infatti, ecco le prime comunicazioni ufficiali degli enti della formazione professionale sugli esuberi che coinvolgeranno, sembra, circa 1200 persone. Ma forse anche di più. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’Anfe. Uno degli enti più grossi presenti nel Prof, infatti, con una lettera indirizzata ai sindacati, oltre che all’assessore Centorrino, al dirigente Albert e al presidente Lombardo, ha quantificato “in maniera prudenziale” il numero dei licenziamenti: saranno in 320 a essere messi in mobilità. Una decisione, secondo l’Anfe, dovuta alla “certezza dell’insufficienza del finanziamento all’integrale copertura dei costi complessivi del personale, ad oggi stimati in € 18.825843,06 a fronte di un finanziamento approvato per la voce del personale pari ad € 9.114.105,06, che corrisponde al 70% del costo del personale calcolato sulla base del parametro unico”. Insomma, dopo la rimodulazione dei finanziamenti previsti nel Prof, in seguito all’introduzione del parametro unico a 135 euro/l’ora, l’Anfe non ha i soldi per pagare (tutto) il personale.
L’ente, si ricorderà, era stato uno dei primi a opporsi al parametro unico e aveva anche diffuso uno studio che prevedeva il massiccio ricorso alla mobilità degli enti. E quel regime, secondo gli enti storici, non teneva conto delle spese maggiori legate ad associazioni come l’Anfe, che dovevano reggere anche, tra le altre, le uscite per i coordinamenti regionali. Quindi, unica soluzione: i tagli. Che si aggiungono a quelli del Cefop, ancora in attesa della sentenza del Tar, prevista per il 17 giugno, che dovrà decidere della riammissione al Prof. Intanto, avviate già 405 mobilità. Tagli anche l’Ecap, che ha ufficializzato l’intenzione di mettere in mobilità 55 dipendenti su 88. Il Cnosfap ha già licenziato 39 lavoratori, l’Ancol ha annunciato circa 100 esuberi, come l’Aram, dieci licenziamenti all’Anapia 10, a pieno regime saranno almeno 3.500.
Le reazioni dei sindacati
Come è prevedibile, il ricorso a queste dosi massicce di mobilità non va bene ai sindacati. L’Ugl è stato tra quelli più critici nei confronti della riforma di Centorrino, e oggi si dice “contraria a processi di mobilità in forma selvaggia senza controlli sui requisiti e sui criteri, che vengono adottati in maniera diversa da ente e ente e in taluni casi difformemente alla normativa vigente. Sul criterio di anzianità – dichiara il responsabile del settore Formazione, Giuseppe Messina – alcuni fanno riferimento alla anzianità maturata nell’ente mentre altri, correttamente, si riferiscono a quella complessivamente maturata nel sistema formativo. E’ necessario – aggiunge – che il Governo dica cosa intende fare visto che la previsione contenuta nel testo approvato (DdL 720) circa i 30 giorni per definire un regolamento del fondo e delle mobilità è ampiamente disatteso. E’ insostenibile questa macelleria sociale che ha saccheggiato la dignita’ e il futuro lavorativo degli operatori della formazione e delle migliaia di famiglie impedite a mandare in classe i propri figli da ben 5 mesi. Ugl sicilia chiede che il governo attivi una moratoria dei debiti in capo ai lavoratori della formazione professionale attraverso un accordo con gli istituti di credito operanti in Sicilia per arrestare le procedure coercitive su mutui e prestiti per 24 mesi. Se non si ha il coraggio delle proprie azioni – conclude – allora serve il coraggio per fare un passo indietro”.
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