Vanessa Scialfa, 20 anni, babysitter a singhiozzo, il padre, Giovanni, dipendente comunale, appresa la notizia che la figlia non si trovava, aveva deciso di lanciare un accorato appello sul popolare social network Facebook , chiedendo a chiunque dovesse vederla o ritenga di avere informazioni utili di contattare immediatamente i Carabinieri al 112 oppure di contattarlo personalmente attraverso diversi recapiti telefonici. Quello che lo preoccupava era il fatto che la ragazza non si sarebbe mai allontanata da casa senza fornire spiegazioni ai familiari, convivente compreso e, rendendosi irraggiungibile, senza contare che non si allontanava mai senza il suo cellulare. Sul profilo Facebook del padre si leggeva che la ragazza era alta m 1,63 circa, aveva un fisico magro, pesava 48 kg, capelli e occhi castano chiaro. Al momento della scomparsa era vestita con una maglietta gialla, con pajette e fusò nero con brillantini laterali e scarpe con tacco alto nere con un fiocco somigliante a un ventaglio. Inoltre, il padre aveva attivato nella sua ricerca la trasmissione “Chi l’ha visto” perché si incominciassero ad interessarsi del caso della figlia. I gruppi di amici avevano attivato tutti i canali informatici per dare notizie della ragazza, per aiutare nelle ricerche, ma la soluzione della scomparsa era proprio lì vicino, era stato il convivente, dopo l’ennesima lite, ad ucciderla dopo averla strangolata con violenza e poi trasportata, avvolto in un lenzuolo, buttata in un dirupo poco lontano dalla miniera Pasquasia, in una zona brulla, selvaggia, frequentata da poca gente. Tutti speravano in una fuga voluta,invece è stata una tragedia, un delitto assurdo. “Questo delinquente ha ucciso mia figlia per niente – ha dichiarato Giovanni Scelfo all’unscita dal cimitero (nella foto assieme alla moglie)– Se riesco ad averlo tra le mani lo ammazzo. Avevo sospettato qualcosa, ma non avevo niente di concreto per accusarlo. Uccidere una ragazzina per niente, è assurdo”. Il sindaco di Enna, Paolo Garofalo, è andato a trovarlo al cimitero di Enna assieme all’assessore alla solidarietà sociale, Salvo Notararrigo, per esternargli il proprio dolore,ma anche per aiutarlo nell’organizzazione dei funerali, anche dal punto di vista finanziario.
Stando alle indiscrezioni, sarebbe stato il padre dell’assassino a chiamare la polizia di Enna, vedendo il figlio sotto shock che minacciava il suicidio, lontano da Enna, probabilmente a Catania.
E’ stato uno stratagemma degli investigatori a far crollare Francesco Lo Presti. Ieri mattina, quando ormai era chiaro che Vanessa non si era allontanata volontariamente, gli uomini della Squadra mobile di Enna avevano intercettato Lo Presti nei pressi del Palazzo di Giustizia. Appariva confuso e una volta condotto in questura ha chiesto di essere accompagnato a Catania, in un posto dove era stato insieme alla fidanzata. “Ho fatto una fesseria”, avrebbe detto ad un certo punto. Allora chi lo stava interrogando ha “giocato una carta”: fingendo di volerlo tranquillizzare, gli ha detto che Vanessa era stata trovata e che aveva fatto ritorno a casa. Sull’abilita’ degli investigatori della Mobile e’ arrivata la svolta. Lo Presti e’ scoppiato in lacrime, dicendo che non era possibile, che Vanessa non sarebbe tornata mai piu’, e ha confeessato. L’uomo ha poi condotto il capo della Squadra Mobile, Giovanni Cuciti, ed i suoi uomini sul cavalcavia dal quale aveva lanciato il corpo di Vanessa avvolto in un lenzuolo.
“È stato presentato al Senato un disegno di legge che prevede un fortissimo inasprimento delle pene contro la violenza sulle donne e in particolare quella “nascosta” tra le mura domestiche”. Lo annuncia la senatrice Adriana Poli Bortone. “Il provvedimento – spiega – appare quanto mai urgente alla luce dei ricorrenti fatti di cronaca, ultimo il gravissimo episodio di Enna”.
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