Un “modello esemplare di virtù cristiana, un uomo giusto, corretto, dinamico, intelligente, allegro” e un dono inistimabile di cui la Chiesa e il Brasile devono rendere grazie a Dio. In occasione delle celebrazioni del 250° anniversario (1762-2012) della sua fondazione, Villarosa ricorda i suoi figli più illustri, tra questi frà Cassiano Maria Viglio. Ieri, in una sala stracolma della biblioteca comunale, tra preghiere, recite di poesie, riflessioni degli alunni della scuola media dell’IC De Simone e canti intonati dal coro Santa Cecilia, alla presenza di padre Mario Caruso dei frati cappuccini di Siracusa, di Suor Maria Pace, madre superiora dell’Istituto “Signore della città” di Caltanissetta, del vicario foraneo mons. Salvatore Stagno, di un folto gruppo di suore provenienti da tutta la Sicilia, si è svolta una manifestazione per mettere in risalto la figura e l’opera di padre Cassiano, nato a Villarosa nel 1921 e morto improvvisamente a Rio de Janerio nel 1972, dove si era trasferito per vivere in mezzo alla parte più dolente di quella città. Ad accogliere gli ospiti, il sindaco Gabriele Zaffora e l’assessore Mimmo Russo collaborati dalla organizzatrice dell’evento, Graziella Cassaro. Zaffora, nel salutare gli ospiti e i parenti di frà Cassiano, ha sottolineato come il frate sia stato “un elemento positivo simbolo dell’amore per i poveri, un esempio da trasmettere alle nuove generazioni, la cui storia fiorita in Brasile appartiene alle radici più vivaci della comunità villarosana”. A testimoniare il legame forte tra Villarosa e padre Viglio è stato l’assessore Russo che ha ricordato che nel 1991 gli è stata dedicata una piazza nella quale, al centro, spicca il busto del frate. A ricordare la vita di frà Cassiano sono stati mons. Stagno, padre Mario e suor Maria Pace che del frate fu collaboratrice per anni in Brasile. “Ho conosciuto frà Cassiano nel 1965 –ha ricordato madre Maria Pace- in una città dove c’era tanta povertà e tanta miseria. Fra Cassiano per tutte le famiglie povere ha dato tutta la sua vita con grande amore e con grande gioia. Per i piccoli costruì scuole materne ed elementari, per i giovani la scuola professionale. Trasformò la favela dove operevamo in una comunità più umana e cristiana portando acqua potabile, elettricità e un posto di polizia. Vi costruì strade, un ospedale e una chiesa e per tutto ciò ottenne la cittadinanza sotto l’onorevole condizione di “Elemento utile e necessario al Paese””.
Pietro Lisacchi
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