domenica 5 dicembre 2010

Enna. I centri commerciali stritolano il piccolo commercio


Negozi che chiudono, saracinesche tristemente abbassate là dove fino ad ieri occhieggiavano invitanti vetrine. Non è un buon momento per i commercianti di Enna, sempre più soccombenti alla concorrenza spietata, da una parte gli insostenibili prezzi stracciati dei ‘cinesi’, dall’altra le mega strutture di vendita aperte sette giorni su sette. “Fa senso percorrere l’autostrada Catania-Palermo e vedere a pochi passi dall’area industriale di Dittaino una enorme costruzione dove non operera una catena di produzione, ma una struttura di grande distribuzione”. A dare voce all’amarezza, per una provincia inchiodata ancora al ruolo ancillare di esclusivo mercato di consumo per merci prodotte altrove, sono diversi commercianti del capoluogo, i quali toccano un nervo scoperto quando parlano di grande distribuzione. Ovvero, i centri commerciali, gli ipermercati che –denunciano gli esercenti- “stritolano il piccolo commercio”. “L’Outlet ormai c’è e non possiamo farci niente –dice la presidente del consorzio “I putiari” Patrizia Orefice-. Il problema ora è di cercare di trasformare l’Outlet in opportunità. Cosa che mi sembra difficile. Se Enna fosse pulita, se non ci fossero le macchine, se i negozi chiusi fossero più decorosi, e mi fermo qui, probabilmente qualcuno che andrebbe all’Outlet di Dittaino sarebbe anche tentato di salire a Enna”. Ma come –facciamo osservare-, voi commercianti non vi siete sempre opposti alla chiusura del traffico nel centro storico? “Se gli amministratori comunali –spiega Patrizia Orefice- sistemassero le cose con servizi urbani efficienti, se non ci fosse questo casino per i parcheggi, credo che nessuno di noi si opporrebbe alla chiusura del traffico. Se non si risolvono i tanti problemi del caos cittadino non abbiamo alternativa, saremo costretti tutti a chiudere. Lei pensa –indicandomi un Suv posteggiato- che io sto bene con questa macchina più grande del mio negozio messa qui davanti? Faccio le vetrine ma nessuno li guarda perchè impossibilitati. E se mi azzardassi a richiamare il proprietario del mezzo, questo non ci penserebbe due volte a mandarmi a quel paese. Non c’è più un controllo. Eppure qui c’è addirittura il divieto di fermata, ma un vigile non lo vediamo dal 1822. In questo modo sinceramente non capisco come l’isola pedonale si possa mai fare. Andando così le cose –ammette sconsolata- io non so se prima o poi, con la crisi che stiamo vivendo, potrà succedere qualcosa; di certo c’è che i commercianti siamo sul sentiero di guerra. In questo momento la città non è amabile e non è attraente e in queste condizioni non la possiamo amare neanche noi. Enna è una città che vanta tradizioni antiche e vocazioni eccezzionali e noi stiamo perdendo sia l’una che l’altra. Da dove inizia via Roma a piazza San Tommaso –commenta Patrizia Orefice- ci sono 45 negozi chiusi; da San Tommaso alla Balata ce ne saranno altri 30. Le posso dire che da quando abbiamo costituto il Centro commerciale naturale, cioè meno di un anno fa, ho perso cinque soci perchè hanno chiuso. Questo dovrebbe preoccupare chi ci amministra, o no! Gli amministratori, sindaco in testa, devono avere il coraggio, così come lo hanno avuto quelli di Catania, Firenze, Bologna e di tante altre città, di chiudere il centro storico perchè paga e paga moltissimo da un punto di vista commerciale. Ovviamente, occorrono parcheggi in punti strategici e bus navetta. Rendiamoci conto che in una città in queste condizioni nessuno verrà ad investire e quindi Enna, inesorabilmente, continuerà a spopolarsi”. Ritornando all’Outlet, non pensa che ci saranno delle ripercussioni sulle vendite per quei pochi negozi che sono rimasti aperti? “Le ripercussioni ci saranno sicuramente anche se l’Outlet venderà capi d’abbigliamento seppur firmati, ma di qualche anno prima. Se si vuole vestire alla moda bisogna andare in negozi qualificati ed a Enna ne sono rimasti aperti ancora alcuni. Però sicuramente la gente mi verrà a dire come è bello passeggiare là che non ci sono macchine!”. “L’Outlet disertificherà la città –concorda Aldo Mingrino, commerciante d’abbigliamento di alta moda-. Sarà una bella mazzata, ma cercheremo di difenderci con mani e piedi, come abbiamo sempre fatto, con la nostra serietà e professionalità, fidelizzando sempre di più i nostri clienti. Noi adetti ai lavori sappiamo già che quello che sarà messo in vendita sarà merce, di grandi firme sì, ma di stagioni passate con qualche capo possibilmente anche difettato. Se così non fosse, in questo caso, veramente non evremmo motivo di esistere. Cercheremo di fare del nostro meglio, anche se sono convinto che l’economia ennese, come quella provinciale sarà toccata parecchio, mi auguro solo per un primo periodo. Poi, chissà sarà l’acquirente a fare la differenza e ritornare possibilmente sui propri passi. Enna sta morendo –aggiunge Mingrino- e i nostri amministratori, i nostri politici non stanno facendo niente per risollevarla. La burocrazia ostacola chi vorrebbe aprire un’attività commerciale, i fitti dei negozi sono spaventosamente alti, i proprietari preferiscono tenere centinaia di locali chiusi piuttosto che abbassare i prezzi. Inoltre, non si è trovata e non si trova una soluzione al traffico caotico. Mi chiedo, in un centro storico dove non è possibile passeggiare, dove c’è un alto tasso di inquinamento atmosferico (pensi che sono costretto a lavorare con le porte chiuse primavera, estate, autunno e inverno), per quale motivo le persone della provincia dovrebbero salire a Enna”?

Giacomo Lisacchi

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