"FACCIAM SUONARE L'INNO ANCHE IN PARLAMENTO"
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LA LEGA CONTRO MAMELI IN CLASSE
SASÀ SALVAGGIO: “UNA STRONZATA”
Bandiere, identità, orgoglio patriottico. Sasà Salvaggio ha parafrasato il titolo di un celebre film degli anni Sessanta, facendolo diventare un cult della sua carriera.Da “Italiani brava gente” a “Siciliani brava gente”. Il comico palermitano è d’accordo con la decisione del Senato: “Sì all’inno di Mameli nelle scuole”. Il via libera è appena arrivato: i si’ sono stati 208, i no 14, astenuti 2. Hanno votato a favore tutti i gruppi, ad eccezione della Lega. Molti senatori del Carroccio per protesta hanno abbandonato l’aula prima del voto. Il provvedimento diventa legge. “Rappresentano la barzelletta del Nord – dice il Sasà più famoso d’Italia a SiciliaInformazioni -. Se ne sono andati? Hanno fatto una stronzata. Dico ai leghisti: Non hanno voglia di stare in Italia? Si facciano le valigie e se ne vadano altrove. Abbiano rispetto dell’Italia, parlano di Roma ladrona e poi abbiamo visto che anche loro hanno gli scheletri nell’armadio…”.
“Fratelli d’Italia” arriva dunque tra i banchi di scuola. Il provvedimento appena inserito nei programmi, istituisce, inoltre,che il 17 marzo sia la ‘Giornata dell’Unita’ della Costituzione dell’inno e della bandiera’, ma non sara’ un giorno festivo.
“Che ci sia identità italiana è giusto ma non siamo come gli americani che hanno un senso della patria diverso. La loro è una classe politica seria. Qua lo Stato ha impoverito l’Italia. La gente continua a perdere il lavoro, i politici mangiano i soldi, e il senso patriottico diminuisce. Prima di fare cantare l’inno, decisione comunque giusto, bisogna creare una politica sana che faccia venire ancor più voglia di esser italiani. Adesso forse c’è poca voglia di cantare”.
Il segretario nazionale della Lega Nord-Lega Lombarda, Matteo Salvini, ha tuonato: “Come Lega chiediamo che l’inno venga suonato obbligatoriamente ogni giorno anche in tutte le sedi di Equitalia e dell’Agenzia delle entrate”. Una provocazione, come quella con cui chiude Sasà Salvaggio: “Speriamo che l’inno serva anche ai nostri politici. Anzi, facciamo suonare anche in Parlamento”.
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