“Noi
ragazzi del presente con una scuola del passato vogliamo un futuro”. Così
recita uno striscione che i ragazzi del liceo scientifico “Farinato”, ieri,
hanno esposto sul balcone centrale dell’istituto. Dunque, anche a Enna dilaga
la protesta degli studenti di tutti gli istituti superiori , a cui aderisce,
come nel caso del “Farinato”, anche il corpo docenti, con assemblee permanenti
e autogestioni. Dopo diversi incontri, i ragazzi degli istituti scolastici
ennesi hanno deciso di costituire un coordinamento “in modo di avere – dice
Paolo Maffeo, rappresentante degli studenti- una stretta collaborazione con
tutte le altre scuole della provincia per seguire più o meno tutti la stessa
linea. Anche se, purtroppo, non tutti stiamo scegliendo la stessa forma di protesta
perchè ci sono scuole dove gli studenti hanno avuto dei problemi con i docenti
e quindi ognuno sceglie la più idonea”. Quali le ragioni alla base della
vostra protesta? “Come tutti i giovani studenti della Sicilia e dell’Italia vogliamo combattere prima di tutto
le politiche economiche, di austerity, chieste dall'Europa e portate avanti dal
governo Monti, che incidono in particolar modo sulla scuola, ma anche
sull'intera società. Per questo motivo
noi studenti del liceo scientifico abbiamo deciso di entrare in una sorta di
assemblea straordinaria dove c’è un a stretta collaborazione tra docenti e
alunni. Abbiamo sospeso le normali lezioni –spiega il giovane Maffeo- per creare
altre forme alternative di studio. Infatti la scuola è divisa in sette gruppi
ed ognuno si occupa di tematiche diverse. La nostra protesta è iniziata oggi e
credo che continueremo sino a sabato quando si riunirà la consulta degli
studenti per decidere se continuare anche per la prossima settimana”. Intanto,
in un documento preparato dagli studenti si legge: “E’ in corso dal mese
di novembre un movimento di protesta che vede coinvolte gran parte delle scuole
italiane. L’attacco alla scuola pubblica inizia con la riforma Gelmini che ha
determinato la riduzione del monte ore scolastico e di conseguenza della
qualità dell’offerta formativa. Un duro colpo è stato inferto alle scuole dal
governo tecnico Monti, durante il quale ulteriori tagli interessano i progetti
finanziati con i fondi d’istituto. Gli studenti protestano, dunque, per
chiedere una scuola migliore che possa garantire loro un’offerta formativa
innovativa e che fornisca le competenze richiesta dall’attuale mondo del
lavoro, sempre più specializzato. I tagli della scuola pubblica –continua la
nota- incidono pesantemente sui costi sostenuti dalle famiglie per l’istruzione
dei figli: a fronte di costi sempre maggiori per l’acquisto di testi scolastici
e per le tasse d’iscrizione, gli studenti sono costretti a svolgere le attività
in scuole fatiscenti che non sempre rispettano le norme vigenti sulla
sicurezza. Le ore destinate al recupero delle carenze di preparazione o i corsi
di approfondimento che garantiscono un più adeguato inserimento nel mondo
universitario rischiano di diventare un miraggio lontano. Tutto ciò –conclude il
documento-, in considerazione della grave crisi economica che il nostro Paese
sta attraversando, minaccia di trasformare in un privilegio per una ristretta
èlite l’istruzione, il cui diritto dovrebbe essere garantito a tutti, come
recita la nostra Costituzione”.
Giacomo
Lisacchi
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