“Se la pioggia benefica non cade a tempo propizio bisogna pure che l'uomo
intervenga per dominare nei limiti del possibile la natura”. Il presidente del
Centro studi “Romano”, Mario Orlando, cita quanto affermava l’on. Antonio
Romano in uno suo discorso del ‘46 all'Assemblea Costituente. “Romano –dice
Orlando- divenuto in seguito senatore per il collegio di Enna, già allora sosteneva
che se non si fosse affrontato in tempo utile il problema delle acque, gli
abitanti della Sicilia fra un cinquantennio non avrebbero avuto modo di
dissetarsi”. La crisi idrica annunciata in queste settimane per il forte
abbassamento del livello dell’acqua della diga Ancipa –commenta Orlando-, solleva
puntualmente il problema di come aumentare la disponibilità idrica della nostra
città. Non possiamo essere Ancipadipendenti in tutto e pertutto quando potremmo
sfruttare risorse acquifere del nostro territorio come Margio di Buffa, Furma e
quant’altro. Quindi, non si comprendono i motivi dell’abbandono delle diverse
sorgenti e pozzi che prima fornivano acqua a Enna e, cosa ancor più scandalosa,
non si comprende perchè si ostinano a non attivare i quattro pozzi di contrada
Bannata da me, nella qualità di assessore ai lavori pubblici dell’epoca, fatti
trivellare nell’aprile del ’99. Tutti sono a conoscenza dell’esistenza di
questi pozzi, compresi gli attuali dirigenti dell’Ato idrico e Acquaenna. Nel 2001 –aggiunge ancora Orlando-,
su mio invito, fu fatto un sopralluogo con l’allora presidente dell’Asen,
l’azienda ennese di servizi che gestiva l’erogazione dell’acqua, Nino Gagliano.
I pozzi, in posti distanti fra loro, furono realizzati in prossimità del tratto
dell’ex strada ferrata Dittaino-Piazza Armerina allo scopo di evitare inutili
spese relative a soluzioni di passaggio e in prospettiva di un eventuale
sfruttamento dei pozzi stessi. Ora, considerato che con le scarse
precipitazioni degli ultimi anni l’Ancipa non è in grado di fornire più l'acqua
sufficiente per i rubinetti di Enna, ritengo che sia arrivato il momento di
rifare le prove di portata dei pozzi della Bannata, trivellati nel ’99 e che ad
oggi, inspiegabilmente, non vengono utilizzati, per vedere la loro effettiva consistenza
e quindi procedere ad un eventuale innesto alla condotta civica. Sarebbe,
inoltre, necessario eseguire poi nuove trivellazioni e quindi recuperare dal
bacino della Bannata quanta acqua più possibile. Così come, in caso di grave
emergenza, si potrebbero riattivare i due pozzi di Pergusa, regolarmente
autorizzati ma chiusi da oltre dieci anni perché ritenuti concausa del
probabile abbassamento delle acque del lago”. Orlando conclude con un vecchio
detto ennese: “Cu unnavi in casa sò un pò mangiare quannu vò. Questo a
significare –dice- che se abbiamo l’acqua nel nostro territorio la possiamo
sfruttare quando vogliamo e per giunta gratis, considerato che siamo tra i più
cari d’Italia”.
Giacomo Lisacchi
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