La
scuola superiore ennese sul piede di guerra. A prendere possesso degli istituti
con assemblee permanenti, agitazioni e occupazioni bianche, in vista della
nuova giornata di protesta del mondo della scuola che vedrà oggi scendere in
piazza i docenti, sono i ragazzi del liceo classico ‘Colajanni, del liceo
scientifico “Farinato”, l’Ipsia e l’alberghiero ‘Federico II’, il liceo psico-pedagogico,
l’istituto commerciale, il liceo linguistico. Non ha aderito alla protesta
l’stituto d’arte “Cascio”. A spiegare le ragioni che hanno fatto prevalere la
“linea dura”, ma civile, sono alcuni rappresentanti degli studenti che si
dicono riconoscenti ai loro docenti “per la condivisione della loro protesta”. Francesco D’Agristina e Simone Cannarozzo,
del liceo classico. “Siamo in stato di agitazione e stiamo a scuola sia di
mattina che di pomeriggio. Ci autogestiamo con dei laboratori di studio, di teatro
ecc., ma anche, d’accordo con i professori, con corsi di recupero. I motivi della nostra protesta sono i
tagli ai fondi d’istituto che sono stati apportati dal governo Monti. Riteniamo
che con il nuovo governo non ci sia stato un cambiamento rispetto a quello
precedente; la situazione che si presenta in Italia è identica: tagli e crisi
soprattutto della scuola. Tagli radicali che colpiscono il nostro nel liceo
classico anche da un punto di vista dell’edilizia scolastica. La nostra scuola
è in uno stato di instabilità che ormai persiste da cinque anni da quanto è
stato chiusa la sede storica di via Roma. Siamo parcheggiati in un istituto che
non è a norma; in una ex caserma dei vigili del fuoco dove le stanzette una
volta dormitori oggi sono adibite a classi con venti alunni. Addirittura c’è
una classe che fa lezione nell’ex cucina i cui tubi esterni del gas perdevano,
poi fortunatamente chiusi. Ci è stata preclusa perfino la possibilità di
utilizzare il cortile per avere uno spazio all’aperto. Per non parlare della
palestra, che è una sorta di sgabuzzino alto due metri con all’interno
solamente un tavolo di ping pong. La situazione della nostra scuola si commenta
da sola e bisogna viverla per capire in quale situazione difficile viviamo gli
studenti. Ogni giorno è una scoperta di un nuovo pericolo. Sostanzialmente
protestiamo anche per questo”. Mattia
Pastorelli dell’Istituto commerciale. “Vogliamo difendere i nostri diritti
ma anche il nostro futuro. Contestiamo la legge Aprea che prevede l’abolizione degli
organi collegiali con il conseguente indebolimento della rappresentanza
studentesca interna agli istituti. Ovviamente, anche i tagli del governo che
stanno causando disagi sociali e deperiremento della scuola pubblica a favore
di quella privata”. Katia Impellizzeri,
Carmelo Vasco e Valerio Adamo del liceo linguistico. “Stiamo attuando una
forma di autogestione permanente per non intralciare il lavoro di segreteria.
L’occupazione è un atto estremo che a noi in questo momento non interessa.
Interessa mandare invece un messaggio, un segnale forte costruttivo al Governo
per quanto riguarda la legge Aprea. E’ un problema di democrazia, così come si
eleggono i politici per rappresentarci in tutte le sedi istituzionali è un
nostro sacrosanto diritto eleggere i nostri rappresentanti affinchè si porti
all’interno dell’organo collegiale della scuola la voce degli studenti. Per non
parlare poi delle misure di austerity che contestiamo”.
Giacomo
Lisacchi
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