sabato 29 gennaio 2011

Onore e dignità, parole vuote di senso per i politici



Chi è appassionato di storia ricorderà che un tempo c’era il suicidio d’onore. Certo, non era un grande atto di civiltà. La vita è sempre un prezzo troppo alto da pagare. Oggi, però, la parola “onore” non ha più significato. La politica non ha più dignità, non soltanto colore. I nostri rappresentanti non conoscono l’onore come un valore, non riconoscono le dimissioni come un atto di dignità, in certi casi obbligato e obbligatorio. Qualsiasi cosa accada, qualunque sia l’irresponsabilità dimostrata, nulla fa scandalo, nessuno è disposto a pagare alcun prezzo, in una politica senza coscienza, che non si pone al servizio dei cittadini e del bene comune, ma “usa” gli elettori per conquistare il potere e realizzare progetti individuali di “scalata” carrieristica, che non prevedono gl’intoppi dell’onore e della dignità, parole vuote, senza senso, che non si comprano e non si vendono. Nella vita privata, ciascuno è responsabile di sè e delle proprie libere scelte. Chi ricopre un ruolo istituzionale, però, dovrebbe rispettare quantomeno un’immagine pubblica dignitosa e onorata. Non per ipocrisia, ma per rispetto, appunto, delle istituzioni e dei cittadini. Quei cittadini che, invece, subiscono prepotenze e prevaricazioni da una politica umiliata dal potere. Sono stanchi, però. Poveri, e sempre più poveri, insicuri, e sempre più insicuri, e stanchi. Stanchi di una democrazia ferita a morte da tanti abusi e scandali. “C’era una volta la politica -scriveva qualche anno fa il filosofo Giacomo Marramao-. Il potere politico ha raggiunto il massimo dell’arroganza. E non si accorge che anche il malcontento popolare ha toccato il limite”. Appunto, il limite di quest’ultimi giorni, oltre al quale si intravede solo...... l’abisso. La vicenda del presidente Berlusconi e del cosiddetto caso Ruby, così come le immagini di Napoli invasa e sepolta dalla spazzatura, ha fatto il giro del mondo e resterà impressa nella storia, mostrandoci, con un effetto choc, come è ridotta l’Italia. Inquinata da una politica incapace di risolvere i problemi più basilari del viviere civile ed è perfino suberba e altezzosa. Onore e dignità, finanche prudenza e opportunità politica, avrebbero dovuto indurre Berlusconi a presentare da sè le dimissioni. Dimissioni che invece declina, giudicandoli inopportune perchè frutto dell’”ennesimo teorema costruito appositamente per gettare fango sulla mia persona e sul mio ruolo istituzionale nel tentativo, illusorio, di eliminarmi dalla scena politica”. Platone definiva la politica come capacità di “far trionfare la giusta causa” in quanto capacità di “conoscere ciò che è meglio”. E pure Napoleone III dichiarava che “in politica bisogna curare i mali, non acuirli”. Chi dimostri di non saper curare i mali, ma anzi, di averli aggravati, dovrebbe almeno saper lasciare la poltrona e lo sceltro. Con onore e dignità. L’ennesima storia di donne che vede coinvolto il presidente Berlusconi sovraespone l’intero Paese e nello stesso tempo ha acceso la miccia di un malcontento dei cittadini ampio, diffuso e profondo. Siamo in una situazione di grande rabbia, che i politici, in particolare quelli del Pdl, non possono ignorare e che può solo montare ancor più pericolosamente, se non si comprende che è ormai necessario e non soltanto utile, eticamente apprezzabile, recuperare modalità dignitose e onorevoli di comportamento politico. Che prevedono, innanzitutto, la capacità di lasciare la poltrona. E, insieme, l’impegno di affrontare i problemi seri che hanno prodotto la nostra attuale condizione economica e sociale, di assoluto e catastrofico degrado.

Giacomo Lisacchi

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