sabato 7 giugno 2014

UMBERTO I°, INTERVIENE IL CONSIGLIO

Interventi accesi e pugni sul tavolo, nulla di più. Se pur si è scomodato perfino Schopenhauer, i problemi restano tutti sul tavolo e irrisolti. Cosà sarà della sanità a Enna e provincia è un interrogativo che al momento continua a tenere banco e purtroppo a creare tanta angoscia nei cittadini. Il Consiglio comunale di ieri, organizzato nella sala convegni dell’Umberto I°, si può così sintetizzare: analisi di una struttura come l’Umberto I° che fa acqua da tutte le parti; difesa del suo operato e accuse verso il personale da parte del commissario dell’Asp; invito del sindaco Paolo Garofalo al commissario “di essere meno generalizzante quando parla di accuse così pesanti nei confronti di persone che qui sudano il loro pane quotidianamente”, per poi concludere con l’esortazione ad andarsene e quindi a “liberare la stanza che occupa”. Il commissario Termine, a fronte del disastro della sanità ennese, non ci sta a fare da capro espiatorio e ha rivendicato il suo ruolo di “uomo delle istituzioni” che ha sempre lavorato “come professionista nell’interesse dell’ammalato”. ”L’aspetto negativo della mia permanenza a Enna –ha detto- è che se avessi avuto tempi e modi “qualchi gamma l’avissi spizzatu”, perché raddrizzare non si può. E quindi nella temporaneità del mio mandato ho cercato di dare un indirizzo”. Un indirizzo che però si è sfrangiato, a suo dire, di fronte a “quattro facinorosi che aizzano le folle e impediscono di lavorare”; di politicanti e sindacalisti che pretendono  e “credono di fare quello che vogliono”; nel “troppo personale” (“Questo è un ospedale che in 30 milioni che produce ne perde 26”); “nella troppa gente che non fa niente” che è per giunta “lavata” e che “ha le responsabilità solo per avere emolumenti economici”; di gente che arriva in ritardo e “alle nove se ne va”; di primari, “figli di questa politica” la cui attività è “insoddisfacente”; di personale poco propenso al trasferimento anche da un reparto all’altro. “Questa comunità ha bisogno –ha affermato- di avere una assistenza degna di una civiltà contemporanea. Ovviamente io non posso mandare a casa nessuno. Ma mi sono permesso di allontanare un oculista e lo farei mille volte. Perché non si comprende come un oculista dell’ospedale Cervello di Palermo fa 1300 cataratte e 300 interventi medio-complessi con l’ausilio di altre cinque persone, qua con 7 persone si fanno 100 cataratte e 30 visite”.  Quindi ha rivendicato con orgoglio di essere il prof. Termine, chirurgo e dirigente del Cervello, e non “il primo cog….. che arriva e lo mandano in giro”. In sostanza il leitmotiv del commissario Termine è stato identico a quello del presidente della VI commissione sanità all’Ars, on. Pippo Digiacomo, il quale  alla sala Cerere alcuni mesi fa, nel corso del convegno sulla sanità organizzato dal PD ennese, ha rilevato innanzitutto l’assurdità di “una spesa di 70 milioni di euro per prestazioni sanitarie che i cittadini ennesi hanno ritenuto dover ricevere rivolgendosi ad altre provincie della Sicilia (45 milioni di euro) o in altre regioni d’Italia (25 milioni). “Un numero abnorme” - tuonò Digiacomo-. “I 70 milioni di prestazioni che il cittadino della provincia di Enna va a richiedere in altre parti della Sicilia o d’Italia potrebbero essere giustificati solo per interventi di una certa complessità, come un intervento cardiochirurgico o un intervento tumorale di secondo livello. I 70 milioni di euro che invece noi riversiamo come mobilità passiva della provincia di Enna, sono prestazioni di media portata. Ciò significa che voi cittadini di Enna e provincia ritenete che sia insicura l’offerta sanitaria del vostro territorio”.


Giacomo Lisacchi

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