domenica 13 febbraio 2011

Le donne ennesi unite per difendere la propria dignità


E’ stata una forte e coinvolgente manifestazione, ma anche una testimonianza, che ha visto come protagiste tante donne ennesi unite per difendere la propria dignità, per dire che non tutte le donne si ispirano al modello delle “veline”. Si può riassumere così il senso della mobilitazione del “popolo rosa” che a Enna si è svolta forse in maniera inedita rispetto alle centinaia di piazze di tutta Italia, in quanto la manifestazione è stata organizzata partendo dalla piazza antistante del Castello di Lombardia, dove si erge la statua di Euno, lo schiavo siriano che guidò la guerra di liberazione che scoppiò a Enna nel 139 a.C, per poi sfilare fino a piazza Vittorio Emanuele. L’iniziativa, il cui leit motiv è stato “Se non ora quando?”, ha visto la partecipazione anche di centinaia di giovani e uomini. “Stiamo cercando di dare voce all’indignazione delle donne e degli uomini della nostra provincia – ha detto la segretaria generale della Cgil, Rita Magnano-. Indignazione rispetto a una crisi che è partita come finanziaria, si è trasformata subito in crisi economica, politica e sociale per poi arrivare alla crisi etica di questo Paese. Il principio che tutto è possibile in Italia e che tutto è giustificabile sta veramente destrutturando un sistema di valori che noi non accettiamo. Al centro di questa destrutturazione c’è sempre e comunque l’immagine di una donna che qualcuno vuole continuare a calpestare. Noi siamo le donne che tempo fa sono scese in piazza –ha continuato la Magnano- per rivendicare e conquistare diritti. Forse c’eravamo un po’ assopite, convinte che l’altra parte del cielo avesse capito cosa fossero le pari opportunità. Ci siamo accorti che non si piuò ancora abbassare la guardia. Questa non è una piazza di donne contro donne –ha aggiunto-, è una piazza di donne e uomini che pensano ancora che l’etica sia indispensabile e che una società se si vuole definire democratica non può abdicare a dei valori che sono essenziali. Qui siamo nella parte più alta della nostra città, sotto la statua che per noi è un simbolo. Oggi distrubuiamo pane e nutella perchè noi siamo famiglia, lanciamo dei palloncini perchè noi vogliamo ancora sperare che qualcosa si possa cambiare. Lo speriamo e da questo momento in poi ritorniamo a combattere perchè le speranze diventino certezze”. “E’ una manifestazione –ha sottolineato invece Giovanna D’Alia- che non ha colore politico ed è aperta a tutti. Stiamo distribuendo pane e nutella perchè è l’elemento base, fondamentale della nostra società, un valore della nostra cultura contadina che significa famiglia. Valore semplice che è il sale della società. Le donne che oggi siamo presenti qui, siamo protagoniste consapevoli e portatrici di valori fondamentali”.

Giacomo Lisacchi

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