martedì 21 giugno 2011

Benigni mattatore a Bologna rilegge Dante -"Il conte Ugolino? Il primo comunista"


Roberto Benigni (foto Toni)

ROMA - «Il Conte Ugolino? Il primo comunista della storia, o almeno così lo considerebbe oggi Berlusconi che lo detesta». Poesia e attualità vanno sempre di pari passo quando il mattatore è Roberto Benigni. Sul palco di Piazza Maggiore a Bologna il toscanaccio più amato d'Italia ha aperto col suo Tutto Dante la stagione estiva del cinema in piazza, vera attrazione delle estati felsinee.

Benigni è irresistibile, alterna battute feroci ad alta cultura; così il protagonista del trentatreesimo canto dell'Inferno, il nobile pisano che divorò a morsi i figli, diventa un comunista nemico del premier. Alla città - in cui è tornato a qualche giorno dalla visita a sorpresa alla serata per la festa nazionale della Fiom condotta da Michele Santoro - il comico si rivolge chiamandola «straordinaria e mirabile», aggiungendo rivolto alla piazza: «Che spettacolo, altro che Pontida!».

Da lì l'aggancio per una raffica di gag sulla politica, con il presidente del Consiglio protagonista assoluto. Dal desiderio di Berlusconi di venire a Bologna sul Crescentone (così si chiama il piazzale rialzato davanti alla basilica di San Petronio) perché «pensava fosse un Viagra più potente», fino a quello di comprare casa a Lampedusa così «ci saranno sbarchi di escort». Immancabili le battute sul Silvio ingordo anche in amore: «Silvio, dai ti fa male, lo dico per la tua salute! Ma una donna sola no? Sembra una centrale nucleare!». Ma ce n'è anche per la Lega «Vogliono portare il Colosseo a Cuneo») e per la sinistra: «Se si andasse alle elezioni ora, vincerebbe la sinistra. Quindi il Pd non si faccia illusioni». Poi un ammiccamento a Bologna la rossa: «Tutti i nemici di Berlusconi vengono da qui: Prodi, Enzo Biagi, Casini, Fini, anche Montezemolo.. Infatti Bersani fa l'emiliano per fargli paura, invece è calabrese». Ma Bologna è anche la città del Civis, il discusso tram su gomma. Per Benigni «ha un autista che non guida, mi ricorda Alfano che non guida e va da sè».

Ma quando la parola passa a Dante la piazza - quasi in 5000 fra i 4000 posti a sedere e gli altri attorno - si fa silenziosa. Prima della lettura in versi, però, la commozione sale con la dedica del canto alle vittime della strage del 2 agosto 1980 «Questo è il canto dell'odio che dilania e fa a pezzi i corpi proprio come la più grande strage del dopoguerra di cui ancora non sappiamo bene» - sottolinea l'attore premio Oscar -. È vero che dobbiamo costruire il futuro per i nostri figli, ma starebbero meglio se riuscimmo a costruire il passato». Lo spettacolo termina con l'ovazione del pubblico che saluta l'ennesimo grande show di un grandissimo protagonista della nostra cultura.

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