sabato 12 maggio 2012

Incontro pubblico con Nino Di Matteo, sostituto procuratore della DDA di Palermo, e il prof. Alfredo Galasso, docente della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo


Sala Cerere piena per l’incontro pubblico con Nino Di Matteo, sostituto procuratore della DDA di Palermo, e il prof. Alfredo Galasso, docente della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, organizzato dalle associazioni Fuori da coro, Anpi, Terra Matta ed Erga Omnes. A fare da moderatore il giornalista-scrittore Salvo Palazzolo. Asettici e imparziali, puntuali e intransigenti gli interventi di Di Matteo e Galasso, che ripercorrendo anche alcune esperienze personali si sono soffermati con molte argomentazioni su mafia, politica e potere. “Mi fa piacere – ha esordito Di Matteo- vedere molti giovani in quest’aula, tenuto conto, della situazione in cui, purtroppo, il nostro Paese si trova, dove a parte la forza delle mafie, assistiamo al dilagare del metodo mafioso anche nell’esercizio del potere. Un metodo –ha sottolineato- fatto di sopraffazione, favori, raccomandazioni, lobby che prevalgono sulle ragioni del diritto dei cittadini. Fenomeni che si possono sconfiggere soltanto se dai voi giovani partirà una vera e propria rivoluzione culturale che possa portare i frutti nella società di oggi e di domani”. Quindi ha parlato “di sete di verità e giustizia che tanta parte di cittadini siciliani e italiani manifestano”. “La speranza –ha commentato- è la ragione, la motivazione più vera, più bella, più autentica del nostro lavoro di magistrati, anche se ogni tanto si vivono momenti di smarrimento”. “Personalmente –ha aggiunto Di Matteo- li vivo quando mi trovo a constatare che, purtroppo, non soltanto parte di opinione pubblica, ma parte del potere politico, economico e istituzionale dimostra ancora di essere insensibile alla questione fondamentale della lotta alla mafia. Sono stati momenti di smarrimento quando ho constatato per esempio, da cittadino, prima ancora che da magistrato, che nonostante le condanne, alle ultime elezioni politiche partiti politici hanno candidato alcuni elementi nelle file delle loro liste, collocandoli tra l’altro in maniera tale da garantirne l’elezione, come se la responsabilità penale –ha precisato- fosse l’unico tipo di responsabilità; o in certi processi che riguardano le stragi del periodo 1992/1993, che ha segnato il passaggio tra la prima e la seconda repubblica, dove ho constatato delle evidenti reticenze istituzionali”. Galasso nel suo intervento ha invece lanciato un messaggio e un monito. “Sono convinto –ha detto- che oggi più che mai è necessario che l’iniziativa antimafia diventi una iniziativa normale non di emergenza nella quale si attivi un circuito di reponsabilità di ordine politico e istituzionale”. Per Galasso esiste anche una responsabilità professionale. “Mi riferisco -ha detto- a certi commercialisti, avvocati, geometri, ingegneri, medici, architetti i quali pur di realizzare una base professionale non guardano chi è il committente e finiscono col diventare, senza averne magari l’intenzione, complici del sistema mafioso. C’è pure una responsabilità sociale, ecco perchè è importante la presenza delle associazioni. Spesso l’indifferenza o la tolleranza –ha concluso- si fa più sensibile nel momento in cui ci sono problemi di natura economica e sociale. Quindi attenzione al momento che stiamo attraversando”.

Giacomo Lisacchi

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