domenica 9 dicembre 2012

Enna, Assemblea infuocata dei lavoratori di AcquaEnna


Assemblea infuocata, convocata da Cgil, Cisl e Uil, dei lavoratori di AcquaEnna che hanno gremito l’auditorium del Liceo linguistico “Lincoln” a seguito dello stato di crisi dichiarato dall’azienda. “Una crisi che più che strutturale”, pare che sia, secondo i sindacati, “finanziaria” per la quale i lavoratori, stanchi di non conoscere il loro futuro e stanchi di vivere nell’incertezza, hanno dichiarato lo stato di agitazione. Oltre due ore di duro confronto, dove i tre segretari generali confederali Rita Magnano, Tommaso Guarino e Vincenzo Mudaro hanno posto al centro della questione, a seguito di un incontro con i vertici di AcquaEnna, l’ipotesi aziendale che si può riassumere così: applicazione del minimo tabellare del contratto collettivo nazionale gas-acqua; eliminazione dei superminimi; ‘contratto di solidarietà difensivo’ che ha lo scopo di diminuire l’orario di lavoro evitando la riduzione del personale; flessibilità dell’orario di lavoro; adeguamento dello stipendio, quindi del livello, per l’effettive mansioni che il lavoratore realmente svolge in azienda. Dunque, AcquaEnna punta ad un abbassamento del costo del lavoro, che però non trova d’accordo i lavoratori. “Io non credo –ha detto un lavoratore- che il capitolo di spesa del personale sia quello principale sul quale l’azienda può intervenire per risolvere la crisi. Ci sono capitoli di spesa che hanno un’incidenza ben maggiore e su quelli che bisogna premere. Siamo disposti a fare sacrifici ma è un errore intervenire principalmente sul capitale più importante dell’azienda che è il personale”. “L’assemblea è contraria alle proposte dell’azienda –ha sottolineato un’altro lavoratore- che a mio avviso sono indecenti. Bisogna dare serenità ai lavoratori e applicare il contratto di lavoro e le leggi vigenti in materia senza che si perda un posto di lavoro”. I lavoratori, nel corso dell’assise, se pur animosamente,  hanno cercato di sviscerare tutti i limiti di un piano aziendale che a loro dire “fa acqua da tutte le parti”, per cui hanno chiesto ai sindacati di chiedere ufficialmente all’azienda la pianta organica e di avviare un tavolo di confronto serio, per un piano che garantisca l’occupazione e non leda i diritti dei lavoratori. Quindi, proroga del comando per i 36 lavoratori di Sicilia Ambiente messi in mobilità dal 14 dicembre dalla società di appartenenza; revoca dei licenziamenti da parte del sindaco di Enna dei 13 lavoratori dell’Asen. La nota dolente che denunciano i sindacati è che “ad affrontare la crisi dell’azienda AcquaEnna” sono soli perchè “la classe politica –dicono- non è sensibile al problema. Non è sensibile il comune di Enna, così come è latitante nella vicenda l’Ato idrico, che è espressione della politica”. “Sostanzialmente –hanno spiegato i sindacati- su 122 lavoratori il problema si pone semplicemente per i lavoratori comandati dell’Asen e di Sicilia Ambiente, ma che potrebbero essere assunti da Acquaenna alle condizioni poste dall’azienda”. Inoltre, proprio per ridurre i costi ed equilibrare il proprio bilancio pare che AcquaEnna voglia ridurre ulteriormente l’organico del personale passandolo da 122 a 104 “facendo rientrare nei rispettivi comuni i 5 dipendenti comunali e liberandosi dei 13 lavoratori del consorzio intercomunale di Regalbuto, Centuripe e Catenanuova che secondo quanto prevede la legge devono essere assunti dall’Ato idrico e non dall’ente gestore”. “Ovviamento –hanno affermato Magnano, Guarino e Mudaro- tutto è oggetto di trattativa e non firmeremo nessun accordo se prima non va al vaglio e all’approvazione dei lavoratori con un referendum”.


Giacomo Lisacchi


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