domenica 2 dicembre 2012

Villarosa. Ribalda nazionale per le scoperte a Monte Giulfo


Villarosa. Finalmente il sito archeologico di “Monte Giulfo” perde i contorni dell’utopia grazie alla redazione di un primo progetto organico che è stato presentato nel 2007 al quale “vi hanno partecipato tante persone – ha ricordato l’archeologo Sandro Amata- che hanno portato la loro esperienza, messa a disposizione di tutti, per cui è ricca di fatti umani oltre che di fatti scientifici”. Ieri in un affollata biblioteca comunale si è dato vita ad un interessante appuntamento culturale: un convegno dal tema “Monte Giulfo 2007/2012 - Considerazioni su cinque anni di indagini archeologiche nella montagna di Villarosa”. Alla manifestazione, organizzata dalla sede provinciale di SiciliAntica, presieduta da Gaetano Marchiafava, sono intervenuti il sindaco Franco Costanza, l’assessore alla cultura Katia Rapè, il direttore del parco archeologico di Sabucina e Capodarso Carmela Bonanno, il responsabile del circuito museale dalla soprintendenza BB.CC. Francesco Santalucia, il presidente regionale di SiciliAntica Simona Modeo, il comandante provinciale della Guardia di Finanza col. Giovanni Carlo Liistro, oltre che archeologi, studiosi e studenti della Kore e delle varie università italiane, come quelle di Bologna, Ravenna, Genova, Pavia, Roma, che da volontari e gratuitamente hanno partecipato alla campagna di scavi. Interessanti relazioni sono state tenute dalla dott. Bonanno e dagli archeologici Amata e Anna Barberi che hanno ripercorso i sei anni di lavoro complessivi che si sono svolti intorno al sito archeologico. Quindi tutte le scoperte e l’attività di ricerca e documentazione scientifica portata avanti anche in mancanza di finanziamenti pubblici. Il comune di Villarosa si è fatto carico per le centinaia di studenti delle spese di pernottamente e vitto. “Monte Giulfo è uscito fuori dalla dimensione comunale e provinciale ed è conosciuto a livello nazionale –ha detto Amata-. “E’ un sito dell’età arcaica di epoca greca della metà del VI a.C. che è rimasto in vita nel pianoro in alto del monte per più di un secolo per poi scendere nell’epoca successiva più in basso. Un sito dove nonostante i lavori agricoli che hanno manomesso le strutture si sono rinvenute abbastanza tracce per ricostruire la vita antica che vi si svolgeva. E’ un sito che aveva un ruolo importante per la sua disposizione geografica e per i flussi commerciali perchè intercettava sia quelli della Sicilia meridionale che orientale. Si suppone che da qui passasse il vecchio itinerarium Antonini, una efficiente rete viaria che ricopriva l’intera superficie dell’Isola che agevolava sia i commerci che gli spostamenti degli eserciti. Monte Giulfo continua ad esistere in epoca Romana e ciò significa che aveva un ruolo strategico in questo scacchiere politico ed economico della Sicilia antica”. Quale prospettive può avere monte Giulfo? “E’ un sito che può avere prospettive soprattutto didattiche, nel senso che si può costruire con la scoperta degli edifici un percorso di conoscenza di questo periodo antichissimo e da un punto di vista turistico può rientrare nel percorso ambientale e dei siti della valle del Morello connettendolo con il sito rupestro Canalotto, la necropoli di Realmese di Calascibetta e case Bastione. Intanto, con la scadenza della convenzione con SiciliAntica, ora si tratta di trovare ulteriori finanziamenti per ampliare gli scavi. In prospettiva abbiamo anche l’apertura dell’antiquarium con l’esposizione dei reperti provenienti dallo scavo e dei progetti che riguardano il restauro e la fruibilità delle strutture che sono venute alla luce”.

Pietro Lisacchi

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