martedì 12 luglio 2011

Berlusconi all'opposizione: «Uniti e coesi nell'interesse comune»


ROMA - «La crisi ci spinge ad accelerare il processo di correzione in tempi rapidissimi, a rafforzarne i contenuti, a definire compiutamente i provvedimenti ulteriori volti a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014». Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una dichiarazione sulla manovra.

Berlusconi si rivolge quindi a maggioranza e opposizione per far fronte comune davanti alle fibrillazioni finanziarie. «Dobbiamo essere uniti e coesi nell'interesse comune», auspica il premier in un passaggio di una lunga dichiarazione. «La fiducia nello sviluppo - sottolinea Berlusconi - non è mai venuta meno, neanche in momenti più difficili di questo e poggia sull'impegno di tutte le forze politiche, al governo e all'opposizione, a difendere il Paese, le sue prospettive di crescita e il benessere dei suoi cittadini».

«Dobbiamo essere uniti, coesi nell'interesse comune, consapevoli che agli sforzi e ai sacrifici di breve periodo corrisponderanno guadagni permanenti e sicuri. Questa deve essere oggi la nostra risorsa fondamentale», avverte il presidente del Consiglio.

«Il governo è stabile e forte, la maggioranza è coesa e determinata. Le nostre banche sono solide e al riparo dai colpi che grandi istituti bancari esteri hanno dovuto subire e sono state pronte a rispondere agli inviti ad accrescere ulteriormente la loro capitalizzazione», sottolinea poi il presidente del
Consiglio. «La nostra economia è vitale. Può contare sulla capacità innovativa dei nostri imprenditori, sulla laboriosità dei nostri lavoratori, sul senso di responsabilità delle parti sociali».

Manovra: ok al Senato entro giovedì. La conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso intanto che la manovra finanziaria verrà approvata entro «metà giornata» di giovedì in modo da permettere l'approvazione da parte della Camera entro domenica.

Dopo l'approvazione della manovra da parte del Parlamento il governo dovrebbe dimettersi subito. La richiesta è stata rilanciata dalla capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. «Chiediamo che il governo vada via. Alla debolezza del governo vediamo legati i problemi del paese».

Il Parlamento vuole fare quindi la sua parte per difendere i titoli del debito pubblico dagli attacchi speculativi: Camera e Senato si apprestano così ad approvare definitivamente la manovra entro domenica, in modo che lunedì, i mercati alla loro riapertura abbiano un segnale dal sistema Paese. Un percorso sprint per un decreto di aggiustamento dei conti come non si era mai visto. L'input per una accelerazione dell'approvazione del provvedimento è arrivato ieri pomeriggio dai capigruppo delle opposizioni in Senato, Anna Finocchiaro, Gianpiero D'Alia e Felice Belisario. Richiesta subito colta al balzo dal presidente del Senato Renato Schifani. Entro giovedì in tarda mattina il decreto sarà licenziato dal Senato, per approdare il giorno stesso alla Camera, alla commissione Bilancio. «L'importante - ha detto Finocchiaro - è che lunedì i mercati finanziari aprano con la manovra già approvata».

E lo stesso segnale arriva da Montecitorio dove il presidente Gianfranco Fini ha convocato per domani alle 12,30 la Conferenza dei capigruppo. E Fini si è detto ottimista su un accordo anche alla Camera su un iter rapidissimo. Fermo restando il cammino a tappe forzate, non è ancora chiaro se la manovra verrà o meno modificata come chiedono tanto la maggioranza che le opposizioni. Nel pomeriggio il ministro Giulio Tremonti incontrerà prima i gruppi del centrodestra e poi quelli dell'opposizione. Sia gli uni che gli altri propongono emendamenti, seppur a saldi invariati.

«Se non ci fosse nessuna correzione della manovra potremo tornare in piazza. Ma confidiamo che sull'orlo dell'abisso sappiano fare tutte le correzioni necessarie». Così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti oggi al presidio davanti al Senato. «Noi riteniamo che sia assolutamente necessario fare delle modifiche sulla manovra, a partire dalle pensioni e dare un segno di capacità di governo da parte del Parlamento e del Senato facendo un'operazione di riduzione dei costi e degli sprechi che la politica produce. Bisogna che siano capaci di dare l'esempio di rigore e di sobrietà».

«L'Italia è sotto attacco della speculazione mondiale. Il rischio che il Paese fallisca è reale. La Grecia si avvicina. Ci sarebbe bisogno di un governo che governa e di un Presidente del Consiglio che va in tv a rassicurare il mondo. Invece Berlusconi è sparito, ogni tanto manda qualche riga di comunicato. Quando Berlusconi doveva difendersi sul caso Ruby, inondava i tg di sue dichiarazioni. Ora che l'Italia sta affondando non si fa vedere. È una vergogna». Lo afferma in un commento sul proprio profilo Facebook il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

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