giovedì 19 maggio 2011

Il giudice Silvio Raffiotta: "Constato le solite litanie piuttosto che riflessioni serie su quanto resta ancora da fare sulla Venere di Morgantina"


Leggo i primi commenti a caldo sull’esposizione della Venere al museo di Aidone e, come persona che ha contribuito al rientro della scultura alla sua terra d’origine, non posso che constatare la solite litanie, piuttosto che riflessioni serie su quanto già fatto e quanto resta da fare. Non c’è dubbio che sapere e vedere quel capolavoro assoluto dell’arte greca in un piccolo museo di provincia fa venire il mal di pancia a qualcuno per i più svariati motivi, primo fra tutti l’invidia o, nel migliore dei casi, l’abitudine mentale ad associare opere di quel livello a contesti espositivi grandiosi. I mugugni in tal senso non tengono in considerazione il fatto che un reperto archeologico per raccontare al mondo la sua storia ed esprimere per intero la sua bellezza non può che rimanere nel suo contesto d’origine, anche se povero e senza blasoni. Ed anche a costo che i potenziali fruitori di quella bellezza siano di meno di quanti potrebbero essere se la “location” fosse più adeguata. C’è tempo per migliorare, c’e tempo per ingrandirsi, c’è tempo per dare alla Dea di Morgantina il contesto che merita, come c’è tempo per facilitare la sua fruizione al turista mordi e fuggi, che pretenderebbe di arrivare comodamente in auto al cospetto di Lei. In ogni caso, la Venere non andrà mai spostata per andare, anche un solo giorno, altrove, perchè deve restare dove faticosamente è stata riportata e ricomposta. Roma, Palermo ed altre illustri città che se la sono contesa pensino ai capolavori nei loro magazzini e la lascino stare al piccolo museo di Aidone! Ed a proposito di spostamenti, sui quali chi ci governa a Roma sembra avere un’inclinazione, come si giustifica la clausola apposta all’atto di restituzione del tesoro di argento, secondo la quale il Metropolitan di New York deve riavere in prestito il compendio ogni quattro anni? Cosa metteremo nelle nostre vetrine per i visitatori che lo sanno ad Aidone, magari americani che avevano sbagliato il conto del quadriennio? Una follia quella clausola, che il nostro assessore regionale ha il dovere di fare annullare, perchè usurpa le sue prerogative e perchè è dannosa per lo stesso tesoro, che rischia di restare danneggiato tra un viaggio e l’altro. Altro commento che non condivido è quello che nasce da una parte degli stessi aidonesi, che lamenta dalle pagine del suo giornale l’emarginazione della popolazione locale dall’evento. Ora, dovrebbe essere chiaro agli aidonesi che per ospitare la folla di autorità ed ospiti provenienti da mezzo mondo, come non si era mai visto su un cucuzzolo degli Erei, era necessario farsi momentaneamente da parte ed offrire lo spazio disponibile agli altri, anche come regola di buona educazione. Questa dovrebbe essere la regola anche per il futuro, per esempio sgomberando il centro storico di auto e motoapi colmi di verdura nelle ore e giorni in cui si prevede l’affluenza dei gruppi turistici. Se poi, invece, la doglianza sull’emarginazione si riferisce alla scomparsa mediatica di quegli aidonesi, che rappresentano la comunità a livello “politico – culturale – sociale – istituzionale” e che avrebbero preteso un “posto a tavola” tra gli illustri ospiti venuti da fuori, ogni critica è legittima, ma un pò pelosa e fuor di luogo per un evento che, comunque, per Aidone ha ed avrà un enorme ritorno positivo di immagine. E a godere di tale immagine non saranno certo i politici, i militari gallonati e gli altri intrufolati tra i Vip che hanno preteso il primo piano in televisione. Se ne sono già andati, contenti di avere recitato la loro parte e strappato qualche generoso applauso. La Dea resta solo per noi e con noi ed aspetta che noi impariamo ad offrirla agli altri, senza aspettare o implorare l’aiuto di nessuno. Tanto nessuno si farà sentire.

Silvio Raffiotta

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