lunedì 26 novembre 2012


Il re Saro



Il presidente sempre più leader a dispetto di quanti, anche nella sua coalizione, bramavano un posto di comando. "Non vi sta bene? Casomai si torna a votare" ha detto, ricalcando un copione del governatore-monarca che ai siciliani non è del tutto nuovo.

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PALERMO - Rosario Crocetta non ha perso tempo a scrivere il canovaccio della nuova legislatura. Ricalcando, per certi versi, un copione già visto nella scorsa, nella quale si è consacrata la nuova figura del governatore-monarca. Il sistema di elezione diretta del presidente della Regione, coniugandosi con la profonda crisi di autorevolezza e credibilità attraversata negli ultimi anni dai partiti, ha partorito un'inedita monarchia del presidente, che consolidatasi nell'era di Raffaele Lombardo, sembra destinata a protrarsi sotto il segno di Crocetta. Che fa e disfà a suo piacimento, trattando i partiti alla stregua di ospiti sgraditi.

"Sí rassegnino", disse qualche giorno fa il presidente, parlando dei partiti e manifestando la sua intenzione di stringere i tempi sulla giunta. Alla fine Crocetta l'ha spuntata, così come l'ha spuntata sulla linea della giunta senza deputati, linea subito sposata da Gianpiero D'Alia e maldigerita invece dal Pd, che nell'accettarla ha trasmesso un'immagine da forche caudine. Le scelte del governatore solista hanno portato il Partito democratico siciliano sull'orlo di una crisi di nervi, prima ancora dell'insediamento dell'Ars. Tra i deputati serpeggiano malessere e smarrimento. Il messaggio che Crocetta ha lanciato verso l'esterno e cioè che chi ha consenso diventa un problema, per dirlacon le parole di un amareggiato esponente dell'Udc, non può certo piacere troppo ai deputati.

Ma se nella coalizione di Crocetta le scarpe cominciano a star strette, fuori dai confini dell'alleanza crocettiana si accalcano già ammiratori più o meno interessati che plaudono al governatore. Parole allo zucchero e miele arrivano dal Cantiere popolare, che non sa più come far sapere al mondo di essere pronto a votare Ardizzone presidente dell'Ars. Dalla corrente pistoriana dell'Mpa arrivano ancora ammiccamenti, stigmatizzati da Lombardo. Anche in Grande Sud si guarderebbe a Crocetta con interesse, e persino quegli ossi duri del Movimento 5 Stelle hanno lasciato le porte aperte al confronto col governatore. Morale della favola: nessuno è indispensabile. Anche senza una maggioranza di partenza. Perchè se la scorsa legislatura qualcosa ha insegnato, è che nell'era dei partiti liquidi, il trasformismo è diventato più semplice che mai. E alla fine, in Aula, i voti che servono si trovano sempre, come ha dimostrato con il suo spregiudicato stile politico lo spacca-partiti altrui Raffaele Lombardo. Crocetta, politico abile e assai più smaliziato di quanto certa mitologia vorrebbe far credere, ha imparato alla perfezione la lezione. E ha subito preso coscienza delle potenzialità quasi imperiali che la carica e la legge gli consentono. Prova ne è come da subito, prima ancora che i novanta si siano accasati, il governatore ha subito fatto ricorso all'argomento principe, quello brandito come una clava negli ultimi quattro anni e mezzo dal suo predecessore: il voto anticipato. Non vi sta bene? Casomai si torna a votare, ci ha tenuto a ricordare da subito il governatore, richiamandosi al simul stabunt simul cadent che la legge prevede per presidente e Assemblea. Era uno dei ritornelli preferiti da Lombardo. E funziona sempre. Un po' come evocare l'uomo nero ai bambini irrequieti. Nessuno, con l'aria che tira, si sognerebbe di riaffrontare a breve l'incognita totale di un altro voto. Tanto più dopo che l'ultimo ha riaperto le porte dell'Ars solo a un uscente su tre. Non ci vuole il più raffinato degli analisti politici per comprendere che i neodeputati faranno di tutto per scongiurare una roulette russa di quel tipo. È questa l'assicurazione sulla vita (politica) del governatore. Il certificato di garanzia passato dalle mani di Lombardo a quelle di Crocetta, proprio come l'ideale scettro di un monarca. E che i cortigiani si arrangino.

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