venerdì 23 novembre 2012

La scuola superiore ennese sul piede di guerra.


La scuola superiore ennese sul piede di guerra. A prendere possesso degli istituti con assemblee permanenti, agitazioni e occupazioni bianche, in vista della nuova giornata di protesta del mondo della scuola che vedrà oggi scendere in piazza i docenti, sono i ragazzi del liceo classico ‘Colajanni, del liceo scientifico “Farinato”, l’Ipsia e l’alberghiero ‘Federico II’, il liceo psico-pedagogico, l’istituto commerciale, il liceo linguistico. Non ha aderito alla protesta l’stituto d’arte “Cascio”. A spiegare le ragioni che hanno fatto prevalere la “linea dura”, ma civile, sono alcuni rappresentanti degli studenti che si dicono riconoscenti ai loro docenti “per la condivisione della loro protesta”. Francesco D’Agristina e Simone Cannarozzo, del liceo classico. “Siamo in stato di agitazione e stiamo a scuola sia di mattina che di pomeriggio. Ci autogestiamo con dei laboratori di studio, di teatro ecc., ma anche, d’accordo con i professori, con corsi di recupero. I motivi della nostra protesta sono i tagli ai fondi d’istituto che sono stati apportati dal governo Monti. Riteniamo che con il nuovo governo non ci sia stato un cambiamento rispetto a quello precedente; la situazione che si presenta in Italia è identica: tagli e crisi soprattutto della scuola. Tagli radicali che colpiscono il nostro nel liceo classico anche da un punto di vista dell’edilizia scolastica. La nostra scuola è in uno stato di instabilità che ormai persiste da cinque anni da quanto è stato chiusa la sede storica di via Roma. Siamo parcheggiati in un istituto che non è a norma; in una ex caserma dei vigili del fuoco dove le stanzette una volta dormitori oggi sono adibite a classi con venti alunni. Addirittura c’è una classe che fa lezione nell’ex cucina i cui tubi esterni del gas perdevano, poi fortunatamente chiusi. Ci è stata preclusa perfino la possibilità di utilizzare il cortile per avere uno spazio all’aperto. Per non parlare della palestra, che è una sorta di sgabuzzino alto due metri con all’interno solamente un tavolo di ping pong. La situazione della nostra scuola si commenta da sola e bisogna viverla per capire in quale situazione difficile viviamo gli studenti. Ogni giorno è una scoperta di un nuovo pericolo. Sostanzialmente protestiamo anche per questo”. Mattia Pastorelli dell’Istituto commerciale. “Vogliamo difendere i nostri diritti ma anche il nostro futuro. Contestiamo la legge Aprea che prevede l’abolizione degli organi collegiali con il conseguente indebolimento della rappresentanza studentesca interna agli istituti. Ovviamente, anche i tagli del governo che stanno causando disagi sociali e deperiremento della scuola pubblica a favore di quella privata”. Katia Impellizzeri, Carmelo Vasco e Valerio Adamo del liceo linguistico. “Stiamo attuando una forma di autogestione permanente per non intralciare il lavoro di segreteria. L’occupazione è un atto estremo che a noi in questo momento non interessa. Interessa mandare invece un messaggio, un segnale forte costruttivo al Governo per quanto riguarda la legge Aprea. E’ un problema di democrazia, così come si eleggono i politici per rappresentarci in tutte le sedi istituzionali è un nostro sacrosanto diritto eleggere i nostri rappresentanti affinchè si porti all’interno dell’organo collegiale della scuola la voce degli studenti. Per non parlare poi delle  misure di austerity che contestiamo”.

Giacomo Lisacchi


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