venerdì 23 novembre 2012

Protestano gli studenti ennesi per combattere le politiche economiche del governo Monti


“Noi ragazzi del presente con una scuola del passato vogliamo un futuro”. Così recita uno striscione che i ragazzi del liceo scientifico “Farinato”, ieri, hanno esposto sul balcone centrale dell’istituto. Dunque, anche a Enna dilaga la protesta degli studenti di tutti gli istituti superiori , a cui aderisce, come nel caso del “Farinato”, anche il corpo docenti, con assemblee permanenti e autogestioni. Dopo diversi incontri, i ragazzi degli istituti scolastici ennesi hanno deciso di costituire un coordinamento “in modo di avere – dice Paolo Maffeo, rappresentante degli studenti- una stretta collaborazione con tutte le altre scuole della provincia per seguire più o meno tutti la stessa linea. Anche se, purtroppo, non tutti stiamo scegliendo la stessa forma di protesta perchè ci sono scuole dove gli studenti hanno avuto dei problemi con i docenti e quindi ognuno sceglie la più idonea”.  Quali le ragioni alla base della vostra protesta? “Come tutti i giovani studenti della Sicilia e dell’Italia vogliamo combattere prima di tutto le politiche economiche, di austerity, chieste dall'Europa e portate avanti dal governo Monti, che incidono in particolar modo sulla scuola, ma anche sull'intera società. Per questo motivo noi studenti del liceo scientifico abbiamo deciso di entrare in una sorta di assemblea straordinaria dove c’è un a stretta collaborazione tra docenti e alunni. Abbiamo sospeso le normali lezioni –spiega il giovane Maffeo- per creare altre forme alternative di studio. Infatti la scuola è divisa in sette gruppi ed ognuno si occupa di tematiche diverse. La nostra protesta è iniziata oggi e credo che continueremo sino a sabato quando si riunirà la consulta degli studenti per decidere se continuare anche per la prossima settimana”. Intanto, in un documento preparato dagli studenti si legge: “E’ in corso dal mese di novembre un movimento di protesta che vede coinvolte gran parte delle scuole italiane. L’attacco alla scuola pubblica inizia con la riforma Gelmini che ha determinato la riduzione del monte ore scolastico e di conseguenza della qualità dell’offerta formativa. Un duro colpo è stato inferto alle scuole dal governo tecnico Monti, durante il quale ulteriori tagli interessano i progetti finanziati con i fondi d’istituto. Gli studenti protestano, dunque, per chiedere una scuola migliore che possa garantire loro un’offerta formativa innovativa e che fornisca le competenze richiesta dall’attuale mondo del lavoro, sempre più specializzato. I tagli della scuola pubblica –continua la nota- incidono pesantemente sui costi sostenuti dalle famiglie per l’istruzione dei figli: a fronte di costi sempre maggiori per l’acquisto di testi scolastici e per le tasse d’iscrizione, gli studenti sono costretti a svolgere le attività in scuole fatiscenti che non sempre rispettano le norme vigenti sulla sicurezza. Le ore destinate al recupero delle carenze di preparazione o i corsi di approfondimento che garantiscono un più adeguato inserimento nel mondo universitario rischiano di diventare un miraggio lontano. Tutto ciò –conclude il documento-, in considerazione della grave crisi economica che il nostro Paese sta attraversando, minaccia di trasformare in un privilegio per una ristretta èlite l’istruzione, il cui diritto dovrebbe essere garantito a tutti, come recita la nostra Costituzione”.

Giacomo Lisacchi

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