È vero, Silvana Grasso, scrittrice di successo e gelese d’adozione, visse un’intensa stagione d’amore per l’allora sindaco gay di Gela, Rosario Crocetta. Vedova e desiderabile, Silvana aveva un compagno, cui non lesinava affetto e dedizione, ed una passione per il presidente della Regione.
Avrebbe fatto le divine e umane cose per stringere Rosario fra le sue braccia e riportarlo al piacere di una donna. Una sola donna, lei. Non che volesse fregiarsi della palma del successo, ma semplicemente appagare il desiderio che ogni amante ha per l’amato. È probabile che la difficoltà, a detta di molti, insormontabile abbia ancor di più acuito il bisogno di lui, ma questo non inficia l’intensità del desiderio.
“Non ha altro pensiero, che conquistarlo”, ci raccontò un amico comune nei giorni più intensi di quell’inseguimento. “Si è messa in testa di averlo, ad ogni costo”.
L’armatura di genere indossata dal sindaco sarebbe rimasta impenetrabile, ma quest’esito non fu vissuto dalla scrittrice come una sconfitta, tutt’altro. È come se tutto si fosse ugualmente compiuto. Silvana, come la vedova Priscilla di Italo Calvino (Il cavaliere inesistente), trasse piena soddisfazione da “una passione che è stata stupore, meraviglia, magia”.
“Virilissimo lui, femminile io”: confessa Silvana Grasso al periodico “A”. Prevalse il gioco della seduzione, che tutto contiene. Silvana Grasso avrebbe tratto piena soddisfazione dalla “lunga amorosa amicizia platonica”, quasi che l’armatura del sindaco, pur invincibile, si fosse piegata al desiderio di lei. “È iniziato con lui un gioco di seduzione notturna, fatto di telefonate, fiori, e cene”, ricorda Silvana Grasso. Lo struggimento di perfezione che Agilulfo comunicava  a Priscilla.
“Lui è virilissimo – avverte la scrittrice – dove per virilità intendo fascinazione, non certo l’esercizio anonimo di banali consuetudini, appannaggio di animali-uomini ed animali-bestie. Io e lui pensiamo, come Saffo, che l’eros sia ‘dolceamara invincibile fiera’ contro cui è inutile combattere, ma con cui è giocoforza stringere alleanze, solide, eterne, possibilmente non usurate da sudori di lenzuola o di stufato di carne”.
Perché non crederle? Agilulfo, Il Cavaliere inesistente di Calvino, regalò un’indimenticabile notte d’amore alla sua compagna, la vedova Priscilla, nel disfare il letto strato a strato, “scoprendo e recriminando piccole gibbosità, sbuffi, tratti troppo tesi o troppo rilassati”. E questa ricerca divenne “ora uno strazio lancinante ora un’ascesa in cieli sempre più alti”.