venerdì 30 novembre 2012


“Se la pioggia benefica non cade a tempo propizio bisogna pure che l'uomo intervenga per dominare nei limiti del possibile la natura”. Il presidente del Centro studi “Romano”, Mario Orlando, cita quanto affermava l’on. Antonio Romano in uno suo discorso del ‘46 all'Assemblea Costituente. “Romano –dice Orlando- divenuto in seguito senatore per il collegio di Enna, già allora sosteneva che se non si fosse affrontato in tempo utile il problema delle acque, gli abitanti della Sicilia fra un cinquantennio non avrebbero avuto modo di dissetarsi”. La crisi idrica annunciata in queste settimane per il forte abbassamento del livello dell’acqua della diga Ancipa –commenta Orlando-, solleva puntualmente il problema di come aumentare la disponibilità idrica della nostra città. Non possiamo essere Ancipadipendenti in tutto e pertutto quando potremmo sfruttare risorse acquifere del nostro territorio come Margio di Buffa, Furma e quant’altro. Quindi, non si comprendono i motivi dell’abbandono delle diverse sorgenti e pozzi che prima fornivano acqua a Enna e, cosa ancor più scandalosa, non si comprende perchè si ostinano a non attivare i quattro pozzi di contrada Bannata da me, nella qualità di assessore ai lavori pubblici dell’epoca, fatti trivellare nell’aprile del ’99. Tutti sono a conoscenza dell’esistenza di questi pozzi, compresi gli attuali dirigenti dell’Ato idrico e  Acquaenna. Nel 2001 –aggiunge ancora Orlando-, su mio invito, fu fatto un sopralluogo con l’allora presidente dell’Asen, l’azienda ennese di servizi che gestiva l’erogazione dell’acqua, Nino Gagliano. I pozzi, in posti distanti fra loro, furono realizzati in prossimità del tratto dell’ex strada ferrata Dittaino-Piazza Armerina allo scopo di evitare inutili spese relative a soluzioni di passaggio e in prospettiva di un eventuale sfruttamento dei pozzi stessi. Ora, considerato che con le scarse precipitazioni degli ultimi anni l’Ancipa non è in grado di fornire più l'acqua sufficiente per i rubinetti di Enna, ritengo che sia arrivato il momento di rifare le prove di portata dei pozzi della Bannata, trivellati nel ’99 e che ad oggi, inspiegabilmente, non vengono utilizzati, per vedere la loro effettiva consistenza e quindi procedere ad un eventuale innesto alla condotta civica. Sarebbe, inoltre, necessario eseguire poi nuove trivellazioni e quindi recuperare dal bacino della Bannata quanta acqua più possibile. Così come, in caso di grave emergenza, si potrebbero riattivare i due pozzi di Pergusa, regolarmente autorizzati ma chiusi da oltre dieci anni perché ritenuti concausa del probabile abbassamento delle acque del lago”. Orlando conclude con un vecchio detto ennese: “Cu unnavi in casa sò un pò mangiare quannu vò. Questo a significare –dice- che se abbiamo l’acqua nel nostro territorio la possiamo sfruttare quando vogliamo e per giunta gratis, considerato che siamo tra i più cari d’Italia”.

Giacomo Lisacchi

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